Federico Boffa/Francesco Ravazzolo/Mirco Tonin
Ruolo del settore pubblico e politiche
al tempo del Covid-19
Role of the government and policies at the time of Covid-19
Abstract The article discusses the scope of government intervention to tackle the Covid-19 pandemic. It looks at the actual policies implemented, with a focus on South Tyrol. It discusses the implications of both the Covid-19 pandemic and the changes in the role of the government and in the types of policies brought about by Covid-19 on some relevant economic trends.
1. Impatti del Covid-19 sull’attività economica
In tutto il mondo, il Covid-19 sta avendo un fortissimo impatto sulle priorità di politica economica, e sta ridefinendo, ampliandolo, il perimetro di azione dello Stato. Gli effetti di breve periodo di tali cambiamenti sono già ben visibili. Ovviamente è ben più difficile prevedere se gli effetti sulla politica economica e sul ruolo dello Stato siano destinati a persistere nel medio e nel lungo periodo, o se, al contrario, abbiano un carattere soltanto transitorio. Per tentare di capirlo, può essere utile sviluppare alcune riflessioni relativamente all’impatto del Covid-19 sui principali fenomeni economici e sociali ad esso preesistenti.
In alcuni casi, il Covid-19 si è innestato su processi che già erano avviati. Esempio lampante è costituito dal telelavoro. Prendendo ad esempio uno Stato alpino, come la Svizzera, l’Ufficio Statistico Federale svizzero mostra un aumento, fra il 2013 e il 2018, dal 18 per cento al 24 per cento della percentuale di lavoratori attiva da remoto per almeno mezza giornata alla settimana. Un recente questionario di Deloitte svizzera (Melian/Zebib 2020) mostra come, durante la crisi, circa il 50 per cento degli individui lavori in remoto. Mentre una parte dell’aumento si rivelerà verosimilmente transitoria e si esaurirà con l’auspicabile rallentamento delle ondate epidemiche, per una parte non trascurabile di imprese e lavoratori questo periodo potrebbe avere costituito un’opportunità di sperimentazione di una modalità di organizzazione efficace, che potrà essere proseguita, almeno in parte, anche a conclusione della crisi sanitaria. Recenti studi mostrano come a tale cambiamento organizzativo si associno benefici non soltanto di soddisfazione per chi la svolge, ma anche in termini di produttività (Angelici/Profeta 2020). Il Covid-19 è quindi destinato ad accelerare il trend di aumento del telelavoro, anche nel medio-lungo periodo (OECD 2020).
In altri casi, invece, il Covid-19 ha al contrario cambiato la direzione dei processi. L’esempio forse più evidente è rappresentato dal commercio internazionale, che, dopo aver registrato aumenti pressoché continuativi negli ultimi decenni, ha registrato una brusca frenata. La successiva figura 1, che pone a 100 il livello del commercio internazionale a fine 2014, lo mostra chiaramente.
La drastica riduzione del commercio internazionale si è riflessa in un forte calo delle esportazioni, che ha interessato anche la provincia di Bolzano, come mostra la seguente figura 2.
Andamenti sostanzialmente simili si sono registrati per le esportazioni trentine, che nel secondo trimestre del 2020 hanno subito una contrazione del 27,7 per cento rispetto allo stesso trimestre del 2019, corrispondenti ad una riduzione in valore assoluto di 285 milioni di Euro, rispetto al valore di 741 milioni di Euro registrato nell’anno precedente.
