Alessia Donà
Quote di genere e selezione delle candidature
Un’analisi delle elezioni comunali 2020 in Provincia di Trento
Gender quotas and the selection of local politicians.
An analysis of the 2020 municipal elections in the province of Trento
Abstract Women are underrepresented in most elected and appointed positions in local government in Italy. The municipal elections held in September 2020 also confirmed this trend in the province of Trento. Despite the fact that regional electoral rules prescribe instruments for a more gender balanced composition of municipal bodies, the province of Trento shows slow but limited progress. In contrast, in other Regions where a more stringent national legislation for equal representation is in force, female representation increased quickly due to the adoption of multiple anti-discriminatory measures (such as candidate quotas, rules concerning the rank order, and double gender preferences). The article discusses the differences between small and large municipalities in promoting female representation and the crucial role of political parties in implementing gender quotas.
1. Introduzione
Nelle giornate del 20 e 21 settembre 2020 si sono tenute le consultazioni elettorali per rinnovare la composizione dei consigli ed eleggere il sindaco/la sindaca di 156 comuni, di cui 33 comuni con una popolazione superiore a 3.000 abitanti. In otto è stato necessario lo svolgimento del secondo turno di ballottaggio tra le due candidature più votate che non avevano ottenuto la maggioranza assoluta dei voti nella giornata di domenica quattro ottobre 2020.
Mentre nel mondo la percentuale di donne elette nelle assemblee legislative è aumentata nel corso degli ultimi decenni, le donne rimangono tuttavia ancora sottorappresentate non solo nei parlamenti nazionali (Inter-Parliamentary Union 2020) ma anche a livello locale (Sundström/Stockemer 2015). La questione non è solo numerica, bensì sostanziale dal momento che è stato argomentato e dimostrato che gli interessi delle donne sono meglio rappresentati dalle politiche donne (Phillips 1995). Diventa dunque importante esaminare i risultati delle elezioni amministrative secondo una prospettiva di genere al fine di valutare quanto sia paritaria la democrazia locale in Trentino. Il livello locale è infatti un’arena di decisione politica che ha effetti immediati sulla vita dei cittadini. In che misura le donne partecipano a questa arena? Fino a che punto le quote di genere funzionano nell’influenzare il processo di selezione dei partiti politici e dunque nell’aumentare la rappresentanza femminile? Come sono cambiati i dati rispetto alla precedente consultazione di cinque anni fa (Donà 2016)? E più in generale, come si inseriscono i risultati della provincia di Trento all’interno del più ampio contesto nazionale?
Il presente articolo cerca di affrontare queste domande e mira a contribuire al dibattito circa gli effetti delle quote di genere sul piano della rappresentanza politica femminile e delle strategie elettorali dei partiti politici (in questo caso locali). L’articolo è strutturato in quattro parti. Nella prima parte vengono presentate le regole attualmente in vigore per le competizioni elettorali locali al fine di rafforzare la rappresentanza femminile nella composizione delle assemblee legislative e delle giunte comunali. Nella seconda parte sono presentati i dati relativi alle candidature femminili per l’elezione a consigliere e per la carica di sindaca. Nella terza parte vengono discussi i risultati elettorali secondo una prospettiva di genere, anche attraverso un confronto con le altre regioni italiane. Nelle Conclusioni sono tratte alcune indicazioni rispetto alla questione genere e politica in Trentino, tenendo conto dei vari strumenti possibili per incentivare la formazione di organi legislativi paritari e la capacità dei partiti di adottarli con impegno e non solo in maniera formale.
