Marco Angelucci
Tra astensionismo e protesta:
le elezioni politiche
1. Introduzione1
Le elezioni politiche arrivano dopo due anni di governo tecnico che, a causa dell’emergenza economica, è stato costretto ad adottare misure impopolari come la riforma delle pensioni o l’introduzione dell’Imu, la tassa sulla casa. Benché fosse sostenuto tanto dal Pd quanto dal Pdl, il governo Monti viene scaricato da tutti alla vigilia del voto. Alla fine con Monti rimarranno solo Fini e Casini in quello che sarà un tentativo, fallito, di ricostruire una forza centrista alternativa sia alla destra, sia alla sinistra.
Anche l’Svp è stata scottata dall’esperienza Monti che ha imposto alle autonomie grossi sacrifici. Il direttore della ripartizione Finanze della Provincia li quantifica in quasi due miliardi di euro in soli due anni. I conflitti davanti alla Corte costituzionale si moltiplicano e per la Stella alpina è quasi inevitabile finire tra le braccia del centrosinistra che promette un nuovo atteggiamento nei confronti dell’autonomia, assicurando l’intenzione di consultare il Presidente della Provincia prima di prendere ogni decisione che riguardi l’Alto Adige. Architetto dell’accordo è ancora una volta Gianclaudio Bressa. Il deputato bellunese convince l’Svp ad entrare nella coalizione di Pier Luigi Bersani: un’alleanza che sarà decisiva per regalare al centrosinistra il premio di maggioranza alla Camera. Lo slogan scelto è “Autonomie in Gefahr” (Die Neue Südtiroler Tageszeitung online 2013), un chiaro messaggio per far sapere ai sudtirolesi che ora come non mai è importante fare squadra per difendere il diritto all’autogoverno della minoranza tedesca in Italia.
L’Svp teme di scendere sotto la soglia del 40 per cento, senza la quale non avrebbe diritto ad alcun deputato. Il Porcellum infatti stabilisce uno sbarramento regionale del 20 per cento per i partiti che non superano la soglia di sbarramento nazionale del 4 per cento. C’è dunque il rischio che la Stella alpina rimanga fuori dalla Camera e anche per questo l’Obmann Richard Theiner insiste fino all’ultimo per la costituzione di una lista insieme agli autonomisti trentini che, con i loro sedicimila voti, daranno un importante contributo al risultato Svp.
2. L’offerta politica
Alle elezioni del 24 febbraio si presentano cinque grandi blocchi. Il centrosinistra di Pier Luigi Bersani; il centrodestra di Silvio Berlusconi che alla fine riesce a mantenere l’alleanza con la Lega offrendo a Roberto Maroni la presidenza della regione Lombardia e ad imbarcare anche La Destra di Francesco Storace e Fratelli d’Italia; il centro di Mario Monti, Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini; il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo; e Rivoluzione civile, nata dall’alleanza di Rifondazione comunista, Comunisti italiani, Verdi (non quelli altoatesini) e Italia dei valori che propone come candidato premier l’ex pubblico ministero di Palermo Antonio Ingroia (Diamanti 2013).
2.1. Svp-centrosinistra
L’accordo tra Svp e Pd, che coinvolge anche i trentini del Patt, è la chiave di questa consultazione elettorale. Proprio grazie ai voti della Stella alpina lo schieramento di centrosinistra riesce ad ottenere il bonus di maggioranza alla Camera dei deputati. Il candidato premier Pier Luigi Bersani infatti ottiene 10.049.393 voti contro i 9.923.600 della coalizione guidata da Silvio Berlusconi. I 146.800 voti dell’Svp risultano decisivi per regalare al centrosinistra il premio di maggioranza alla Camera in virtù del quale l’Svp elegge cinque deputati, il Pd tre e in extremis entra anche Florian Kronbichler, capolista di Sel. Sia l’Svp sia il Pd scelgono i loro candidati tramite elezioni primarie che si tengono proprio a ridosso di Natale. Una scelta azzardata ma che ha successo in termini di partecipazione ed è foriera di diverse sorprese.
