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Giuseppe De Cesare

La nuova giunta provinciale

Le regole, le procedure, la politica e la crisi dello statuto materiale

1. Premessa

Il 18 novembre 2008, con la prima seduta del Consiglio provinciale eletto dalle consultazioni del 26 ottobre, inizia formalmente la XIV legislatura provinciale alto­atesina. Il 16 dicembre il Presidente designato Luis Durnwalder presenta al Consiglio le dichiarazioni programmatiche di governo1 e il giorno successivo inizia il dibattito. Il 18 dicembre, replica del Presidente designato, dichiarazioni di voto, e Luis Durnwalder viene confermato (con ventuno voti a favore e quattordici schede bianche) per la quinta volta consecutiva alla guida della Giunta provinciale.

Durnwalder propone di costituire una Giunta a nove componenti, invece che ad undici (sei componenti tedeschi, due italiani ed un ladino) e, per alzata di mano, la proposta è approvata con 20 voti a favore, 10 contrari e 4 astensioni. Viene proposto ed eletto l’assessore ladino, Florian Mussner della Svp (con 20 voti a favore e 15 schede bianche). Il Presidente propone quindi gli assessori per il gruppo tedesco, tutti della Svp. Fa i nomi di Michl Laimer, Hans Berger, Richard­ Theiner, Sabina Kasslatter Mur e Thomas Widman, che sono eletti con 18 voti a favore ognuno, 16 schede bianche su 35 schede depositate nell’urna, non senza polemiche sul risultato del voto. Vengono poi proposti ed eletti quali assessori per il gruppo linguistico italiano Barbara Repetto e Christian Tommasini del Partito democratico, la prima con 19 voti a favore e il secondo con 18. 16 le schede bianche. La consigliera Barbara Repetto si dimette dalla carica di Vicepresidente del Consiglio provinciale alla quale era stata eletta e pone quindi il problema della nuova elezione di un Vicepresidente di lingua italiana del Consiglio. I candidati sono tre: Alessandro Urzì, proposto dal Popolo della libertà, Mauro Minniti, autocandidato, sempre del Pdl, ed Elena Artioli della Lega Nord. Prevale Mauro Minniti con 18 voti; Urzì ne ottiene 3 e 1 Elena Artioli. Le schede bianche sono 13, i Verdi non partecipano al voto. Il 30 dicembre il Presidente Durnwalder firma il decreto di assegnazione delle competenze agli assessori della nuova Giunta provinciale.

Questi sono i dati essenziali della nascita della nuova Giunta provinciale altoatesina 2008–2013, scaturita da votazioni caratterizzate da tensioni e polemiche inusitate, destinate a influire in modo significativo sulle istituzioni autonomistiche dell’intera legislatura2: sull’azione di governo, sul rapporto tra esecutivo e legislativo, sui delicati equilibri etnici in Consiglio provinciale e sui rapporti con il Governo nazionale.

È il risultato dei “decisivi cambiamenti nel sistema partitico altoatesino” scaturiti dalle elezioni del 26 ottobre, che giustamente vengono definiti di “portata storica” (Pallaver 2008, 121) e destinati a influire sull’evoluzione dell’intero sistema politico autonomistico. Un esito quindi non puramente congiunturale, ma che deve essere letto in una prospettiva più ampia, di trasformazione dell’assetto autonomistico e della cultura politica che lo ha caratterizzato fino ad ora, in una situazione di tensione politico-istituzionale molto complessa, sia a livello locale sia nei rapporti con le trasformazioni in atto nel sistema politico nazionale.

Lasciando ad altri (Pallaver 2008), anche in questa sede, il compito di un’analisi articolata del voto nelle tre arene elettorali altoatesine e le conseguenze sul sistema dei partiti, qui si assumerà un particolare punto di vista tematico e di analisi, quello della formazione della nuova Giunta provinciale, primo banco di prova e di “calcolo del consenso” (cfr. Buchanan/Tullock 1998) dopo che i cittadini altoatesini hanno ridistribuito le carte del gioco politico (cfr. Luhmann 2002). Questa ridistribuzione dice che per la prima volta dal 1948 la Svp non è più il partito di maggioranza assoluta in Alto Adige anche se conserva, di stretta misura, la maggioranza dei seggi in Consiglio. I veri vincitori delle elezioni sono i Freiheitlichen, che hanno quasi triplicato i consensi conquistando ben cinque consiglieri, diventando il gruppo più consistente dopo la Volkspartei. I Verdi perdono un consigliere, uno ne perde la nuova formazione del Popolo della libertà, frutto dell’aggregazione di Alleanza nazionale e Forza Italia, torna in consiglio la Lega Nord, che per l’occasione si è definita anche Südtirol, e conferma la sua rappresentanza il centrosinistra, presentatosi questa volta con un’altra formazione politica, il Partito democratico.

A scorrere rapidamente i risultati elettorali dal 1948 a oggi3 ci si rende immediatamente conto di quanto il quadro politico si sia frammentato, soprattutto nel campo tedesco. Emerge un’inedita e forte concorrenzialità nella raccolta del consenso basato sull’identità etnica, con la messa in discussione della Svp come “partito di raccolta” e partito egemone, anche se conserva per ora quella caratteristica che Sartori e la politologia definiscono di “partito predominante” (Sartori 1976; Sartori 1982; Bartolini 1986, 243; Pasquino 1997, 130; Pallaver 2007c, 606-610). Il 21,5 per cento dell’elettorato di lingua tedesca non ha votato per la Svp. Se questa nuova situazione non ha influito più di tanto nella formazione della nuova Giunta provinciale è destinata, invece, ad avere un peso nello sviluppo dell’azione di governo e delle istituzioni dell’autonomia altoatesina.

A queste tensioni interne al sistema politico locale si sovrappongono e si intrecciano quelle, altrettanto incerte e difficili, del quadro politico e istituzionale nazionale che hanno segnato profondamente l’intera vicenda pre e post-elettorale in Alto Adige, fino ai recentissimi attacchi ai cosiddetti “privilegi” delle autonomie speciali in sede parlamentare4 e durante la popolare trasmissione televisiva della Rai “Ballarò”.5

In questo quadro generale di riferimento è particolarmente interessante analizzare le vicende politico-istituzionali che hanno portato alla formazione della nuova Giunta provinciale, perché sono state caratterizzate da alcuni significativi elementi di novità, che le collocano con ogni probabilità a conclusione di un preciso ciclo politico della vicenda autonomistica, permettendo di cogliere alcuni possibili elementi dell’ulteriore sviluppo delle istituzioni dell’Autonomia speciale. Ci si occuperà quindi delle procedure e delle dinamiche politiche di composizione dell’attuale maggioranza che, sulla base del programma di coalizione, si è presentata al Consiglio provinciale per ottenere la fiducia.

Partiamo da un paradosso istituzionale, ma non di cultura politica dell’Autonomia. Le consultazioni per formare la nuova Giunta provinciale sono iniziate ben prima che la XIII Legislatura arrivasse al termine. Sono iniziate in estate, il 19 agosto del 2008 a casa del Presidente Durnwalder a Falzes, con la visita del ministro per la Semplificazione legislativa del governo Berlusconi, Roberto Calderoli. Siamo nell’immediato dopo elezioni politiche. Si è appena insediato il governo Berlusconi. La Svp, dopo la traumatica fine del governo Prodi, si è dichiarata “blockfrei”,6 ma pesa ancora il suo precedente schieramento con Prodi. I rapporti tra la Giunta provinciale e il nuovo Governo sono praticamente inesistenti e, nonostante le ripetute sollecitazioni, il Governo non costituisce ancora le Commissioni dei sei e dei dodici, in una fase in cui peraltro dichiara come strategica la riforma sul federalismo fiscale di cui è proponente proprio il ministro della Lega Nord Roberto Calderoli. Durnwalder e la Svp, dopo ripetuti tentativi, cercano di aprire un canale di dialogo con il Governo di centro-destra attraverso la Lega, che a sua volta ha tutto l’interesse ad ampliare il consenso sul progetto del federalismo fiscale. Fulcro di questa convergenza di interessi istituzionali estivi è il ministro Calderoli che, per andare a Falzes, disdice un incontro politico già programmato con il leader dei Freiheitlichen Pius Leitner.

All’incontro, oltre ai due principali interlocutori, Durnwalder e Calderoni, partecipano gli on. Siegfried Brugger e Karl Zeller della Svp e il sen. Divina della Lega Nord e prossimo concorrente per il centro-destra contro Dellai alla guida della Giunta provinciale trentina.

