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Umberto Galmarini

La finanza locale nella Provincia autonoma di Trento

Local finance in the Autonomous Province of Trento

Abstract This paper examines the local financing structure of the Autonomous Province of Trento. In the past decade, the province initiated several reforms regulating the financial assets of the municipalities. These programmes have three main objectives: firstly, to gradually align the municipalities’ current expenses with standard overhead costs by re-modulating provincial transfers. Secondly, to make small municipalities more efficient by obliging them to run – in an associated form – several expenses and incentives by instituting new municipalities by merging existing ones. And thirdly, to strengthen the financial autonomy of the municipalities by rationalising municipal taxes on real estate. This study and the policies described therein do not apply to the province’s two large municipalities, Trento and Rovereto, which, thanks to their prominent role in the provincial public system, are subject to special financing rules. Moreover, this analysis is limited to the current activity of the municipal administration. With regard to the capital and maintenance costs, we mention only the fact that the province has begun rationalising the flows of local public investments.

1. Gli obiettivi di finanza locale in Trentino

Nel corso dell’ultimo decennio la Provincia autonoma di Trento ha avviato un percorso di riforma dell’assetto della finanza di parte corrente dei Comuni trentini volto al conseguimento di tre principali obiettivi.1

Allineamento graduale della spesa corrente dei Comuni ai corrispondenti fabbisogni standard di spesa, mediante una rimodulazione dei trasferimenti provinciali. Comuni simili sotto il profilo dei fabbisogni di spesa e delle capacità fiscali dovrebbero disporre di analoghe quantità di risorse per finanziare la propria attività, dal momento che tutti i Comuni si finanziano in parte con quote di risorse provinciali sotto forma di trasferimenti. Le sole differenze ammissibili nell’ammontare di risorse disponibili sono quelle derivanti da diversi livelli di capacità fiscale (ma solo nella misura in cui il sistema della autonomie locali ha stabilito che la perequazione delle capacità fiscali non deve essere completa), e da diversi livelli di sforzo fiscale. Il principale strumento utilizzato per perseguire questo obiettivo, il modello della spesa standard, è descritto nel paragrafo 3, mentre il paragrafo 5 illustra i criteri di riparto del fondo di solidarietà comunale.

Efficientamento dei piccoli Comuni, mediante l’obbligo di esercizio in forma associata di alcune funzioni di spesa e incentivi all’istituzione di nuovi Comuni per fusione di Comuni esistenti. Nel 2009, su 223 Comuni, in Trentino se ne contavano 111 con meno di 1.000 abitanti e 64 con popolazione compresa fra 1.000 e 2.000 abitanti. Come si mostra nei paragrafi 2 e 3, Comuni così piccoli hanno livelli di spesa pro capite di gran lunga superiori a quelli dei Comuni di media dimensione, a causa dell’elevata incidenza dei costi fissi di erogazione dei servizi. Al fine di efficientare il sistema delle autonomie locali, la Provincia ha promosso le fusioni fra Comuni e ha istituito l’obbligo, a partire dal 2016, di esercizio in forma associata di alcune funzioni di spesa per i Comuni con meno di 5.000 abitanti. Come si descrive nel paragrafo 4, fra il 2010 e il 2015 sono andati a fusione 59 Comuni con popolazione inferiore a 2.000 abitanti mentre 137 Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti istituiranno le gestioni associate nel corso del 2016.

Rafforzamento dell’autonomia finanziaria dei Comuni, mediante una razionalizzazione dell’imposta comunale sugli immobili. Maggiore è la quota di spese finanziate con entrate proprie, maggiore è il grado di responsabilizzazione politica degli amministratori locali. Con l’istituzione, nel 2015, dell’imposta immobiliare semplice (Imis), la Provincia ha dotato i Comuni trentini di un solido strumento per finanziare con risorse proprie una parte consistente delle loro funzioni di spesa. Come si illustra nel paragrafo 5, la nuova imposta sugli immobili svolge anche un ruolo importante all’interno del fondo di solidarietà comunale, i cui criteri di riparto sono basati, oltre che sui fabbisogni standard di spesa, sulla perequazione dei gettiti standardizzati riscossi attraverso l’imposizione immobiliare.

