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Giorgio Mezzalira

La ricerca di nuovi equilibri – Bolzano e ­Merano due banchi di prova elettorali

Bolzano and Merano as two electoral testing grounds –
The search for new balances

Abstract The municipal elections of 20-21 September 2020 were a test for local politics. In Bolzano, for the first time, the center-right presented itself as united, with its own candidate for mayor. The goal was to conquer the capital of the province and thus strengthen the SVP-Lega pact. In Merano, the union of two civic lists, one center-right and the other center-left, aimed instead at bringing an Italian-speaking candidate for mayor to the ballot. This was an electoral operation built to assert a single “ethnic” political representation on the SVP model.

In Bolzano, the center-right candidate was rejected by the electors and the municipality of Merano was placed under receivership after Paul Rösch, who was re-elected in the ballot, was unable to form his own council. The article reconstructs the overall political framework of this electoral round, looking at the actors, the alignments and the results.

1. Il quadro della tornata elettorale

Riconfermato Renzo Caramaschi, sindaco uscente del capoluogo, commissariato invece il Comune di Merano dopo che Paul Rösch, rieletto sindaco al ballottaggio, non è riuscito a formare la propria giunta. I risultati delle elezioni comunali del settembre scorso sono state per diversi aspetti un sasso gettato nella stagnante e sonnacchiosa vita politica locale. Cercheremo di analizzarne gli aspetti, ma prima proviamo a ricostruire il quadro complessivo di questa tornata elettorale, quali le condizioni, gli attori e gli schieramenti.

In piena prima ondata della pandemia e in osservanza dei Decreti del presidente del Consiglio dei ministri, nel frattempo in vigore per limitare gli spostamenti ed evitare gli assembramenti, il regolare svolgimento delle elezioni del tre maggio 2020 in tutta la regione non risultava più compatibile. Il rinvio della consultazione per l’ele­zione dei sindaci e dei consigli comunali, nonché per i consigli circoscrizionali nei comuni del Trentino-Alto Adige, è arrivato ufficialmente il dieci marzo con decreto del Presidente della Regione (n. 16). Non che fino a quel punto si potesse dire che la campagna elettorale nei comuni dell’Alto Adige fosse entrata nel vivo. E la pandemia c’entrava relativamente. Siamo una provincia che si è presentata alle ultime elezioni comunali con la seguente geografia elettorale: 30 dei 113 comuni avevano una sola lista o partito in lizza (per 29 di questi si trattava della Svp, il restante era la Dorfliste/lista civica La Val del comune ladino di La Valle), 40 con due liste o partiti, 23 con tre liste o partiti, sette con quattro liste o partiti; 13 erano i comuni con cinque o più liste o partiti e solo Bolzano poteva “vantare” la presenza di ben 18 liste e dieci candidati sindaco (Hinterwaldner 2020a, 16-25). Last but not least lo spostamento delle elezioni amministrative al 20-21 settembre, in concomitanza con il referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari, costringeva tutte le forze politiche in corsa a fare i conti con il mese di agosto a ridosso della consultazione, periodo non certo favorevole per farsi ascoltare dai potenziali elettori. Difficile che un simile quadro complessivo potesse favorire una vivace e plurale dialettica politica alla vigilia delle elezioni amministrative. Se poi sommiamo ­l’emergenza Covid-19 con le sue restrizioni per le canoniche adunate di piazza dei comizi e le feste o i concerti che ne rappresentano spesso il contorno, il risultato non poteva che portare ad una campagna elettorale dimessa nelle forme e avara di contenuti (almeno per coloro che ancora vi si appassionano). Il tutto si è risolto a forza di slogan nell’ultima settimana utile prima del voto, quando la presenza di molti big della politica nazionale e presidenti di Regione (Matteo Salvini, Giorgia Meloni, ­Nicola Zingaretti, Matteo Renzi, Stefano Bonaccini, Massimiliano Fedriga) ha fatto capire che sul capoluogo, così come su molte altre regioni e capoluoghi italiani interessati al voto, si giocava una partita dal risvolto non solo locale. Ma su questo torneremo.

2. Era di maggio

A febbraio a Bolzano si erano profilati gli schieramenti, dietro al candidato sindaco di centrosinistra, l’uscente Renzo Caramaschi, si allineavano il Partito Democratico (Pd), i Verdi/Grüne/Vërc e Sinistra Unita/Vereinte Linke. Non vi faceva più parte la lista “Io sto con Bolzano” che aveva annunciato di sfilarsi e di voler correre da sola con il suo leader Angelo Gennaccaro. Professandosi non appartenente a nessun blocco né di centrodestra né di centrosinistra, questi faceva parte della giunta Caramaschi quale assessore ai servizi demografici, giovani e sport. Prima di costituire la sua lista nel 2015 era stato nell’Unione di centro (Udc) di Pier Ferdinando Casini e nel Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano. La possibilità di far giocare il peso del suo partito in un probabile ballottaggio tra centrodestra e centrosinistra era tale da garantirgli uno spazio politico di rilievo che non avrebbe avuto se avesse fatto da subito una scelta di campo. Inoltre, a consigliare un simile passo vi era la prospettiva tutt’altro che remota di una sconfitta del sindaco uscente. Per rafforzare la coalizione di centrosinistra i Verdi avevano avanzato l’ipotesi di allargare la coalizione al Team K, ma la risposta di Caramaschi era stata netta: nessuna apertura né accordi con formazioni politiche che si qualificassero come opposizione alla Svp, visto che senza un accordo con la Stella alpina non era immaginabile governare la città. Completava il fronte di centrosinistra la Lista Civica Bürgerliste con/mit Caramaschi e Italia Viva con Bolzano/mit Bozen per/für Caramaschi, propaggine locale del partito di Matteo Renzi. Dalla Svp nel frattempo nessun chiaro segnale di sostegno a uno o l’altro candidato sindaco italiano in caso di ballottaggio, ma un chiaro no ribadito dal Landeshauptmann Arno Kompatscher e dall’Obmann Philipp Achammer alla “destra destra” italiana (la locuzione è del segretario della Svp), Fratelli d’Italia compresi (Gonzato 2020a, 18). Si trattava di un messaggio duplice, indirizzato al centrodestra impegnato a presentarsi unito e al proprio partito, sempre più bisognoso di richiami ai “valori” e all’unità d’intenti. Poco importa se questo richiamo di principio era contraddetto dall’esperienza politica del “modello Laives”, comune dove la Svp aveva governato gli ultimi cinque anni con la “destra destra”. Per la Stella alpina da rubricarsi come un caso isolato e minore, da non confondersi con l’importanza della partita per il capoluogo. Per inciso, chiuse le urne e le trattative per la nuova giunta comunale di Laives, il riconfermato sindaco del centrodestra Christian Bianchi ora governa con la Svp, giovandosi dell’appoggio esterno di Fratelli d’Italia, partito che lo ha sostenuto. Legittimo chiedersi se il “modello Laives” poteva essere esportabile e diventare una chiave per uscire dall’impasse nel caso che a Bolzano avesse vinto il candidato civico di centrodestra. Per la prima volta le condizioni politiche affinché una simile ipotesi si realizzasse si erano materializzate con la costruzione dell’alleanza di centrodestra.