I dati su commercio estero ed esportazioni sono determinati da un cambiamento nei modelli di approvvigionamento a livello internazionale, che impattano sulla struttura delle filiere internazionali. La pandemia ha infatti evidenziato la fragilità dell’attuale assetto della produzione internazionale (Banca d’Italia 2020), caratterizzato da un’organizzazione leggera con produzioni decentrate, molto efficiente in situazioni normali, nelle quali il trasporto è poco costoso, ma che perde efficacia non appena i flussi di trasporto sono bloccati o aumentano di costo. Mentre una parte significativa dello shock al commercio internazionale potrà essere riassorbita al venir meno della pandemia, alcuni effetti sono destinati a permanere anche nel medio e lungo periodo. Vi sono ad esempio dei cambiamenti nella struttura della domanda, legati a tendenze, alle quali si accennava sopra, già presenti prima del Covid-19 e da esso amplificate, quali l’automazione e la possibile trasformazione del mercato del lavoro, con un maggior peso del lavoro da remoto. Questo potrebbe portare ad un maggior peso di settori quali l’elettronica, a svantaggio di altri, quali il settore automobilistico e quello degli spazi da adibire ad uso ufficio (Dollar 2020). Tali cambiamenti potrebbero essere accoppiati a nuove politiche pubbliche, che potrebbero derivare, come scrive la Banca d’Italia (2020), da
“una valutazione più prudente dei rischi derivanti da una così stretta interdipendenza tra economie [che] potrebbe innescare processi di maggiore integrazione verticale e di accorciamento delle catene globali del valore, a costo di perdere alcuni benefici della specializzazione produttiva e della diversificazione delle reti dei fornitori. L’intervento dello Stato potrebbe ampliarsi anche in settori fino a tempi recenti ritenuti non strategici, attraverso partecipazioni dirette, uso di poteri speciali e controlli stringenti sugli investimenti esteri, limitando in parte la libertà di impresa e di movimento di merci e capitali. Considerazioni di sicurezza nazionale, quali la dipendenza dalle importazioni per l’approvvigionamento di beni di prima necessità o ritenuti strategici (ad esempio alimentari, energia, medicinali, tecnologia), potrebbero accentuare la tendenza alla reintroduzione di barriere commerciali. Le restrizioni agli spostamenti delle persone, oggi giustificate dalla necessità di contenere i rischi di contagio, potrebbero generare un cambiamento nei comportamenti individuali o un irrigidimento delle politiche di controllo dell’immigrazione. Queste dinamiche verrebbero mitigate da un rinnovato impegno alla cooperazione internazionale.”
L’analisi finora svolta ha evidenziato come gli effetti del Covid-19 siano fortemente interrelati alle politiche che ad esso seguiranno, specialmente nel lungo periodo. L’interesse scientifico per le politiche economiche al tempo del Covid-19 è, peraltro, anche determinato dalle novità dell’azione pubblica che si sono manifestate con il Covid-19, in particolare in relazione a quale sia il ruolo dello Stato e quale il perimetro della sua azione, nonché alla relazione fra i diversi livelli di governo.
La parte restante dell’articolo si focalizza sulle politiche di breve periodo per fronteggiare la pandemia, delineandone i fondamenti teorici e poi analizzando le norme implementate in Alto Adige, in Trentino e in Tirolo, per poi elaborare alcuni scenari su quali possano essere le politiche di lungo periodo e quali i loro potenziali effetti.
2. Fondamenti teorici dell’intervento pubblico
Alla base della teoria microeconomica stanno i teoremi del benessere, che razionalizzano la cosiddetta “mano invisibile” di Adam Smith. Essi mostrano che il mercato fornisce un esito efficiente, senza necessità di intervento diretto del settore pubblico (se non di tipo redistributivo) quando sussistono una serie di condizioni. Nelle attuali circostanze, tali condizioni sono violate, e in particolare è violata la condizione di assenza di esternalità.
Nel Covid-19, come in ogni epidemia, vi è infatti una forte componente di esternalità, intesa come l’effetto di una propria decisione sul benessere altrui che non viene tenuto in considerazione. Un contagiato che non utilizza adeguate precauzioni diffonde la malattia, contribuendo alla diffusione dell’epidemia. Inoltre, le possibilità di contagio aumentano proporzionalmente alla densità della distribuzione della popolazione nello spazio. Ciò giustifica interventi pubblici finalizzati all’isolamento dei contagiati e alla limitazione degli spostamenti.