L’analisi svolta e le politiche qui descritte non si applicano ai due grandi Comuni della Provincia, Trento e Rovereto, per i quali, in virtù dei particolari ruoli svolti nel sistema pubblico provinciale, sono previste regole di finanziamento speciali. Inoltre, l’analisi si limita all’attività di parte corrente delle amministrazioni comunali. Sul fronte delle spese in conto capitale, in questa introduzione possiamo solo accennare al fatto che la Provincia ha avviato un processo di razionalizzazione dei flussi degli investimenti pubblici locali. Dopo anni di consistenti investimenti, sostenuti da trasferimenti provinciali, le dotazioni di infrastrutture dei Comuni trentini sono adeguate alle necessità dei territori. In futuro, i trasferimenti della Provincia ai Comuni per spese in conto capitale saranno finalizzati alla manutenzione e alla valorizzazione dello stock esistente di infrastrutture comunali. Le risorse per nuovi investimenti saranno invece destinate alla realizzazione di opere di rilevanza sovracomunale.

2. Il quadro finanziario dei Comuni trentini

La tabella 1 offre un quadro sintetico dei bilanci di competenza dei Comuni trentini, suddivisi in quattro fasce demografiche, e con l’esclusione dei Comuni di Trento e Rovereto, per l’anno 2013. Per l’aggregato dei 208 Comuni, le entrate e le spese correnti ammontano rispettivamente a circa 508 e 448 milioni di euro. L’avanzo corrente, circa 60 milioni di euro, è utilizzato in parte per il rimborso dei mutui (circa 47 milioni di euro) mentre la quota residua (avanzo economico, circa 13 milioni di euro), concorre, insieme alle altre entrate in conto capitale, al finanziamento delle spese di investimento, che in totale ammontano a circa 358 milioni di euro.

In termini pro capite, entrate e spese correnti diminuiscono all’aumentare della dimensione demografica: rispettivamente, 1.640 e 1.388 euro per i Comuni con meno di 1.000 abitanti, 1.103 e 1.002 euro per i Comuni con più di 5.000 abitanti. La spesa corrente pro capite dei piccoli Comuni supera di circa il 40 per cento quella dei Comuni più grandi perché l’erogazione dei servizi comunali comporta il sostenimento di alcuni costi fissi, la cui incidenza sulla spesa pro capite si riduce all’aumentare della popolazione. Il modello della spesa standard, descritto nel paragrafo 3, permette di distinguere la componente di costo pro capite che dipende dalla dimensione demografica da quelle che dipendono da altri fattori che pure possono impattare in modo diverso su piccoli e grandi Comuni (come le caratteristiche del territorio, la vocazione turistica, ecc.). Il differenziale fra piccoli e grandi Comuni nel livello di entrate correnti pro capite dipende invece da tre diversi fattori su altrettante fonti di entrata. I trasferimenti pro capite dei piccoli Comuni sono più elevati di quelli dei grandi Comuni perché la Provincia ha sempre assecondato, nel riparto dei trasferimenti, la curva di spesa pro capite sopra descritta. L’anno 2016 rappresenta però un punto di svolta, perché, come si illustra nel paragrafo 4, per i Comuni con meno di 5.000 abitanti parte l’obbligo dell’esercizio in forma associata di alcune funzioni di spesa, con l’obiettivo di fare convergere, entro il 2019, la loro spesa corrente pro capite ai medesimi livelli dei Comuni di circa 5.000 abitanti. Le entrate proprie pro capite dei piccoli Comuni sono mediamente superiori a quelle dei grandi Comuni sia per una più spiccata vocazione turistica, che determina un elevato gettito pro capite dell’imposta sugli immobili, sia per la presenza, sul loro territorio, di alcune risorse naturali (cave per l’estrazione del porfido, bacini montani per la produzione di energia elettrica, boschi per la produzione di legname, ecc.), dal cui sfruttamento alcuni piccoli Comuni traggono consistenti proventi.

