Marco Brunazzo
Le elezioni politiche 2022:
la vittoria della destra (anche) in Trentino
Parliamentary elections 2022: The victory of the right (also) in Trentino
Abstract The political election of 25 September 2022 saw the victory of right-wing parties, this time represented by the Brothers of Italy (Fratelli d’Italia – FdI), which confirmed the nationalization of the voting behaviour of Trentino voters that had already been recorded in various electoral rounds. The election demonstrates that the status of Trentino as an oddity, due to the fact that the province as a territory generally has supported the center-left in a national North-East of opposite orientation, has (definitely?) disappeared. This triumph of the right-wing occurred after the League’s victory in the 2018 federal elections. Furthermore, the success of FdI demonstrates how people in Trentino are no longer as strongly persuaded by the special autonomy issue as they once were.
1. Introduzione
Confermando la nazionalizzazione del comportamento di voto degli elettori trentini già osservata in diverse tornate elettorali, anche le elezioni politiche del 25 settembre 2022 hanno visto in Trentino la vittoria della destra rappresentata da Fratelli d’Italia (FdI). Si tratta di un risultato di assoluto interesse: questa vittoria, avvenuta dopo il successo della Lega alle elezioni politiche del 2018 ci conferma che l’anomalia trentina, che vedeva la provincia come un territorio nel complesso favorevole al centrosinistra in un Nord-est nazionale di orientamento opposto, è tramontata. L’affermazione di FdI, inoltre, mostra come il tema dell’Autonomia speciale, non abbia più lo stesso grado di convincimento degli elettori trentini riscontrato in passato. FdI, infatti, si segnala non solamente come un partito di destra, ma di destra nazionalista, fredda nel riconoscere una differenziazione di competenze tra territori appartenenti alla stessa “nazione”. L’esito delle elezioni, inoltre, avrà sicure conseguenze sulle elezioni provinciali che si terranno nell’autunno 2023. Il declino della Lega, infatti, indebolisce la leadership del Presidente della Provincia Maurizio Fugatti, rimettendone in discussione la riconferma come candidato dell’intera coalizione di destra-centro e ridando qualche speranza di vittoria ad una coalizione di centrosinistra che esce sconfitta dalle elezioni politiche nazionali ma che mostra anche qualche segno di ripresa.
Nelle pagine che seguono presenterò l’offerta politica delle elezioni politiche nazionali, ne illustrerò i risultati e, infine, concluderò con una riflessione sulle conseguenze che gli esiti di quelle elezioni potranno avere per le elezioni provinciali del 2023.
2. L’offerta politica
Due tra le leggi di riforma costituzionale approvate nel corso della legislatura 2018-2022 hanno prodotto conseguenze immediate per l’esito delle elezioni politiche. La prima, riferita alla legge costituzionale 19 ottobre 2020, n. 1, ha ridotto il numero dei parlamentari: da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori elettivi; la seconda, basata sulla legge costituzionale 18 ottobre 2021, n. 1 ha abbassato da 25 a 18 anni l’età per eleggere i componenti del Senato della Repubblica. Evidentemente, per l’economia di queste pagine, la prima riforma è quella che ha avuto una maggiore rilevanza, comportando un ridisegno dei collegi elettorali e una diminuzione del numero dei parlamentari eletti in Trentino.
Alla Camera, infatti, il Trentino-Alto Adige è passato da undici seggi a sette (tre collegi proporzionali e quattro uninominali), mentre al Senato è passato da sette seggi a sei, tutti basati su collegi uninominali. Di questi sei collegi, tre insistevano sul territorio trentino e tre sul territorio sudtirolese (tab. 1 e fig. 1 e 2). Per dirla diversamente, gli elettori trentini erano chiamati a eleggere due deputati con sistema uninominale e tre deputati con sistema plurinominale, ma assieme agli elettori sudtirolesi; allo stesso tempo, dovevano eleggere tre senatori tutti in collegi uninominali.