Si parla di temi per l’avvio dei contatti tra la Provincia di Bolzano e il Governo, delle varie forme di collaborazione e innanzitutto della bozza del disegno di legge dello stesso Calderoni sul federalismo fiscale, con gli effetti che il federalismo solidale e il sistema della perequazione potrebbero avere sull’autonomia speciale dell’Alto Adige. Durnwalder propone i temi della nomina, in tempi brevi, delle nuove Commissioni dei sei e dei dodici e l’esigenza che l’Italia ratifichi sia il Trattato di Madrid che il protocollo sul traffico nella Convenzione delle Alpi. “L’incontro è stato proficuo – conclude Durnwalder – vogliamo mantenere rapporti costanti e portare a soluzione positiva quanto è stato approfondito oggi”.7 Da parte sua il ministro Calderoli assicura che “nessuno mette in discussione la specialità dell’Autonomia dell’Alto Adige”.8 Il dato politico che tiene a sottolineare è comunque “una neutralità da parte della Svp rispetto agli schieramenti politici. Quello che io concepisco come partito autonomista deve essere difensore ed espressione del territorio e quindi titolato a rappresentare quegli interessi escludendo posizioni preconcette. Su quelle basi, su quei presupposti, non vedo perché non si debba andare a difendere un’autonomia che è storicamente provata e consolidata”.9

È un incontro destinato a influenzare tutta la fase di preparazione delle elezioni, con le travagliate vicende legate alla lista della Lega Nord, la campagna elettorale e il dopo elezioni con le trattative per comporre una nuova maggioranza di governo. Per la prima volta in assoluto nella storia sessantennale dell’Autonomia, la trattativa della Volkspartei per trovare i partner di Giunta si è svolta in contemporanea su due tavoli distinti: con il Partito democratico da una parte e con il Popolo della libertà e la Lega Nord dall’altra. Si è trattato di un estremo tentativo, da parte della Volkspartei, di dominare una complessità di quadro politico (tra locale e nazionale) con cui si è dovuta cimentare negli ultimi quindici anni ma che, in questa occasione, si presentava di assai difficile soluzione. “I partiti devono affrontare i conflitti sociali insoluti per i quali urge una decisione e devono cercare, se non durante, almeno prima o dopo le elezioni, una via per conciliare esigenze tra loro divergenti, per soddisfarle una dopo l’altra, per trasformarle e per renderle politicamente irrilevanti – sia mediante processi di selezione e di compensazione interni al partito, sia mediante trattative interne alle coalizioni interpartitiche”, dice Luhmann (1995, 165). Il “traguardo supremo e il criterio decisionale ultimo” – prosegue – “che funge da maneggevole formula operativa, che sostituisce la complessità politica, la quale non può essere né compresa né trattata nella sua interezza” è il mantenimento e il possibile aumento dei voti. Questo era l’obbiettivo: trovare una maggioranza di governo.

La semplificazione del quadro politico nazionale, il non allineamento della Svp e il risultato elettorale locale hanno, in questo caso, attenuato l’efficacia dei meccanismi di proceduralizzazione escogitati negli ultimi due decenni per rispondere al surplus di complessità proprio del sistema politico autonomistico, che è (secondo la tipologia descritta da Ljiphart) una “democrazia consociativa”, tripolare e autoreferenziale (cfr. Toniatti 2001; cfr. Pallaver 2007a) la cui cultura politica è basata sul metodo negoziale.

Ecco allora l’interesse politologico e giuridico dell’analisi della fase politica che è collocata tra il risultato elettorale, il voto di fiducia del Consiglio e la costituzione quindi del governo provinciale, una fase contraddistinta da molte opacità e molti grigi, lasciati spesso alle semplici cronache politiche.

2. Come si forma la Giunta provinciale

Il fatto politico inedito delle trattative che hanno portato alla costituzione della nuova coalizione di governo provinciale è stato, dunque, il mantenimento prolungato di due tavoli di confronto alternativi della Volkspartei: l’uno con il Partito democratico, l’altro con il Popolo della libertà e con la Lega Nord. È stata l’immediata e coerente conseguenza della scelta della Svp di dichiararsi “blockfrei” in occasione delle elezioni politiche, ma anche della vittoria in quelle elezioni della maggioranza di centro–destra con la costituzione del Governo Berlusconi e delle incognite sul risultato elettorale nel Trentino.

In questa sede non interessa analizzare la valenza politica di questa novità, quanto soffermarsi sugli aspetti procedurali di rilevanza istituzionale. In questa occasione, infatti, sembra giunto a maturazione nel sistema autonomistico un processo di formalizzazione di una vera e propria prassi istituzionale di consultazione e di trattativa per formare la Giunta provinciale e la maggioranza che la sostiene. È una prassi che vede sempre al centro della trattativa politica il “partito predominante”, la Svp, ma che nel corso degli anni e in particolare nel ciclo politico che va dal 1989 ad oggi (la presidenza di Luis Durnwalder) ha assunto anche una valenza di carattere strettamente istituzionale attraverso le consultazioni.

Le consultazioni sono un istituto tipico dei sistemi parlamentari, uno strumento per verificare le possibili maggioranze delle assemblee che possano sorreggere il rapporto fiduciario tra organi di rappresentanza popolare ed esecutivi. È un istituto che però molto spesso non è disciplinato da precise norme costituzionali, bensì lasciato alla consuetudine o alla prassi. Così anche nella nostra Costituzione. E la prassi molto spesso si modifica con il trasformarsi della legislazione elettorale. Molto dipende dal trasformarsi della cosiddetta “costituzione materiale” (cfr. Bin/Pitruzzella 2005, 137; Barbera/Fusaro 2008, 296-297; Niccolai 2003, 62-63; Chiola 1997, 107-109). Emblematica la trasformazione verificatasi con le ultime elezioni politiche a livello nazionale dove, a fronte della drastica semplificazione del quadro politico uscito dalle elezioni, le consultazioni del Capo dello Stato e l’incarico per formare il nuovo governo sono state rapidissime.10

La stessa cosa si può dire – e vale – per la trasformazione di questo istituto nel sistema politico altoatesino, ma al contrario; qui, a partire dagli anni novanta e per varie ragioni, si è assistito a una frammentazione del sistema dei partiti, prima nel campo di lingua italiana e ora in quello di lingua tedesca, con il conseguente instaurarsi di procedure e prassi di selezione delle domande e degli interessi politici all’interno del “partito predominante” e tra questo e le altre forze politiche.

Anche dopo la riforma costituzionale del 2001 la forma di governo delle Regioni a Statuto speciale e della Provincia di Bolzano è una forma di governo che viene definita “tendenzialmente parlamentare” (cfr. Bartole/Bin/Falcon/Tosi 2003, 76-77), perché prevede un rapporto fiduciario tra esecutivo e legislativo (sul modello previsto dall’art. 94 Cost.), ma, per rispondere propriamente al modello parlamentare, manca “un organo assimilabile, per posizione e ruolo, al Capo dello Stato” (Bartole/Bin/Falcon/Tosi 2003, 77). A ciò ha supplito l’instaurarsi di una complessa trama politico–istituzionale di legittimazione autonomistica progressiva, tra “partito predominante”, Presidente della Giunta designato e forze politiche, all’interno della dinamica propria del modello di “democrazia consociativa” che “riduce la concorrenza politica e il principio di maggioranza, mettendo l’accento sulla cooperazione” e che “nasce dalla collaborazione di partiti e schieramenti politici diversi, ed è contraddistinta dal diritto di veto delle minoranze e dal consenso delle élites” (Pallaver 2007a, 499).

3. Cosa dice lo “Statuto”

I rapporti tra i massimi organi provinciali sono disciplinati dal Titolo II, Capo II dello Statuto riformato dalla L. cost. 31 gennaio n. 2 del 2001, che all’art. 47, 1° comma, si limita a dire che “sono organi della Provincia: il Consiglio provinciale, la Giunta provinciale e il Presidente della Provincia” (cfr. Avolio 2001, 414-422).

Il Consiglio della Provincia di Bolzano, così come quello della Provincia di Trento è eletto a suffragio universale, diretto e segreto ed è composto di trentacinque consiglieri e dura in carica cinque anni (art. 48, comma 1 St.). Il Consiglio è eletto con sistema proporzionale (art. 47, comma 3 St.) e la legge elettorale deve garantire la rappresentanza del gruppo linguistico ladino. Il Consiglio è titolare del potere legislativo, di controllo sull’attività della Giunta e di indirizzo politico e, secondo la riforma del 2001, “in armonia con la Costituzione e i principi dell’ordinamento giuridico della Repubblica, con il rispetto degli obblighi internazionali” e dello Statuto stesso, “con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, determina la forma di governo della Provincia e, specificatamente, le modalità di elezione del Consiglio provinciale, del Presidente della Provincia e degli assessori, i rapporti tra gli organi della Provincia, la presentazione e l’approvazione della mozione motivata di sfiducia nei confronti del Presidente della Provincia, i casi di ineleggibilità e di incompatibilità con le predette cariche, nonché l’esercizio del diritto di iniziativa popolare delle leggi provinciali e del referendum provinciale abrogativo, propositivo e consultivo (art. 47, comma 2 St.). Il medesimo articolo dispone che le dimissioni contestuali della maggioranza dei componenti il Consiglio provinciale comportano lo scioglimento del Consiglio stesso e l’elezione contestuale del nuovo Consiglio e del Presidente della Provincia, se eletto a suffragio universale e diretto. Nel caso in cui il Presidente della Provincia sia eletto dal Consiglio provinciale, il Consiglio è sciolto quando non sia in grado di funzionare per l’impossibilità di formare una maggioranza entro novanta giorni dalle elezioni o dalle dimissioni del Presidente stesso”.