Il divario fra piccoli e grandi Comuni è ancora più accentuato sul versante delle entrate e delle spese pro capite in conto capitale. Gli investimenti pro capite ammontano infatti a 1.559 euro nei piccoli Comuni e a 645 euro in quelli più grandi, una differenza che trova quasi piena corrispondenza nel diverso livello dei trasferimenti di capitale pro capite erogati dalla Provincia ai piccoli e ai grandi Comuni.

Riguardo alla struttura dei bilanci, dalla tabella 1 si può calcolare che, per l’aggregato dei Comuni, le entrate tributarie, i trasferimenti dalla Provincia e le entrate extra-tributarie rappresentano rispettivamente circa il 30 per cento, il 33 per cento e il 35 per cento delle entrate correnti. Circa il 64 per cento della spesa in conto capitale è invece finanziata da trasferimenti provinciali.

3. Il modello della spesa standard

Il modello econometrico della spesa standard fornisce una stima dei comportamenti medi di spesa dei Comuni in funzione di alcuni indicatori oggettivi dei fabbisogni di spesa e delle capacità fiscali. La stima della spesa standard pro capite si ottiene mediante una semplice regressione a minimi quadrati fra spesa pro capite effettiva (la variabile dipendente del modello) e una serie di determinanti della spesa (i regressori, o variabili indipendenti, del modello).

In questa nota non c’è spazio per descrivere in dettaglio i criteri utilizzati per definire la spesa corrente oggetto di standardizzazione, e per discutere le motivazioni che hanno portato alla scelta di una data determinante della spesa in luogo di un’altra. Per approfondimenti, si rinvia a Galmarini e Rizzo (2006, 2008a, 2008b). Ci si limita a illustrare, con l’aiuto della tabella 2, la struttura del modello.

La prima parte della tabella descrive il peso relativo, e il valore assoluto medio, minimo e massimo, delle varie determinanti della spesa standard. La spesa standard pro capite di ciascun Comune comprende innanzitutto una quota capitaria (la costante dell’equazione stimata) il cui importo è di 129 euro. Ciò significa che ciascun individuo residente nella Provincia di Trento, a prescindere dalle caratteristiche del Comune di residenza, e a prescindere dalle proprie caratteristiche personali (età, condizione sociale, ecc.), “determina” una spesa comunale di 129 euro, pari al 14,5 per cento della spesa pro capite media effettiva (la spesa corrente pro capite utilizzata nella stima è stata ottenuta calcolando la media dei dati di cassa del triennio 2007-2009, il cui valore medio, per i 210 Comuni considerati, è di 885 euro). La quota restante, pari all’85,5 per cento, risulta determinata dai fattori elencati nella tabella, che caratterizzano i Comuni sotto il profilo demografico, sociale, geografico ed economico.

La dimensione demografica e il tasso di variazione decennale della popolazione spiegano il 22,4 per cento della spesa dei Comuni. Questa componente del modello contiene due variabili, l’inverso della popolazione e la popolazione, i cui coefficienti stimati determinano una sorta di curva a “U” in funzione della popolazione, le cui caratteristiche sono illustrate nella seconda parte della tabella 2 nella colonna “D.D.” (abbreviazione di “dimensione demografica”). In media, la spesa standard pro capite dei Comuni con meno di 500 abitanti è pari a 621 euro, valore che quasi si dimezza, 321 euro, per i Comuni con popolazione compresa fra 500 e 1.000 abitanti, e che prosegue in discesa fino al valore minimo, 163 euro, in corrispondenza dei Comuni con popolazione compresa fra 5.000 e 10.000 abitanti. Il valore puntuale del minimo si trova in corrispondenza di 6.319 abitanti, soglia oltrepassata la quale la spesa pro capite risale in modo graduale. Come anticipato nel paragrafo 2, la curva della spesa standard in funzione della dimensione demografica è lo strumento utilizzato per definire gli obiettivi di efficientamento della spesa descritti nel paragrafo 4.