Inoltre, è evidente come un evento di simile portata fosse difficilmente prevedibile, come ne sono difficilmente prevedibili le implicazioni. L’informazione sul fenomeno da parte degli operatori è dunque caratterizzata da un altissimo livello di incertezza. Ciò motiva massicci interventi pubblici a sostegno del reddito e della continuità dell’attività aziendale per finalità assicurative, quanto meno per le imprese per cui si prevede un ragionevole livello di redditività post-Covid-19. In simili situazioni eccezionali, che si verificano con frequenza estremamente bassa, e investono sostanzialmente l’intera economia mondiale, un mercato assicurativo privato farebbe fatica a svilupparsi, per la difficoltà di diversificare un simile rischio generalizzato. L’intervento dello Stato come assicuratore di ultima istanza può far leva sulla possibilità che lo Stato ha di traslare risorse nel tempo, tramite l’accumulazione di debito pubblico, che potrà poi essere ripagato nel tempo. Il massiccio intervento nel breve periodo è finalizzato a garantire la continuità aziendale per iniziative che, altrimenti, sarebbero destinate al fallimento a causa della pandemia. Si tratta di misure che, per essere efficaci e non avere conseguenze negative, devono avere il carattere dell’eccezionalità e dell’occasionalità. Infatti, il finanziamento costante di imprese, anche se con la comprensibile finalità di mantenerle in vita, può generare due tipi di conseguenze negative. In primo luogo, può ridurre la spinta ad innovare, e, in generale, a trovare nuovi e più efficaci modi di realizzare e fare apprezzare dai consumatori i propri prodotti o servizi. In secondo luogo, mantenendo artificialmente in vita, fra le altre, anche imprese che sarebbero destinate a soccombere nello scenario concorrenziale, garantirebbe la sussistenza ad imprese scarsamente produttive, immobilizzando dunque risorse, sia umane che materiali, che potrebbero più produttivamente essere destinate altrove.
In favore dei sussidi per mantenere in vita le imprese, non è da trascurare la motivazione per cui l’intervento del sussidio, nel breve periodo, rappresenta spesso una ricompensa (infatti definita ristoro) a fronte di provvedimenti che, per ovviare al succitato problema dell’esternalità, hanno decretato chiusure o limitazioni di orario di esercizi commerciali, ovviamente non imputabili all’imprenditore. In questo caso, si tratta dunque di un risarcimento del danno, motivato non da considerazione di efficienza, ma di equità.
Che cosa ci dice la teoria economica relativamente al livello di governo che dovrebbe ottimamente gestire un’ondata pandemica? La questione è spinosa, in quanto ha investito, ad esempio, in Italia le responsabilità delle inefficienze sperimentate dal nostro sistema sanitario nella gestione dell’emergenza. La risposta è sfumata, forse meno semplice di quanto potrebbe apparire a prima vista.
Da una parte, è evidente che la forte componente di esternalità faccia propendere per una gestione centralizzata del problema, come già evidenziato da Oates (1972). La centralizzazione, infatti, considera nella soluzione del problema gli effetti esterni, che potrebbero invece essere trascurati nel caso di una gestione decentralizzata. Ad esempio, mentre gli enti territoriali potrebbero trascurare l’effetto dei propri provvedimenti su altri territori, lo Stato (e a maggior ragione entità come l’Unione Europea) potrebbe tenere maggiormente in considerazione gli effetti complessivi. D’altra parte, una gestione decentralizzata potrebbe consentire in misura maggiore di sperimentare diverse soluzioni nei vari contesti regionali. Si tratta di un vantaggio non trascurabile in una situazione nella quale le conseguenze delle diverse politiche non sono note a priori. Di fronte alla pandemia, i governi studiano i benefici ed i costi di diverse strategie di lockdown. Questo studio richiede di sperimentare approcci diversi ed apprendere dai loro successi ed insuccessi. La sperimentazione è consentita e stimolata in un sistema decentrato. Lo ha ad esempio testimoniato, nel caso italiano, la strategia del Veneto, basata su tamponi e tracciamento, che è risultata un esempio di successo, incluso anche nelle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Altre regioni l’hanno successivamente adottata, sebbene con qualche difficoltà ed in modo incompleto.