Le elezioni del nuovo Consiglio provinciale sono indette dal Presidente della Provincia (art. 48, comma 4 St.) ed anche la prima riunione del nuovo Consiglio viene convocata dal Presidente della Provincia in carica (art. 48, comma 5 St.). L’art. 49 bis prevede i casi e le procedure per lo scioglimento del Consiglio.

La Giunta provinciale di Bolzano è composta dal Presidente, da due Vicepresidenti e dagli assessori (art. 50, comma 1 St.) e deve adeguarsi alla consistenza dei gruppi linguistici quali sono rappresentati nel Consiglio della Provincia. I componenti della Giunta provinciale di Bolzano che non appartengono al Consiglio sono eletti dal Consiglio provinciale stesso con la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti su proposta di uno o più gruppi consiliari purché vi sia il consenso dei consiglieri del gruppo linguistico dei designati, limitatamente ai consiglieri che costituiscono la maggioranza che sostiene la Giunta provinciale. I Vicepresidenti appartengono uno al gruppo linguistico tedesco e l’altro al gruppo linguistico italiano. Il Presidente sceglie il Vicepresidente chiamato a sostituirlo in caso di assenza o impedimento (art. 50, comma 2 St.). Al gruppo linguistico ladino può essere riconosciuta la rappresentanza nella Giunta provinciale di Bolzano anche in deroga alla rappresentanza proporzionale (art. 50, comma 3 St.). È il Capo 1 del Regolamento interno del Consiglio provinciale, dagli artt. 9 al 13, che disciplina l’elezione del Presidente della Provincia, la determinazione del numero degli assessori e la loro elezione, l’elezione dei Vicepresidenti, la pubblicazione dell’esito dell’elezione e le eventuali elezioni suppletive, mentre l’art. 116 disciplina la mozione di sfiducia alla Giunta, che deve essere motivata e votata per appello nominale, a meno che non sia richiesta la votazione a scrutinio segreto ai sensi dell’articolo 75, comma 2. La mozione di sfiducia deve essere sottoscritta da almeno cinque consiglieri/consigliere. Non è ammessa la procedura d’urgenza.

Infine, per completare questo esame sintetico dei rapporti tra i tre massimi organi dell’Autonomia speciale, gli artt. da 51 a 54 St. disciplinano i compiti e le competenze del Presidente della Provincia e della Giunta provinciale. Al Presidente della Provincia in carica, organo monocratico, compete – come abbiamo visto – di indire con proprio decreto le elezioni e di convocare la prima riunione del nuovo Consiglio (art. 48, commi 4 e 5 St.). Il Presidente in carica è – insomma – l’organo statutario al quale compete la transizione da una legislatura all’altra, assumendo così un ruolo di garante della continuità delle istituzioni autonomistiche.

Come si vede non si trova neppure un accenno alle procedure da seguire per la composizione della maggioranza e la formazione della Giunta. Bisogna allora fare riferimento a quello che, sulla scorta della applicazione della dottrina costituzionalistica della “costituzione materiale” (cfr. Toniatti 2001, 40-41), potremmo definire dello “statuto materiale”, così come si è andato trasformando nelle varie fasi di sviluppo del modello di “democrazia consociativa” altoatesino, e alla cultura politica (cfr. Fabbrini 1996, 27; Pitruzzella 1997, 16 e 239) negoziale e di inclusione che ne sta alla base.

Il modello di inclusione procedurale utilizzato a partire dal 1948 entra in crisi e si modifica con “la frattura nella continuità delle élites all’interno del gruppo linguistico italiano” (cfr. Pallaver 2007a, 510-516), con la chiusura della vertenza sudtirolese, nei primi anni Novanta, e prima ancora, con il cambio della guardia generazionale ai vertici della Svp e alla guida della Giunta provinciale e le profonde trasformazioni del partito di raccolta (Pallaver 2007c, 623). È in quella scansione temporale che si abbozza, prende forma e si sviluppa un nuovo modello di inclusione procedurale e di legittimazione, interno al partito di raccolta, tra questo e le altre e mutevoli forze politiche e aggregazioni locali, in rapporto dialettico e negoziale con le coalizioni che si sono susseguite alla guida del governo nazionale. Da qui nasce la vera e propria prassi politico-istituzionale, che si è andata via via formalizzando, dell’interazione tra il momento delle trattative politiche vere e proprie e delle consultazioni da parte del Presidente designato. Si tratta di una prassi che mette bene in evidenza la centralità – anche istituzionale – assunta dalla Volks­partei come “partito predominante”, di come il centro del potere si sia trasferito dal partito alla Giunta provinciale (cfr. Pallaver 2007a, 602), ma anche di una dialettica aperta – tra istanza politica di partito e istanza istituzionale – nei rapporti con le altre forze politiche, con le istituzioni trentine dell’Autonomia e con le istituzioni centrali.

4. La formazione della giunta – Le consultazioni

Come abbiamo detto è la prassi delle consultazioni presidenziali la chiave di lettura e di interpretazione che si vuole qui adottare per analizzare le procedure di formazione della Giunta provinciale. È una prassi che matura in relazione all’evolversi del sistema politico locale e nazionale. È interessante e significativo analizzarne, seppure sommariamente, il processo di evoluzione di questa prassi politico-­istituzionale, perché esso caratterizza un intero ciclo politico dell’Autonomia speciale.

La costituzione del primo governo Durnwalder avviene seguendo le procedure di trattativa consolidatesi negli anni. Le elezioni del 1988 costituiscono l’inizio di un nuovo ciclo politico per l’Autonomia altoatesina. È un momento di grandi cambiamenti per l’Alto Adige: l’avvio della fase di chiusura della vertenza internazionale con il XXXVI Congresso della Volkspartei, di cambio di leadership all’interno del partito di raccolta e soprattutto del passaggio di testimone alla guida della Giunta provinciale da Silvius Magnano a Luis Durnwalder. Dopo le elezioni si apre una lunga fase di transizione. Per costituire il primo governo guidato da Luis Durnwalder ci vogliono quasi quattro mesi e sulla trattativa interagiscono tutti quei fattori e la parallela trattativa per formare la Giunta regionale.

Concluso il Congresso, il Parteiausschuss della Stella alpina designa ufficialmente Durnwalder alla presidenza della Giunta provinciale. Si decide anche chi andrà a occupare le altre cariche istituzionali.

Non si pone neanche il problema con chi trattate: saranno la Democrazia cristiana e il Partito socialista. Per la prima volta i rappresentanti delle tre forze politiche della costituenda maggioranza si incontrano nella sede istituzionale del Consiglio provinciale con i rappresentanti delle forze politiche di opposizione, e con il rappresentante del Partito comunista viene affrontata la questione della Vicepresidenza del Consiglio. Oltre alle forze politiche incontrano anche le parti sociali degli imprenditori e dei sindacati.

Al centro della trattativa che si intreccia con quella regionale, non senza conflitti, la riduzione degli assessorati. La “Wirtschaftszeitung”, il giornale portavoce dei gruppi economici, mette sotto accusa il meccanismo statutario della Svp di designazione degli assessori.

In maniera molto faticosa si raggiunge un accordo sulla Giunta a undici e anche sull’assegnazione degli assessorati.

È con le elezioni del 1993 che inizia un ciclo nuovo per le procedure di composizione della coalizione del governo provinciale.

Sono gli anni delle inchieste di tangentopoli e dei loro risvolti altoatesini. Sono gli anni dell’entrata in crisi di quello che era stato il maggior partner di coalizione della Svp dal 1948, la Democrazia cristiana. Le elezioni evidenziano una radicalizzazione delle posizioni. Si sposta a destra anche l’elettorato di lingua tedesca. Il Partito socialista sparisce, compaiono i Ladins, il Movimento sociale si rafforza ancora e passa anche la Lega. I Verdi perdono un seggio, che viene guadagnato dall’Unione di Centro. Con trentaseimila voti, un cittadino di lingua italiana su tre in Alto Adige ha votato per il Movimento sociale. In cinque anni il quadro politico locale è radicalmente cambiato. Formare una coalizione di governo secondo i dettami statutari è ora molto più complesso.

Si rompe anche il monolitismo all’interno della Volkspartei. Si assiste a una dialettica tra l’Obmann del partito e il Presidente Durnwalder.

Fuori gioco rimane ancora il Movimento sociale per il suo orientamento anti-autonomista ma si inizia a dialogare anche con questo partito, almeno per una elementare forma di correttezza (Dolomiten, 27 dicembre 1993).