2. Regole di genere per la composizione delle liste e la formazione della giunta comunale
Quali sono le misure che regolamentano l’accesso alle cariche elettive al fine di incentivare le pari opportunità tra uomini e donne? Oltre alle normative nazionali che fungono da quadro generale di riferimento, le regioni e le provincie autonome possono adottare una specifica legislazione in materia. In riferimento al nostro contesto territoriale, la Regione Trentino- Alto Adige ha approvato la legge regionale n. 2 del tre maggio 2018 intitolata “Codice degli enti locali della Regione autonoma Trentino-Alto Adige” (Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol 2020a). Il Codice ha raccolto in un testo unico le 26 leggi regionali in materia di enti locali introdotte dal 1956 al 2017 e riguardanti una serie di ambiti (organi di governo, organizzazione, personale, responsabilità e controlli, procedimento elettorale e referendum consultivi). Esaminiamo di seguito quelle disposizioni rilevanti ai fini della presente trattazione.
In base alla normativa vigente, le modalità di elezione del sindaco e del consiglio comunale variano a seconda della dimensione del comune (Brunazzo 2016). Per quanto riguarda la provincia di Trento, per i comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti vige un sistema elettorale di tipo maggioritario per cui risulta eletto alla carica di sindaco chi ottiene il maggior numero di voti. Per i comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti vi è una formula elettorale proporzionale corretta con premio di maggioranza e il sindaco è eletto a suffragio universale e diretto con la maggioranza assoluta dei voti validi.
Al fine di promuovere condizioni per la parità di accesso alle cariche elettive, secondo l’articolo 240 del già citato Codice recante norme per la “Parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive”, le liste dei candidati devono essere formate da rappresentanti di entrambi i generi. In particolare, in ciascuna lista di candidati nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore a due terzi del numero massimo di candidati spettanti alla medesima lista con eventuale arrotondamento all’unità superiore. Nel caso in cui una lista non includa candidature di entrambi i generi, la commissione elettorale può ricusare la lista; in caso di superamento della quota di genere prevista, la commissione può ridurre la lista al numero massimo ammesso di candidati del medesimo genere, stralciando gli ultimi nomi del genere eccedente i due terzi.
Inoltre, l’articolo 55 contiene le norme per la “Parità di accesso nella giunta comunale” e stabilisce che l’esecutivo locale debba essere composto da rappresentanti di entrambi i generi. Tale articolo stabilisce che la rappresentanza del genere meno rappresentato debba essere garantita almeno proporzionalmente alla sua consistenza in consiglio comunale con arrotondamento all’unità inferiore in caso di cifra decimale inferiore a cinquanta e con arrotondamento all’unità superiore in caso di cifra decimale pari o superiore a cinquanta. Per garantire la parità di accesso in giunta comunale da parte di entrambi i generi è possibile eventualmente ricorrere alla nomina o elezione di un/a cittadino/a non facente parte del consiglio. Qualora venga nominata o eletta una giunta comunale non composta da rappresentanti dei due generi come previsto dalla norma, la giunta provinciale diffida immediatamente il comune ad adeguarsi entro 30 giorni. Se scaduto tale termine non vi sono stati adeguamenti, la giunta provinciale può provvedere allo scioglimento del consiglio comunale.
Da segnalare infine la novità introdotta dall’articolo 113 relativa ai “Piani per la parità”. Gli enti locali con popolazione superiore a 30.000 abitanti (di fatto i comuni di Trento e Rovereto e sette comunità di valle) possono elaborare dei piani per la promozione della parità fra i generi, denominati piani per la parità. I piani per la parità sono predisposti per un periodo di cinque anni e sono verificati periodicamente. Nei piani per la parità si dovrebbe indicare con quali tempi e con quali misure in materia di organizzazione, di organico, di formazione e di aggiornamento nonché in quali strutture amministrative siano richieste modifiche per garantire una composizione gender balanced. Tuttavia, le norme non definiscono i soggetti competenti a elaborare e monitorare questi piani per la parità. Pur essendo in vigore da due anni tale norma, ad oggi non vi è riscontro – tra i vari siti web istituzionali consultati – che questi piani siano stati elaborati e/o resi pubblici.
