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Günther Pallaver

Il lungo addio al referendum abrogativo

Affluenza: la Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol
fanalino di coda in Italia

The long goodbye of the abrogative referendum turnout

Trentino-Alto Adige/Südtirol region brings up the rear in Italy

Abstract The article deals with the five abrogative referenda on justice and focuses on the region of Trentino-Alto Adige/Südtirol. These are referenda on the separation of the careers of magistrates, on pre-trial detention, on signatures for candidatures for the Supreme ­Council of the Magistracy (CSM), on judicial councils and on the ‘Severino law’ for “incandidability”. The main focus is on the question of political participation, which has reached a historic low of 20 per cent. The contribution is based on the thesis that the abrogative referenda in their current form, when instrumentalised by the parties, have lost their function and appeal and are in urgent need of reform. The particularly low voter turnout in South Tyrol, in addition to the general reasons for alienation from the referenda, points to the political distancing of the German-speaking population from Italy’s domestic problems, as if there were a separation between South Tyrol and the rest of Italy.

1. Introduzione

Se dall’inizio della Seconda Repubblica i referendum abrogativi hanno avuto un ruolo sempre meno rilevante nella politica italiana, con il 12 giugno 2022 è probabilmente suonata la campana a morto di questo strumento di democrazia diretta. Ogni volta che esso è stato strumentalizzato dai partiti per i propri interessi, come è costantemente avvenuto negli ultimi anni, si è venuto allentando sempre più il suo legame con gli interessi e i bisogni reali della società civile (cfr. Gallo 2022).

La questione centrale riguardo alla funzione dei referendum abrogativi sta nel quorum di partecipazione. Infatti, secondo l’articolo 75 della Costituzione, “la proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi” (Ambrosini 1993, 76 - 78). Dopo l’ultimo successo registrato nel 1995, dei 34 referendum tenutisi negli ultimi 25 anni (tra il 1997 e il 2022) solo quattro (nel 2011) hanno raggiunto il quorum, con quasi il 55 per cento di partecipazione. Il 12 giugno 2022, per i cinque referendum sulla giustizia, si è recato alle urne solo il 20 per cento degli aventi diritto: si tratta della percentuale in assoluto più bassa nella storia di questo istituto.

Questo articolo analizza i risultati nella Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol dei cinque referendum abrogativi sulla giustizia del 2022, i cui quesiti riguardavano la cosiddetta “legge Severino” per l’incandidabilità in seguito a condanne in via defi­nitiva, la custodia cautelare, la separazione delle carriere dei magistrati, il diritto di voto nei consigli giudiziari e, infine, l’obbligo di firme a sostegno delle candidature al Consiglio Superiore della Magistratura (CSM).

L’attenzione è rivolta soprattutto alla questione della partecipazione politica. L’affluenza alle urne e i risultati del voto nella regione Trentino-Alto Adige/Südtirol vengono analizzati e confrontati con il risultato nazionale; viene aggiunto un ulteriore confronto tra le due Province autonome di Trento e di Bolzano.

L’articolo parte dalla tesi che i referendum abrogativi nella loro forma attuale, specialmente a causa della strumentalizzazione dei partiti, abbiano perso la loro funzione e il loro potenziale di interesse e che vi sia l’urgenza di una loro riforma. Inoltre, il livello particolarmente basso di affluenza alle urne registrato in Alto Adige, oltre ai motivi generali di disaffezione verso i referendum, rivela un certo allonta­namento della popolazione di lingua tedesca rispetto ai problemi di politica interna italiana, come se ci fosse una separazione anche geografica tra questa provincia e il resto d’Italia.

2. I referendum

I cinque referendum sulla giustizia del 12 giugno 2022 hanno preso il via dal cosiddetto “caso Palamara”. Luca Palamara, già membro del CSM e presidente dell’Associazione nazionale magistrati (ANM), è stato accusato di una serie di reati con conseguente espulsione dalla magistratura (cfr. il Fatto Quotidiano 2021; Merlo 2021; Redazione di MicroMega 2022).