Personalismi, giochi di piccolo cabotaggio politico, volontà egemoniche, avevano affossato in passato qualsiasi tentativo di formare a Bolzano un fronte che riunisse le diverse anime della destra e potesse pescare nel ricco bacino del voto italiano, a partire dai quartieri popolari del capoluogo. A febbraio la Lega aveva aperto alla costruzione di un’alleanza, rinunciando a correre da sola con un proprio candidato, opzione quest’ultima che faceva forza sull’esperienza di governo in Provincia accanto alla Svp e che non escludeva un possibile accordo tra i due partiti anche su Bolzano. La correzione di rotta era figlia di valutazioni che coinvolgevano soprattutto le segreterie nazionali dei partiti di centrodestra, all’indomani della battuta d’arresto della Lega di Matteo Salvini che aveva mancato la conquista delle regioni rosse e della complessiva tenuta dell’asse di governo Pd-M5s (Movimento 5 stelle). In tutti i 18 capoluoghi italiani interessati al rinnovo dei propri consigli si sarebbe presentata un’alleanza di centrodestra, Lega compresa. I rappresentanti locali del partito di Salvini si sono allineati, assumendosi il ruolo di trovare un candidato sindaco accetto alla coalizione e non inviso alla Svp. Due i nomi che sono circolati tra febbraio e marzo, quello dell’avvocato Igor Janes, già interpellato in qualità di candidato del centrodestra nelle comunali del 2016 (fu poi scelto il medico Mario Tagnin) e quello dell’imprenditore e vicepresidente del FC Südtirol, Roberto Zanin. Entrambi, dopo l’iniziale accettazione della candidatura, erano tornati sulla loro decisione, ufficialmente per ragioni personali ma evidentemente non c’erano le condizioni politiche per lanciare questo o quel candidato anche per mancanza di chiarezza sul profilo del candidato stesso, se più di bandiera o più civico, se più digeribile o meno per la Svp. Il rinvio delle elezioni a data da destinarsi ha poi lasciato sostanzialmente in sospeso la scelta sul nome che avrebbe guidato la coalizione di centrodestra.

La nascita di un’alleanza di centrodestra a Bolzano non è stata l’unica novità politica di rilevo di queste ultime elezioni comunali. A febbraio anche nella città del Passirio le forze politiche avevano definito l’area dei propri schieramenti. La Lega aveva deciso di presentarsi da sola, togliendo in tal modo spazi alla costruzione di un fronte unico di centrodestra, mentre Alleanza per Merano (lista civica di centrodestra) e La Civica per Merano (di centrosinistra) erano riuscite a chiudere un accordo per presentarsi unite ed esprimere un proprio candidato sindaco di lingua italiana. Una novità di assoluto rilievo nell’arena della politica meranese e per la storia politica dell’intera provincia, dove qualsiasi progetto che mirasse a costituire un “partito degli italiani”, ovvero un’unica rappresentanza politica di tipo “etnico” sul modello Svp, è sempre abortito. L’unione delle due civiche avrebbe portato con sé una cospicua dote in termini elettorali e di eletti: nelle amministrative del 2015 Alleanza per Merano aveva l’11,6 per cento e La Civica per Merano il 12,5 per cento, che sommati avrebbero posto un’ipotetica lista unica (un possibile orizzonte politico?) al secondo posto dopo la Svp (25,2 per cento) e prima dei Verdi/Grüne/Vërc (21,3 per cento). In termini di eletti avrebbero potuto contare su nove consiglieri di madrelingua italiana, perfettamente alla pari con quelli della Svp. Numeri che, se confermati, avrebbero consentito di lanciare una candidatura “pesante” per un sindaco di lingua italiana il quale, finita da più di trent’anni l’epoca dell’alternanza sulla poltrona del primo cittadino, si sarebbe insediato per un’intera legislatura. L’accordo tra le due civiche è stato trovato attorno al nome dell’avvocato Dario Dal Medico, già candidato indipendente di Forza Italia nelle amministrative del 2005, attivo nel sociale e come Zanin conosciuto nel mondo dello sport locale. Oltre alla Svp, che correva con un proprio candidato sindaco indipendente (Richard Stampfl), il terzo polo era rappresentato dalla coalizione formata da Verdi/Grüne/Vërc, Team K e Sinistra Ecosociale/Ökosoziale Linke che sosteneva l’uscente Paul Rösch. A seguire gli altri partiti che si presentavano da soli con il proprio candidato di bandiera (Lega, Fratelli d’Italia, Pd, die Freicheitlichen, Südtiroler Freiheit, M5S).