3. I numeri delle candidature femminili
Quante sono state le candidature femminili alla carica di consigliere comunale e di sindaco? Alla data di chiusura di presentazione delle liste per le elezioni amministrative le candidature in totale sono state pari a 6.724 (Il Trentino 2020a), di cui 2.572 donne (38 per cento del totale) e 4.152 uomini (62 per cento). Da segnalare che Trento è stato il comune dove si è registrato il maggior numero di candidature presentate per la carica di consigliere comunale (pari a 714, di cui il 37,8 per cento donne; L’Adige 2020).
Per quanto riguarda la carica di sindaco vi sono state 291 candidature, di cui 51 donne (pari al 17 per cento del totale). Inoltre, in 110 comuni (su 156 al voto) sono state presentate candidature esclusivamente maschili mentre Villa Lagarina è stato l’unico comune dove sono state presentate esclusivamente candidature femminili (due) alla carica di sindaca (Il Trentino 2020b). Da aggiungere che in 55 comuni vi è stata un’unica candidatura alla carica di sindaco, e in questo caso la questione dirimente è stato il raggiungimento del quorum del 50 per cento di elettori votanti, pena il commissariamento dell’ente locale. Di questi 55 comuni, nove hanno registrato un’unica candidatura femminile e sono stati: Cembra Lisignago, Rumo, San Michele all’Adige, Sarnonico, Scurelle, Spiazzo, Stenico, Terzolas e Ziano di Fiemme, comuni che nella maggior parte dei casi hanno una popolazione inferiore ai 3.000 abitanti.
Come messo in evidenza da numerose ricerche accademiche sulla rappresentanza politica delle donne a livello locale (per lo più focalizzate sul caso delle contee degli Stati Uniti; Holman 2017) e confermato anche dal caso trentino, più aumenta l’ampiezza della dimensione demografica del comune minore è la presenza delle donne come candidate. In sostanza, un comune grande tende ad essere meno gender balanced sul piano della rappresentanza politica. Citiamo come esempio il caso di Pergine Valsugana, un comune di oltre 21.000 abitanti, il quale ha visto tre candidati uomini competere per la carica di sindaco. Se adottiamo una prospettiva storica sulle elezioni comunali, questo dato non sorprende. Infatti, oltre a Pergine Valsugana, anche negli altri grandi comuni di Trento, Rovereto e Riva del Garda non vi è mai stata una prima cittadina donna, almeno fino alle elezioni del 2020 (si veda più avanti).
Quante donne hanno corso per la carica di sindaca in questi comuni? Ecco i dati: a Trento erano presenti otto candidature di cui due donne (una appartenente al M5S, l’altra alla lista Si può fare); a Rovereto erano presenti cinque candidature di cui una donna (per il partito dei Verdi); infine, a Riva del Garda erano presenti cinque candidature di cui due donne (una per la Lega, l’altra appartenente a un movimento civico). Quali le ragioni di questa storica assenza femminile alla guida dei grandi comuni? Una robusta e consolidata ricerca accademica ha esaminato quali siano i fattori che incentivano o ostacolano la presenza di donne, mettendo in evidenza che il tipo di contesto istituzionale condiziona la rappresentanza femminile. Secondo Smith, Reingold e Owens (2011) la probabilità delle donne a essere elette aumenta al calare del prestigio associato alla carica e con l’aumentare delle dimensioni del collegio elettorale. Nei comuni di grandi dimensioni demografiche vince chi ottiene il maggior numero di voti e quindi chi si candida (o meglio, chi viene selezionato dai partiti) è una persona già conosciuta dall’elettorato (un cosiddetto “volto noto” per prestigio professionale o per esperienze politiche pregresse) e in grado di raccogliere un ampio consenso anche grazie alle proprie reti di conoscenze personali. In questo contesto istituzionale di grandi dimensioni sono generalmente i partiti politici gli attori dominanti del processo di reclutamento e di selezione delle candidature e della competizione elettorale (anche se nel caso di Pergine Valsugana si è da anni assistito alla vittoria di una coalizione di liste civiche). Diversamente, nei comuni più piccoli un ruolo da protagonista è svolto dalle liste civiche territoriali che non necessitano di una macchina organizzativa di tipo partitico per entrare in contatto con l’elettorato locale. Su questo aspetto, che appare dirimente per comprendere le diverse dinamiche di genere tra i comuni, torneremo nella parte delle Conclusioni.