Per quanto riguarda l’Svp vince Albrecht Plangger che fa il pieno di consensi in val Venosta risultando il più votato di tutti i candidati con 5.294 preferenze. Dietro l’ex sindaco di Curon, paladino della battaglia dei comuni venostani per l’energia, si piazza Renate Gebhard che, trainata dalle donne Svp, raccoglie voti in tutti i comprensori fino ad arrivare a quota 5.095. È una sorpresa anche il terzo posto di Daniel Alfreider (3.564 voti), trentenne Obmann dell’Svp ladina che da anni ambiva ad avere un proprio rappresentante a Roma. Solo quinto il vicesindaco di Bolzano Klaus Ladinser (2.559 voti), davanti a lui arriva persino l’assessore di Caldaro Manfred Schullian (3.500 voti). In tutto i votanti sono più di ventimila, il 40 per cento degli iscritti al partito di raccolta.
Una volta chiuse le primarie l’Obmann dell’Svp Richard Theiner inizia a trattare con i cugini del Patt trentino per riproporre un accordo regionale.
Il Porcellum, la contestata legge elettorale scritta dall’ex ministro leghista Roberto Calderoli, prevede infatti che gli undici seggi (un posto in più è stato assegnato alla Regione in seguito alla pubblicazione dei dati dell’ultimo censimento Istat) siano attribuiti all’interno di un collegio unico regionale. L’Svp propone di cedere al Patt il quarto ed il sesto posto in lista e parallelamente tratta con il Pd per apparentarsi alla coalizione di Bersani. Theiner riesce a condurre in porto entrambe le operazioni e, dopo alcune resistenze, a convincere il Patt – corteggiato anche da Scelta civica di Dellai – ad entrare nella lista Svp. Il 10 gennaio viene siglato l’accordo a Roma tra Theiner, Bersani e Panizza: se il centrosinistra ottiene il premio di maggioranza il quarto deputato potrebbe saltar fuori e così anche il Patt accetta le condizioni Svp. Alla fine gli eletti saranno addirittura cinque: Albrecht Plangger, Renate Gebhard, Daniel Alfreider, Mauro Ottobre e Manfred Schullian.
Più complessa invece è la gestazione della lista del Pd. I democratici organizzano primarie separate a Trento e a Bolzano, in Alto Adige vota solo il 22 per cento degli iscritti e la spunta Luisa Gnecchi con 711 preferenze davanti a Franca Berti (501), Fernando Biague (452) e Pietro Calò (334). Subito dopo iniziano le trattative, tesissime, con Trento per definire l’ordine di lista.
La decisione finale viene presa a Roma, la segreteria del Pd indica come capolista Gianclaudio Bressa che ha ottenuto la deroga a candidarsi ancora una volta. Trento pretende il secondo e il terzo posto ma non la spunta: Elisa Filippi, seconda classificata dietro il segretario provinciale Michele Nicoletti, scivola al quarto posto dietro Bressa, Nicoletti e la deputata uscente Luisa Gnecchi che ha vinto le primarie altoatesine.
L’accordo Theiner-Bersani-Panizza, sottoscritto ufficialmente a Roma l’11 gennaio, prevede anche che Pd ed Svp concordino insieme un candidato per il collegio senatoriale della Bassa Atesina. Nelle ultime tre legislature è sempre stato eletto Oskar Peterlini; ora il Pd chiede il posto per un italiano. La trattativa prosegue fino all’ultimo momento utile: spuntano i nomi di Alberto Zocchi, Antonio Frena, Siegfried Brugger e Oswald Schiefer. Contemporaneamente si tratta anche a Trento dove Scelta civica, Pd e Patt decidono di spartirsi, uno per ciascuno, i tre collegi trentini; rimane in sospeso solo la situazione in Bassa Atesina. Il 10 gennaio Pd e Volkspartei convergono sul nome di Francesco Palermo e annunciano il lieto evento alle redazioni dei giornali tra l’incredulità generale. Il professore universitario sarà candidato sotto i simboli del Pd e della Svp: è un momento storico con l’Svp che candida ufficialmente un italiano. Appena la notizia si diffonde le redazioni si riempiono di reazioni positive. Udc, Scelta civica, Verdi e anche Sel convergono tutti sul nome di Palermo che si propone di avviare un progetto di riforma dello statuto di autonomia. Subito dopo Theiner vola a Roma per siglare l’apparentamento con il centrosinistra di Bersani insieme al segretario del Patt Franco Panizza.