Oltre alla dimensione demografica, il modello comprende sei categorie di determinanti della spesa. La presenza di bambini in età pre-scuola materna (quota di popolazione da zero a tre anni) ha un’incidenza sulla spesa piuttosto contenuta, il 3,5 per cento. Si fa però notare che, poiché il coefficiente stimato è pari a 806 euro, per ogni bambino residente di età compresa fra zero e tre anni il modello riconosce al Comune 806 euro in termini di fabbisogno standard di spesa. Sul totale della popolazione residente, la tabella mostra che ciò vale in media 31 euro in termini pro capite, dato che in media i bambini compresi fra zero e tre anni rappresentano circa il 4 per cento dei residenti.

Importanti determinanti della spesa sono l’altitudine del territorio comunale (misurata sia in termini di media, sia in termini di varianza, dell’altitudine dei centri abitati presenti nel Comune), e il numero di abitazioni e di unità locali del settore privato, che incidono rispettivamente per il 10,7 per cento e il 36,4 per cento. L’altitudine cattura sia fabbisogni di spesa legati alla gestione del territorio (l’erogazione dei servizi risulta più onerosa, a parità di condizioni, in un territorio montano rispetto a uno situato a valle) sia fabbisogni di spesa legati ai servizi turistici, data la maggiore vocazione turistica dei Comuni montani. Il numero di abitazioni e di unità locali del settore privato rappresentano sia misure di fabbisogni di spesa (viabilità e illuminazione, servizio idrico, ecc.) sia misure indirette delle capacità fiscali (perché costituiscono base imponibile per l’imposta sugli immobili).

Ulteriori determinanti incluse nel modello sono il grado di frazionamento amministrativo, che spiega l’1,6 per cento della spesa complessiva, e i trasferimenti erogati dalla Provincia per lo svolgimento di alcune funzioni specifiche, che spiegano il 9 per cento della spesa dei Comuni. Il contenuto impatto delle presenze turistiche, in media solo l’1,7 per cento, con valori assoluti che però sfiorano i 300 euro pro capite nei Comuni con spiccata vocazione turistica, si spiega col fatto che anche l’altitudine e il numero di abitazioni (che include le seconde case) rappresentano delle proxy dei fabbisogni di spesa legati al turismo. Nel complesso, il modello della spesa standard permette di spiegare in termini “oggettivi” circa l’85 per cento della variabilità che si osserva nei livelli di spesa corrente pro capite dei Comuni trentini.

4. Gestioni associate, fusioni e obiettivi di riduzione della spesa corrente

In applicazione dell’articolo 9 bis della legge provinciale 16 giugno 2006, n. 3, la giunta provinciale della Provincia autonoma di Trento ha provveduto, con delibera n. 1952 del 9 novembre 2015, all’individuazione degli ambiti associativi, delle modalità di svolgimento delle gestioni associate e degli obiettivi di riduzione della spesa per i Comuni con meno di 5.000 abitanti, con l’esclusione di quelli che hanno già avviato il procedimento di fusione, di cui si riferisce in seguito.

I contenuti del provvedimento sono sintetizzati nella tabella 3. La Provincia ha individuato 33 ambiti associativi per 132 Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti. La popolazione media dei 132 Comuni è di 1.296 abitanti, la popolazione media dei 33 ambiti associativi è di 5.182 abitanti. Nel corso del 2016 i Comuni dovranno dare avvio alla gestione in forma associata di almeno due dei servizi previsti a regime (segreteria generale, organizzazione, servizio finanziario, servizio entrate, ufficio tecnico, urbanistica, pianificazione del territorio, gestione dei beni demaniali e patrimoniali, anagrafe, stato civile, servizio elettorale, servizio statistico, commercio, servizi generali) ed entro il 2019 dovranno raggiungere un obiettivo di riduzione della spesa corrente.