Tab. 1: La distribuzione dei seggi in Trentino-Alto Adige prima e dopo la riforma costituzionale del 2020
Camera dei deputati |
Senato della Repubblica | ||||
Prima della riforma |
Dopo la riforma |
Prima della riforma |
Dopo la riforma | ||
Provincia di Trento |
Provincia di Bolzano | ||||
Seggi proporzionali |
5 |
3 |
1 |
– |
– |
Seggi uninominali |
6 |
4 |
6 |
3 |
3 |
Seggi totali |
11 |
7 |
7 |
3 |
3 |
Rispetto al 2018, invece, la formula elettorale è rimasta invariata: nei collegi uninominali sarebbero stati eletti i candidati con il maggior numero di voti, mentre nei collegi plurinominali sarebbero stati eletti i candidati delle liste maggiormente votate su base regionale. Sono restate invariate anche le soglie di sbarramento previste dalla legge elettorale: per poter partecipare all’attribuzione dei seggi, le liste avrebbero dovuto superare il tre per cento dei consensi su base nazionale (ma persisteva la norma speciale per le minoranze linguistiche). Le liste in coalizione che avessero superato almeno l’un per cento dei voti avrebbero contribuito ai voti totali della coalizione e quindi al numero dei seggi, ma quelle che non avrebbero raggiunto l’un per cento non avrebbero visto i loro voti conteggiati.
Come nel 2018, anche nelle elezioni 2023 l’offerta politica trentina ricalca nella sostanza quella nazionale. Contrariamente a quanto avvenuto nel 2018, però, il Partito autonomista trentino tirolese (Patt) non appoggia i candidati di centrosinistra. La posta in gioco era diversa per i diversi partiti. La Lega sperava di scongiurare il sorpasso da parte di FdI, nonostante i sondaggi dessero comunque questo secondo partito largamente in vantaggio sul primo (Patruno 2022). Le preoccupazioni della Lega non riguardavano solo l’esito delle elezioni nazionali, ma anche i diversi equilibri tra i partiti di centrodestra che avrebbero potuto condizionare la stabilità della giunta provinciale guidata dal leghista Fugatti. Per FdI, la posta in gioco era diventare primo partito del Trentino, cosa mai avvenuta nella storia della destra locale. Come ha ben scritto Damaggio (2022a), “Il peso di FdI ‹avrebbe determinato› gli equilibri nel percorso che porta alle elezioni provinciali del 2023. In caso di sorpasso (…) la riconferma di Fugatti come candidato ‹sarebbe stata› ampiamente dibattuta”. Forza Italia (FI), dal canto suo, sembrava solo interessata a non perdere troppi consensi, diventando definitivamente un partner irrilevante degli altri partiti del centrodestra.
L’obiettivo del centrosinistra è fondamentalmente quello di evitare il tracollo del 2018, quando non era riuscito ad eleggere nessun parlamentare. Anche questo motivo spinge il PD e i suoi alleati (tra cui si segnala la nuova esperienza di Campobase, un partito centrista nato dalle ceneri dell’Unione per il Trentino – UpT) a cercare un accordo con il cosiddetto “Terzo polo” formato da Azione e Italia viva, cosa che puntualmente avverrà ma solo relativamente ai collegi uninominali al Senato, dove il centrosinistra darà così origine all’“Alleanza democratica per l’Autonomia”.
Anche i temi e le dinamiche della campagna elettorale in Trentino hanno ricalcato i temi e le dinamiche della campagna elettorale nazionale, con un centrosinistra incerto tra la proposta di continuare quanto aveva fatto il Governo di Mario Draghi e la necessità di differenziarsi da esso, e un centrodestra diviso tra coloro che avevano sostenuto il governo nazionale uscente (come la Lega) e quelli che lo avevano sempre osteggiato (come FdI).
Anche per questi motivi, la scelta delle candidature non è stata facile, in particolare nei collegi uninominali. Nei collegi uninominali, il centrodestra ha candidato alcuni dei parlamentari uscenti, due della Lega, uno di FdI e una afferente a Coraggio Italia. Il centrosinistra ha, invece, scelto due candidati espressione della società civile, una consigliera provinciale e una deputata uscente. Quest’ultimo caso merita di essere brevemente approfondito. La scelta di Donatella Conzatti come candidata del centrosinistra nel collegio senatoriale del Trentino meridionale è stata interpretata da molti elettori del centrosinistra stesso come “un prezzo da pagare” in vista della costruzione dell’“Alleanza democratica per l’Autonomia”, anche se il profilo politico della deputata uscente aveva sollevato più di qualche perplessità: candidatasi alla Camera con Scelta civica di Mario Monti nel 2013, Conzatti diventa segretaria dell’UpT nel 2014, per poi passare a Noi con L’Italia-UDC nel 2018 e venire eletta al Senato con i voti del centrodestra.