3. Elezioni di settembre

A giugno c’è stata l’ufficializzazione del candidato sindaco del centrodestra per il capoluogo e il nome di Roberto Zanin è tornato alla cronaca politica. L’onorevole Filippo Maturi (Lega), che ne è stato lo sponsor, ha inquadrato la scelta con il seguente ragionamento:

“Bolzano elettoralmente si divide in tre: quelli di centrodestra, quelli di centrosinistra e gli scontenti. Questi ultimi non li si può attirare con nomi troppo caratterizzati. Per questo occorre allargare il contenitore e trovare l’intesa su una persona in grado di raccogliere i voti non solo di chi ci ha sempre votato”. (Campostrini 2020, 22)

Evidentemente non erano solo queste le ragioni che portavano a Zanin, vi era stato un parziale gradimento da parte della Svp, in particolare espresso dall’ala economica, per una persona ben introdotta e stimata nel mondo di lingua tedesca oltre che moderata. Se per il centrodestra a trazione Lega l’obiettivo era quello di vincere e governare, un forte bilanciamento verso il centro per equilibrare una coalizione in cui figurava fin dal primo turno e “con pari dignità” la destra indigesta alla Svp (Fratelli d’Italia) era il minimo sindacale per giocarsi una chance in caso di vittoria. Le dichiarazioni degli esponenti locali del partito di Giorgia Meloni si sono presto allineate ad uno schema di comunicazione politica teso a tranquillizzare principalmente la Stella alpina.

“A Bolzano – commentava in un’intervista Marco Galateo, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia – si amministra una città, che deve offrire servizi e merita un’alternanza alla sinistra di Caramaschi. Alle comunali non avremo temi etnici nel programma e in lista ci saranno con noi sud­tirolesi e stranieri diventati cittadini italiani”. (Gonzato 2020b, 21)

Uno dei prodotti di questa strategia della destra di presentarsi con un volto moderato è stato il divorzio da Casapound, che a febbraio lavorava per un accordo con Fratelli d’Italia tale da permettere la formazione di una lista anche con propri esponenti, rinunciando a presentarsi sotto il simbolo della tartaruga frecciata. Simbolo che invece sarà presente alle comunali, a dispetto della decisione dei fascisti del terzo millennio locali di tornare a essere solo movimento e non partito.

Roberto Zanin si è presentato agli elettori come un candidato sindaco per certi aspetti speculare al suo concorrente Renzo Caramaschi, come lui “prestato alla politica”, attitudine manageriale, moderato “ma con idee forti” (Gonzato 2020c, 20), mediatore. Una caratterizzazione così schiacciata, coerente con il compito di conquistare consensi al centro e contrastare l’avversario politico sul proprio terreno, ha finito per sbiadire i caratteri distintivi e oppositivi che potevano rendere più forte e più credibile il candidato di centrodestra. Nella propria comunicazione politica è sembrato più calato in questo ruolo l’uscente Renzo Caramaschi, perfetto conoscitore della macchina amministrativa ripresentatosi agguerrito come il sindaco del fare, piuttosto che Roberto Zanin costretto a neutralizzare in campagna elettorale le dichiarazioni e i manifesti xenofobi degli esponenti della Lega, suoi alleati.

La campagna elettorale si è animata e consumata, come si diceva, con l’arrivo nel capoluogo dei big della politica nazionale, primi quelli di centrodestra con ­Matteo Salvini e Giorgia Meloni a tirare la volata, convinti di una vittoria storica a Bolzano e di aver trovato un modello di alleanza vincente da esportare nel 2021 a Milano, Roma e Torino (Gonzato 2020d, 21). In testa alle priorità la questione della sicurezza e del sovranismo (coniugato localmente: prima i bolzanini), temi cari alla Lega e alla destra, capaci di mobilitare elettorato. Meloni in particolare ha voluto manifestare al parco della stazione di Bolzano, ribattezzato “parco della vergogna”, denunciandovi il degrado e la violenza che lo abitano. Episodi di microcriminalità, spaccio di droga, degrado e presenza di senza tetto, di cittadini immigrati privi di assistenza, hanno fatto della zona attorno alla stazione del capoluogo un’area di forte sofferenza sociale e il centrodestra ha avuto buon gioco nell’evocare da una parte maggiore sicurezza e, dall’altra, bocciare senza appello l’operato del sindaco ­Caramaschi. Mentre a Bolzano Salvini e Meloni insistevano sull’inasprimento degli strumenti di ordine pubblico e in casa centrodestra si ragionava sull’istituzione di un assessorato alla sicurezza, a Roma Arno Kompatscher e l’on. Dieter Steger incontravano la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese per chiederle di intervenire per contrastare degrado e criminalità in piazza Stazione. La tempistica di questo incontro con il ministro ha fatto capire che Caramaschi nella sua campagna elettorale poteva contare sulla sponda del presidente della Provincia di Bolzano, ancor prima che l’endorsement pubblico nell’ultimo comizio della campagna elettorale lo rendesse plasticamente. In occasione della manifestazione organizzata dal Pd a Bolzano è infatti successo che Stefano Bonaccini, riconfermato presidente della Regione Emilia-­Romagna dopo aver sconfitto il centrodestra, sul palco a sostenere la candidatura di Caramaschi, abbia invitato a salirvi anche Arno Kompatscher, il quale ha voluto sottolineare la fattiva collaborazione con la giunta uscente e i buoni rapporti sviluppatasi tra Provincia e Comune. La difesa del “buon governo” di Caramaschi è stato il leitmotiv anche degli interventi di Nicola Zingaretti, in sostanza una chiamata a non consegnare il comune alla destra in una partita tutta in salita per il sindaco uscente, dentro allo scenario di una città non più da cartolina ma tormentata da problemi di traffico e mille cantieri aperti.