Mettendo a confronto i vari partiti e le loro scelte elettorali, è da segnalare come la Lega, definito come un partito populista di estrema destra negli studi politologici (Passarelli/Tuorto 2019), abbia promosso quattro candidature femminili alla carica di sindaco in comuni con dimensioni medio – grandi, comprendenti oltre al già ricordato caso di Riva del Garda, anche Mori, Lavis e Ala; al contrario, il Partito Democratico ha selezionato due candidature femminili per i comuni medio-grandi, quali i comuni di Ala e Volano1. Questo dato appare smentire le due tesi secondo cui, da un lato, il consenso ai partiti di estrema destra impedisca la presenza di donne nei consigli comunali e nelle giunte, per effetto delle loro visioni conservatrici dei ruoli di genere; mentre, dall’altro lato, i partiti di sinistra siano maggiormante favorevoli ad aprire il reclutamento a soggetti esclusi dai circoli del potere, tra cui le donne (Krook/Childs 2010). Questo secondo aspetto, assieme al precente, verrà ripreso e discusso nelle Conclusioni.
4. I risultati elettorali: una lenta affermazione femminile
Quali sono stati alla fine i risultati delle elezioni comunali per quanto riguarda la rappresentanza politica femminile in Trentino? Incominciamo con una panoramica dei comuni a seconda della loro dimensione demografica (Tabella 1). Nei comuni di Aldeno, Predazzo, Riva del Garda e Volano – aventi una popolazione superiore a 3.000 abitanti – sono state elette quattro donne sindache. In 26 comuni con meno di 3.000 abitanti sono state elette donne sindache alla guida del municipio (Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol 2020b). Il dato dell’elezione di 30 donne sindache conferma che vi è stato un aumento significativo della presenza femminile alla guida dei comuni rispetto a quanto registrato nelle elezioni amministrative del 2015 (Donà 2016) quando le donne risultarono elette sindache in 17 comuni.
I dati ci dicono che il numero delle donne sindache è quasi raddoppiato rispetto al 2015. Nei casi di otto comuni (Predazzo, San Michele all’Adige, Rumo, Sarnonico, Stenico, Tesero, Valdaone e Volano) le candidate sindache erano incumbent e dunque si è trattato di una loro riconferma. Il risultato che ha cambiato lo scenario tradizionale è stata l’elezione di una donna alla guida di un grande comune. È accaduto a Riva del Garda (Il Trentino 2020c) dove è stata eletta sindaca la candidata della Lega sostenuta dall’intera coalizione di centro destra Cristina Santi, la quale ha superato (con un consenso del 50,98 per cento, anche grazie alla discutibile scelta della sezione del Patt di Riva di apparentarsi con la candidata) al secondo turno di ballottaggio il sindaco uscente Adalberto Mosaner (espressione della coalizione di PD, Futura e altre liste civiche).
Per quanto riguarda la composizione di genere dei consigli comunali e delle relative giunte, in questa analisi ci soffermiamo sui dati dei quattro comuni più grandi di Trento, Riva del Garda, Pergine Valsugana e Rovereto. A Trento è risultata vincente al primo turno la coalizione del centro sinistra guidata da Franco Ianeselli che nella sua veste di sindaco ha nominato una giunta composta da quattro donne e tre uomini; per quanto riguarda il consiglio comunale di Trento sono state elette nove donne. Passando a Riva del Garda, la neosindaca del centro destra Cristina Santi ha nominato una giunta composta da una donna (nel ruolo di vicesindaca), con un consiglio comunale che conta quattro donne. A Pergine Valsugana, è stato riconfermato per la terza volta sindaco Roberto Oss Emer (sostenuto da cinque liste civiche) che ha nominato una giunta composta da due donne (di cui una nel ruolo di vicesindaco) con un consiglio comunale che registra la presenza di sette donne. Infine, a Rovereto il riconfermato sindaco del centro sinistra Francesco Valduga ha nominato una giunta composta da due donne (una nel ruolo di vice) con un consiglio comunale composto da sette donne. Nei grandi comuni è dunque cresciuta la presenza delle donne a livello di giunta e di consiglio comunale, se si fa il confronto con quelli che erano i risultati del 2015.
