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Marco Brunazzo e Cristiano Santinello

Le elezioni politiche 2018: un nuovo Trentino

Parliamentary elections 2018: a new Trentino

Abstract The results of the elections of March 4, 2018 produced “a new Italy” (Cavallaro et al 2018), but also a “new Trentino”. Although the outcome was largely predictable, the elections have been regarded as having the following effects: signaling a success for the center-right coalition and the League, containing the growth of the M5S, and producing a debacle for the center-left coalition and the Democratic Party. The anomaly of Trentino, the only area of the Italian North-East supportive of center-left parties, ends with these elections. Thus, the election completes the process of the “nationalization” of the voting behavior of the electorate that had already started in the previous elections. The article investigates the political offer, analyzes the results, and offers some interpretation of a historical election. The article concludes, however, that the volatility of the electorate is such as to make it difficult to predict whether a new political cycle is now starting in Trentino.

1. Introduzione

I risultati delle elezioni del 4 marzo 2018 in Italia sono stati definiti un “vicolo cieco” (Istituto Carlo Cattaneo 2018), che ha prodotto “una nuova Italia” (Cavallaro et al. 2018), portando al governo gli “sfidanti” (Emanuele/Paparo 2018). È stato necessario per gli studiosi ricorrere a nuove immagini per descrivere un processo di cambiamento dell’orientamento di voto dell’elettorato già ampiamente riscontrato nelle elezioni precedenti e, da ultimo, nelle elezioni politiche del 2013. Con una diffe­renza: se queste ultime elezioni erano state già definite per la sua imprevedibilità un “terremoto” (Chiaramonte/De Sio 2014) l’esito delle elezioni 2018 è stato (relativamente) più prevedibile. Da diverso tempo i sondaggi davano il centrosinistra in crisi (in particolare il Partito democratico – Pd), il Movimento 5 Stelle (M5S) in crescita e il centrodestra in ampia ripresa dopo la sconfitta del 2013. All’indomani delle elezioni, la politica italiana ha comunque dovuto fare i conti con una realtà nuova: il M5S era diventato il primo partito italiano, la Lega aveva ampiamente superato Forza Italia (FI), il Pd vedeva sostanzialmente dimezzato il consenso ottenuto alle elezioni politiche precedenti.

Anche in Trentino, l’esito delle elezioni non è stato meno dirompente. Per la prima volta da vent’anni, il Trentino ha cessato di essere l’unico lembo del Nord-est italiano favorevole ai partiti di centrosinistra: con un’unica eccezione, tutti i parlamentari eletti in Trentino fanno riferimento al centrodestra. Non solo: il risultato conseguito dalla Lega è stato ben al di sopra del risultato conseguito dallo stesso partito in Trentino nel corso della sua storia. Insomma, le elezioni politiche nazionali mostrano un trentino più in linea con l’andamento nazionale rispetto al passato. Perché? In questo articolo introdurremo l’offerta politica delle elezioni del 4 marzo, illustreremo i principali risultati e daremo conto delle principali ragioni che aiutano a spiegare come mai il Trentino si sia apparentemente “italianizzato”.

2. L’offerta politica

Le legge elettorale prevede che in Trentino vi siano tre collegi uninominali per la Camera e tre per il Senato. In ognuno di essi viene eletto chi consegue più voti. Gli altri cinque deputati e un senatore sono eletti in collegi plurinominali su base regionale. Per poter partecipare all’attribuzione dei seggi, le liste devono superare il 3 % su base nazionale (ma c’è una norma speciale per le minoranze linguistiche). Le liste in coalizione che superano almeno l’1 % dei voti contribuiscono ai voti totali della coalizione e quindi al numero dei seggi, ma se restano sotto questa soglia i loro voti non vengono conteggiati.