Rientra nell’alveo del centrosinistra anche l’alleanza tra Sel e Verdi. Gli ecologisti altoatesini, scottati alle ultime elezioni politiche dall’esperienza della Sinistra arcobaleno, guardano con diffidenza la coalizione formata da Idv, Rifondazione e Comunisti italiani guidata dall’ex pubblico ministero di Palermo Antonio Ingroia.
In controtendenza con i Verdi nazionali, gli ecologisti altoatesini annunciano che non sosterranno Ingroia e avviano una trattativa con Sel. Il patto, benedetto da Nichi Vendola, prevede la candidatura di Florian Kronbichler come capolista di Sel alla Camera. Il tentativo di mandare a Roma un tedesco non Svp riesce in extremis: grazie ai complessissimi meccanismi del Porcellum il Trentino-Alto Adige ottiene un deputato in più rispetto agli undici previsti. Infatti grazie all’alleanza Pd-Svp, il Trentino-Alto Adige risulta la regione dove la coalizione di centrosinistra ha vinto di più e ne beneficiano tutte le forze della coalizione, Sel compresa. L’elezione viene contestata dal candidato umbro Massimo Donati, ma il Viminale inserisce Kronbichler tra gli eletti.
Se alla Camera Svp, Pd e Verdi sono tutti insieme appassionatamente, al senato ognuno corre per conto suo eccetto in Bassa Atesina dove tutti sostengono Palermo. I Verdi puntano su candidati forti come Michil Costa in Pusteria e Cristina Kury a Merano, il Pd invece preferisce non dare troppo fastidio all’Svp lanciando nella mischia Susanna Manco a Brunico e Karl Trojer nel Burgraviato.
Se a livello provinciale il centrosinistra è abbondantemente sopra la soglia del 50 per cento, a livello nazionale la coalizione guidata da Bersani supera di poco i dieci milioni di voti. Solo un terzo del totale. Il Pd infatti ha lasciato sul campo quasi tre milioni di voti rispetto al 2008.
2.2. Il Movimento 5 stelle
Anche il Movimento 5 stelle sceglie i propri candidati attraverso le primarie ribattezzate parlamentarie. I nomi vengono tenuti segreti fino all’ultimo e il regolamento pubblicato dallo staff di Grillo consente di candidarsi solo a coloro che sono iscritti da più di un anno. Il gruppo trentino insorge perché con queste regole nessuno avrebbe diritto di presentarsi. Così lo staff riapre le candidature. Inspiegabilmente rimane fuori Mirko de Giuli, animatore del primo meetup bolzanino, per un problema legato alla registrazione del documento. Le più votate risultano la bolzanina Teresa Fortini (49 voti) e la trentina Milena Bertagnin (55 voti) che vengono, come tutti gli over quaranta, dirottate nei collegi del senato. Capolista alla Camera sarà Riccardo Fraccaro che con 32 voti si piazza quarto alle parlamentarie.
Seguendo la linea dettata da Beppe Grillo, il Movimento 5 stelle promette di lottare contro la casta e di porre fine alle ruberie di una classe politica debilitata da innumerevoli scandali (Bordignon/Ceccarini 2013).