Partita tutta da giocare anche nella città del Passirio dove le due civiche unite, apparentamento che non era riuscito nel 2015, puntavano al ballottaggio con il proprio candidato. Nuovo attore politico di tutto rispetto, l’alleanza civica si presentava come un blocco politico di sicuro più congeniale alla Svp e ad essa affine, in quanto mostrava di volersi muovere dentro il recinto della rappresentanza etnica degli interessi e di accettarne la dialettica in una logica non di contrapposizione nazionali­stica, considerata ormai superata, ma di aperto confronto e di governo. Dall’altra parte uscire da una mal digerita esperienza di governo in una giunta trainata dai Verdi poteva rappresentare per la Stella alpina un orizzonte politico cui guardare, soprattutto se le lobby interne al partito legate agli interessi relativi allo sviluppo urba­nistico di Merano vedevano nel partito interetnico un ostacolo (Martinello 2020, 30).

Alla vigilia del voto a Merano sulle schede elettorali erano presenti nove candidati sindaci (dodici nel 2015) mentre a Bolzano erano dieci (13 nel 2016). Nelle liste presenti nel capoluogo si potevano contare una trentina di candidati di origine straniera distribuiti tra partiti sia di centrodestra che di centrosinistra, una quota mai così consistente nelle passate elezioni e segno di una volontà di partecipazione alla vita democratica da parte di quel 15 per cento circa di popolazione che oggi vive a Bolzano ma è proveniente da tutti gli angoli del mondo.

Rispetto alle provinciali del 2018, i dati dell’affluenza alle urne nel primo turno hanno fatto segnare una flessione a Bolzano, dove si è registrato un 60,7 per cento (64,6 per cento alle amministrative del 2018; 56,2 per cento alle comunali del 2016) e un calo più marcato a Merano con il 57,3 per cento (65,6 per cento alle ammi­nistrative del 2018; 56,4 per cento alle comunali del 2015). Il ballottaggio ha portato le percentuali al di sotto del 50 per cento per entrambe i comuni (47,3 per cento a Bolzano, 46,6 per cento a Merano), un dato più o meno in linea con le precedenti consultazioni comunali. Lo zoccolo duro degli astensionisti anche in questa occasione non è stato scalfito. Vista dal raffronto dei dati dell’affluenza, si può anche affermare che l’emergenza Covid non abbia inciso più di tanto sulla determinazione dei cittadini di andare a votare, così come poco può aver inciso sulle scelte dei singoli elettori, secondo il politologo Pallaver (Hinterwaldner 2020b, 20-21), nonostante la maggiore o minore visibilità dei sindaci uscenti nella gestione dei riflessi della pandemia.

4. Questione di numeri. Bolzano e Merano banchi di prova

Bolzano

A zittire le speculazioni su come il centrodestra, in caso di vittoria, avrebbe potuto sedersi al tavolo con la Svp per trovare una formula di governo, sono bastati i risultati del primo turno. Secondo la narrazione corrente la Stella alpina avrebbe deciso sull’eventuale candidato sindaco da sostenere al ballottaggio sulla base dell’esito elettorale. Una questione di numeri, quindi, tale da giustificare una trattativa anche con il centrodestra, qualora avesse battuto il centrosinistra al primo turno. A quel punto la Svp avrebbe potuto richiamarsi al rispetto della volontà dell’elettorato di lingua italiana, permettendo da una parte di allentare il nodo politico di un partito diviso al suo interno sull’appoggio ai candidati (Caramaschi o Zanin) e dall’altra di giocare su entrambe i tavoli, alzando la posta delle proprie richieste in vista del ballottaggio. I risultati usciti dalle urne hanno invece configurato uno scenario politico diverso da queste aspettative. Caramaschi e la sua coalizione di centrosinistra hanno raccolto maggiori consensi rispetto agli avversari di centrodestra: rispettivamente il 33,9 per cento contro il 33,1 per cento. Una vittoria di misura (389 voti di scarto) che, vista alla luce dei risultati per circoscrizione, consegnava a Zanin tre dei cinque quartieri del capoluogo, ovvero quelli a grande maggioranza di residenti di lingua italiana (Don Bosco, Oltrisarco-Aslago, Europa-Novacella), mentre Caramaschi era riuscito a conquistare i restanti due (Centro-Piani-Rencio e Gries-San Quirino) e comunque a ridurre la distanza in quelli in cui aveva perso. Nel 2016 il candidato sindaco Caramaschi, che correva contro Mario Tagnin per il centrodestra, al primo turno era risultato primo in tutte le circoscrizioni del capoluogo.

Considerando i risultati di lista e aggregando i partiti secondo la loro collocazione politica in una delle due arene, anche il potenziale di consenso elettorale del centrosinistra si confermava maggiore rispetto all’altro schieramento:

area centrosinistra: 36,92 per cento (Volt Psi + Bolzano, Team K, Pd, Lista Civica con Caramaschi, Verdi/Grüne/Vërc, Italia Viva con Bolzano, Sinistra Unita/Vereinte Linke);

area di centrodestra: 35,66 per cento (Vox Italia, Casapound, Oltre Zanin, Forza Italia, Lega, Giorgia Meloni Fratelli d’Italia).

Rispetto alle elezioni provinciali del 2018, ultima consultazione amministrativa che si era tenuta, il centrosinistra a Bolzano (Pd, Verdi, Team K, Noi per l’Alto Adige, Sinistra Unita/Vereinte Linke) che aveva raccolto allora il 34,3 per cento dei consensi, usciva rafforzato di due punti e mezzo. Un aumento che andava attribuito in buona parte alla libera uscita dei voti del M5S che, a partire dalle comunali del 2016, aveva conosciuto un progressivo e costante dimezzamento del proprio tesoretto elettorale, fino a non riuscire ad eleggere alcun consigliere in questo turno delle amministrative a Bolzano: 12,1 per cento (2016), 6,3 per cento (provinciali 2018), 3 per cento (2020).

Il centrodestra (L’Alto Adige nel cuore Fratelli d’Italia Uniti, Casapound, Forza Italia, Lega) con il suo 40,4 per cento nel 2018 risultava aver perso cinque punti percentuali, interrompendo la crescita elettorale progressiva di questo fronte lungo l’ultimo lustro, a partire dalle comunali 2016 (29,3 per cento) e passando per le politiche 2018 (35,4 per cento) (Pallaver/Mezzalira 2019, 81).