Tab. 3: Gestioni associate: obiettivi di riduzione della spesa corrente

ambiti o nuovi comuni

nu­mero comuni

popolazione

valori totali in migliaia
di euro

inci­denza sulla spesa

valori pro capite
in euro

totale

media

spesa corrente

obiettivi di
efficientamento

spesa corrente

obiettivo effettivo

teo­rico

già
in­tra­pre­so

effettivo

GA

33

132

171.013

1.296

137.299

10.913

2.904

8.009

5,8 %

803

47

GA5

5

5

7.690

1.538

4.976

368

176

192

3,9 %

647

25

DER

6

20.159

3.360

13.180

153

50

103

0,8 %

654

5

TOT

143

198.862

1.391

155.456

11.434

3.130

8.304

5,3 %

782

42

Legenda:

GA: Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti che esercitano gestione associata

GA5: Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti che esercitano la gestione associata con un Comune con popolazione superiore a 5.000 abitanti

DER: Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti in deroga dalla gestione associata

Fonte: Protocollo d‘intesa in materia di finanza locale per il 2016, Provincia di Trento e Consiglio delle Autonomie Locali della Provincia autonoma di Trento

Per quantificare l’obiettivo di riduzione della spesa di ciascun Comune si è utilizzato il modello della spesa standard descritto nel paragrafo 3. Innanzitutto si è calcolato il livello di spesa standard in corrispondenza di una popolazione pari a 5.000 abitanti, considerando solo la componente della spesa standard legata alla dimensione demografica. Per ciascun Comune, si è poi calcolato il corrispondente livello di spesa standard, in funzione della sua popolazione effettiva. Dalla differenza fra il secondo e il primo valore si è ottenuto l’obiettivo di efficientamento “teorico”, cioè quello che permetterebbe a un Comune con meno di 5.000 abitanti di operare, in gestione associata, al medesimo livello di efficienza, in termini di spesa pro capite, di un Comune di 5.000 abitanti. Si è poi provveduto al confronto fra la spesa effettiva e la spesa standard complessiva (che include sia la componente demografica, sia la componente relativa alle altre determinanti della spesa descritte nel paragrafo 3) di ciascun Comune. Per i Comuni con spesa effettiva superiore alla standard, l’obiettivo di efficientamento “effettivo” (quello da raggiungere entro il 2019) è stato posto pari a quello “teorico”. Per i Comuni con spesa effettiva inferiore alla standard, invece, l’obiettivo di efficientamento “effettivo” è stato ottenuto rivedendo al ribasso quello “teorico”, in misura pari alla differenza fra spesa standard e spesa effettiva. In questo modo, si è voluto attenuare l’obiettivo da raggiungere per i Comuni che, avendo una spesa effettiva inferiore alla standard, hanno una gestione dei servizi più efficiente dello standard di riferimento. Nel complesso, per i 132 Comuni che opereranno in gestione associata, la riga “GA” della tabella 3 mostra che, a fronte di un obiettivo teorico di riduzione della spesa di 10,9 milioni di euro, quello effettivo risulta pari a 8 milioni di euro, con un’incidenza sulla spesa del 5,8 per cento (47 euro, in termini pro capite).

Il provvedimento prevede anche dei casi particolari. Il primo riguarda cinque Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti che sono stati inseriti in un ambito associativo insieme a un Comune con più di 5.000 abitanti (riga “GA5” della tabella 3). Il secondo riguarda sei Comuni con meno di 5.000 abitanti per i quali la Provincia ha concesso una deroga (prevista dalla normativa, a particolari condizioni) dall’obbligo di gestione associata (riga “DER”). Per entrambe le categorie di Comuni, gli obiettivi di riduzione della spesa sono stati calcolati secondo le stesse modalità descritte sopra.