In generale, alla luce dei dati aggregati sulla presenza di donne nell’amministrazione comunale comunali, possiamo osservare qualche debole miglioramento. Sappiamo che a fine dicembre 2019 (Ministero dell’Interno 2019), in Provincia di Trento i dati riguardanti l’amministrazione comunale erano i seguenti: i sindaci erano 146 uomini e 20 donne (pari al 14 per cento); 1.662 uomini e 649 donne come consigliere comunale e a livello di giunta 332 assessori e 220 assessore. Dopo le elezioni del 2020, per quanto riguarda il vertice del comune la percentuale di donne sindache è oggi pari al 18 per cento (in valori assoluti 30 donne in 164 comuni), segnando dunque una crescita di quattro punti percentuali. Per quanto riguarda le assemblee elettive (Tabella 2), nel 2020 vi sono 1.579 uomini e 711 donne nel ruolo di consigliere comunale. Anche in questo caso si segnala una crescita nel dato percentuale dal 28,8 del 2019 all’attuale 31 per cento, un valore che resta comunque sotto la media nazionale (33,1 per cento) e le percentuali registrate nelle regioni del Nord Est (oltre il 34 per cento).
Da questi dati emerge che sebbene la presenza delle donne in politica sia aumentata nel tempo nei comuni trentini, tuttavia questo processo è avvenuto con qualche ritardo rispetto al resto del territorio nazionale. Infatti, prendendo in considerazione i dati storici dal 2010 (relativi alla Provincia di Trento comparati con quelli di altre regioni confinanti e con la media nazionale), si evidenzia nei comuni trentini (a differenza di quanto accaduto nei comuni dell’Alto Adige/Südtiro) un improvviso balzo in avanti per quanto riguarda il numero di donne sindache dopo le elezioni del 2020 (grafico 1), mentre l’incidenza delle donne consigliere – seppur cresciuta nel 2020- rimane sotto i valori registrati nelle altre regioni del Nord-Est (grafico 2). Queste differenze regionali sono riconducibili ai diversi strumenti in vigore sul territorio a favore della parità di genere in politica. Riprenderemo meglio questo aspetto nelle Conclusioni che seguono.
5. Conclusioni
Alla luce dei risultati elettorali delle elezioni comunali e dei vari aspetti che si sono evidenziati nel corso dell’analisi, si può concludere che le donne aumentano la loro presenza nei municipi trentini ma in maniera più lenta e ostacolata rispetto alle situazioni locali di altre regioni.
Infatti, vi sono alcuni aspetti peculiari al sistema istituzionale trentino che spiegano la debole ascesa delle donne nei contesti politici comunali. In primo luogo, il Trentino (come altre regioni speciali, ad eccezione della Sardegna) non ha introdotto la doppia preferenza di genere per le elezioni comunali come invece aveva stabilito la legge nazionale n. 215 del 2012. Tale normativa è stata applicata alle regioni a statuto ordinario con effetti positivi sulla rappresentanza politica femminile (Baltrunaite et al. 2019). In base al meccanismo della doppia preferenza di genere, chi esprime due preferenze è obbligato a scegliere un candidato e una candidata; in questo modo si invita l’elettore/trice a votare in maniera bilanciata secondo il genere dando un’equa probabilità alle donne di essere elette. Nonostante vi siano stati diversi tentavi (senza successo) di introdurre questo strumento anche in Trentino-Alto Adige (Donà 2016), l’unico strumento resta il sistema delle quote di genere nella formazione delle liste delle candidature e nella formazione della giunta. Tale sistema rende le organizzazioni partitiche gli attori cruciali per la realizzazione della parità di genere in politica.