Dopo l’incarico formale dell’Esecutivo allargato dell’Svp di formare la nuova Giunta, Durnwalder inizia per la prima volta un giro completo di consultazioni delle forze politiche ma, prima ancora che queste siano concluse, la Parteileitung decide di proseguire i colloqui con Dc, Pds, Verdi, Lega e Unione di Centro. Con i primi due si tratterà per la Giunta con gli altri si approfondiranno solo i temi programmatici. Per l’apertura al Pds si registrano malumori all’interno dell’Svp; di altri malumori si fa interprete la “Südtiroler Wirtschaftzeitung” che giudica positivamente l’operato del Presidente Durnwalder ma attacca duramente la Svp. La dialettica delle trattative è incentrata sulla apertura ai Verdi. Da parte della Svp e da parte del Presidente designato si inaugura anche una tecnica di trattativa che si ripeterà negli anni seguenti: quella di darsi tempi certi per la conclusione della trattativa stessa con la minaccia di ricorrere a una Giunta nella quale i partiti italiani entrino a solo titolo etnico (Alto Adige, 11.1.1994).

Con le elezioni del 1998 la prassi delle consultazioni subisce una ulteriore evoluzione e formalizzazione: si esalta il ruolo presidenziale e si apre a tutte le forze politiche.

L’Svp deve fare i conti con due nuove realtà politiche: l’Ulivo (nel quale si riconoscono anche i Verdi) e la Lista Civica. L’Esecutivo allargato della Svp dà un mandato ampio al Presidente di formare un governo provinciale senza esclusione di alcun partito politico.

Per la prima volta il Presidente designato incontra “ufficialmente” anche una delegazione di An.

L’Esecutivo allargato della Svp decide di avviare la trattativa per la formazione della nuova Giunta con Alto Adige domani, Centro/Uda e Progetto Centrosinistra. L’apertura ai Verdi è solo sul livello regionale.

Anche in questa occasione si registra una dialettica accesa all’interno dell’Svp tra il Presidente Durnwalder, forte delle sue 105 mila preferenze e l’Obmann del partito. Con le elezioni del 2003 si assiste a un l’eccezionale risultato personale del Presidente Durnwalder e a un ottimo risultato della Svp, ma al crollo dei partiti italiani, soprattutto di centro, che costituirà un problema per la formazione della nuova Giunta.

Come di consueto il Presidente Durnwalder impone tempi stretti per la formazione della nuova Giunta provinciale. Forte della sue centodiecimila preferenze inizierà subito le consultazioni di tutte le forze politiche che siedono in Consiglio provinciale: l’obbiettivo è la Giunta a fine mese.

Incontra per prima la delegazione di An, mentre l’Union für Südtirol declina polemicamente l’invito.

La Parteileitung della Svp decide per una riedizione della coalizione SvpCentrosinistra. Il vero problema politico è la possibile apertura alla carica istituzionale di Vicepresidente del Consiglio provinciale a un rappresentante di An.

Piuttosto sofferta la riunione del Parteiausschuss della Svp che rinnova all’unanimità l’incarico a Durnwalder e dà il via alla nomina del consigliere Giorgio Holzmann di An alla Vicepresidenza del Consiglio. L’Obmann Brugger parla di “una scelta sofferta quanto dovuta a forza maggiore” (Alto Adige, 18.11.2003). Nella prima riunione del Consiglio provinciale esplode la “rivolta rosa” (cfr. Cherubini, 2004) delle donne della Svp, non senza conseguenze all’interno del partito di raccolta. La trattativa tra Svp, Unione autonomista e Pace e diritti non è facile, con malumori da una parte e dall’altra che rischiano di far saltare l’accordo in dirittura d’arrivo.

5. Le elezioni del 2008

La novità dell’evoluzione della prassi e delle procedure per formare il governo provinciale delle ultime elezioni sta invece, oltre che nel consolidamento e formalizzazione delle consultazioni nella fase istituzionale, nella ammissione alla fase della trattativa politica vera e propria, in sede politica, nella sede della Volkspartei, anche della delegazione del Pdl, comprensivo degli esponenti di An, oltre che della Lega Nord. E tutto ciò fino a una fase molto avanzata della trattativa.

Le ragioni della novità non sono da ricercare solamente nei numeri del risultato elettorale ma in un “calcolo del consenso” (cfr. Buchanan/Tullock 1998) complesso, che cerca di tenere assieme i numeri, gli equilibri imposti dallo Statuto, e la difficile fase dei rapporti dell’Autonomia con il governo centrale. Si assiste a una difficile torsione della cultura della negoziazione, caratterizzante – come abbiamo visto – la cultura politica dell’Autonomia, accentuando gli aspetti di proceduralizzazione. Pesa, naturalmente, quel paradossale avvio prematuro delle consultazioni con il ministro Calderoli di cui si è detto.

Analizziamo le fasi principali delle procedure che hanno portato alla formazione della nuova coalizione di Giunta provinciale. Il 3 novembre si riunisce il Partei­ausschuss, l’Esecutivo allargato, della Svp, che incarica il Presidente uscente Luis Durnwalder di guidare le trattative per la formazione della nuova Giunta provin­ciale. Verrà seguita la prassi delle due diverse istanze di consultazione e trattativa politica.

Il giorno successivo, anche il Pd decide la composizione della delegazione che parteciperà al primo giro di consultazioni del Presidente designato. Un comunicato stampa del Partito democratico anticipa i temi che verranno portati all’incontro con il Presidente incaricato (Ansa, 4.11.2008).

5.1. Le consultazioni del Presidente designato

Il 5 novembre, il Presidente designato inizia un primo giro esplorativo di consultazioni con tutti i partiti. Inizia ricevendo prima la delegazione del Pd e poi quella del Pdl.

Durnwalder registra la disponibilità delle due formazioni politiche alla gestione dell’autonomia locale e conferma che ne riferirà in sede di partito, dove vengono formalizzate le decisioni politiche sulla futura Giunta e sulla coalizione che la compone.

Con il Pd il Presidente Durnwalder registra grande concordanza su alcune questioni centrali. La delegazione del Pdl sottolinea invece di voler rappresentare l’autonomia e contribuire al suo sviluppo a favore di tutti i gruppi linguistici.

Il primo giro di consultazioni prosegue con i Freiheitlichen, la Lega Nord, Unitalia, Union für Südtirol e Verdi-Liste civiche. Il giro di orizzonte si conclude l’11 novembre incontrando la delegazione della Süd-Tiroler Freiheit.

Durnwalder, scherzando con i giornalisti, dice: “Se negli Usa ci sono otto ministri, penso che in Alto Adige una giunta a nove possa andare bene…!”. Pone anche l’accento sulla necessità di una riduzione dei costi della politica, alla quale – osserva – una Giunta a nove anziché a undici potrebbe contribuire. A una precisa domanda su cosa pensasse dell’ipotesi estrema di una Giunta a sette, il Presidente afferma che “per ora apparirebbe come un salto prematuro”. “Tanto più che il gruppo linguistico italiano difficilmente potrebbe accettare di essere rappresentato da un solo consigliere e poi – aggiunge – potrei trovare difficoltà all’interno del mio stesso gruppo” (cfr. Ansa, 5.11.2008).

Proseguono gli incontri. I Freiheitlichen dichiarano di essere intenzionati a praticare un’“opposizione costruttiva”, che, come afferma il Presidente Durnwalder, “si potrà esplicare nella collaborazione con la futura Giunta attraverso il confronto concreto sui grandi temi e nelle commissioni legislative del Consiglio provinciale.” Si discute anche della possibilità di uno scambio preventivo di opinioni tra loro e i partiti di governo nell’imminenza di decisioni importanti e delle scadenze concrete nella nuova legislatura, dalla questione toponomastica alla riforma scolastica e alla nuova legge elettorale.11

La delegazione della Lega Nord è composta dall’on. Maurizio Fugatti, coordinatore del partito, e dalla neoconsigliera provinciale Elena Artioli. Con la delegazione leghista è stato affrontato – spiega Durnwalder ai giornalisti – “l’atteggiamento verso il futuro dell’Autonomia: registriamo alcuni punti di vista differenti, ma fondamentalmente la Lega si riconosce nella tutela e nello sviluppo dell’Autonomia speciale.” La delegazione ribadisce l’interesse a una collaborazione con il partito di maggioranza sia sul piano locale che nazionale, una collaborazione che potrebbe investire anche il governo provinciale, ma vengono sottolineate le divergenze con altri partiti. “Tutto è possibile – dichiara Durnwalder. Un eventuale ingresso della Lega e del Pdl in Giunta provinciale dipende da loro, dalle loro posizioni nel rispetto dell’Autonomia”. “Durante il colloquio con la Lega – dice – ho chiesto se il partito è disposto a difendere e ampliare l’Autonomia. Loro hanno detto­ di sì e di essere disposti a entrare in Giunta. Certamente si pone il problema degli altri partner” – conclude. Elena Artioli, dopo l’incontro afferma che la Lega non si accontenterà del posto di Vicepresidente del Consiglio provinciale. “Siamo un partito autonomista rappresentato anche nel governo a Roma”. “Siamo disposti a discutere – aggiunge l’on. Maurizio Fugatti – certamente le posizioni con il Pd sono troppo distanti. Aspettiamo l’esito delle elezioni in Trentino” (cfr. Ansa, 6.11.2008).