È quindi ragionevole affermare che l’approccio teoricamente ottimale potrebbe consistere in un sistema federale, con competenze molto ben demarcate fra Stato centrale e entità regionali, tali da non creare sovrapposizioni inefficienti e incentivi al disimpegno e allo scarico di responsabilità sull’altro livello di governo (Boffa/Piolatto/Ponzetto 2016). Un altro importante compito del governo centrale dovrebbe consistere nella valutazione dell’efficacia delle varie strategie regionali, per favorire l’indispensabile convergenza verso le soluzioni rivelatesi più efficienti.
3. Le politiche in provincia di Bolzano
La provincia di Bolzano ha adottato diverse misure per fronteggiare la crisi da Covid-19, di cui è stata data comunicazione attraverso il sito internet: siriparte.provincia.bz.it. Le politiche sono consistite principalmente in aiuti economici. Sulla base di accordi stipulati fra la Provincia e le banche del territorio, la Provincia ha concesso una garanzia sui crediti erogati dalle banche di importo compreso fra 35.000 e 1,5 milioni di Euro, destinati ad imprese, aziende agricole e lavoratori autonomi che hanno registrato, a causa della pandemia, gravi e documentabili perdite di fatturato. Sui crediti di importo inferiore non si applicano, per i primi due anni, tassi di interesse, che, sulla base del succitato accordo fra Provincia e banche, vengono ripartiti fra le due entità. Sui crediti di importo superiore e su durate eccedenti i due anni si applicano invece tassi di interesse agevolati. Prestiti agevolati sono concessi, fino a 10.000 Euro, anche ai lavoratori che si trovano in cassa integrazione. Vi è inoltre la possibilità di un finanziamento ponte da parte della Provincia fino a 800.000 Euro per le imprese, per una durata massima di sei mesi, ad un tasso di interesse massimo dello 0,75 per cento che è a carico della Provincia.
L’operazione è meritevole nelle sue dimensioni, ma vi sono almeno due difficoltà per raggiungere il successo sperato (Boffa/Ravazzolo 2020a). Primo, la componente burocratica del piano potrebbe rallentare o limitare i prestiti. Secondo, le aziende dovrebbero aumentare il loro livello di indebitamento, oltretutto in un periodo di grande incertezza e scoraggiamento.
Una via alternativa e possibilmente più efficiente seguita in altri paesi come in Germania consiste nel fornire garanzie pubbliche sui crediti nei confronti dei clienti vantati dalle imprese, di qualunque dimensione, e non ancora saldati sotto la formula di cessione del credito pro soluto. L’azienda cedente si libera da ogni responsabilità in merito all’adempimento da parte del debitore e la garanzia statale diminuisce i costi del cessionario per farsi carico di un eventuale rischio di inadempimento. L’operazione avrebbe vari vantaggi rispetto alle difficoltà associate a prestiti garantiti. In primo luogo, banche e aziende di factoring forniscono già questi servizi con un adempimento burocratico limitato. Piattaforme online già esistono e potrebbero essere rafforzate. Secondo, l’intervento sarebbe ad ampio spettro, con scadenze spesso a breve, fornendo liquidità a molti settori: tutti ingredienti per un possibile pieno successo. Se, come auspicabile, questo accadesse, la garanzia non verrebbe mai escussa, e quindi il costo dell’operazione per la Provincia sarebbe modesto. Per finire, le aziende riceverebbero subito liquidità per continuare le loro operazioni quotidiane senza dover ricorrere a prestiti per pagamenti correnti, magari perché somme a loro spettanti sono semplicemente bloccate per l’alto livello di incertezza. Questo fornirebbe ossigeno vitale alla sopravvivenza delle aziende nel breve e permetterebbe di pianificare nuovi investimenti nel medio e lungo termine.