Buono il risultato delle rispettive civiche dei due candidati sindaci, la Lista Civica con Caramaschi ha ottenuto il 7,6 per cento (4,41 per cento alle comunali del 2016) e Oltre di Zanin il 10 per cento1, che ha soprattutto intercettato i voti della Lega, calcolando che a Bolzano il partito di Salvini è passato dal 27,8 per cento delle provinciali del 2018 al 13,2 per cento delle comunali 2020. Nel centrodestra spiccava il passo in avanti di Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni (7,7 per cento) che non solo aumentava rispetto alle provinciali del 2018 (5,9 per cento) ma incrementava anche se di poco nei confronti dell’alleanza Il Centrodestra Uniti per Bolzano – formazione che riuniva Forza Italia, Unitalia e Alto Adige nel cuore di Alessandro Urzì – presentatasi alle comunali del 2016 (7,6 per cento). Dentro agli equilibri dello schieramento del centrodestra l’aumento del peso specifico del partito di Giorgia Meloni poneva un problema in più al corso della trattativa che si sarebbe aperta con la Svp per il ballottaggio. Sparita dal consiglio comunale invece Casapound che, dopo l’exploit del 2016 (6,7 per cento), ha dimezzato i propri consensi (2,8 per cento).

Sull’altro fronte si è registrata la tenuta del Pd 12,6 per cento (provinciali 2018: 12,2 per cento)2, Sinistra Unita/Vereinte Linke con l’1,8 per cento ha guadagnato lo 0,5 per cento rispetto alle provinciali 2018 (1,3 per cento) e i Verdi con il 9,2 per cento hanno fatto meglio delle comunali del 2016 (6,1 per cento) pur registrando una flessione in rapporto ai dati delle provinciali 2018 (10,4 per cento).

Sui risultati non certo incoraggianti del Team K a Bolzano (4,05 per cento, alle provinciali del 2018: 7,2 per cento) ha pesato il cosiddetto “scandalo bonus” che alla vigilia del voto ha investito il leader Paul Köllensperger. Lui, che si era distinto politicamente per le sue battaglie sulla “questione morale”, è finito sotto i riflettori per aver fatto richiesta del sussidio di 600 euro messo a disposizione dal Governo per chi aveva subito perdite dal lockdown. In questa performance negativa del Team K un ruolo l’hanno avuto anche quei potenziali elettori di centrosinistra che, anziché disperdere la propria preferenza sul candidato di bandiera Thomas Brancaglion, hanno deciso di far pesare il loro “voto utile” su Caramaschi fin dal primo turno.

In calo progressivo anche la Svp: 17 per cento alle comunali 2016, 16,6 per cento alle provinciali 2018, 14,8 per cento alle comunali 2020. Un trend riscontrabile pure a livello provinciale, dove dal 2008 la Stella alpina risulta molto al di sotto del 50 per cento dei consensi (48,1 per cento nel 2008, 45,7 per cento nel 2013, 41,9 per cento nel 2018).

A chiudere questa sintetica carrellata sui risultati del primo turno a Bolzano, va menzionata la mossa vincente della lista di Angelo Gennaccaro (Io sto con Bolzano) di porsi equidistante dai due poli e rilanciarsi quale forza di governo per la città, strategia che ha fruttato il raddoppio dei consensi con l’8,3 per cento (comunali 2016: 4,5 per cento).

La nuova composizione del consiglio comunale di Bolzano comprendeva 17 consiglieri appartenenti al gruppo linguistico tedesco, di cui solo 7 eletti nelle fila della Svp. Una proporzione che di fatto metteva in discussione la rivendicata rappresentanza “etnica” esclusiva da parte della Stella alpina.

Tab. 1: Risultati elettorali Comune di Bolzano

Comunali Bolzano
2020

Provinciali 2018

Risultati di lista %

Com. Bz

Comunali Bolzano
2016

risultati di lista %

numero di seggi

risultati di lista %

numero di seggi

Südtiroler Volkspartei

14,81

7

16,6

17,01

8

Lista Civica Bürgerliste con mit Caramaschi

7,64

4

4,41

2

Partito Democratico – Demokratische Partei

12,59

7

12,2

15,85

9

Italia Viva con Bolzano mit Bozen per-für ­Caramaschi1

0,95

0

Noi per l’Alto Adige2

3,2

Verdi Grüne Vërc

9,2

5

10,4

6,11

4

Sinistra Unita Vereinte Liste3

1,77

0

1,3

Sinistra Ecosociale - Die Linke Links Grün Frei

1,5

0

Rifondazione Partito Comunista Sinistra Europea

1,59

0

Team K

4,05

2

7,2

M5s

3,01

0

6,3

12,06

6

Lista Civica Futuro Bolzano – Bürgerliste Zukunft Bozen4

0,88

0

Oltre Weiter Zanin

10,07

5

Lega

13,23

7

27,8

8,95

5

Forza Italia

1,48

0

3,1

Giorgia Meloni Fratelli d’Italia

7,72

4

L’Alto Adige nel cuore Fratelli d’Italia Uniti

5,9

Il Centrodestra Uniti per Bolzano5

7,61

4

Alleanza per Bolzano6

4,96

2

Casapound Italia

2,84

0

3,6

6,69

3

Io sto con Bolzano

8,33

4

4,51

2

Pensionati

0,37

0

1,17

0

Volt Psi + Bolzano

0,72

0

Vox Italia Pensare e Agire Altrimenti

0,32

0

Süd-Tiroler Freiheit

1

1,62

0

Die Freiheitlichen

1,3

BürgerUnion für Südtirol

0,3

Artioli Sindaca Bürgemeisterin

1,94

0

Anna Pitarelli-Neue Welle Bozen-Bolzano sull’Onda

2,320

0

1 Espressione locale del partito di Matteo Renzi prima nel Partito Democratico.

2 Formazione politica locale di area Margherita prima nel Partito Democratico.

3 Formazione che raccoglie esponenti della Sinistra e di Rifondazione Comunista.

4 Lista guidata da Davide Costa ex esponente del M5s e promotore del referendum cittadino sul tram.

5 Alleanza con Forza Italia, Unitalia e Fratelli d’Italia.

6 Lista civica di destra guidata da Giorgio Holzmann, già deputato di Alleanza Nazionale.

Fonte: Regione Autonoma Trentino Alto Adige/Südtirol, 2020; Consiglio della Provincia Autonoma di Bolzano/Südtiroler Landtag/Cunsëi dla Provinzia autonoma de Bulsan, 2020