Le consultazioni proseguono con Unitalia, l’Union für Südtirol e infine i Verdi-Liste civiche. Da questi schieramenti viene l’impegno a esercitare un’opposizione costruttiva, unito alla volontà di approfondire la discussione sulle riforme e giungere a risultati concreti, a cominciare dalla revisione dell’ordinamento dei lavori del Consiglio. Riguardo alla futura Giunta, le delegazioni chiedono la riduzione del numero degli assessori anche per ridurre i costi della politica. Il Presidente designato si impegna a cercare incontri periodici con i partiti di opposizione su problematiche di particolare importanza per l’Alto Adige.

Il 7 novembre il leader della Lega Nord Umberto Bossi, in regione per la chiusura della campagna elettorale in Trentino, a sostegno della candidatura del sen. Divina, si incontra a Bolzano con il Presidente della Giunta Durnwalder. Al centro dell’incontro i temi del federalismo fiscale e di un possibile ingresso della Lega nell’esecutivo provinciale.

L’incontro dura un’ora a Palazzo Widmann. Si discute delle questioni ancora aperte sulle quali la Provincia si aspetta l’intervento del Governo, le stesse già sottoposte all’attenzione del ministro Calderoli nell’incontro di agosto.

L’on. Michaela Biancofiore del Pdl non esclude la partecipazione di una delegazione del suo partito alla nuova Giunta provinciale di Bolzano: “Lo stato delle cose – afferma – è diverso da come appare sui mass media”. Afferma che le trattative sono in corso ed è convinta che un’accelerazione vi sarà una volta conosciuto l’esito delle urne in Trentino. La deputata sottolinea che proseguirà nelle trattative “come deputata e come collegamento con il Governo” (Ansa, 8.11.2008).

Il Trentino va alle urne con quindici giorni di ritardo rispetto all’Alto Adige a causa di un ricorso e il 10 novembre il Presidente uscente Dellai ottiene un grande risultato elettorale. Si risolve, dunque, una delle diverse incognite che pesano sulle consultazioni altoatesine, che si concludono incontrando la delegazione della Süd-Tiroler Freiheit.

L’11 novembre, la mattina presto, è in programma una riunione della Giunta regionale. Da una parte Lorenzo Dellai, reduce dai festeggiamenti per la grande vittoria sul leghista Divina, dall’altra Durnwalder immerso nelle consultazioni per formare la nuova Giunta. Dellai in un’intervista al Tgr (11.11.2008) dice espressamente che dal punto di vista della Giunta regionale un’eventuale e teorica alleanza Svp–Pd–Lega troverebbe problematica la presenza della Lega.

Il Pd è fermo nel “no” alla Lega, è il momento del braccio di ferro tra i possibili alleati. Durnwalder, uscendo dalla riunione di Giunta è infastidito, riferisce l’“Alto­ Adige” (12.11.2008): “Sono solo in due in Consiglio provinciale, non possono dare troppi ultimatum. Dovrebbero rendersi conto che alla fine anche noi potremmo stancarci e dire ‘va bene, allora facciamo l’alleanza con qualcun altro’”. Elena Artioli – riferisce ancora il quotidiano – si infila nella polemica a distanza e suggerisce: “La soluzione c’è, una bella Giunta a sette con un solo assessore italiano”. Lei stessa. Durnwalder insiste: “Prima o poi anche noi possiamo cambiare alleato, c’è la fila davanti alla porta”. Sui rapporti con la Lega comunque, assicura il Presidente provinciale, “deciderà tutto il partito, tenendo conto della compatibilità tra programmi.” Nel confronto a distanza si inserisce anche il commissario Maurizio Fugatti che fa sapere che i rapporti con la Svp verranno decisi da Roberto Calderoli: “Ne parleremo nelle prossime ore”. Anticipa però Fugatti che “la Lega eventualmente firmerà l’accordo con la Svp, non con il Pd”. E sarebbero accordi di Giunta, chiarisce Fugatti, non altro: “La vicepresidenza del consiglio? È un cioccolatino che non ci interessa. A quel punto faremmo una bella opposizione severa” (Alto Adige, 12.11.2008).

Conclusa la fase presidenziale, l’Obmann della Svp Elmar Pichler Rolle fissa il calendario per il primo giro di consultazioni a livello di partiti per la formazione della nuova Giunta provinciale. Dall’esito di questi incontri si fa dipendere la decisione con quale o quali dei tre partiti si apriranno le trattative vere e proprie. Si inizierà con il Pdl, per proseguire con la Lega Nord e concludere con il Pd.

Dal Pd giunge un appello a fare presto nel formare la nuova Giunta provinciale per dare risposte alla crisi economica che avanza (cfr. Ansa,12.11.2008).

Prosegue anche la prassi della consultazione delle parti sociali. Il tredici novembre il Presidente Durnwalder si incontra con i rappresentanti del Südtiroler Wirtschaftsring (Swr). I rappresentanti di industriali, artigiani, commercianti, albergatori, agricoltori e liberi professionisti illustrano le loro aspettative per la nuova legislatura. Tra le richieste figurano anche una riduzione della composizione numerica della Giunta e l’accorpamento delle competenze del settore economico in un unico assessorato.

Il Presidente Durnwalder incontra anche una rappresentanza del gruppo ladino guidata dall’assessore uscente Florian Mussner.

Sull’ipotesi di un coinvolgimento della consigliera leghista Elena Artioli, invece che nella Giunta nella Vicepresidenza del Consiglio provinciale, interviene la stessa interessata: “No grazie – dice. Se la Svp decide di avere bisogno dei nostri ministri per aiutare l’Alto Adige, mi chiami in Giunta. Non ci sono alternative”. E naturalmente – aggiunge – “nessun accordo con il Pd” (Alto Adige, 13.11.2008).

5.2. Prima fase delle consultazioni in sede di partito

Il 14 novembre, incontro tra la delegazione della Svp e della Lega. Si registrano convergenze sull’autonomia, sulla sua difesa e il suo sviluppo. Ci si riserva l’effettuazione di ulteriori approfondimenti su singoli temi (Ansa, 14.11.2008).

Sulle consultazioni interviene anche l’on. Gianclaudio Bressa del Pd: ”I giochini non ci interessano. Abbiamo detto no in modo chiaro ad una maggioranza che veda la Svp con Pd e partito di Bossi […]; se c’è un accordo politico con noi bene, altrimenti la Stella alpina scelga altre strade” (Alto Adige, 15.11.2008)

All’interno della Svp gli Arbeitnehmer sono contro l’entrata in Giunta della Lega. (cfr. Alto Adige, 16.11.2008). Di diverso avviso l’on. Karl Zeller: “Vedo positivamente il coinvolgimento della Lega, ampliando anche il numero dei partiti italiani alleati di governo: un po’ nello spirito dello Statuto” – e conclude – “capisco che il Pd voglia l’esclusiva, ma proprio per questo si andrà avanti per settimane con le trattative” con l’obiettivo di “trovare un accordo di maggioranza con Carroccio e democratici” (Alto Adige, 16.11.2008).

Intanto si riunisce per la prima volta il nuovo Consiglio provinciale della XIV legislatura. Siamo al 18 novembre. Dieter Steger, consigliere della Svp, viene eletto Presidente del Consiglio con venti voti. Alla consigliera Barbara Repetto del Pd va la Vicepresidenza dell’assemblea con 18 voti a favore e 16 schede bianche. Non partecipa al voto il consigliere di Unitalia Donato Seppi. Successivamente l’assemblea approva con 21 voti a favore ed 11 schede bianche la proposta del partito di maggioranza, contestata dalle opposizioni per l’elezione dei segretari questori. Dalla votazione si sono astenuti i Verdi e Unitalia.

Il 20 novembre, incontro della delegazione della Svp con quella del Pd. La delegazione del Pd si presenta anche con il via libera del segretario nazionale Walter Veltroni per un accordo con la Stella Alpina per le elezioni europee. Come già nell’incontro con la Lega, anche in questo incontro, da una parte e dell’altra, si cercano di piantare paletti precisi nel merito delle questioni sul tappeto. Si registrano convergenze e divergenze soprattutto per quanto riguarda il coinvolgimento della Lega. Al termine il Presidente Durnwalder ribadisce che “è ancora tutto aperto” e rinvia ogni decisione alla Direzione del partito (cfr. Alto Adige, 21.11.2008). A distanza si fa sentire ancora il commissario leghista Fugatti che dichiara, in attesa di un vertice con il Ministro Calderoli: “Ci vada il Pd alla Vicepresidenza e noi entriamo in una Giunta a sette. […] Il problema è della Svp: scelga con chi stare, non può giocare su due tavoli” (Alto Adige, 21.11.2008).