Sono state applicate, sulla base di accordi fra Provincia e banche, opportunità di rinegoziazione anche ai mutui concessi per le agevolazioni – non a fondo perduto – finanziate dal fondo di rotazione dell’economia, in particolare in riferimento alla nuova costruzione, all’ampliamento, alla ristrutturazione e all’ammodernamento di immobili aziendali e relative spese tecniche, all’acquisto di immobili aziendali, anche nell’ambito dell’acquisto di azienda o di ramo di azienda, all’acquisto di aree produttive, alle ristrutturazioni di beni mobili (per lavori non soggetti a concessione edilizia, a macchinari, attrezzature, impianti tecnici, arredamenti, a mezzi di trasporto e relativi allestimenti (solo in determinati casi), a mezzi speciali e a investimenti per il settore dell’autotrasporto.
Per una discussione relativa alle misure per il lavoro, si rimanda al contributo nel presente volume di Stefan Perini. Qui si segnalano soltanto i prestiti per lavoratori e famiglie che si trovano interamente o parzialmente in cassa integrazione, la sospensione senza interessi del pagamento delle rate del mutuo per l’acquisto, la costruzione o il recupero della prima casa, la sospensione del pagamento della rate del mutuo relativo agli anticipi sulle detrazione fiscali, la sospensione dei pagamenti dei canoni accessori per immobili dell’Istituto per l’edilizia sociale (IPES), la sospensione del pagamento delle rate del mutuo risparmio casa e il contributo straordinario al canone di locazione alle cooperative a seguito dell’emergenza Covid-19.
Altre misure sono finalizzate a porre gli imprenditori in rete, assistendoli in particolare nella promozione dei propri prodotti, sia al di fuori della regione che all’interno della stessa. Al primo gruppo appartiene il programma “Restart Alto Adige IDM” (Innovation Development Marketing) che ha coinvolto i settori del turismo, dell’agricoltura e dell’industria, coinvolgendo rappresentanti delle associazioni di categoria e imprenditori. Al secondo appartiene il servizio che ha consentito agli esercizi commerciali di segnalare la loro riapertura, sottolineando l’importanza di consumare i prodotti locali. Inoltre, sono state avviate campagne di stampa ad ampia portata per il rafforzamento dell’immagine dell’Alto Adige e dei suoi marchi, coinvolgendo anche influencer internazionali. Ad esse, si sono affiancate campagne per stimolare gli altoatesini a trascorrere le vacanze in Alto Adige. La Provincia si è fatta carico di attività di consulenza su come ottenere i rimborsi per alcune attività – fiere in particolare – cancellate a causa del Covid-19, e lo stesso IDM si fa carico di una quota variabile delle spese già sostenute e non rimborsate per attività fieristiche. L’IDM mette in rete i fornitori e i potenziali clienti di prodotti relativi alla sicurezza sul lavoro in questo momento di difficoltà per il Covid-19 e sta predisponendo piattaforme per la prenotazione online delle strutture alberghiere, al fine di aumentare la percentuale di strutture prenotabili online.
In aggiunta, è stata prorogata una serie di pagamenti alla Provincia, in particolare in relazione alle sanzioni amministrative e ai debiti, e ai versamenti sospesi. Sono prorogati anche i versamenti di alcune imposte comunali, fra cui l’imposta municipale immobiliare, la tassa per l’occupazione del suolo pubblico, l’imposta comunale sulla pubblicità e i diritti sulle pubbliche affissioni, e l’imposta di soggiorno in ville, appartamenti e alloggi in genere. Sono infine state prorogate le seguenti tasse: la tassa per la gestione dei rifiuti urbani, la tassa per la fornitura di acqua potabile, e la tassa per i servizi di fognatura e di depurazione delle acque reflue.