Nonostante questi vincoli normativi, l’offerta politica non è stata diversa da quella nazionale. Anche in Trentino le principali coalizioni nazionali (il centrodestra e il centrosinistra) si sono presentate unite con il partito del M5S autonomo rispetto a qualsiasi logica coalizionale. Qualche differenza, giustificabile con la specificità locale (analogamente a quando avvenuto in altri contesti) si è verificata nella composizione delle coalizioni. Per esempio, la presenza del Partito autonomista trentino tirolese (Patt) nella coalizione del centrosinistra è prerogativa esclusivamente trentina.

Come a livello nazionale, anche in Trentino la campagna elettorale è stata uno scontro tra “concezioni antitetiche della politica” (Bobba/Seddone 2018). I candidati si sono contrapposti di questioni quasi apologetiche, più che di scelte di politica pubblica: il popolo contro le élites, gli onesti contro gli impresentabili, il nuovo contro il vecchio, il cambiamento contro la continuità. Tra i vari motivi che spingevano per questo esito vi era quello della legge elettorale: assai difficilmente il “Rosatellum” (così come è stato chiamato il nuovo sistema elettorale proporzionale) avrebbe consentito ad una coalizione o ad un partito di diventare maggioranza. La posta in gioco, quindi, non era definita, al contrario degli interessi degli schieramenti politici, questi sì chiaramente definiti. Nel centrodestra, la competizione tra Forza Italia e Lega, che ha connotato da sempre la storia di questa coalizione fin dal 1994, aveva trovato nuovo vigore di fronte alla declinante figura di Silvio Berlusconi (e, quindi, del suo partito) e all’ascesa prepotente di Matteo Salvini che, assieme alla Lega (un partito non più territoriale, ma nazionale se non nazionalista – Brunazzo/Gilbert 2017), era riuscito ad occupare una centralità sconosciuta in precedenza nel dibattito politico. Di più, il “Rosatellum” permetteva ai partiti di centrodestra di trasformare le loro divergenze in un vantaggio elettorale, dando loro la possibilità di condurre partite separate in grado di attirare il consenso di parti non sovrapponibili di elettorato (Vampa 2018).

Per il M5S, il voto offriva una vera e propria prova di maturità. I sondaggi davano il movimento in forte ascesa in tutta Italia, ma in molti si domandavano se e come avrebbe questo partito retto alla sua inevitabile “istituzionalizzazione” nonostante la fase di transizione aperta dalla scomparsa di Gianroberto Casaleggio, l’abbandono di Beppe Grillo e la nomina del nuovo “capo politico” Luigi Di Maio (Biancalana/Colloca 2018). Infine, per il centrosinistra la sfida era arginare l’emorragia elettorale, di cui si erano avute importanti avvisaglie già in occasione del referendum costituzionale del dicembre 2016. Tutti questi temi hanno connotato anche la campagna elettorale trentina.

Nei giorni prima delle elezioni, l’attenzione dei media era tutta concentrata sulla capacità di tenuta del centrosinistra. In diversi commenti si enfatizzava come, nelle elezioni politiche del 2013, il centrosinistra avesse vinto quindici dei diciotto seggi regionali, lasciando solamente due seggi al centrodestra e uno al M5S. “Perdere anche un solo seggio rispetto a cinque anni fa – scriveva Luisa Maria Patruno su l’Adige del 3 marzo 2018 – sarebbe dunque una sconfitta”. Il seggio maggiormente in bilico sembrava quello della Valsugana, dove si scontravano tre esponenti di punta delle forze politiche: l’ex-presidente della Provincia autonoma e deputato uscente Lorenzo Dellai, il segretario della Lega nord del Trentino Maurizio Fugatti e il pentastellato Riccardo Fraccaro, deputato uscente nonché indicato dal leader dei 5 Stelle Luigi di Maio come ministro in pectore di un eventuale governo.