Da Milano, il 24 novembre, rimbalza l’esito del colloqui tra il ministro Calderoli, la consigliera Artioli e l’on. Fugatti. Il ministro Calderoli detta la linea: “Niente accordi di Giunta con la Svp che prevedano la presenza del Pd”. “Si faccia una Giunta tra Svp, Lega e Pdl, oppure solo con noi” – dice Fugatti riportando la posizio­ne del ministro. Si rimarca anche il totale disinteresse per la Vicepresidenza del Consiglio provinciale (Alto Adige, 25.11.2008). È una giornata di svolta per l’intera trattativa. La Parteileitung, la Direzione della Svp, conferma l’opzione per la costituzione di una Giunta a nove. Viene deciso di proseguire i colloqui con Pd, Lega e Pdl. Ma mentre con Pd e Lega i colloqui saranno separati e sui possibili contenuti di una collaborazione programmatica, con il Pdl devono ancora essere chiarite le posizioni del partito rispetto alle questioni autonomistiche di principio. L’Obmann del partito dice: “Calderoli deve capire che qui non siamo in una normale­ provincia italiana”. E prosegue: “In Giunta serve una rappresentanza del gruppo italiano. Noi andiamo avanti con le trattative separate con Pd e Lega. Se trovassimo un’unità di intenti con entrambi e poi alla fine da Roma arriverà il veto a un accordo di coalizione tra Carroccio e Partito democratico, ne prenderemo atto” (Alto Adige, 25.11.2008). Durnwalder aggiunge: “La Lega non può costringerci a fare una Giunta a sette per averli come partner. Rischiano di escludersi da soli” (Alto Adige, 26.11.2008). Da parte sua Forza Italia/Pdl è “soddisfatta per la fermezza che sta dimostrando la Lega nelle trattative di giunta che vedono la Svp intenzionata a proporre un accordo in controtendenza con il bipartitismo nazio­nale” (Ansa, 24.11.2008).

Il 28 novembre c’è anche l’annunciata telefonata del Ministro Calderoli al Presidente Durnwalder. Alla richiesta leghista di formare una Giunta a sette con la sola Elena Artioli come assessore italiano, Durnwalder avrebbe risposto che questa soluzione non è praticabile.

Riprendono le consultazioni. La delegazione della Svp si incontra di nuovo rispettivamente con quelle del Pd e poi con quella della Lega. La Svp manifesta interesse alla collaborazione con il Pd ma sottolinea anche la necessità di avere rapporti con il Governo che potrebbero passare proprio attraverso la Lega. Si impegna a far avere a Pd e Lega le proprie proposte di programma scritte per iniziare un lavoro di verifica e stesura. “Dobbiamo lavorare di cesello e ottemperare al desiderio dell’Svp di essere blockfrei” – dice il Sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli della delegazione del Pd. Si cerca di conciliare l’inconciliabile. “Siamo del parere che dobbiamo chiudere in fretta”, dice Durnwalder, che vuole la nuova Giunta entro fine anno. “Con il Pd trattiamo adesso sui singoli punti programmatici. Vorremmo avere come alleata anche la Lega, ma ci sono i veti incrociati: si può condividere il programma anche senza firmarlo” – dice. E il leghista Fugatti gli fa eco: “Se giocano al rialzo, vediamo chi vince” (Alto Adige, 30.11.2008).

Il primo dicembre, ultimo incontro della delegazione della Svp con quella del Pdl: troppe differenze sulle questioni autonomistiche. L’Obmann Pichler Rolle lamenta come tutti i partiti italiani siano troppo condizionati nelle loro scelte dalle loro segreterie nazionali. Le trattative proseguono con il Pd in vista di un accordo politico di governo e con la Lega solo per una collaborazione sui temi dello sviluppo dell’Autonomia. Resta fermo che la Giunta sarà a nove, e cioè con due assessori italiani.

I capigruppo in Consiglio provinciale fissano per il 16 dicembre la seduta per l’elezione del Presidente e della nuova Giunta provinciale.

Scendono in campo gli imprenditori. Il Consiglio direttivo di Assoimprenditori appro­va all’unanimità la richiesta che la nuova Giunta provinciale preveda un assessorato unico dell’economia che comprenda i settori industria, artigianato e commercio all’ingrosso ed esprime l’aspettativa che il tema trasversale dell’“inno­vazione” venga incluso in questo assessorato economico. Il documento viene consegnato ufficialmente al Presidente designato (Ansa, 3.12.2008).

È una richiesta destinata a pesare, in questa fase della trattativa, ma in maniera determinante sullo stesso raggiungimento di una accordo di coalizione e sulla formazione della nuova Giunta, come vedremo.

Scende in campo in maniera abbastanza pesante anche il quotidiano “Dolomiten” (10.12.2008), dando alla vicenda della trattativa sulle competenza in materia di industria anche una coloritura etnica oltre che familiare contro la candidatura di Barbara Repetto. Intervista il Presidente di Assoimprenditori Christoph Oberrauch: “Wir aber wollen nicht zurük in italienische Hand“, avrebbe detto. “Una motivazione politico-etnica assolutamente negativa, che nulla ha di tecnico, frutto di un modo di pensare che si riteneva superato” – risponde il Pd. Oberrauch si vede costretto a chiarire e afferma: “La nostra associazione non pone una questione etnica ma di funzionalità. A una precisa domanda su Widmann ho risposto che ci andrebbe più che bene”. Ma resta fermo, chiarisce, che Assoimprenditori si aspetta che la Giunta non smembri le competenze economiche “ed eventualmente aggiunga l’innovazione” (Alto Adige, 11.12.2008).

La delegazione della Svp e il Presidente Durnwalder dettano i tempi della trattativa. “Questa fretta crea disagi. Non dobbiamo imitare Obama o Dellai” – dicono quelli del Pd e il segretario Tommasini aggiunge: “Non firmeremo solo perché il tempo è scaduto” (Alto Adige, 11.12.2008).

5.3. La trattativa per formare la Giunta

A pochi giorni dal Consiglio provinciale, il 12 dicembre, l’Esecutivo della Svp conferma in blocco gli assessori uscenti per la nuova Giunta provinciale. Su 86 votanti, 64 sono stati i voti favorevoli, 10 i voti contrari e 12 le schede bianche. L’Esecutivo approva anche a larghissima maggioranza (soltanto 4 i voti contrari) il programma per la nuova legislatura.

Nel merito della trattativa e sulle competenze torna alla carica Assoimprenditori con una nota nella quale si ribadiscono le richieste presentate a Durnwalder (Ansa, 12.12.2008).

La Svp accentua il braccio di ferro e chiede l’edilizia sociale e l’innovazione, che finora rientravano tra le competenze degli assessori italiani. Una proposta che di fatto blocca la trattativa. Il Pd infatti chiede di mantenere le stesse competenze della passata legislatura, aggiungendoci anche una compartecipazione nel settore economico: come la competenza sull’industria, da accorpare all’innovazione, o, in seconda battuta, il bilancio. Senza sviluppi ulteriori, è difficile che la firma al patto di coalizione possa arrivare in tempo per il Consiglio provinciale convocato per il 16 dicembre. Salta l’incontro con il Pd. A livello di stampa interviene Michaela Biancofiore del Pdl, che definisce le richieste della Volks­partei sulle competenze “umilianti per tutto il gruppo italiano”. “Credo – dice – che questa volta la Volks­partei abbia veramente esagerato. Non solo nel prendere in giro il Pdl fino all’ultimo ma anche nel relegare a fanalino di coda il Pd” (Tgr, 13.12.2008).

Il 14 dicembre, nuovo incontro di due ore tra le delegazioni di Svp e Pd al termine del quale viene stilata una Proposta di accordo programmatico. In premessa­ si afferma che “nei rapporti politici tra i partner di coalizione è im­portante rispettare regole e atteggiamenti per evitare tensioni tra i gruppi lingui­stici”. Vengono affrontate poi le altre questioni centrali dell’accordo: le richieste di Bolzano­ a Roma, la toponomastica, la scuola, il commercio, il ruolo di Bolzano capoluogo. In serata, l’assemblea provinciale del Pd che approva con una sola asten­sione la proposta di accordo e la ripartizione delle competenze sulla base dell’in­tesa di massima raggiunta con la Svp. Al Pd andranno industria, ricerca, inno­vazione e lavoro, immigrazione e pari opportunità e a gestirle sarà Barbara Repetto­. Christian Tommasini avrà invece le competenze di scuola, cultura, edilizia agevolata e cooperazione, oltre a ricoprire la carica di Vicepresidente della Giunta Provinciale.