2.3. Il centrodestra
La formazione delle liste di centrodestra non avviene tramite primarie e la grande frammentazione è il preludio del disastro elettorale che arriverà con le provinciali. Il Pdl si affida totalmente a Michaela Biancofiore che con l’uscita di Giorgio Holzmann, passato a Fratelli d’Italia, e di Mauro Minniti, non ha più rivali interni in Alto Adige. E infatti sarà lei a guidare la lista del partito di Berlusconi. Dietro di lei, il deputato uscente Maurizio Del Tenno e terzo Enrico Lillo. I trentini sono tutti in posizioni non eleggibili. In extremis il Pdl stringe accordi, oltre che con la Lega, anche con La Destra di Storace e Fratelli d’Italia e con il Mir (Moderati italiani in rivoluzione) di Gianpiero Samorì. Ma nessuno degli alleati presenta candidati di peso, anzi Fratelli d’Italia non riesce nemmeno a raccogliere le firme per presentare la lista alla Camera.
ln senato ognuno va per conto suo, tanto i collegi sono praticamente già decisi. In Trentino il centrodestra fa qualche sforzo in più e infatti riesce ad eleggere un senatore sul filo del rasoio, il leghista Sergio Divina.
Ancora una volta Berlusconi tenta la carta dell’anticomunismo che però stavolta non funziona: debilitato dagli scandali e dalle promesse non mantenute il centrodestra perderà quasi sei milioni di voti rispetto al 2008.
2.4. I centristi
Particolarmente curiosa è la formazione delle liste centriste. Il nome di Mario Monti dovrebbe unificare tutti ma il professore ha scelto l’ex governatore trentino Lorenzo Dellai come plenipotenziario in Regione che gioca su diversi tavoli. Infatti, se alla Camera Scelta civica si pone come alternativa al centrosinistra, al senato Dellai trova un accordo per spartirsi i collegi con Pd e Patt. La cosa non va giù ad Alessandro Urzì che, rotti gli indugi, abbandona il partito di Fini e al posto di Futuro e libertà dà vita ad una nuova formazione politica: L’Alto Adige nel cuore. Insieme ad un pugno di militanti raccoglie le firme per presentarsi nei tre collegi senatoriali mentre rinuncia ad essere presente alla Camera.
2.5. La destra tedesca
Fallito il tentativo di costituire una lista comune con Süd-Tiroler Freiheit, i Freiheitlichen decidono di correre da soli. Ulli Mair è il candidato premier, Pius Leitner guida la lista per la Camera. Nei tre collegi senatoriali i liberalnazionali mettono candidati di peso come Siegmar Stocker, Peter Pichler e Christian Trafojer. L’obiettivo è dare una sonora lezione ad una Svp debilitata dallo scandalo Sel raccogliendo il voto degli scontenti.
2.6. La sinistra
Rifondazione, Pdci e Idv convergono sul nome del pubblico ministero di Palermo Antonio Ingroia. Dopo lunghe discussioni si arriva alla composizione della lista e dei collegi senatoriali. Qualcuno recrimina per la mancata intesa con i Verdi almeno al senato. Alla fine vengono candidati Iris Franceschini in Bassa Atesina, David Augscheller a Merano e Ghita Sadeghi in Pusteria. Tutti dovranno accontentarsi di percentuali da prefisso telefonico. Alla Camera, dopo Ingroia, c’è la trentina Lucia Coppola, terzo Robert Ladurner dell’Idv. Al centro del programma la lotta all’austerity e la difesa dei servizi dalla privatizzazione. Per la prima volta a sinistra compaiono slogan antieuropei.
2.7. L’estrema destra
Altro dato nuovo è l’alleanza Unitalia e CasaPound. I neofascisti sono presenti al senato solo a Bolzano con Maurizio Puglisi Ghizzi mentre alla Camera dopo il leader nazionale Simone Di Stefano c’è il bolzanino Matteo Demetri.
Completano il quadro Fare per fermare il declino di Oscar Giannino, presente alla Camera e nel collegio di Bolzano, e il cantautore Oscar Ferrari che con la sua presenza nel collegio della Bassa Atesina porta una ventata di buonumore in un’elezione già decisa.