La vittoria al primo turno di Caramaschi ha spianato immediatamente la strada agli apparentamenti per il ballottaggio, già all’indomani delle elezioni (24.9.2020) il coordinamento cittadino della Svp aveva votato all’unanimità il sostegno al candidato sindaco di centrosinistra. Nella reazione per il mancato blockfrei della Stella alpina Zanin ha voluto sottolineare come la presenza di Fratelli d’Italia nella coalizione di centrodestra costituiva solo un alibi per il diniego Svp, visto che il partito di Giorgia Meloni aveva già dato la disponibilità a restare fuori dalla giunta (Mattioli 2020, 17). Una precisazione che tornava sull’applicabilità del modello Laives anche per il capoluogo, sebbene si trattasse di una soluzione più presentabile in caso di vittoria del centrodestra al primo turno e che a quel punto diventava difficilmente proponibile.

Il quattro ottobre lo spoglio dei voti per il futuro sindaco del capoluogo ha confermato la preferenza per Caramaschi con un risultato schiacciante (57,2 per cento contro il 42,8 per cento di Zanin) e determinante è stato il peso degli oltre 6.000 voti del bacino elettorale della Svp. Il candidato di centrosinistra è riuscito a imporsi su quattro delle cinque circoscrizioni del comune capoluogo, recuperando anche nei quartieri popolari a grande maggioranza di elettori di lingua italiana. In termini di voti assoluti Caramaschi ha potuto contare su 21.611 preferenze rispetto alle 16.124 del primo turno (17.045 al ballottaggio nel 2016).

Fallita di conseguenza l’operazione politica condotta dalla Lega per dare al capoluogo il primo sindaco di centrodestra. Il commissario del partito di Salvini in Alto Adige, Maurizio Bosastra, giunto al termine del proprio mandato e in procinto di lasciare la provincia, ha così sintetizzato l’epilogo della tornata elettorale in un’intervista:

“Bolzano è un posto strano. Appena qualcuno cresce, viene demolito. ‘Così resto solo io’. Non parlo solo della Lega. Quanto alla Svp, giocano in un altro campionato. Molto più astuti.
[…] Diciamo che con una parte della Svp abbiamo parlato a lungo, dalla candidatura di Zanin fino alla fine. Fratelli d’Italia era disposta a restare fuori dalla maggioranza. Ma non è stato sufficiente. Se fossimo ancora al governo, probabilmente le scelte della Svp sarebbero state diverse. Achammer ha fatto un capolavoro. Ha ricompattato il partito, disinnescando la comparsa di Kompatscher sul palco del Pd, proponendo ancora l’immagine del partito che lotta contro i fascisti italiani. In più, parlando con Zanin hanno potuto alzare il prezzo con Caramaschi, che gli ha concesso tutto ciò che è stato chiesto. (Gonzato 2020e)

La sconfitta alle elezioni per il centrodestra ha significato anche il tramonto del progetto di un’alleanza dei partiti di questo schieramento, visto che Zanin si è presto sfilato dal ruolo di leader dell’opposizione, dichiarando che avrebbe fatto riferimento esclusivamente alla sua lista civica Oltre Weiter. (Gonzato 2020f, 18)

Merano

Il primo dato politico significativo emerso dall’esito del primo turno è stata l’esclusione della Svp dal ballottaggio. Per la prima volta la Stella alpina si è trovata fuori dai giochi per la candidatura di un proprio sindaco, sebbene sia risultata il primo partito in città (22,6 per cento). Il progressivo calo di preferenze (– 6,7 per cento rispetto alle provinciali del 2018, – 2,6 per cento rispetto alle comunali del 2015) non ha permesso all’indipendente Richard Stampfl di correre l’ultimo miglio, nonostante una discreta performance personale. Nel computo dei 3.642 voti raccolti dalla lista, 197 erano quelli attribuiti al solo candidato sindaco, mentre nel 2015 Gerhard Gruber, candidato organico alla Svp, ne aveva raccolti solo 89 sui 3.835 complessivi. Sono completamente saltate le previsioni della centrale del partito che ipotizzavano risultati migliori per Lega e Fratelli d’Italia, tali da contenere il potenziale di attrazione del voto italiano a favore dell’unione delle liste civiche e in tal modo pregiudicare loro l’accesso al ballottaggio a beneficio della Svp (Kofler 2020a, 3).

Il secondo dato politico di rilievo è stato il successo del candidato sindaco Dario Dal Medico sostenuto da due liste civiche di diverso orientamento (Alleanza per Merano di centrodestra, La Civica per Merano di centrosinistra), che con il 23 per cento dei voti è entrato nel ballottaggio con l’uscente Paul Rösch. Anche in questo caso ha pagato elettoralmente il profilo civico del candidato che, oltre ai 3.504 voti delle civiche unite, ha fruttato 358 preferenze date al solo Dal Medico. Diverso però è stato l’apporto in termini elettorali fornito singolarmente da Alleanza per Merano e La Civica per Merano. La prima (13,4 per cento) ha infatti guadagnato consensi rispetto alle comunali del 2015 quando sosteneva Nerio Zaccaria (11,6 per cento); l’esperienza di governo nella giunta uscente guidata da Rösch può averla premiata, insieme alla candidatura forte di Dal Medico, già indipendente nelle fila del centrodestra, che può aver fatto da traino. La seconda (9,6 per cento), uscente da una consigliatura passata all’opposizione, ha al contrario registrato una decisa flessione ­rispetto al 2015 quando sosteneva Giorgio Balzarini (12,5 per cento). Complessivamente l’unione delle due liste non ha prodotto la somma matematica degli eletti, ma un seggio in meno (da nove a otto). Ciononostante, Alleanza e La Civica hanno raggiunto il proprio obiettivo politico di portare al ballottaggio un candidato sindaco italiano.