3. I risultati
I risultati delle elezioni hanno ampiamente confermato quanto ci si sarebbe potuti aspettare guardando i sondaggi, con qualche lieve eccezione: pur vincendo ampiamente, il centrodestra, infatti, non riesce a confermare il “cappotto” del 2018, il centrosinistra nel complesso conosce una piccola ma significativa affermazione, riuscendo a eleggere un senatore nel collegio uninominale di Trento e una deputata nel listino proporzionale.
Tab. 2: Percentuale dei voti ottenuti dai candidati e dai partiti nel collegio uninominale
U01 (Trento) della Camera dei Deputati sul totale dei voti validi
Nome candidato |
Partito |
Camera dei deputati | |
n. |
% | ||
De Bertoli Andrea |
56.946 |
40,92 | |
Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni |
35.020 |
25,17 | |
Lega per Salvini premier |
14.676 |
10,55 | |
Forza Italia |
6.231 |
4,48 | |
Noi moderati/Lupi – Toti – Brugnaro – UDC |
1.019 |
0,73 | |
Ferrari Sara |
44.254 |
31,80 | |
Partito democratico |
32.457 |
23,33 | |
Alleanza Verdi e Sinistra |
6.087 |
4,37 | |
+Europa |
5.238 |
3,76 | |
Impegno civico Luigi di Maio – |
472 |
0,34 | |
Sani Roberto |
Azione – Italia viva |
12.468 |
8,96 |
Ossanna Lorenzo |
Svp-Patt |
8.110 |
5,83 |
Tranquillini Rudi |
Movimento 5 Stelle |
7.915 |
5,69 |
Battan Martina |
Italexit |
2.996 |
2,15 |
Pecorari Eliana |
Vita |
2.780 |
2,00 |
Merlin Gianfranco |
Italia sovrana e popolare |
2.169 |
1,56 |
Cestari Ivo |
Unione popolare |
1.511 |
1,09 |
Totale |
139.149 |
100 |
Fonte: Eligendo 2022
Tab. 3: Percentuale dei voti ottenuti dai candidati e dai partiti nel collegio uninominale U02 (Rovereto) della Camera dei Deputati sul totale dei voti validi
Nome candidato |
Partito |
Camera dei deputati | |
n. |
% | ||
Cattoi Vanessa |
58.624 |
42,59 | |
Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni |
34.753 |
25,25 | |
Lega per Salvini premier |
16.302 |
11,84 | |
Forza Italia |
6.598 |
4,79 | |
Noi moderati/Lupi – Toti – Brugnaro – UDC |
971 |
0,71 | |
Calzà Michela |
40.288 |
29,27 | |
Partito democratico |
29.391 |
21,35 | |
Alleanza Verdi e Sinistra |
5.909 |
4,29 | |
+Europa |
4.476 |
3,25 | |
Impegno civico Luigi di Maio – |
512 |
0,37 | |
Tarolli Alessia |
Azione – Italia viva |
11.072 |
8,04 |
Dal Bianco Maurizio |
Movimento 5 Stelle |
8.771 |
6,37 |
Albertini Elena |
Svp-Patt |
8.067 |
5,86 |
Bisoffi Maurizio |
Italexit |
3.341 |
2,43 |
Pappalardo Tommaso |
Vita |
3.063 |
2,23 |
Berti Michele |
Italia sovrana e popolare |
2.924 |
2,12 |
Castellani Irene |
Unione popolare |
1.511 |
1,10 |
Totale |
137.661 |
100 |
Fonte: Eligendo 2022
Tab. 4: Percentuale dei voti ottenuti dai candidati e dai partiti nel collegio uninominale U01 (Trento) del Senato della Repubblica sul totale dei voti validi
Nome candidato |
Partito |
Camera dei deputati | |
n. |
% | ||
Patton Pietro |
Partito democratico, Alleanza Verdi e Sinistra, +Europa, Campobase, Azione – Italia viva |
47.904 |
41,10 |
Loss Martina |
Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi moderati |
42.629 |
36,58 |
Pace Patrizia |
Svp-Patt |
9.830 |
8,43 |
Minotto Paolo |
Movimento 5 Stelle |
8.034 |
6,89 |
Maistri Mattia |
Italia sovrana e popolare |
5.817 |
4,99 |
Allocati Valeria |
Unione popolare |
2.331 |
2,00 |
Totale |
116.545 |
100 |
Fonte: Eligendo 2022
Tab. 5: Percentuale dei voti ottenuti dai candidati e dai partiti nel collegio uninominale U02 (Rovereto) del Senato della Repubblica sul totale dei voti validi
Nome candidato |
Partito |
Camera dei deputati | |
n. |
% | ||