Tab. 1: Il voto alla Camera in Alto Adige: dati a confronto
|
2013 |
2008 | |||
Svp |
132.159 |
44,17 % |
132.612 |
44,31 % |
Svp |
Pd |
28.364 |
9,48 % |
48.473 |
16,20 % |
Pd |
Pdl |
19.941 |
6,66 % |
42.017 |
14,04 % |
Pdl |
Lega Nord |
2.837 |
0,95 % |
5.951 |
1,99 % |
Lega Nord |
Die Freiheitlichen |
47.634 |
15,92 % |
28.224 |
9,43 % |
Die Freiheitlichen |
Rivoluzione civile |
2.779 |
0,93 % |
9.933 |
3,32 % |
Sinistra arcobaleno |
Movimento 5 stelle |
24.864 |
8,30 % |
|
|
– |
Votanti |
310.364 |
82,10 % |
312.174 |
84,60% |
Fonte: Elezioni politiche (2013)
3. I risultati elettorali
Fare un confronto dei dati è piuttosto difficile anche perché le coalizioni sono profondamente cambiate ed è subentrata la grande novità del Movimento 5 stelle che anche in Alto Adige va oltre le attese. Tuttavia è possibile trarre qualche considerazione.
Il numero di votanti rimane pressoché invariato (da 312.000 si scende a 310.000) nonostante il numero degli aventi diritto sia notevolmente aumentato (378.000 contro i 369.000 del 2008). L’affluenza infatti scende di due punti percentuali, soprattutto a Bolzano dove votano 2.500 persone in meno rispetto al 2008 (61.278 contro i 63.706 del 2008).
L’Svp rimane stabile ma nel 2008 si era parlato di débâcle visto che migliaia di Arbeitnehmer avevano voltato le spalle al partito di raccolta che aveva scelto di rimanere “blockfrei”. Allora il Pd aveva ottenuto un successo oltre le attese totalizzando 48.000 voti che tuttavia non è riuscito a tenere. In parte sono andati a Sel che, candidando Florian Kronbichler, ha ottenuto un risultato molto al di sopra delle aspettative. Con 15.600 voti Sel raccoglie il 5,2 per cento, risultato impensabile senza l’alleanza con i Verdi.
I Freiheitlichen risultano in netta ascesa guadagnando 20.000 voti rispetto al 2008: in parte sono i voti di Andreas Pöder (12.000) ma in parte, almeno 8.000, sono elettori che hanno definitivamente abbandonato l’Svp.
Il tracollo del centrodestra è impressionante: Pdl e Lega perdono più della metà dei voti che vanno in gran parte al Movimento 5 stelle di Beppe Grillo. Nel collegio di Bolzano il Pdl passa da 28.000 voti a 8.000, una mazzata in parte spiegabile con l’alta concorrenza (le liste di centrodestra erano cinque) ma sommando i voti di tutti i candidati di area non si arriva a 14.000. Altro dato significativo è il successo di Urzì che praticamente doppia il suo rivale Holzmann che si ferma al 3,3 per cento. Un chiaro messaggio in vista delle provinciali dato che le sfide nel collegio di Bolzano sono state interpretate come una sorta di primarie interne al centrodestra altoatesino. Alla fine tutti hanno perso ma la sconfitta non è bastata visto che alle provinciali si è ripresentata la stessa situazione che ha avuto come conseguenza una drammatica riduzione della rappresentanza italiana.
Il centro, trainato da Monti e Dellai, ottiene un discreto successo che illude i vertici locali di Scelta civica in vista delle provinciali dove i centristi non confermeranno lo score ottenuto alle politiche. Infatti Udc e Scelta civica raccolgono insieme 20.000 voti, alle provinciali saranno solamente poco più di 4.000.
L’elettorato della Bassa Atesina mostra di apprezzare la candidatura di Palermo che, raccogliendo il 51,8 per cento dei consensi, va addirittura oltre il risultato ottenuto da Peterlini nel 2008 che si era fermato al 47 per cento. Va detto che allora gli avversari erano di tutt’altro spessore e, soprattutto, molti di meno.
La lista Ingroia, con soli 3.000 voti, riesce a far peggio di Sinistra arcobaleno che nel 2008 aveva raccolto oltre 9.000 voti. È la dimostrazione che, con l’avvento dei grillini, non c’è più spazio alla sinistra dei Verdi-Sel. (Per un confronto con le politiche del 2008 si veda Angelucci 2009).