Come sempre, anche per le elezioni del 4 marzo la scelta delle candidature non è stata facile per i partiti coalizzati, in particolare per il centrosinistra. Lorenzo Dellai (che faceva riferimento alla lista “Civica popolare Lorenzin”, un partito che avrebbe dovuto raccogliere la precedente esperienza della lista voluta da Mario Monti nel 2013) ha accettato di candidarsi in un collegio difficile per “spirito di servizio” nei confronti del centrosinistra. Sapendo che l’elezione in quel collegio sarebbe stata molto difficile per qualsiasi candidato, i partiti principali del centrosinistra si sono contesi quelli che pensavano essere i collegi più certi. Tuttavia, alle normali trattative tra alleati, nel gennaio-febbraio 2018 si sono addizionate le divisioni interne al Pd. Il principale partito del Trentino non è stato in grado di definire autonomamente le proprie candidature, dovendo rivolgersi al segretario del partito perché definisse un quadro condiviso. Ciò ha contribuito a dare il senso di quanto profonde fossero le fratture dentro questo partito e dentro la coalizione del centrosinistra, già emerse più volte in sede di politica provinciale.

I temi della campagna elettorale sono stati prettamente nazionali, come era ovvio aspettarsi: la situazione economica, l’Europa e l’euro, la sicurezza e immigrazione; ma, come era altrettanto scontato immaginare in una provincia a statuto speciale che avrebbe avuto le elezioni provinciali di lì a pochi mesi, i temi sono spesso stati calati nella realtà del contesto trentino. Di conseguenza, il tema della necessità di nuove infrastrutture è diventato un dibattito sulla costruzione del tratto trentino dell’Autostrada A31 della Valdastico, il tema dell’autonomia chiesta nel 2017 da ­Veneto e Lombardia tramite due referendum consultivi è diventata una riflessione sulla specificità dell’autonomia trentina, e così via.

3. I risultati

I toni dei quotidiani il giorno dopo la proclamazione dei risultati offre un’idea della rottura che si è consumata il 4 marzo con il tradizionale orientamento di centrosinistra dell’elettorato trentino. Il 6 marzo, il quotidiano L’Adige titola “Ciclone Lega sul Trentino. Il centrodestra vince in tutti i collegi: storico 6-0”, il Trentino annuncia “Un Trentino a trazione leghista. Tutti i collegi al centrodestra. Bocciati anche Dellai, Mellarini, Nicoletti e Panizza”, il Corriere del Trentino enfatizza come il centrosinistra sia stato “spazzato via”. In effetti, con le elezioni del 4 marzo 2018 si completa quel percorso di nazionalizzazione dell’elettorato già avviato da diversi anni e di cui si erano già avuti importanti segnali nelle elezioni politiche precedenti (Brunazzo 2014).

Il risultato delle elezioni in Trentino è riassumibile nei termini “giornalistici” seguenti: la Lega stravince, il M5S cresce ma non “sfonda”, il centrosinistra e, in particolare, il Pd conoscono una sconfitta che li costringerà con ogni probabilità a una (lunga) traversata del deserto.

Il risultato della Lega è il principale elemento di novità. Il partito di Salvini guadagna circa 65.000 voti rispetto alle elezioni politiche del 2013, arrivando a più che quadruplicare i consensi e trascinando a una vittoria storica la coalizione di centrodestra. La rilevanza sistemica del risultato deriva dal fatto che, storicamente, la Lega in Trentino non aveva mai ottenuto risultati particolarmente brillanti a causa, probabilmente, dell’Autonomia: la Lega Nord di Umberto Bossi aveva infatti come suo principale obiettivo la creazione di un’Italia federale, un messaggio poco suadente in un territorio che si definiva già da sé una “comunità autonoma” (Brunazzo/Fabbrini 2005). Non solo: la Lega raggiunge in Trentino un risultato ben al di sopra della media nazionale, anche se non stupisce che sia così, considerato che, tradizionalmente, l’elettorato della Lega risiede principalmente nelle regioni dell’Italia settentrionale.