Biancofiore Micaela |
Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi moderati |
33.601 |
36,79 |
Conzatti Donatella |
Partito democratico, Alleanza Verdi e Sinistra, +Europa, Campobase, Azione – Italia viva |
33.384 |
36,56 |
Bresciani Stefano |
Svp-Patt |
8.615 |
9,43 |
Angelini Giulio |
Movimento 5 Stelle |
7.294 |
7,99 |
Giugni Giovanna |
Italia sovrana e popolare |
3.687 |
4,04 |
Fantini Susanna |
Vita |
3.092 |
3,39 |
Della Volpe Claudio |
Unione popolare |
1.652 |
1,81 |
Totale |
91.325 |
100 |
Fonte: Eligendo 2022
Tab. 6: Percentuale dei voti ottenuti dai candidati e dai partiti nel collegio uninominale U03 (Pergine Valsugana) del Senato della Repubblica sul totale dei voti validi
Nome candidato |
Partito |
Camera dei deputati | |
n. |
% | ||
Testor Elena |
Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi moderati |
27.364 |
44,03 |
Sartori Michele |
Partito democratico, Alleanza Verdi e Sinistra, +Europa, campobase, Azione – Italia viva |
19.314 |
31,08 |
Bergamo Roberta |
Svp-Patt |
6.264 |
10,08 |
Cappelletti Roberto |
Italia sovrana e popolare |
4.091 |
6,58 |
Rizzi Rosa |
Movimento 5 Stelle |
3.878 |
6,24 |
Pantano Giuliano |
Unione popolare |
1.231 |
1,98 |
Totale |
62.142 |
100 |
Fonte: Eligendo 2022
All’indomani delle elezioni, in un editoriale apparso sul Corriere del Trentino, Luca Malossini (2022) ha giustamente scritto che le elezioni politiche del 25 settembre offrono una ulteriore conferma della tendenza degli elettori trentini a votare secondo logiche nazionali più che locali. Ciò che continua a stupire è che ciò avvenga in un territorio dotato di un’Autonomia speciale e che, proprio in virtù di questo, in passato aveva mostrato di muoversi diversamente dal quadro nazionale per diventare un laboratorio di nuovi soggetti e alleanze politiche. Inoltre, il voto del 25 settembre ha premiato un partito certamente non “tenero” nei confronti dell’Autonomia, che, infatti, avevano fatto una campagna elettorale tranquillizzante verso gli elettori trentini.
In effetti, le analogie tra il voto trentino e quello nazionale sono evidenti. Sul piano nazionale, gli studi sui flussi elettorali prodotti dal Centro Italiano Studi Elettorali (Mannoni/Angelucci 2022) evidenziano come FdI abbia sottratto circa metà dei voti della Lega e di FI, ma abbia conquistato anche parte dell’elettorato ex-grillino. In secondo luogo, mostrano come il Pd sia riuscito a rimobilitare parte del suo elettorato e sottratto, anch’esso, voti al M5S. Infine, illustrano come circa un quinto dell’elettorato leghista si sia astenuto. In Trentino si può ipotizzare sia andata tendenzialmente nello stesso modo. Rispetto al 2018, nella votazione per la Camera la Lega perde circa 52.000 voti e Forza Italia 13.500 circa. Difficile che siano andati in blocco verso FdI, che comunque ne guadagna 59.000 circa, ma gran parte di loro certamente sì. Il risultato del centrosinistra fa registrare un segno positivo alla Camera (un guadagno di circa 1.500 voti), e un balzo in avanti più evidente al Senato (più 10.000 circa). I 58.000 elettori che nel 2018 avevano sostenuto il M5S e che non hanno confermato la loro scelta nel 2022 sono probabilmente andati in larga parte verso FdI o l’astensionismo. Questi flussi si inseriscono in un quadro politico molto instabile. Si stima anche che circa un terzo degli elettori italiani abbia cambiato voto rispetto alle scorse elezioni, una percentuale molto elevata se si considera la storia italiana o quella di altri paesi europei (Emanuele/Marino 2022).