Tab. 2: Senato: Il collegio di Bolzano
|
2013 |
2008 |
| ||
Palermo Francesco |
47.623 |
51,80% |
43.235 |
46,08% |
Peterlini Oskar |
Fortini Maria Teresa |
14.335 |
15,60% |
| ||
Tagnin Mario |
11.480 |
12,50% |
26.265 |
28,00% |
Vezzali Maurizio |
Trafoier Christian |
7.357 |
8,00% |
3.433 |
3,66% |
Mall Arno |
Franceschini Iris |
1.597 |
1,70% |
8.539 |
9,10% |
Angelucci Sandro |
Fonte: Elezioni politiche (2013a)
4. Conclusioni
Le elezioni politiche danno una serie di segnali che alle provinciali di ottobre risulteranno ancora più evidenti. In primis l’aumento dell’astensionismo che ridimensiona in maniera impressionante la rappresentanza italiana. Gli altoatesini di lingua italiana hanno perso fiducia nei partiti tradizionali e solo in parte si sono rivolti al Movimento 5 stelle che propone un radicale rinnovamento della politica. Insieme ai grillini aumentano anche i Freiheitlichen che catalizzano il voto di protesta dei sudtirolesi di lingua tedesca.
L’asse Svp-Pd si conferma l’unica coalizione in grado di governare coinvolgendo entrambi i gruppi etnici. L’Svp, che dopo tutti gli scandali è stata costretta a rinnovarsi, si conferma come il partito di raccolta dei sudtirolesi anche se ormai la maggioranza assoluta pare irrimediabilmente persa.
L’alleanza Verdi-Sel riporta la sinistra italiana ai tempi del langerismo: negli ultimi anni infatti i Verdi avevano progressivamente perso la loro base italiana e l’alleanza con Sel, in cui è confluito gran parte del gruppo dirigente della Cgil, ridà vita ad una forza di sinistra veramente interetnica. L’esperimento riproposto alle provinciali otterrà ancora più successo nonostante la concorrenza di Rifondazione e Comunisti italiani che assomigliano sempre di più agli ultimi giapponesi che combattevano su un atollo deserto del Pacifico.
Il risultato che esce dalle urne fa precipitare il paese nel vortice dell’ingovernabilità. Se il centrosinistra ha la maggioranza alla Camera, al senato ci sono tre blocchi: centrodestra, centrosinistra e grillini. La legge scritta da Calderoli nel 2006 con l’obiettivo di impedire la vittoria di Prodi svolge ancora una volta la sua funzione. Senza possedere i numeri a Palazzo Madama, Bersani, dopo aver inutilmente tentato di convincere il Movimento 5 stelle, è costretto a fare un passo indietro. È l’inizio delle larghe intese, una Große Koalition che in Italia era considerata impossibile. Uno choc tanto per il centrodestra quanto per il centrosinistra che mai avrebbero pensato di governare insieme. A Palazzo Chigi si insedia Enrico Letta che sceglie come suo vice Angelino Alfano: per l’opposizione grillina si apre un’autostrada.
Note
1 Per il seguente lavoro ci si è basati essenzialmente su articoli della stampa locale (“Alto Adige”, “Corriere dell’Alto Adige”, “Dolomiten”, “Neue Südtiroler Tageszeitung”, “Adige”, “Trentino”, “ff-Das Südtiroler Wochenmagazin”.