Anche i partiti a sostegno dell’uscente Paul Rösch hanno avuto risultati alterni, la lista verde del sindaco (21,6 per cento) con un piccolo incremento dello 0,3 per cento ha sostanzialmente confermato il dato del 2015 (21,3 per cento), così come ha fatto Sinistra Ecosociale/Ökosoziale Linke (2,0 per cento) con un +0,4 per cento rispetto alle provinciali del 2018 (1,6 per cento, nel 2015 2,4 per cento). Ha avuto invece le dimensioni di un vero e proprio tracollo il risultato del Team K (2,8 per cento) dopo che a Merano alle provinciali del 2018 aveva conquistato il 10,7 per cento. Stesse le ragioni che ne hanno determinato il forte calo anche a Bolzano. Alto invece il numero delle preferenze attribuite al solo Rösch 776 (nel 2015, sostenuto solo dalla sua lista verde, erano state 314). Con 4.784 voti (28,4 per cento) il sindaco uscente ha staccato il primo posto al ballottaggio, nel 2015 era giunto secondo con 3.479 voti (22,11 per cento) ma era riuscito ad imporsi strappando la poltrona di primo cittadino al candidato Svp. In quell’occasione per la prima volta Merano aveva un sindaco di lingua tedesca non targato Stella alpina e sostenuto da una formazione interetnica.

Delle altre liste che correvano da sole con il proprio candidato di bandiera solo Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, bissando il buon risultato di Bolzano, ha mostrato un trend positivo, passando dall’1,4 per cento delle comunali del 2015 al 5,6 per cento del 2020. Pd, M5s, Die Freiheitlichen, Südtiroler Freiheit e soprattutto la Lega (– 9,8 per cento rispetto alle provinciali 2018) hanno perso quote – anche consistenti – del proprio elettorato.

Tab. 2: Risultati elettorali Comune di Merano

Comunali Merano

2020

Provinciali 2018

Risultati di lista %

Com. di Merano

Comunali Merano

2015

risultati di lista %

numero di seggi

risultati di lista %

numero di seggi

Südtiroler Volkspartei

22,6

8

29,3

25,2

9

Verdi Grüne Vërc – Paul Rösch. Die Liste. La Lista1

21,6

8

7,7

21,3

8

Partito Democratico – ­Demokratische Partei

5,5

2

8,4

6,4

2

Alleanza per Merano – Dal Medico Sindaco2

13,4

5

11,6

4

La Civica per Merano – Dal Medico Sindaco3

9,6

3

12,5

5

Sinistra Ecosociale – ­Ökosoziale Linke4

2,0

1

1,6

2,4

1

Team K

2,8

1

10,7

Movimento 5 Stelle

1,9

0

5,2

5,4

2

Giorgia Meloni Fratelli d’Italia5

5,6

2

3,6

1,4

0

Lega Salvini Premier6

10,6

4

20,4

7,0

2

Süd-Tiroler Freiheit

2,1

1

3,5

3,2

1

Die Freiheitlichen

2,5

1

4,0

2,4

1

BürgerUnion für Südtirol

1,0

0,5

1

Italia dei Valori

0,7

0

1 Alle elezioni comunali del 2020 e del 2015 i Verdi si presentavano come lista del candidato sindaco Paul Rösch.

2 Alle elezioni comunali del 2015 Alleanza sosteneva il candidato sindaco Nerio Zaccaria.

3 Alle elezioni comunali del 2015 La Civica sosteneva il candidato sindaco Giorgio Balzarini.

4 Alle elezioni provinciali del 2018 il raggruppamento si presentava come Vereinte Linke – Sinistra Unita.

5 Alle elezioni provinciali del 2018 si presentava come L’Alto Adige nel Cuore Fratelli d’Italia Uniti, alle comunali del 2015 l’Alto Adige nel Cuore.

6 Alle comunali del 2015 presente come Lega Nord Merano Meran Salvini.

Fonte: Regione Autonoma Trentino Alto Adige/Südtirol, 2020; Consiglio della Provincia Autonoma di Bolzano/Südtiroler Landtag/Cunsëi dla Provinzia autonoma de Bulsan, 2020

Nella nuova composizione dell’assemblea cittadina si contava un numero maggiore di consiglieri del gruppo linguistico italiano (19 contro i 17) e, come è avvenuto per Bolzano, la Svp con i suoi otto seggi aveva perso la maggioranza della rappresentanza “etnica” del gruppo linguistico tedesco, da sempre rivendicata. Sul piano degli equilibri politici del nuovo consiglio comunale Verdi, liste civiche unite e Svp in termini di seggi potevano contare tutte su otto consiglieri, tre blocchi in competizione che tenevano molto aperta tanto la partita per il ballottaggio quanto quella della composizione di una possibile giunta. Se il Pd aveva già dichiarato di voler sostenere Paul Rösch, la Svp invece non è riuscita a trovare una linea di condotta comune nonostante il dichiarato blockfrei. Il capogruppo del partito in consiglio, Karl Freud, si è presto schierato pubblicamente a favore di Dal Medico, una mossa fatta passare per scelta personale ma di fatto supportata da quella parte della Svp legata soprattutto agli interessi economici. Bruno Hosp, autorevole esponente conservatore della vecchia guardia del partito, ha dal canto suo criticato Freud per aver messo in dubbio, con il suo endorsement per un candidato sindaco di lingua italiana, la credibilità dei principi stessi della Svp sempre orientati etnicamente. Il richiamo di Karl Zeller, vice Obmann a Merano, all’unità del partito a pochi giorni dal ballottaggio è suonato come la conferma di una difficile ricomposizione interna delle diverse anime del partito. (Kofler 2020b, 2)