E questo ci porta a considerare un secondo aspetto che è emerso dai risultati di queste elezioni comunali, e cioè il comportamento dei partiti politici locali. Come confermato da molte ricerche, tra i fattori esplicativi della maggiore o minore propensione a candidare donne vi è la cultura politica e l’organizzazione dei partiti politici (Lovenduski/Norris 1993). Mettendo a confronto i comuni di piccole e grandi dimensioni, si è notata la difficoltà dei partiti politici locali a modificare le consolidate prassi organizzative e le logiche elettorali favorevoli a perpetuare una cultura e una presenza maschile ai vertici della politica comunale. Solo nei comuni di piccole dimensioni, infatti, la competizione tra liste civiche ha incentivato da tempo una logica innovativa e aperta alla partecipazione delle donne, di qui l’alto numero di donne che partecipano e vengono elette. Nei comuni di grandi dimensioni, invece, la competizione elettorale avviene per lo più tra partiti politici locali con le loro sedimentate logiche organizzative e di reclutamento, e questo spiega la difficoltà delle donne ad essere candidate ed elette.
Tuttavia, i risultati delle elezioni comunali evidenziano delle sostanziali differenze tra partiti di destra e di sinistra. La tradizionale politica ‘al maschile’ sembra persistere soprattutto nei partiti di centro sinistra (in particolare nel Partito Democratico del Trentino, Pd) impegnato nel mantenimento di fragili equilibri politici interni (tra le cosiddette correnti) e nella costruzione di alleanze strategiche (con il Patt), rispetto alle quali la persona designata a guidare la coalizione viene scelta soprattutto per il suo ruolo di garante super-partes dell’alleanza elettorale tra i partiti. Questa logica è stata confermata dalla scelta del neoeletto sindaco di Trento Ianeselli (voluto fortemente dal Pd come candidato della coalizione; Partito Democratico del Trentino 2019) di nominare vicesindaco l’esponente del Patt Roberto Stanchina per onorare il patto elettorale tra i due partiti, anche se sul piano delle preferenze la consigliera Maria Chiara Franzoia del Pd aveva ottenuto il maggior numero di preferenze in assoluto (oltre 800, seguita a lunga distanza da Stanchina con 511). Quindi, sebbene la forza dei numeri delle donne Pd – si annovera anche Elisabetta Bozzarelli con 628 preferenze – abbia contribuito enormemente alla vittoria della coalizione di centro-sinistra, essa è stata irrilevante dinanzi ad accordi elettorali tra le segreterie di partito che hanno stabilito ex ante la divisione delle cariche. Se dunque il partito del Pd smentisce la tesi accreditata storicamente che i partiti di sinistra sono più aperti e favorevoli alla partecipazione delle donne in politica (Krook/Childs 2010), paradossalmente è stato il partito della Lega a promuovere nei grandi comuni una maggiore presenza delle candidature femminili a sindaco, ottenendo il risultato dirompente di far eleggere la prima donna sindaca nel comune di Riva del Garda. Andrebbe quindi rivista la lettura semplificata che sostiene che i partiti di destra escludono mentre i partiti di sinistra includono le donne e riconsegnare un quadro più complesso della questione che rinvia molto a strategie elettorali e a modelli organizzativi più o meno in dialogo con la società.