All’interno del pacchetto per contenere gli effetti della pandemia, sono state assunte misure in favore della cultura. Un sussidio di 2.000 Euro per gli artisti è stato previsto dalla Provincia, subordinato al soddisfacimento di una serie di condizioni. Sono poi state previste delle deroghe alle stringenti regole di finanziamento delle attività culturali, che tenessero conto delle particolari condizioni legate all’era Covid-19. Infine, si sono prese misure per l’assistenza economica alle associazioni culturali che vogliano adeguare il proprio patrimonio digitale ed informatico.
Per il settore agricolo sono stati ad esempio stanziati fondi per la ristrutturazione e modernizzazione di strutture e l’acquisto o la ristrutturazione di contenitori per la conservazione di prodotti vitivinicoli a favore di piccole e medie imprese.
Il bilancio previsionale 2021 dell’Alto Adige, approvato nel dicembre 2020, prevede per il 2021 una spesa di 6,4 miliardi di Euro, superiore ai bilanci previsionali degli anni precedenti. Una valutazione preliminare suggerisce che può trattarsi di un ammontare sufficiente per sostenere il sistema economico locale anche nei primi mesi del 2021 qualora la crisi Covid-19 dovesse perdurare. Peraltro, come già accaduto nell’attuale esercizio 2020, potranno esserci variazioni rispetto al previsionale, derivanti da possibili finanziamenti straordinari, che dovessero rendersi necessari nel caso le difficoltà economiche legate alla crisi sanitaria eccedessero le attuali previsioni, o dalle eventuali risorse che dovessero rendersi disponibili dal fondo “Next Generation EU”.
4. Le misure in provincia di Trento e nel Tirolo
Le misure adottate dalla provincia di Trento non sono molto dissimili da quelle adottate dalla provincia di Bolzano, consistendo nel pagamento differito delle imposte regionali 2020 sugli immobili, in procedure semplificate per l’aggiudicazione di appalti pubblici per importi sia superiori che inferiori alle soglie stabilite dalla normativa europea, a procedure semplificate per accedere ai contributi regionali per le imprese, sia nella fase di istanza che in quella di pagamento, in procedure di audit semplificate per gli strumenti regionali di supporto alle imprese, in recupero dei fondi regionali non utilizzati, da impiegare nel sostegno alle imprese. Inoltre, è previsto un accordo per una moratoria su mutui e leasing di dodici mesi (per linee di credito fino a 24 mesi), con un beneficio di sei mesi aggiuntivi rispetto a quanto previsto a livello nazionale nell’ambito dell’Accordo per il credito. Vengono anche previsti contributi per la riduzione del tasso di interesse applicato alle imprese per i finanziamenti a breve termine erogati dalle banche e dagli altri intermediari finanziari aderenti al protocollo sottoscritto con la Provincia autonoma di Trento. Altre misure approvate tra marzo e aprile includono la proroga delle scadenze relative al bando per contributi alle spese sostenute per il controllo e la certificazione del processo produttivo biologico e l’accordo istituzionale per disciplinare le modalità di erogazione della quota parte regionale della cassa integrazione in deroga prevista ai sensi del decreto Cura Italia, per un ammontare di 8.535.120 Euro. Inoltre, è stato previsto un sussidio per le imprese colpite nel settore turistico.