Ed è proprio questa incertezza degli elettori, già riscontrata nel 1994, nel 2013 e, in misura di poco inferiore, nel 2018 che ci porta a ipotizzare che il voto a FdI possa essere inteso fondamentalmente come un voto di protesta, esattamente come sono stati interpretati i voti delle ultime tornate elettorali nazionali ed europee. Certo, FdI non è il M5S del 2018: il primo è un partito con una certa tradizione, saldamente collocato alla destra dello spettro politico, con riferimenti saldi nella scena politica europea (Donà 2022); il M5S, al contrario, era un partito (relativamente) nuovo, senza orientamento ideologico chiaro e incerto sulle sue relazioni con gli altri partner europei (Briquet 2022). Un partito che, infatti, si è diviso più e più volte nel momento in cui ha dovuto esercitare un ruolo di governo. Ora, non credo che FdI farà la stessa fine. Tuttavia, il “gigante” di oggi, FdI, potrebbe avere “i piedi di argilla”, se il successo è fondato su un elettorato così mobile. Alte percentuali di consenso le avevano fatte registrare anche Renzi nel 2018 e Salvini nel 2019, oltre al già menzionato Grillo nel 2018. I votanti “di protesta” sono così: non accomunati dalle idee ma da un sentimento, e sempre affacciati sul mercato (elettorale) alla ricerca di nuove “offerte” (politiche).
Naturalmente, se gli elettori hanno deciso di premiare FdI ciò deriva anche dalla coerente strategia politica di Giorgia Meloni, che è rimasta all’opposizione di tutti i governi della scorsa legislatura. Ciò le ha consentito di poter dire più liberamente ciò che riteneva opportuno, anche rispetto agli altri partiti della sua coalizione che si trovavano al governo.
Un timido elemento di specificità rispetto al quadro nazionale è il risultato del centrosinistra e, in particolare, del Pd. Seppure senza il Patt, il centrosinistra ha guadagnato 1.500 voti circa alla Camera e, come detto più sopra, 10.000 circa al Senato. Ma è soprattutto la vittoria di Pietro Patton e Sara Ferrari a poter rimotivare un elettorato in crisi. Tuttavia, i risultati trentini dimostrano ancora una volta che il centrosinistra potrà ritornare ad essere credibile nella misura in cui riuscirà a superare le divisioni interne. Sono i dati che lo dicono: se Azione e Italia Viva avessero appoggiato il Pd anche alla Camera facendo così del Trentino un laboratorio nazionale del centrosinistra, il risultato complessivo sarebbe stato con ogni probabilità diverso. Ciò detto, i dati sulla propensione al voto (che sono cosa diversa rispetto alle intenzioni di voto) dicono anche che i concetti di destra e sinistra non hanno finito di orientare le scelte degli elettori. Tuttavia, mentre gli elettorati di FdI, Lega e FI sono in larga parte sovrapponibili, nel centrosinistra gli elettori sono tra loro più distanti. A livello nazionale, per esempio, il Pd potrebbe quindi fare fatica ad attirare nuovi elettori, in particolare dal M5S (Vezzoni/Moroni 2021). In Trentino, di converso, il bacino elettorale potrebbe essere più favorevole al centrosinistra, almeno a vedere la storia del comportamento di voto degli elettori di questa terra. È pur sempre un buon punto di ripartenza.
Le reazioni al voto da parte dei politici riflettono una lettura complessa dei risultati delle elezioni e aprono anche diversi scenari in vista delle elezioni provinciali dell’autunno 2023.
La prima lettura data dalla Lega al voto riguardava proprio questi ultimi. In una delle prime interviste rilasciate, il commissario leghista Diego Binelli dichiara:
“Non ci risulta che FdI abbia ridiscusso o abbia intenzione di ridiscutere il ruolo del presidente. È chiaro che all’interno del centrodestra, oggi come in passato, c’è uno spostamento di voti fisiologico (…). Per noi il progetto è un progetto politico di centrodestra, quindi andiamo avanti con la medesima fiducia nel presidente” (Damaggio 2022b).
In effetti, ciò che chiede con forza FdI il giorno dopo una vittoria storica non è un rimpasto della giunta provinciale, in cui FdI non ha assessori: “Noi non abbiamo mai chiesto poltrone – sostiene il commissario regionale di FdI Alessandro Urzì – (…). Sarà casomai necessario strutturare una forte alleanza di governo per i futuri 5 anni e ovviamente FdI avendo la responsabilità della leadership della coalizione dovrà mettere idee, proposte” (Cremonesi 2022a). Pochi giorni dopo le elezioni, lo stesso Urzì manda a Fugatti un messaggio ancora più chiaro. Manifestando disagio per una posizione diversa tra Lega e FdI su un disegno di legge sulle concessioni idroelettriche, Urzì dichiara che “Non si può più lavorare facendo finta che il nostro partito sia un fantasma”. Significativamente, il presidente della Provincia di Trento deciderà di incontrare gli esponenti di FdI per un incontro della maggioranza provinciale solamente nel gennaio 2023.