Al contrario, il M5S ottiene circa 10 punti percentuali in meno della media nazionale, un risultato sostanzialmente in linea con la media del consenso registrato da questo partito nelle regioni di Nord Est. Anche in questo caso, il dato stupisce relativamente: gli elettori del M5S si collocano soprattutto nell’Italia meridionale. Chi ottiene un risultato pienamente in linea con la media nazionale (+0,5 %) è il Pd. Tuttavia, come ricorda Emanuele (2018), si tratta del peggior risultato di sempre della sinistra in Italia, la seconda più debole d’Europa.

Il combinato disposto di queste dinamiche ha fatto sì che, per la prima volta dal 1994, anno delle prime elezioni che segnano l’inizio della seconda Repubblica, tutti i deputati e senatori eletti in Trentino nei collegi uninominali facciano riferimento alla coalizione di centrodestra. In particolare colpiscono l’ampiezza del divario tra il risultato del segretario della Lega Maurizio Fugatti e quello di Lorenzo Dellai ­(oltre 10.000 voti), ma anche la sconfitta (più incerta) del deputato uscente Franco Panizza contro Andrea De Bertoldi. Vale la pena notare come nessuno dei candidati del M5S sia stato realmente competitivo. In tutti i collegi il M5S, che è il secondo partito del Trentino dietro la Lega e davanti al Pd, è arrivato al terzo posto nei collegi uninominali, riuscendo solo a lambire il risultato della coalizione di centrosinistra nei collegi di Rovereto e Pergine.

La distribuzione territoriale del voto, ancora una volta, aiuta a capire dove si ­siano manifestati i più importanti cambiamenti di orientamento dei voti espressi. Le elezioni politiche mostrano come il centrodestra guidato dalla Lega (e non più da FI) abbia vinto in tutte le Comunità, ad eccezione del territorio di Trento. In particolare, il centrodestra risulta particolarmente forte nel Comun general de Fascia, dove, anche grazie alla candidatura della Procuradora del Comun General Elena Testor, raggiunge il 54 % circa dei consensi. Il centrodestra è altresì forte in Paganella, Val di Fiemme, Bassa Valsugana e Tesino e Val di Sole (48 % circa). Pur classificandosi al primo posto, i territori meno favorevoli sono la comunità dell’Alto Garda e Ledro (35 % circa dei voti), la Vallagarina (36 % circa) e, come detto, la zona di Trento (33 % circa). Il M5S ottiene il miglior risultato nella comunità dell’Alto Garda e Ledro (30 % circa), dove supera come secondo partito anche la coalizione di centrosinistra.

Che in Trentino via sia una qualche forma di competizione politica tra i centri urbani e le periferie non è cosa nuova: in numerose elezioni, alcuni partiti sono stati stabilmente più forti nei grandi comuni e altri stabilmente più forti nelle valli. Lo stesso centrosinistra autonomista ha costruito i suoi successi su una sorta di “divisione del lavoro”, con il Pd più forte nelle città e Unione per il Trentino (UpT) e Patt più forti nelle valli. Il voto del 4 marzo 2018 conferma in linea di massima questo andamento, introducendo, tuttavia, qualche fattore di incertezza in più: il centrodestra ha allargato il suo bacino del consenso un po’ ovunque e il centrosinistra è stato sconfitto laddove si sarebbe aspettato di vincere più facilmente.

Ai giornali locali non rimane che evidenziare la rottura con il passato. Simone Casalini (2018), sulle colonne del dorso locale del Corriere della Sera, scrive che

“Un’omologazione così netta alla condotta elettorale del Paese, e del Nord Italia nello specifico, non ha precedenti negli ultimi 20 anni e l’ampiezza dell’affermazione del centrodestra in alcuni territori rivela che c’è un malessere più profondo verso il centrosinistra autonomista. Non è solo il mulinare lungo dell’onda nazionale”.

Anche Alberto Faustini (2018), sul Trentino, enfatizza le novità del voto:

“Ciao Lorenzo (Dellai, ndr). Ciao Tiziano (Mellarini). Ciao Franco (Panizza). Ciao Michele (Nicoletti). Ciao Patt. Ciao Pd. Ciao UpT. Ciao centrosinistra autonomista. Ciao anomalia trentina. Ciao idea degasperiana di una regione di confine, autonoma, intrisa di convivenza, di cooperazione, di solidarietà. In un colpo solo gli elettori hanno azzerato una Democrazia cristiana che, al di là delle denominazioni di origine più o meno controllata, non era mai davvero finita”.