Infine, secondo i risultati di una approfondita ricerca sulla politica locale (Pini/McDonald 2011) un altro fattore che può contribuire a promuovere la presenza delle donne a livello municipale rinvia alla capacità di portare avanti un cambiamento culturale ‘dal basso’ attraverso campagne di mobilitazione dell’associazionismo femminile e ‘dall’alto’ tramite le attività del femminismo di stato (state feminism), termine che sta ad indicare le varie istituzioni che promuovono la parità di genere. Nel caso del Trentino, questo ruolo è svolto dalla Commissione per le pari opportunità tra donna e uomo, istituita nel 2013 presso il Consiglio provinciale, con funzioni per lo più di tipo consultivo e di collegamento con la società civile organizzata (per maggiori dettagli si rinvia alla Legge provinciale n. 13 del 18 giugno 2012 “Promozione della parità di trattamento e della cultura delle pari opportunità tra donne e uomini”). In particolare, sotto la presidenza di Simonetta Fedrizzi (dal 2012 alla fine del 2018) la Commissione è stata l’attiva protagonista di campagne di sensibilizzazione e di informazione sulla democrazia paritaria (Consiglio della Provincia Autonoma di Trento 2020) e anche di tempestivi interventi (Consiglio della Provincia Autonoma di Trento 2016) durante il dibattito politico sulla riforma elettorale al fine di sollecitare l’introduzione della doppia preferenza di genere per le elezioni provinciali del 2018. L’attività di advocacy, sostenuta dall’alleanza trasversale di numerose consigliere provinciali e dalla società civile organizzata, ha avuto come esito l’approvazione della legge provinciale n. 4 del 2018 che ha modificato la legge del 2003 introducendo per le elezioni provinciali la doppia preferenza di genere e l’obbligo di rispettare una quota di genere del 50 per cento nella composizione delle liste elettorali con ordine di presentazione alternato tra le candidature. Le elezioni del 2018 svoltesi con le nuove misure per la parità di genere hanno portato alla formazione di un Consiglio provinciale che ha raggiunto il più alto numero di donne consigliere nella storia provinciale con nove donne su 35 membri (pari a una percentuale del 25,7 per cento). E a conferma della maggiore propensione della Lega a candidare e far eleggere donne, si ricorda che cinque donne sono esponenti della Lega (su un totale di 13 consiglieri eletti) mentre vi è una donna eletta del Pd su quattro consiglieri. Questo successo del 2018 nel modificare le norme valide per le elezioni provinciali potrebbe essere un’esperienza da tenere presente da parte della nominata Commissione per le pari opportunità durante la XVI legislatura e attualmente guidata da Paola Maria Taufer al fine di sollecitare quei cambiamenti culturali e legislativi necessari anche a livello locale per un’effettiva democrazia paritaria. Insomma, c’è ancora da fare per sanare – il non lusinghiero- eccezionalismo del caso trentino.
Tab. 1: Le sindache elette alle elezioni provinciali di Trento nel settembre 2020, distinte per comuni con popolazione superiore o inferiore a 3000 abitanti.
Comune |
Popolazione |
Sindaca eletta (appartenenza) | |
1. |
Aldeno |
Superiore a 3.000 ab. |
Cramerotti Alida (Aldeno insieme) |
2. |
Caldonazzo |
Superiore a 3.000 ab. |
Wolf Elisabbetta (síAmo Caldonazzo) |
3. |
Civezzano |
Superiore a 3.000 ab. |