La delibera n. 1952 del 9 novembre 2015 rinvia a successivo provvedimento la definizione degli obiettivi di riduzione della spesa per i nuovi Comuni che si sono costituiti il 1° gennaio 2016 per effetto di fusione. Si tratta di 55 enti, con popolazione media di 919 abitanti, che hanno istituito 18 nuovi Comuni, la cui popolazione media è pari a 2.808 abitanti. Il provvedimento, che al momento in cui si scrive (fine febbraio 2016) è in fase di definizione, dovrebbe prevedere, per i nuovi Comuni, obiettivi di riduzione della spesa più favorevoli rispetto a quelli previsti per i Comuni che opereranno in gestione associata, riconoscendo in questo modo un premio alle amministrazioni e alle popolazioni che, tramite referendum, hanno optato per il percorso più impegnativo, ma anche più virtuoso, della fusione.2 Obiettivi di efficientamento della spesa più favorevoli rispetto a quelli inizialmente definiti con la delibera n. 1952 del 9 novembre 2015 sono anche previsti per i 36 Comuni che, pur iniziando a operare in gestione associata a partire dal 2016, hanno approvato entro il 31 gennaio 2016 l’avvio di un percorso di fusione (fra il 2018 e il 2020 i 36 Comuni si ridurranno, per effetto di fusione, a dodici).

5. Finalità e criteri di riparto del Fondo di solidarietà comunale

Attraverso il fondo perequativo, istituito nel 1994, la Provincia autonoma di Trento ha costantemente cercato, da un lato, di allineare la spesa corrente dei Comuni ai corrispondenti fabbisogni standard di spesa, e, dall’altro, di ammortizzare gli effetti delle modifiche, il più delle volte determinate da provvedimenti statali, della legislazione sull’imposta immobiliare attribuita ai Comuni. Questo paragrafo descrive i criteri adottati dalla Provincia nel corso dell’ultimo triennio, e quelli previsti per il 2016, per il riparto del fondo perequativo, che nel 2015 è stato ribattezzato col nome di Fondo di solidarietà comunale.

Innanzitutto, va rilevato che la Provincia ha avviato un percorso di riduzione delle risorse complessive del fondo perequativo (o di solidarietà): partendo da un fondo di circa 178 milioni di euro nel 2012, il piano di miglioramento per il periodo 2013-2017, finalizzato alla riduzione della spesa corrente dei Comuni, comporta un taglio di 30,6 milioni di euro nel quinquennio (di cui 5,6 milioni nel 2013, 8,3 nel 2014, 6,1 nel 2015, 5,3 nel 2016, 5,3 nel 2017).

Per gli anni 2013-2015, il riparto del taglio (cui partecipano anche i Comuni di Trento e Rovereto, ma con diversi criteri) è avvenuto in parte per quota capitaria e in parte in proporzione allo scostamento, quando positivo, fra spesa corrente effettiva e spesa corrente standard. Attraverso la prima quota, tutti i Comuni partecipano al taglio in proporzione alla loro popolazione. Attraverso la seconda quota, solo i Comuni definiti come poco “virtuosi”, perché la loro spesa effettiva supera lo standard di riferimento, partecipano al taglio. I criteri di riparto per il 2016 sono in fase di definizione per tenere conto dell’avvio delle gestioni associate descritte nel paragrafo 4. Un’ipotesi allo studio è quella di determinare la quota di decurtazione del fondo di solidarietà per i Comuni con meno di 5.000 abitanti, che istituiranno la gestione associata nel 2016, in proporzione non solo alla differenza, quando positiva, fra spesa effettiva e spesa standard, ma anche in proporzione all’obiettivo di riduzione della spesa definito nel paragrafo 4.