Infine, Pierangelo Giovanetti (2018), su l’Adige, parla dell’apertura di un nuovo ­ciclo politico:

Il risultato elettorale di domenica scorsa non ha terremotato soltanto la politica nazionale, ma ha colpito in profondità e affondato il centrosinistra autonomista al governo in Trentino da vent’anni. Simbolica è la cocente sconfitta di Lorenzo Dellai, quasi doppiato dal leghista Fugatti, che ne segna la fine politica ed evidenzia emblematicamente la conclusione di un≈ciclo”.

4. Una interpretazione

Nel voto del 4 marzo in Trentino si sono mescolate dinamiche nazionali e locali. Per diversi motivi si ritiene che le prime abbiano prevalso sulle seconde. Che gli elettori italiani siano in grado di distinguere tra elezioni di livello diverso lo confermano almeno due casi di competizione elettorale avvenuti a cavallo tra il 2017 e il 2018. Il primo è il caso del risultato della Sicilia. Nel novembre 2017, in occasione delle elezioni regionali, il M5S raggiunge il 34,6 % dei consensi (con un aumento del 16,5 % rispetto alle elezioni regionali precedenti) ma, solo pochi mesi dopo, lo stesso partito cresce fino al 47 % circa facendo quello che è stato giornalisticamente chiamato “cappotto”, ossia vincendo in tutti i collegi uninominali e riuscendo a eleggere 53 parlamentari su 77. Il secondo è il caso del Pd che, mentre conosce una sconfitta bruciante nelle elezioni nazionali del 4 marzo, nelle elezioni regionali nel Lazio dello stesso giorno riesce a ottenere la riconferma del presidente uscente Nicola Zingaretti (con il M5S che arriva terzo partito). In Trentino, questa considerazione non trova immediati elementi di suffragio, considerato che, negli ultimi anni, le preferenze espresse dagli elettori hanno premiato quasi sempre i partiti di centrosinistra. Tuttavia, se si notano le alterne fortune che ottengono i partiti politici territoriali nelle elezioni provinciali e nazionali (principalmente Patt e Margherita-UPT-Civica Popolare Lorenzin) e, di converso, alcuni partiti nazionali (come FI), è plausibile ritenere che anche in Trentino si possa notare una certa maturità dell’elettorato sotto questo profilo.

Ciò detto, le elezioni nazionali come era inevitabile, sono state lette soprattutto in chiave locale. Non poteva essere altrimenti: una così importante vittoria del centrodestra (e della Lega, in particolare) e una così pesante sconfitta del centrosinistra (e del Pd, principalmente), non poteva che costituire un elemento di riflessione per capire gli orientamenti dell’elettorato in vista delle provinciali che si sarebbero tenute l’ottobre successivo. In effetti, cinque segnali dovevano suonare come reali campanelli d’allarme per il centrosinistra alla guida della giunta provinciale. Il primo era la dimensione della sconfitta, il secondo era la vittoria netta del centrodestra; il terzo era la sconfitta dei molti importanti leader del centrosinistra candidatisi alle elezioni nazionali. La mancata elezione di Tiziano Mellarini (segretario dell’UpT), Franco Panizza (segretario del Patt), Lorenzo Dellai (un vero e proprio cardine della politica trentina, per lo meno fino a quel momento) lasciava i principali partiti della coalizione acefali. A ciò si deve aggiungere la difficoltà del Pd anche solamente di identificare un suo segretario. Quarto motivo di preoccupazione era che le divisioni tra i partiti del Centrosinistra autonomista (che erano profonde prima delle elezioni) avrebbero potuto ulteriormente aumentare: nei giorni immediatamente successivi alle elezioni, si segnaleranno le accuse reciproche circa il poco impegno in cam­pagna elettorale o sulle scelte dei candidati o la formazione delle liste. Infine, anche la politica locale avrebbe inevitabilmente risentito delle incertezze nazionali. La ­crisi dentro il Pd nazionale sarebbe cresciuta ed avrebbe avuto evidenti ripercussioni ­anche sul Pd provinciale, che è l’azionista di maggioranza del Centrosinistra autono­mista. Infine, non poteva essere sottovalutata la voglia e l’esigenza di “cambiamento” (qualsiasi cosa si intendesse con questa espressione) espressa dagli elettori in occasione del voto.