Fortarel Katia (Cives,Insieme per Cives) |
4. |
Predaia |
Superiore a 3.000 ab. |
Cova Giuliana (Predaia in comune) |
5. |
Predazzo |
Superiore a 3.000 ab. |
Bosin Maria* (Per Predazzo, Impegno comune) |
6. |
Riva del Garda |
Superiore a 3.000 ab. |
Santi Cristina (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, con altre liste civiche) |
7. |
San Michele all’Adige |
Superiore a 3.000 ab. |
Sandri Clelia* (lista civica Insieme, Nuovi orizzonti) |
8. |
Villa Lagarina |
Superiore a 3.000 ab. |
Giordani Julka (Comunità nuova) |
9. |
Volano |
Superiore a 3.000 ab. |
Furlini Maria* (Rinnoviamo Volano, Volano Democratica PD) |
10. |
Carzano |
Inferiore a 3.000 ab. |
Trentinaglia Nicoletta (Agire insieme) |
11. |
Castello Tesino |
Inferiore a 3.000 ab. |
Menato Graziella (Castellum Taxinum) |
12. |
Cembra Lisignago |
Inferiore a 3.000 ab. |
Ferrazza Alessandra (Un futuro in comune) |
13. |
Drena |
Inferiore a 3.000 ab. |
Chiarani Giovanna (Insieme per Drena) |
14. |
Fai della Paganella |
Inferiore a 3.000 ab. |
Mottes Mariavittoria (Fai che vorrei) |
15. |
Fiavé |
Inferiore a 3.000 ab. |
Aloisi Nicoletta (rinnoviamo con voi) |
16. |
Malé |
Inferiore a 3.000 ab. |
Cunaccia Barbara (Obiettivo comune) |
17. |
Ossana |
Inferiore a 3.000 ab. |
Marinelli Laura (Vergot per Cusiano, Fucine e Ossana) |
18. |
Pellizzano |
Inferiore a 3.000 ab. |
Tomaselli Francesca (Costruire futuro) |
19. |
Rumo |
Inferiore a 3.000 ab. |
Noletti Michela* (Vivere Rumo) |
20. |
San Lorenzo Dorsino |
Inferiore a 3.000 ab. |
Rigotti Ilaria (Il borgo che vorrei) |
21. |
Sarnonico |
Inferiore a 3.000 ab. |
Abram Emanuela* (Insieme per Sarnonico e Seio) |
22. |
Scurelle |
Inferiore a 3.000 ab. |
Ropelato Lorenza (Per Scurelle) |
23. |
Sover |
Inferiore a 3.000 ab. |
Sighel Rosalba (Acoltare per fare) |
24. |
Spiazzo |
Inferiore a 3.000 ab. |
Chesi Barbara (Spiazzo) |
25. |
Stenico |
Inferiore a 3.000 ab. |
Mattevi Monica* (Stenico attiva) |
26. |
Terzolas |
Inferiore a 3.000 ab. |
Pedergnana Luciana (Noi Terzolas) |
27. |
Tesero |
Inferiore a 3.000 ab. |
Ceschini Elena* (Per Tesero e la sua gente) |
28. |
Torcegno |
Inferiore a 3.000 ab. |
Campestrin Daniela (Torcegno nel cuore) |
29. |
Valdaone |
Inferiore a 3.000 ab. |
Pellizzari Katty* (Valdaone) |
30. |
Ziano di Fiemme |
Inferiore a 3.000 ab. |
Deflorian Maria Chiara (Gruppo 2020) |
Fonte: elaborazione dell’autrice da dati tratti da Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol (2020b). Legenda: (*) sindache ricandidate
Tabella 2: Incidenza delle donne consigliere (anno 2020)
Trentino |
Alto Adige |
Veneto |
Nord-Est |
Lombardia |
Nord |
Italia | |
Totale |
2.290 |
1.884 |
6.740 |
18.164 |
16.945 |
50.689 |
89.773 |
Donne |
711 |
501 |
2.403 |
6.372 |
5.835 |
17.319 |
29.715 |
Incidenza Donne (percentuale) |
31 |
26,6 |
35,7 |
35,0 |
34,4 |
34,2 |
33,1 |
Fonte: ISPAT (dati aggiornati al 30 dicembre 2020)
Grafico 1: Incidenza delle donne Sindaco – numero di donne sindaco su totale sindaci * 100
Fonte: ISPAT (Istituto di statistica della Provincia di Trento) su dati ISTAT
Grafico 2: Incidenza donne nei consigli comunali – numero di donne consiglieri comunali su totale consiglieri comunali * 100
Fonte: ISPAT (Istituto di statistica della Provincia di Trento) su dati ISTAT
Note
Riferimenti bibliografici
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