Come accennato sopra, il fondo perequativo è stato anche utilizzato per ammortizzare gli effetti sulla finanza dei Comuni dei vari interventi statali succedutisi negli ultimi anni in tema di imposizione sugli immobili (abolizione dell’Ici sulla prima casa nel 2008, istituzione dell’Imu nel 2011, abolizione della Tasi nel 2016, per citare i più importanti). Questo tipo di interventi, oltre a complicare la pianificazione delle attività da parte delle amministrazioni comunali, rendono assai problematica, per la Provincia, un’ordinata gestione del fondo di solidarietà, la cui funzione, oltre a quella descritta sopra di far convergere la spesa effettiva dei Comuni ai valori standard, dovrebbe essere quella di perequare le capacità fiscali dei Comuni, trasferendo risorse dai territori con maggiore a quelli con minore capacità fiscale, misurata dal gettito standardizzato dell’imposta sugli immobili. I continui cambiamenti del quadro normativo hanno invece costretto la Provincia, annualmente, a ridefinire l’entità e il riparto del fondo perequativo, al fine di accomodare, con trasferimenti compensativi, le quote di minor gettito confluito ai Comuni per via di abolizioni dell’imposta su alcune categorie di immobili, e, con decurtazioni del fondo perequativo, le quote di maggior gettito confluito ai Comuni per via di ridefinizioni del tributo, delle aliquote base, delle riserve di gettito erariali. Poiché non vi è spazio, in questa nota, per ripercorrere questo accidentato percorso, concludiamo enunciando il criterio che intende adottare la Provincia di Trento nel riparto del fondo di solidarietà quando sarà possibile determinare l’impatto a regime della nuova imposta sugli immobili, l’Imposta immobiliare semplice (Imis), istituita nel 2015 (legge provinciale 30 dicembre 2014, n. 14). Le quote del fondo di solidarietà spettanti ai Comuni saranno ripartite in modo che, tenuto conto del gettito standardizzato dell’Imis, la variazione di risorse pro capite per il complesso dei Comuni incida in modo uniforme su tutti i Comuni. Ciò implica piena perequazione delle capacità fiscali dei Comuni, ovvero il massimo grado di solidarietà comunale, dal momento che i Comuni con maggiore capacità fiscale trasferiscono risorse, mediante il fondo, ai Comuni con minore capacità fiscale.

Note

1 Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore, e non sono attribuibili all’amministrazione della Provincia autonoma di Trento.

2 Come testimoniano molti studi condotti in diversi paesi, fra i quali Canada, Danimarca, Germania, Israele, Giappone, Svezia e Svizzera, le fusioni fra municipalities sono in genere favorite da incentivi corrisposti dagli enti di governo superiore e, nel medio periodo, comportano degli incrementi di spesa. Per una rassegna recente della letteratura, e per uno studio accurato del caso finlandese, si veda Saarimaa/Tukiainen (2015).

Riferimenti bibliografici

Galmarini, Umberto/Rizzo, Leonzio (2006). Spesa standard e perequazione della capacità fiscale dei comuni trentini, in: ISAE/SRM/IRES Piemonte/IRPET (a cura di). La finanza locale in Italia. Rapporto 2006, Milano: Franco Angeli

Galmarini, Umberto/Rizzo, Leonzio (2008a). Spesa standard e perequazione della capacità fiscale dei Comuni, in: Guerra, Maria Cecilia/Zanardi, Alberto (a cura di). La finanza pubblica italiana. Rapporto 2008, Bologna: Il Mulino

Galmarini, Umberto/Rizzo, Leonzio (2008b). Determinazione dei fabbisogni attraverso i costi standard, in: ISAE/IRES Piemonte/IRPET/SRM/IreR (a cura di). La finanza locale in Italia. Rapporto 2008, Milano: Franco Angeli

Saarimaa, Tuukka/Tukiainen, Janne (2015). Common pool problems in voluntary municipal mergers, in: European Journal of Political Economy/38, 140-152