Che le elezioni nazionali avrebbero avuto ripercussioni anche sulle elezioni provinciali dell’ottobre 2018 è stato chiaro fin dall’inizio. In occasione dell’Assemblea del Pd tenutasi il 9 marzo 2018, annunciando le sue dimissioni, il segretario del Pd Italo Gilmozzi dichiara che

“i trentini hanno detto un no secco alla proposta della difesa dell’auto­nomia così come l’ha presentata il Patt… come centrosinistra dovremo recuperare al più presto il senso della nostra coalizione… non mi dimetto perché sono andate male le elezioni ma perché ho capito che c’è bisogno di dare maggiore impulso al partito in vista delle provinciali… c’è la necessità di individuare con l’UpT e Patt i valori condivisi” (Pd Trentino 2018).

Dal di là dell’analisi dell’epifenomeno, non mancano commenti nemmeno sulle cause più profonde della sconfitta del centrosinistra: “I trentini non votano in massa i 5 Stelle perché non hanno problemi di reddito. Preferiscono premiare un partito come la Lega che percepiscono come partito territoriale, anche se non lo è più. E il fatto che votino Lega significa che non si sentono protetti”, dichiara Sergio Fabbrini, che continua “C’è un bisogno degli elettori di vedere facce nuove. Che sia giusto o ingiusto non ha importanza; è chiaro che molti hanno lavorato bene, con onestà e competenza, ma questo messaggio va dato” (Gottardi 2018).

Le elezioni del 4 marzo lasciano un Trentino definitivamente orientato a destra? La risposta è certamente negativa: in politica nulla è definitivo, in particolare l’orientamento politico degli elettori in una fase storica di grande volatilità del voto. Certamente, però, le elezioni hanno mostrato quanto profonda fosse la crisi del centrosinistra e di quanto attento alle dinamiche nazionali fosse diventato l’elettorato trentino. Il successivo voto alle elezioni politiche provinciali dell’ottobre 2018 non ha fatto altro che confermare queste considerazioni.

Riferimenti bibliografici

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Brunazzo, Marco (2014), Il 2013 tra elezioni nazionali e provinciali in Trentino. Fine del bipolarismo?, in: Politika 14, Bozen: Edition Raetia, 331-351

Brunazzo, Marco/Fabbrini, Sergio (2005), La geografia elettorale: l’egemonia democristiana, in: Leonardi, Andrea/Pombeni, Paolo (a cura di), Storia del Trentino. L’Età contemporanea. Il Novecento, Bologna: il Mulino, 255-280

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Casalini, Simone (2018), L’anomalia evaporata, in: Corriere del Trentino, 06.03.2018

Cavallaro, Matteo/Diamanti, Giovanni/Pregliasco, Lorenzo (2018), Una nuova Italia. Dalla comunicazione ai risultati, un’analisi delle elezioni del 4 marzo, Roma: Castelvecchi

Chiaramonte, Alessandro/De Sio, Lorenzo (2014), Terremoto elettorale. Le elezioni politiche del 2013, Bologna: il Mulino

Emanuele, Vincenzo (2018), Il peggior risultato di sempre della sinistra italiana, la seconda più debole d’Europa, in: Vincenzo, Emanuele/Paparo, Aldo (a cura di), Gli sfidanti al governo. Disincanto, nuovi conflitti e diverse strategie dietro il voto del 4 marzo 2018, Roma: LUP e CISE, 129-131