Misure simili sono state previste dal Tirolo (Land Tirol 2021), che ha adottato misure aggiuntive rispetto a quelle adottate dal governo austriaco. L’intervento del governo centrale austriaco si è in particolare concentrato sulla protezione della salute, sul mantenimento dei posti di lavoro, includendo ad esempio le misure seguenti: possibilità di riduzione dell’orario di lavoro finanziato dal governo regionale, fondi per gli indigenti, garanzie e sollevamento da responsabilità, sussidi a fondo perduto per le attività bloccate durante il lockdown nazionale decretato dal governo, semplificazioni procedurali e finanziamenti per le imprese il cui export è stato colpito dalla crisi. Il governo regionale tirolese, oltre ad aver dato attuazione alle misure previste dal governo federale relative all’erogazione di prestiti a tassi agevolati per le piccole e medie imprese e per le imprese operanti nel settore turistico, ha previsto finanziamenti specifici rivolti alla trasformazione delle imprese e all’ampliamento della loro possibilità di lavoro remoto, al finanziamento di servizi di consulenza per la risoluzione delle crisi, al finanziamento a fondo perduto dei rifugi e degli affittacamere privati e di una serie di investimenti nel settore turistico, nonché del finanziamento di imprese che hanno registrato, nei periodi precedenti, cali di fatturato significativi imputabili al Coronavirus.
5. Effetti delle misure
Quali gli effetti nel medio-lungo termine di queste misure? La risposta non è semplice. I dati disponibili sono limitati e inidonei a valutare le conseguenze aldilà del breve periodo. Infatti, essi possono essere fortemente influenzati proprio dalle politiche pubbliche che sono state messe in atto per arginare gli effetti della pandemia: si pensi solo a come sia difficile comprendere appieno l’impatto del Covid-19 sul mercato del lavoro e sulle imprese in presenza della sospensione dei licenziamenti collettivi e individuali. Solo quando le misure emergenziali verranno meno si potrà tentare di capire se siano state efficaci nel moderare i danni della pandemia alla struttura economica e sociale, o se abbiano invece rappresentato solo un cosiddetto “pannicello caldo”, con effetti di contenimento solo nel breve periodo.
D’altronde, non è nemmeno facile cogliere la situazione di breve periodo, visto che diversi dati suggeriscono conclusioni contraddittorie. Un esempio è rappresentato dai dati sul numero di imprese e sull’export.
La figura 3 mostra l’andamento del numero di imprese in Alto Adige.
L’osservazione della figura ci permette di notare che fra settembre 2019 e settembre 2020 esso è aumentato. Per quanto concerne i singoli settori, il numero di imprese è cresciuto soprattutto nel turismo (+4,6 per cento), per effetto dell’obbligo di iscrizione degli affittacamere. Si registra una variazione positiva anche nel settore “Ambiente ed energia” (+2,4 per cento), nei trasporti (+2,3 per cento), nei servizi (+2,0 per cento) e nell’edilizia (+1,8 per cento). Vi è stato invece un calo nel commercio (– 0,9 per cento), nel comparto manifatturiero (– 0,9 per cento) e in quello dell’agricoltura (– 0,6 per cento). L’impatto del Covid-19 sembrerebbe, dunque, limitato. Tuttavia, una conclusione di segno opposto può essere raggiunta se si osserva l’andamento delle esportazioni, evidenziato dalla figura 2 precedentemente riportata. In questo caso, al contrario, si nota un calo molto evidente e preoccupante.