Tab. 1: Bilanci di competenza dei Comuni trentini, anno 2013

fascia demografica

I

II

III

IV

tutte

numero di comuni

98

62

34

14

208

popolazione

54.362

87.674

104.416

133.595

380.047

valori totali in migliaia di euro

imposta sugli immobili

21.498

30.574

36.722

31.064

119.858

altre entrate tributarie

3.205

5.625

10.277

14.308

33.413

trasferimenti correnti generali dalla PAT

21.667

25.803

28.180

40.649

116.299

trasferimenti correnti specifici dalla PAT

7.872

10.702

13.169

17.674

49.417

trasferimenti correnti da altri enti

1.857

2.731

2.635

3.616

10.839

proventi dei servizi pubblici

20.908

33.914

38.297

29.173

122.292

proventi dei servizi produttivi

12.137

18.909

13.605

10.844

55.494

totale entrate correnti

89.143

128.258

142.884

147.327

507.612

totale spesa corrente

75.468

110.614

127.647

133.919

447.648

rimborso mutui

9.701

14.977

12.034

10.132

46.843

avanzo economico

3.975

2.666

3.203

3.276

13.120

alienazione di beni patrimoniali

10.251

14.498

7.745

6.057

38.550

trasferimenti di capitale da altri enti

11.824

14.257

15.156

8.280

49.518

trasferimenti di capitale dalla PAT

49.521

55.261

59.214

64.303

228.300

riscossione di crediti

442

6.983

592

2.002

10.019

accensioni di prestiti

3.403

5.090

6.712

991

16.197

totale entrate in conto capitale

79.416

98.755

92.623

84.909

355.704

totale spese in conto capitale

84.742

94.377

92.823

86.169

358.112

valori pro capite in euro (*)

imposta sugli immobili

395

349

352

233

315

altre entrate tributarie

59

64

98

107

88

trasferimenti correnti generali dalla PAT

399

294

270

304

306

trasferimenti correnti specifici dalla PAT

145

122

126

132

130

trasferimenti correnti da altri enti

34

31

25

27

29

proventi dei servizi pubblici

385

387

367

218

322

proventi dei servizi produttivi

223

216

130

81

146

totale entrate correnti

1.640

1.463

1.368

1.103

1.336

totale spesa corrente

1.388

1.262

1.222

1.002

1.178

rimborso mutui

178

171

115

76

123

avanzo economico

73

30

31

25

35

alienazione di beni patrimoniali

189

165

74

45

101

trasferimenti di capitale da altri enti

218

163

145

62

130

trasferimenti di capitale dalla PAT

911

630

567

481

601

riscossione di crediti

8

80

6

15

26

accensioni di prestiti

63

58

64

7

43

totale entrate in conto capitale

1.461

1.126

887

636

936

totale spese in conto capitale

1.559

1.076

889

645

942

Legenda:

(*): media non ponderata dei valori pro capite della rispettiva classe demografica

fascia demografica I: comuni con meno di 1.000 abitanti

fascia demografica II: comuni con popolazione compresa fra 1.000 e 1.999 abitanti

fascia demografica III: comuni con popolazione compresa fra 2.000 e 4.999 abitanti

fascia demografica IV: comuni con più di 4.999 abitanti, esclusi Trento e Rovereto

Fonte: Certificati di Conto Consuntivo, Ministero dell’Interno e Provincia autonoma di Trento

Tab. 2: Il modello della spesa corrente standard dei Comuni trentini

Quota di variazione della spesa „spiegata“ dal modello: 85,2 %

peso delle varie determinanti della spesa pro capite:

quota

%

euro pro capite

media

min

max

quota capitaria

14,5 %

129

129

129

dimensione demografica e variazione della ­popolazione­

22,4 %

199

31

1.053

quota di popolazione da zero a tre anni

3,5 %

31

5

53

grado di frazionamento del territorio comunale

1,6 %

14

0

51

altitudine del territorio comunale

10,7 %

95

18

194

presenze turistiche

1,7 %

15

0

292

numero di abitazioni e di unità locali del settore privato

36,4 %

323

166

988

trasferimenti specifici

9,0 %

80

0

648

totale

100,0 %

885

467

1.921

numero

comuni

euro pro capite (medie)

D.D.

A.D.

TOT.

comuni con meno di 500 ab.

44

621

590

1.211

comuni compresi fra 501 a 1.000 ab.

63

321

563

884

comuni compresi fra 1.001 a 2.000 ab.

58

230

551

781

comuni compresi fra 2.001 a 3.000 ab.

19

184

523

708

comuni compresi fra 3.001 a 5.000 ab.

15

170

563

733

comuni compresi fra 5.001 a 10.000 ab.

8

163

480

644

comuni con più di 10.001 ab. (*)

3

184

511

695

media

210

327

558

885

(*) escluso i Comuni di Trento e Rovereto

Legenda:

D.D.: quota capitaria, dimensione demografica e variazione della popolazione

A.D.: tutte le altre determinanti di spesa

Fonte: Servizio Autonomie Locali, Provincia autonoma di Trento