Emanuele, Vincenzo/Paparo, Aldo (a cura di) (2018), Gli sfidanti al governo. Disincanto, nuovi conflitti e diverse strategie dietro il voto del 4 marzo 2018, Roma: LUP e CISE

Faustini, Alberto (2018), C’era una volta l’anomalia trentina, in: Trentino, 06.03.2018

Giovanetti, Pierangelo (2018), Affondato il centrosinistra, in: l’Adige, 06.03.2018

Gottardi, Franco (2018), L’Italia debole nell’UE fa vincere Lega e M5S, in: L’Adige, 07.03.2018

Istituto Carlo Cattaneo (a cura di), Il vicolo cieco. Le elezioni del 4 marzo 2018, Bologna: il Mulino

Patruno, Luisa M. (2018), Test di tenuta per il centrosinistra, in: L’Adige, 03.03.2018

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Vampa, Davide (2018), Il centrodestra a guida leghista, in: Istituto Carlo Cattaneo (a cura di), Il vicolo cieco. Le elezioni del 4 marzo 2018, Bologna: il Mulino, 57-78

Lista degli acronimi.

Sigla

Nome esteso

Civ.Pop. Lorenzin

Civica popolare Lorenzin

FdI

Fratelli d’Italia

FI

Forza Italia

Leu

Liberi e uguali

M5S

Movimento 5 Stelle

Patt

Partito autonomista trentino-tirolese

Pd

Partito democratico

Svp

Südtiroler Volkspartei

Udc

Unione di centro

UpT

Unione per il Trentino

Tab. 1: Percentuale dei voti ottenuti dai partiti per l’elezione della Camera dei deputati sul totale dei voti validi

Partito

Camera dei ­deputati

Risultato nazionale*

Senato della repubblica

Risultato nazionale*

n.

%

%

n.

%

%

Lega Salvini

80.682

27,36

17,37

72.956

27,01

17,64

Forza Italia

25.628

8,69

14,01

24.404

9,03

14,44

Fratelli d’Italia Meloni

10.118

3,43

4,35

9.594

3,55

4,26

Noi con l’Italia

1.879

0,64

1,30

1.967

0,73

1,20

Totale centrodestra

118.307

40,12

37,03

108.921

40,32

37,54

Partito democratico

56.936

19,31

18,72

51.341

19,00

19,13

+Europa con Bonino

10.059

3,41

2,55

8.219

3,04

2,36

Civica popolare Lorenzin

6.399

2,17

0,54

6.052

2,24

0,52

Insieme Italia Europa

2.017

0,68

0,54

2.545

0,94

0,60

Svp-Patt

14.523

4,93

0,41

14.988

5,55

0,42

Totale Centrosinistra

89.934

30,50

22,76

83.145

30,77

23,03

Movimento 5 Stelle

68.867

23,36

32,66

62.899

23,28

32,19

Liberi e uguali

8.282

2,81

3,38

7.759

2,87

3,27

Potere al popolo

3.396

1,15

1,13

3.182

1,18

1,06

CasaPound Italia

2.875

0,98

0,95

1.600

0,59

0,85

Il popolo della famiglia

2.530

0,86

0,66

2.642

0,98

0,70

Partito valore umano

668

0,23

0,15

Nota: *Il dato nazionale non comprende la Valle d’Aosta.
Fonte: Ministero dell’Interno, Servizi elettorali.

Tab. 2: I risultati per l’elezione della Camera dei deputati nei collegi della Provincia di Trento (2018)

Collegio

Candidati

Coalizione a sostegno

N.

%

Trento

Giulia Zanotelli

Lega, FI, FdI, Noi con l’Italia – Udc

50.559

37,38

Mariachiara Franzoia

Pd, Svp-Patt, +Europa, Civ. Pop. Lorenzin, Italia Europa Insieme

45.907

33,94

Carmen Martini

M5S

29.991

22,17

Renata Attolini

LeU

4.386

3,24

Valeria Allocati

Potere al popolo!