Dopo una giornata un po’ convulsa in cui tutto sembra venir rimesso in discussione e sul punto di saltare, nella serata del 15 dicembre viene firmato l’accordo. Il colpo di scena arriva quando la Direzione della Svp si oppone al passaggio della competenza dell’Industria al Pd, sconfessando l’esito delle trattative condotte dallo stesso Presidente Durnwalder che ha dovuto cedere alle fortissime pressioni dell’ala economica del suo partito. “Non pensavo che dall’ambiente economico arrivassero pressioni così forti” – ammette il Presidente – che nega però di sentirsi più debole dentro il suo partito (Tgr, 16.12.2008). Sconcerto nel Pd, costretto a riaprire la trattativa. Rinuncia all’industria e al patrimonio, ma ottiene in cambio il bilancio e finan­ze, mantiene innovazione e ricerca scientifica, con il controllo dei finanziamenti a Università, Eurac e Centro di Ricerca di Laimburg, aggiungendoci le competenze sull’informatica e un inedito potere di cogestione sui fondi sociali europei e sui musei. “La Svp e il Pd non saranno soddisfatti al cento per cento, ma si tratta di un compromesso accettabile” – dice Luis Durnwalder dopo la firma dell’accordo – ribadendo la forte opposizione della Stella alpina al passaggio dell’industria al Pd (Alto Adige, 16.12.2008).

Il 16 dicembre il Presidente incaricato Luis Durnwalder illustra al Consiglio provinciale le linee programmatiche della nuova Giunta provinciale.

Inizia il dibattito, ma c’è aria di fronda all’interno del gruppo dell’Svp: il consigliere Christian Egartner annuncia che non voterà gli assessori del Pd; si riuniscono i consiglieri Veronika Stirner, Arnold Schuler e Josef Noggler; si danno tempo fino al giorno dopo per decidere l’atteggiamento di voto da tenere sulla Giunta.

Il giorno successivo si va in aula senza la garanzia dei voti necessari per l’elezione della Giunta e – in premessa – abbiamo visto come è andata.

È l’elezione di Mauro Minniti, autocandidato del Pdl, alla Vicepresidenza del Consiglio provinciale a mandare su tutte le furie il ministro Calderoli della Lega Nord, che divulga un durissimo comunicato su questa elezione. Calderoli parla di due tradimenti da parte della Svp e del Pdl. Aggiunge che la Lega non dimentica e parla della necessità di un chiarimento politico.

“La Svp è come il lupo che perde il pelo ma non il vizio – scrive Calderoli – e così, dopo la loro capriola sulla riforma costituzionale del 2005, oggi assistiamo non solo alla consueta alleanza con il Pd che cancella di fatto il partito autonomista collocandolo organicamente sotto le insegne di Veltroni, ma anche all’inciucio con il locale Pdl con tecniche da fare invidia alla Prima Repubblica.

La Lega, coerentemente, non si è svenduta per un posto, del resto la Lega mai avrebbe votato per una giunta manifestamente di sinistra e in ogni caso la Lega mai si dimenticherà di questo tradimento e del trasformismo” (Ansa, 19.12.2008).

Si aggiunge un altrettanto duro comunicato dell’on Maurizio Fugatti, Coordinatore della Lega Nord Südtirol. Il presidente della Federazione provinciale di An Alessandro Urzì comunica di avere disposto l’esclusione dalle funzioni di componente dell’Esecutivo provinciale di Bolzano del consigliere Mauro Minniti. Interviene anche il Gruppo del Pdl.

La consigliera provinciale della Lega Nord Südtirol Artioli convoca una conferenza stampa urgente per informare i mass-media circa l’esatto svolgimento delle votazioni del Consiglio Provinciale per l’elezione della Giunta e della vicepresidenza del Consiglio. Alla conferenza stampa partecipa anche il consigliere Donato Seppi di Unitalia.

Sull’elezione di Minniti alla vicepresidenza interviene con un comunicato anche il capogruppo di Süd-Tiroler Freiheit, Sven Knoll, con un duro attacco alla Volks­partei (Ansa,19.12.2008). Il consigliere Verde, Riccardo Dello Sbarba, interviene dal suo blog parlando di “suq” e di una “una Giunta senza maggioranza salvata dal voto di un ex oppositore. E un Landeshauptmann che, per salvare se stesso, inquina la democrazia” e fa la cronaca di una giornata grottesca vista dal suo banco di opposizione.12

L’elezione di Mauro Minniti alla Vicepresidenza del Consiglio provinciale diventa motivo di scontro tra governo e Svp. Il Ministro degli esteri Franco Frattini, in due interviste, al quotidiano “Alto Adige” e al Tgr (21 dicembre), è lapidario: “O la Svp torna sui suoi passi e sceglie un altro vicepresidente, oppure può scordarsi qualsiasi tipo di collaborazione con Palazzo Chigi”.

Dalla Volkspartei (Brugger e Pichler Rolle) si replica: “basta con le minacce, il centrodestra è diviso da tempo, non è stata l’elezione di Minniti a precipitare le cose” (Ansa, 21.12.2008).

Torna sulla vicenda anche il ministro Calderoli che se la prende con il capogruppo del Pdl al Senato Gasparri, che starebbe dietro le scelte di Minniti, e afferma di aver fatto di tutto ”affinché la Svp non andasse a sinistra, arrivando a rifiutare la Vicepresidenza per la Lega anche quando ci fu offerta con la semplice condizione di un sostegno verbale al presidente anche in presenza di un nostro voto contrario alla giunta”. Chiede un chiarimento nel centro-destra (Adnkronos, 21.12.2008).

L’Esecutivo provinciale di An per il Popolo della libertà censura pesantemente il Vicepresidente del Consiglio provinciale Minniti il quale ricorda come “la Vicepresidenza del Consiglio provinciale è un incarico istituzionale che non comporta alcuna condivisione di programmi e progetti della Svp” e che saranno i fatti a dimostrare la sua coerenza politica.

6. Conclusioni

Ricostruiti gli elementi essenziali delle procedure seguite per la formazione delle maggioranze dei governi provinciali dell’intero ciclo politico, possiamo cercare di individuare – per concludere – alcune costanti nell’evoluzione della prassi delle consultazioni e della successiva trattativa politica che – come abbiamo visto – si è instaurata a partire dalle elezioni del 1993 e segnalare alcuni nodi problematici.

Le consultazioni presidenziali si sono imposte come primo strumento di selezione e riduzione della complessità di un quadro politico che si è andato frammentando progressivamente nel corso degli anni, dopo il collassamento delle forze politiche che da sempre avevano costituito i principali interlocutori della Südtiroler Volkspartei nella formazione delle coalizioni di governo.

Ciò è avvenuto con una vera e propria trasformazione dello “statuto materiale” dell’Autonomia. Dalla situazione iniziale di monopolio – e quasi identificazione anche personale – del partito di raccolta–partito predominante con la Giunta (basata su un accordo tra élite politiche di lingua tedesca e di lingua italiana), sulla scorta del consenso e della leadership conquistata dal Presidente Durnwalder, si è arrivati a una parziale autonomia istituzionale della Giunta rispetto al partito. Seppure in un rapporto dialettico strutturale, il centro di potere di indirizzo politico, in questa fase, rimane comunque sempre nel partito che è la sede di selezione, mediazione e negoziazione degli interessi, all’interno e verso l’esterno. È da questo circuito politico che deriva anche la riconosciuta fortuna del modello sudtirolese, caratterizzato dalla stabilità del governo. Seppure la forma di governo statutaria sia – come abbiamo visto – di tipo “tendenzialmente parlamentare”, lo “statuto materiale” prevede invece una centralità dell’esecutivo.

Un primo dato su cui soffermare l’attenzione è quello del ruolo del Presidente. Nonostante l’organo Presidente della Provincia – come abbiamo visto – nello Statuto abbia anche un ruolo di garanzia della continuità dell’Autonomia tra una legislatura e l’altra, le consultazioni presidenziali avvengono su preciso mandato e designazione come nuovo Presidente del Presidente in carica e, in questa veste, i risultati sono poi riportati al Parteiausschuss della Volkspartei per una valutazione e per le decisioni da prendere riguardo alle trattative da intraprendere. Nel 1993 le consultazioni sono proseguite, ad esempio, anche dopo che una decisione riguardo le parti con cui proseguire la trattativa era stata presa. Nel 2003 le consultazioni sono invece iniziate motu proprio presidenziale e solo in un secondo momento è arrivata la designazione ufficiale da parte dell’Esecutivo allargato. Nel 2008 alla fase delle consultazioni presidenziali se n’è aggiunta una seconda (lunga e articolata) in sede di partito, prima di passare alle scelte e alla trattativa.

È particolarmente interessante notare anche come nella formazione della Giunta si sia modificato nel tempo l’atteggiamento di una potente lobby, quella degli interessi economici rappresentata dagli imprenditori. Da una feroce critica ai meccanismi interni del partito di raccolta relativi alla selezione degli interessi e degli uomini si è arrivati a una loro utilizzazione disinvolta pur di raggiungere i propri obbiettivi.