6. Conclusioni
Le politiche pubbliche, per quanto importanti, non determinano ovviamente l’andamento dell’economia, ma ne rappresentano solo una componente che interagisce con il comportamento delle persone, nei loro diversi ruoli di produttori e consumatori. La chiusura e la riapertura di vari esercizi commerciali è stata, ad esempio, oggetto di continue discussioni, mentre è stata sostanzialmente trascurata una riflessione approfondita su come orientare le attitudini e le aspettative dei consumatori, di primaria importanza per l’andamento dei consumi. Briscese, Lacetera, Macis e Tonin (2020a; 2020b) hanno tracciato ad esempio la propensione dei consumatori italiani a tornare a frequentare tutta una serie di attività commerciali dopo il primo lockdown, mostrandone la cautela iniziale e la timida risposta a seguito dei miglioramenti della situazione epidemiologica. Dinanzi ad un evento caratterizzato da radicale incertezza come la pandemia, la politica economica dovrebbe porsi come obiettivo primario l’ancoraggio delle aspettative verso percorsi di ripresa sostenibili, senza illudersi che le persone reagiscano meccanicamente ai vari provvedimenti. Per riuscirci è necessario ampliare la cassetta degli attrezzi, utilizzando strumenti che vadano oltre quelli tradizionali. Briscese, Lacetera, Macis e Tonin (2020c) hanno mostrato come anche nella gestione dell’emergenza questo sia di fondamentale importanza, e la forte attenzione che le persone hanno verso gli sviluppi dell’epidemia rende il compito di comunicare particolarmente strategico (Castriota et al. 2020), come mostrato anche da diversi studi (Tonin 2020a; 2020b).
Passando all’ambito macroeconomico, con la prospettiva del momento attuale, gli interventi delle banche centrali possono essere valutati come esempi di successo di interventi di politica economica per mitigare l’incertezza generata dalla crisi Covid-19 nei mercati finanziari e istituzioni finanziari. Anche l’indice azionario italiano FTSE MIB (Financial Times Stock Exchange, Milano Indice di Borsa) e i titoli di debito italiano dopo una forte riduzione a inizio pandemia a marzo 2020 hanno registrato una forte crescita per tornare a livelli pre-Covid-19 in questo ultimo periodo del 2020 (Fronzetti Colladon et al. 2020). Anche un altro degli obiettivi dell’intervento delle banche centrali, cioè il sostegno all’economia reale e alle piccole e medie aziende, sembra, al momento, aver colto nel segno. I tassi per le aziende sono rimasti molto bassi, attualmente i fallimenti sono limitati. Tuttavia, le prospettive future restano difficilmente prevedibili, e, in generale, non delle più rosee.
Anche l’evoluzione futura delle direttrici di politica economica, nel nostro territorio così come, più in generale, in Europa e nel mondo, è molto difficilmente prevedibile. Da più parti (Banca d’Italia 2020), si sottolinea il rischio che, facendo leva su presunti motivi di sicurezza nazionale (in termini di difesa, o in termini sanitari), prendano corpo politiche protezionistiche tali da determinare un arretramento del commercio internazionale, in linea, fra l’altro, con la domanda di questo tipo di politiche proveniente da una larga parte dell’elettorato (Colantone/Stanig 2018). In generale, ad esse si potrebbe associare un maggiore interventismo dello Stato, che potrebbe intervenire nella proprietà delle imprese. Questo comporterebbe ulteriori rischi, in particolare considerando il track record non proprio lusinghiero delle esperienze italiane, passate e presenti, con lo Stato imprenditore (Boffa/Ravazzolo 2020b).
Non è quindi opportuno rilanciare politiche già sperimentate, con scarso successo, nel passato, ma, al contrario, da una parte capire quali politiche hanno funzionato e insistere su di esse, dall’altra sperimentare politiche innovative, con la consapevolezza che non tutte funzioneranno e che ai successi si accompagneranno i fallimenti. Accanto alle politiche va dunque costruito uno strumento di valutazione delle politiche stesse, che crei un circolo virtuoso di apprendimento. La creazione di un sistema efficace e trasparente di valutazione delle politiche consentirebbe di trasformare la crisi in una opportunità: un compito arduo, ma, nella situazione attuale, imprescindibile.
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Fig. 1: L’andamento del commercio internazionale 2005-2020 e proiezioni al 2021
Fonte: Charlton 2020
Fig. 2: Andamento dell’export nella provincia di Bolzano
Fonte: IRE 2020
Fig. 3: Variazione percentuale nel numero di imprese in Alto Adige fra 2019 e 2020
Fonte: IRE 2020