1.616

1,19

Filippo Castaldini

Casapound Italia

1.287

0,95

Berardo Taddei

Il popolo della famiglia

1.115

0,82

Michela Chiogna

Partito valore umano

391

0,29

Rovereto

Vanessa Cattoi

Lega, FI, FdI, Noi con l’Italia – Udc

36.544

37,51

Michele Nicoletti

Pd, Svp-Patt, +Europa, Civ. Pop. Lorenzin, Italia Europa Insieme

31.183

29,58

Matteo Perini

M5S

28.020

26,58

Ezio P. Viglietti

LeU

3.019

2,86

Giuliano Pantano

Potere al popolo!

1.316

1,25

Giulia Pilloni

Casapound Italia

1.164

1,10

Milena Carozzo

Il popolo della famiglia

985

0,93

Massimo Taddei

Partito valore umano

196

0,19

Pergine

Maurizio Fugatti

Lega, FI, FdI, Noi con l’Italia – Udc

32.333

44,56

Lorenzo Dellai

Pd, Svp-Patt, +Europa, Civ.Pop. Lorenzin, Italia Europa Insieme

19.385

26,72

Riccardo Fraccaro

M5S

16.674

22,98

Antonella Valer

LeU

1.929

2,66

Samira Stephan

Potere al popolo!

717

0,99

Jenny Cazzolli

Casapound Italia

691

0,95

Damiano Cattarin

Il popolo della famiglia

619

0,85

Fikreta Pilipovic

Partito valore umano

212

0,29

Nota: In neretto il nome degli eletti.
Fonte: Ministero dell’Interno, Servizi elettorali.

Tab. 3: I risultati per l’elezione del Senato della Repubblica nei collegi della Provincia di Trento (2018)

Collegio

Candidati

Coalizione a sostegno

N.

%

Trento

Andrea De Bertoldi

Lega, FI, FdI, Noi con l’Italia – Udc

46.779

37,58

Franco Panizza

Pd, Svp-Patt, +Europa, Civ.Pop. Lorenzin, Italia Europa Insieme

43.125

34,87

Cristiano Zanella

M5S

27.178

21,98

Andrea Pradi

LeU

4.175

3,38

Graziano Morando

Potere al popolo!

1.538

1,24

Louse D. Hill

Il popolo della famiglia

1.174

0,95

Rovereto

Donatella Conzatti

Lega, FI, FdI, Noi con l’Italia – Udc

36.232

37,42

Tiziano Mellarini

Pd, Svp-Patt, +Europa, Civ.Pop. Lorenzin, Italia Europa Insieme

29.354

30,32

Cinzia Boniatti

M5S

25.213

26,04

Annalisa Foletti

LeU

2.792

2,88

Alessia Conforto

Potere al popolo!

1.185

1,22

Doranna Meneghelli

Casapound Italia

1.067

1,10

Emiliano Fumaneri

Il popolo della famiglia

977

1,01

Pergine

Elena Testor

Lega, FI, FdI, Noi con l’Italia – Udc

29.982

45,32

Eleonora Stenico

Pd, Svp-Patt, +Europa, Civ.Pop. Lorenzin, Italia Europa Insieme

17.829

26,95

Gianni Marzi

M5S

14.842

22,43

Vincenzo Calì

LeU

1.582

2,39

Roberto Bordin

Potere al popolo!

667

1,01

Angela D’Alessandro

Il popolo della famiglia

645

0,97

Angela Palmisano Tripodi

Casapound Italia

615

0,93

Nota: In neretto il nome degli eletti.
Fonte: Ministero dell’Interno, Servizi elettorali.

Fig. 1: Le percentuali di voto dei principali partiti trentini nelle diverse elezioni tenutesi tra il 1994 e il 2018.

Fonte: calcoli degli autori su dati del Ministero degli Interni – Archivio elettorale, nonché del sito della Provincia autonoma di Trento.