L’affluenza al secondo turno per quanto bassa (46,6 per cento) è stata maggiore rispetto alle comunali del 2015 (40,8 per cento), segno che la sfida tra Rösch e Dal Medico ha portato al voto più meranesi. Obiettivo del candidato delle civiche era quello di concentrare il voto italiano su di lui, polarizzando etnicamente la scelta del sindaco in una sorta di opzione di campo tra italiani e tedeschi, nonostante la professione interetnica dell’uscente Rösch, da una parte, e dall’altra le dichiarazioni della vigilia di Dal Medico sul superamento della logica dei blocchi etnici.

Nel ballottaggio ha prevalso Paul Rösch (7.050 voti, 50,1 per cento) sul candidato delle civiche per una manciata di voti (7.013, 49,9 per cento), 37 per la precisione. Nel 2015 Rösch al secondo turno aveva raccolto un po’ meno consensi (6.994, 60,70 per cento) ma distanziato di molto l’allora candidato Gerhard Gruber della Svp (4.529, 39,30 per cento).

Il risultato ha fatto parlare di una città divisa in due, quasi a rispecchiare perfettamente la composizione della popolazione di Merano per gruppi linguistici, da una parte i tedeschi (50,47 per cento) dall’altra gli italiani (49,06 per cento). Eppure, si tratta di una lettura forzata, che prescinde dal fatto che tra gli elettori dell’uscente Rösch vi siano anche appartenenti al gruppo linguistico italiano così come per Dal Medico vi siano elettori del gruppo di lingua tedesca. Di fatto, il contesto politico locale presenta ormai da tempo un elettorato di lingua italiana e tedesca che non si riconosce in assoluto in un unico blocco etnico. Ma nello specifico caso meranese è interessante notare come le civiche abbiano cavalcato elettoralmente il modello della rappresentanza etnica, trovando su questo terreno perfetta consonanza con la Svp, interessata a chiudere l’esperienza di governo che l’aveva vista partecipe di una giunta a trazione verde interetnica. Le trattative per la formazione della nuova giunta, piene di ostacoli da superare a causa dell’equilibrio in termini di seggi dei cosiddetti tre blocchi e complicate dal grande consenso raccolto dal candidato che alla fine ha comunque perso, hanno dato a questa consonanza la forma di una strategia politica condotta dalla Svp e dalle civiche per indebolire il sindaco Rösch e riportare la dialettica politica che presiede alla formazione del governo nei binari consueti della titolarità delle rappresentanze etniche. Una partita che per Merano, oggi commissariata, resta ancora tutta da giocare.

Note

1 Nel 2016 il candidato sindaco Mario Tagnin non era sostenuto da una propria lista ma da una alleanza tra Lega e Il Centrodestra Uniti per Bolzano.

2 Alle comunali del 2016 il Partito Democratico (15,9 per cento) si presentava con gli esponenti della Margherita poi confluiti in una propria lista alle provinciali del 2018: Noi per l’Alto Adige – für Südtirol.

Riferimenti bibliografici

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Consiglio della Provincia Autonoma di Bolzano/Südtiroler Landtag/Cunsëi dla Provinzia autonoma de Bulsan (2020), Risultati delle elezioni proviciali 2018, www.consiglio-bz.org/it/elezioni/risultati-
elezioni-provinciali.asp (25.1.2021)

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Gonzato, Francesca (2020b), Fratelli d’Italia punta i piedi “E’ difficile lasciarci fuori”, in: Alto Adige, 11.6.2020, 21

Gonzato, Francesca (2020c), “Sono moderato, ma con idee forti. Bolzano cambierà”, in: Alto Adige, 21.6.2020, 20

Gonzato, Francesca (2020d), Salvini: “Questa volta si vince”, in: Alto Adige, 4.9.2020, 21

Gonzato, Francesca (2020e), “Qui ho finito, alla Lega serve gente che lavori senza pensare ai posti”. In: Alto Adige, 11.10.2020, www.altoadige.it/cronaca/bolzano/qui-ho-finito-alla-lega-serve-gente-che-
lavori-senza-pensare-ai-posti-1.2444258 (18.11.2020)

Gonzato, Francesca (2020f), Giunta, da oggi le deleghe nel vivo e Caramaschi vede Zanin a cena, in: Alto Adige, 16.10.2020, 18

Hinterwaldner, Karl (2020a), Kreuzchen mit Corona, in: ff – Südtiroler Wochenmagazin/37, 10.9.2020, 16-25

Hinterwaldner, Karl (2020b), Kreuzchen mit Corona, in: ff – Südtiroler Wochenmagazin/37, 10.9.2020, 20-21

Kofler, Matthias (2020a), Ohne Empfehlung, in: Die Neue Südtiroler Tageszeitung, 24.9.2020, 3

Kofler, Matthias (2020b), Zeller gegen Hosp, in: Die Neue Südtiroler Tageszeitung, 2.10.2020, 2

Martinello, Sara (2020), “Ci sono lobby che vedono nei Verdi un ostacolo”, in: Alto Adige, 7.11.2020, 30

Mattioli, Antonella (2020), “Non abbiate paura dei veti della Svp. E’ ora di andare Oltre”, in: Alto Adige, 3.10.2020, 17

Pallaver, Günther/Mezzalira, Giorgio (a cura di) (2019), Der identitäre Rausch. Rechtsextremismus in Südtirol/Ubriacatura identitaria. L’estrema destra in Alto Adige, Bolzano: Edition Raetia

Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol (2020), Elezioni Comunali 2020 – Alto Adige, www.elezionicomunali.bz.it/it/1/elect (18.11.2020)