Altro elemento da sottolineare è la messa in crisi, nelle ultime consultazioni e trattative per formare la nuova Giunta, di quella cultura politica della negoziazione, coessenziale alla natura stessa dell’Autonomia altoatesina e in particolare alla cultura politica della classe dirigente della Südtiroler Volkspartei. Esercitata con tanta sagacia e scaltrezza sia a livello locale sia nei rapporti con i governi nazionali (ma in un rapporto di forza favorevole), è entrata in crisi quando ha cercato di interagire preventivamente con una sua imitazione (quella della Lega e del ministro Calderoli). Ma si trattava e si tratta di una imitazione molto più rozza e che risponde a un modello di democrazia concorrenziale estremizzata e semplicistica che confligge con il modello consociativo altoatesino. Il risultato di quella consultazione preventiva di agosto con il ministro Calderoli è stata l’occasione per un forte investimento personale e politico del Ministro che ha portato addirittura a rivoltare il partito come un calzino, a campagna elettorale in corso, per trasformarlo in Lega Nord Südtirol, partito che si definisce territoriale e interetnico. Ciò ha portato il Ministro a illudersi di poter eterodirigere le trattative con la Svp per la formazione della Giunta e la Volkspartei a tenere in piedi un tavolo di consultazione a tre e poi a due, che ha creato una frattura anche nel modello consolidatosi negli anni e che era servito come strumento di legittimazione autonomistica progressiva, prima del Pci, poi della Lega, dei Verdi e infine di An.

Il risultato è stato disastroso a livello locale, con i conflitti e le polemiche che hanno contraddistinto la nascita della nuova Giunta provinciale, ma ancora di più a livello nazionale, con la messa in discussione della legittimità stessa dell’Autonomia e delle autonomie speciali. Ha ragione Palermo (Alto Adige, 1.3.2009) quando dice che di fronte a questa situazione è necessario mettere in campo “l’autonomia strategica, non più solo quella tattica”. E ha ragione anche quando afferma che “occorre diffondere la consapevolezza delle ragioni giuridiche dell’autonomia speciale, che non sono solo l’ancoraggio internazionale, l’autodeterminazione e gli altri istituti del secolo scorso, ma sono – e fortemente – dentro la stessa costituzione italiana”.

È un richiamo alla valorizzazione delle potenzialità insite nelle istituzioni che vale per l’Autonomia nell’ordinamento costituzionale ma anche per l’ordinamento autonomistico stesso.

Lasciando da parte il problema della riforma dello Statuto d’Autonomia, quello che hanno svelato le ultime elezioni, lo sviluppo delle consultazioni e delle trattative e la nascita della nuova Giunta provinciale è la frattura venutasi a creare nello “statuto materiale” dell’Autonomia a partire dal ruolo che in esso hanno assunto il “partito predominante” e le sue trasformazioni.

Il modello compromissorio della democrazia altoatesina è assediato – dall’interno e dall’esterno – da elementi di democrazia fortemente concorrenziale, divisi etnicamente, e che si vanno consolidando. L’elemento principale dello “statuto materiale” che entra in crisi è il circuito Giunta–partito predominante–Consiglio. Proprio l’elezione della nuova Giunta provinciale è stata la manifestazione clamorosa di questa crisi. Sarebbe miope e consolatorio limitarsi a dire che questa maggioranza avrà semplicemente maggiori difficoltà in Consiglio a far passare le proprie proposte e i propri provvedimenti. Comunque vada la riforma del partito avviata della Südtiroler Volkspartei, la vera riflessione da fare è sulle istituzioni dell’Autonomia a partire dal Consiglio provinciale che in questa legislatura sarà centrale. Il tutto – realisticamente – a Statuto invariato e con gli strumenti che esso offre, a partire dall’attuazione dell’art. 47, e quindi dalla determinazione della forma di governo e dalla legge elettorale.

Note

1 cfr. Resoconto della Seduta n. 2 del 16 dicembre 2008: www.consiglio-bz.org/it/banche-dati-raccolte/legislatura-14.asp?redas=yes&somepubl_action=300&somepubl_image_id=133508 (20.1.2009)

2 cfr. Resoconto della Seduta n. 4 del 18 dicembre 2008: www.consiglio-bz.org/it/banche-dati-raccolte/legislatura-14.asp?redas=yes&somepubl_action=300&somepubl_image_id=137248 (20.1.2009)

3 cfr. www.consiglio-bz.org/it/elezioni/risultati-elezioni.asp (20.1.2009)

4 Audizione di rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome davanti alle Commissioni Riunite V (Bilancio, tesoro e programmazione) e VI (Finanze) del 12 febbraio 2009

5 “Ballarò”, puntata del 24 febbraio 2009

6 Decisione del Parteiausschuss del 13 marzo 2008

7 cfr. www.provincia.bz.it/usp/285.asp?redas=yes&aktuelles_action=4&aktuelles_article_id=240894 (19.8.2008) e anche la registrazione audio delle dichiarazioni finali: www.provincia.bz.it/usp/285.asp?
redas=yes&aktuelles_action=300&aktuelles_image_id=348766 (19.8.2008)

8 cfr. www.provincia.bz.it/usp/285.asp?redas=yes&aktuelles_action=4&aktuelles_article_id=240894 (19.8.2008)

9 cfr. dichiarazione audio: www.provincia.bz.it/usp/285.asp?redas=yes&aktuelles_action=300&aktuell
es_image_id=348765 (19.8.2008)

10 cfr. Dichiarazione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al termine delle consultazioni per la formazione del nuovo Governo: www.quirinale.it/attivita/consultazioni/ConsMaggio2008/testi/
7_5-pdr.htm (7.5.2008)

11 Per le dichiarazioni di cui non è riportata la fonte il riferimento è ai comunicati dell’Ufficio stampa della Giunta provinciale: www.provincia.bz.it/usp/285.asp?aktuelles_cate_id=745

12 http://riccardodellosbarba.wordpress.com/2008/12/19/suq/ (19.12.2008)

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Abstracts

Die neue Landesregierung

Mit den Landtagswahlen im Oktober und zuvor mit den Parlamentswahlen im Frühjahr 2008 ist die Autonomie Südtirols in eine Phase starker externer und interner Turbulenzen geraten. Erstens sieht sie sich mit der Unsi­cherheit ihrer Stellung innerhalb der Reform des „Steuerföderalismus“ konfrontiert, welcher von der Regierung in einem für die Autonomie ungünstigen politischen Klima durchgesetzt werden will. Zum zweiten hat das Wahlergebnis vom 26. Oktober zu einer entscheidenden Veränderung im Südtiroler Parteiensystem geführt, woraus sich interne Spannungen ergeben.

Als Konsequenz daraus haben sich Schwierigkeiten bei der Bildung und Zusammensetzung der Landesregierung ergeben, die im Beitrag in ihren synchronen und diachronen Aspekten untersucht werden. Der Schwerpunkt der Analyse konzentriert sich auf die Neuerungen des Verfahrens bei der Selektion und Konsensfindung von unterschiedlichen politischen Bedürfnissen im Rahmen eines politischen Systems, das sich seinem Ende neigt.

Le govern provinzial nü

Cun les lîtes provinziales d’otober y denant cun chëres parlamentares da d’aisciöda 2008 é l’autonomia de Südtirol slisorada te na fasa de turbolënzes esternes y internes dër stersces. Impröma se vëighera confrontada cun la malsegurëza de süa posiziun al intern dla reforma dl „federalism fiscal“ che le govern ô fà passé te n tlima politich desvantajus por l’autonomia. Por secundo à le resultat dles lîtes di 26 d’otober condüt a na mudaziun dezisiva tl sistem di partis de Südtirol, da chël che al é saltè fora tenjiuns internes.

Sciöche conseguënza àl dè ca dificoltês tla formaziun y tla costituziun dl govern provinzial che vëgn ejaminades tl articul te sü aspec´ sincronns y diacronns. L’azënt dl’analisa se conzentrëia söles inovaziuns dles prozedöres tla seleziun y tl ciafè le consëns de debojëgns politics desfarënc´ tl limit de n sistem politich che va bel plan a fin.

The new provincial government

The autonomy of South Tyrol entered a period of strong external and internal difficulties with the elections for the provincial parliament in October and before, with the general election in spring 2008. First, the autonomy is faced with the uncertainty of its position in the course of the reform of “fiscal federalism”, which the government wants to implement in a political climate unfavourable for the autonomy. Second, elections results of 26 October brought about a substantial change in the South Tyrolean party landscape, which leads to internal tensions.

As a consequence difficulties arose in the formation and composition of the provincial government, which will be analysed in the article according to synchronic and diachronic aspects. The analysis will focus on the innovations regarding the processes of selection and reaching consensus of different political needs within the scope of a political system that is drawing to a close.