La segretaria del Pd Lucia Maestri non ha certamente nascosto la delusione per l’esito delle elezioni. Tuttavia, ha anche considerato il risultato
“buono: è da un po’ di tempo che non si vedeva, in Trentino, il Pd al 22 per cento. Siamo il primo partito di opposizione, il secondo in provincia. Lo giudico positivamente. Così come positivamente valuto il risultato dell’alleanza democratica per l’Autonomia: siamo riusciti a portare a Roma un senatore e per un soffio non abbiamo centrato anche la seconda vittoria su Rovereto” (Giovannini 2022).
Sempre sul versante del centrosinistra, l’importanza di una coalizione unitaria è stata sottolineata anche da Lorenzo Dellai, l’ex-presidente della Provincia considerato uno dei più convinti sostenitori della candidatura di Pietro Patton al Senato: “Nel disastro generale italiano, noi qui in Trentino abbiamo fatto la scelta giusta, inventare come in passato delle formule anomale e innovative e soprattutto rendere l’idea che proviamo a mettere insieme forze utili alla nostra autonomia” (Cremonesi 2022b).
E che sia il tema del futuro dell’autonomia quello che preoccupa di più i commentatori è evidente anche dall’editoriale di Andrea Zanotti pubblicato qualche giorno dopo le elezioni sul Corriere del Trentino:
“Si avvertono preoccupazioni per il futuro dell’autonomia, dal momento che si propende a credere che un governo a trazione centrodestra possa essere più inclinato verso forme di governo che guardano a un accentramento nel segno del presidenzialismo più che a forma di potere decentrate e autonomistiche” (Zanotti 2002).
4. Conclusioni
Nonostante le prime tranquillizzanti dichiarazioni degli esponenti politici del centrodestra, è evidente che le elezioni politiche del 25 settembre 2022 avranno serie implicazioni anche per le elezioni provinciali trentine del prossimo autunno. Non dovrebbe essere così: quelle del 25 settembre sono state elezioni nazionali e non provinciali, tenute con un sistema elettorale diverso rispetto a quello provinciale, e, cosa ancora più importante, la posta elettorale in gioco non era l’operato della maggioranza che guida la Provincia autonoma. Eppure, è in un certo modo inevitabile che non sia possibile disgiungere le elezioni nazionali da quelle provinciali. L’autonomia trentina fa sì che gli stessi eletti in Parlamento siano privilegiati interlocutori dei partiti politici locali nonché interpreti dell’autonomia stessa presso le forze politiche nazionali. Ma non solo: sono le stesse strategie e cautele dei partiti politici trentini che confermano come le due elezioni (nazionale e provinciale) siano interconnesse.
Per il centrosinistra, le elezioni politiche hanno fornito indicazioni importanti su quanto aperta sia la corsa alle elezioni provinciali. Ma non solo: hanno anche dato qualche risposta circa lo stato di salute del Pd in Trentino e sull’ampiezza e caratteristiche del bacino elettorale a cui gli altri partiti del centrosinistra potranno fare riferimento. Il voto nel collegio senatoriale di Trento e Rovereto ha dato qualche indicazione anche circa la possibilità di creazione di una coalizione tra centrosinistra, Azione e Italia Viva. Insomma, il voto del 25 settembre ha aperto uno scenario caratterizzato da “molte incognite” (Franco 2022). Prova ne sia il fatto che già nel gennaio 2023, FdI ha proposto una candidatura alla presidenza della Provincia alternativa a quella di Fugatti e non ha esitato a prendere le distanze dalla Lega su numerosi temi rilevanti per i leghisti trentini come il passante ferroviario di Trento e il nuovo ospedale di Cavalese.
Riferimenti bibliografici
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Lista degli acronimi
Sigla Nome esteso
FdI Fratelli d’Italia
FI Forza Italia
M5S Movimento 5 Stelle
Patt Partito autonomista trentino-tirolese
Pd Partito democratico
Svp Südtiroler Volkspartei
UpT Unione per il Trentino
Fig. 1. Senato della Repubblica. Collegi uninominali e plurinominali della Circoscrizione Trentino-Alto Adige/Südtirol
Fig.2. Camera dei deputati. Collegi uninominali e plurinominali della Circoscrizione Trentino-Alto Adige/Südtirol