Riferimenti bibliografici
Angelucci, Marco (2009). Politiche 2008: elettori in libertà, ma non per forza, in: Pallaver, Günther/Kager, Thomas (a cura di): Politika 13. Jahrbuch für Politik/Annuario di politica/Anuar de politica (Südtiroler Gesellschaft für Politikwissenschaft/Società di Scienza Politica dell’Alto Adige/Sozietà de scienza pulitica de Sudtirol), Bozen: Edition Raetia, 103-115
Bordignon, Fabio/Ceccarini, Luigi (2013). “Tsunami” a 5 stelle, in: Diamanti, Ilvo (a cura di): Un salto nel voto. Ritratto politico dell’Italia di oggi, Roma-Bari: Laterza, 60-71
Diamanti, Ilvo (2013). Un salto nel voto. Ritratto politico dell’Italia di oggi, Roma-Bari: Laterza
Die Neue Südtiroler Tageszeitung online (2013). Die Angst-Kampagne. www.tageszeitung.it/2013/01/26/die-angst-kampagne/ (09.02.2014)
Elezioni politiche (2013). Camera dei deputati. www.provinz.bz.it/vote/parl2013/camerprov_li_vg.htm (09.02.2014)
Elezioni politiche (2013a). Senato della Repubblica. www.provinz.bz.it/vote/parl2013/senat_li_vg.htm (09.02.2014)
Abstracts
Zwischen Stimmenthaltung und Protest: die italienischen Parlamentswahlen 2013 in Südtirol
Die Parlamentswahlen vom Februar 2013 brachten nicht nur in Italien, sondern auch in Südtirols politischer Landschaft einige historische Neuerungen, die in diesem Beitrag zusammengefasst werden. Die Südtiroler Volkspartei konnte im Bündnis mit den italienischen Mitte-links-Parteien den größten Wahlerfolg ihrer Geschichte erzielen; das Bündnis erreichte in der Region Mandate für acht Abgeordnete und sechs Senatoren. Das fragmentierte italienische Mitte-rechts-Lager verlor im nationalen Trend hingegen überproportional an Stimmen und konnte nur mehr ein Mandat für Michaela Biancofiore und den Trentiner Parlamentarier Sergio Divina halten. Neben zusätzlichen Achtungserfolgen für die Freiheitlichen und die neue Protestbewegung Movimento 5 Stelle brachte die Parlamentswahl vor allem auf personeller Ebene zwei historische Veränderungen. Mit Francesco Palermo wurde erstmals ein italienischsprachiger Südtiroler mit Unterstützung der SVP ins Parlament gewählt. Florian Kronbichler schaffte demgegenüber als erster deutschsprachiger Südtiroler über eine gesamtstaatliche Parteienliste den Sprung ins Parlament.
Danter ne jì nia a lité y prutesta: la veles dl Parlamënt talian te Südtirol tl 2013
La veles dl Parlamënt dl 2013: dala furmazion dla listes ai resultac de vela.
La ujes dla SVP ti scinca la vitoria al zënter-man ciancia che ie bon de lité nchinamei 8 deputac y 6 senatores, canche dal’autra pert l zënter-man drëta va sot danter la mile spartizions, l sëuraviv mé Biancofiore y Divina.
L suzes dl muvimënt 5 Stelle y di Freiheitlichen ne se aspitova deguni nsci.
Per l prim iede ie la SVP bona de cunvëncer si litadëures a ti dé la usc a n talian per l Senat, Francesco Palermo. Y per l prim iede ruva tl Parlamënt n sudtirolesc de rujeneda tudëscia nia SVP.
L resultat de Scelta civica premieia Dellai y ngiana i zentrisć dl Südtirol sce n ti cëla ala veles dl Cunsëi provinziel.
Between abstention and protest:
The 2013 Italian parliamentary elections in South Tyrol
The parliamentary elections in February 2013 brought some historical reforms not only to Italy but also to South Tyrol’s political landscape; they are summarized in this paper. The South Tyrolean People’s Party, in alliance with the Italian center-left parties, was able to achieve the greatest electoral success of its history; the alliance attained mandates for eight deputies and six senators in the region. Meanwhile the fragmented Italian center-right camp, reflecting the national trend, lost a disproportionate number of votes and managed to retain only a mandate for Michaela Biancofiore and Trentino parliamentarian Sergio Divina. In addition to further initial successes for Die Freiheitlichen and the new protest movement Movimento 5 Stelle, the parliamentary election brought two historical changes, especially at the personal level. Francesco Palermo became the first Italian-speaking South Tyrolean to be elected to parliament with the support of the SVP. On the other hand, Florian Kronbichler became the first German-speaking South Tyrolean to enter parliament on a national party list.