La procedura per lo svolgimento dei referendum è stata avviata dal “Comitato Giustizia Giusta”, sostenuto dalla Lega Salvini Premier e dal Partito Radicale (cfr. Rosa 2022). Nonostante la riuscita raccolta di firme (ne sono necessarie 500.000) per avviare la procedura di indizione dei referendum, quest’ultimi sono stati presentati da ben nove consigli regionali (ne sarebbero bastati cinque), precisamente quelli di Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, ­Sicilia, Umbria e Veneto, tutti a maggioranza di centro-destra (cfr. Bartoloni 2021).

È indubbia la necessità di riformare il sistema giudiziario. La magistratura sembra aver perso da tempo la fiducia della maggioranza della popolazione, che invece deteneva in passato: oggi essa è scesa a circa il 40 per cento (cfr. Eurispes 2022). Le critiche più diffuse chiamano in causa l’eccessiva lunghezza dei procedimenti, i processi mediatici, l’applicazione talvolta lassista della custodia cautelare, le dispute tra le correnti politiche all’interno del CSM, la mancanza di responsabilità da parte della magistratura e altro ancora (cfr. Morrone 2022a).

Vista la complessità della materia, il tentativo di avviare una riforma del sistema giudiziario attraverso i referendum abrogativi era probabilmente destinato a fallire fin dall’inizio, nonostante la maggioranza tra i partiti più importanti fosse a favore dei referendum. Lega, Forza Italia, Italia Viva e Radicali si sono espressi a favore del “sì” in tutti e cinque i quesiti. Fratelli d’Italia, il partito del futuro premier ­Giorgia Meloni, ha sostenuto solo i referendum numero 3, 4 e 5, respingendo i primi due. Il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico si sono espressi a favore di un chiaro “no” su tutti i cinque quesiti. Da un punto di vista regionale, sono rilevanti i cinque “no” della Südtiroler Volkspartei (SVP) e i cinque “sì” del Partito Autonomista Trentino Tirolese (PATT).

Ecco la materia dei cinque quesiti referendari.

Referendum numero 1 – Abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi.

Il referendum chiedeva l’abolizione della “legge Severino” che stabiliva l’incandidabilità, l’ineleggibilità e il divieto di ricoprire cariche elettive e di governo per coloro che hanno subito sentenze definitive o non definitive di condanna per delitti non colposi. Sono compresi anche gli amministratori regionali o locali indiziati per l’appartenenza ad associazioni mafiose e destinatari di misure di prevenzione con provvedimento definitivo.

Referendum numero 2 – Limitazione delle misure cautelari: abrogazione dell’ultimo inciso dell’articolo 274, comma 1, lettera c), codice di ­proce­dura penale, in materia di misure cautelari e, segnatamente, di esigenze cautelari, nel processo penale.

Il referendum voleva allargare le tutele della libertà personale e limitare le misure cautelari restrittive, in particolare attraverso l’abolizione del criterio del “concreto e attuale pericolo” di una “reiterazione del medesimo reato”. Si tratta del criterio principale per cui i pubblici ministeri (pm) possono disporre limiti alla libertà personale prima del processo e prima della sentenza definitiva.

Referendum numero 3 - Separazione delle funzioni dei magistrati. ­Abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che ­consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e ­viceversa nella carriera dei magistrati.

Il referendum perseguiva l’obiettivo della separazione delle carriere tra pubblico ministero (pm) e giudice, limitando la vicinanza tra le diverse funzioni di requirente e giudicante e abolendo per così dire le “porte girevoli” che consentono oggi a un magistrato fino a un massimo di quattro passaggi da una funzione all’altra.

Referendum numero 4 - Partecipazione dei membri laici a tutte le delibe­razioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. Abrogazione di norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari e delle com­petenze dei membri laici che ne fanno parte.

La valutazione dei magistrati, oggi, è consentita solo alla componente togata. Il referendum voleva superare l’esclusione di avvocati e professori universitari, considerata “ingiustificata”.

Referendum numero 5 - Abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura.

Il referendum voleva abolire l’obbligo di presentare un determinato numero di firme di sostegno per candidarsi al CSM. L’obiettivo era di limitare il correntismo nella magistratura e far valere il merito dei magistrati, fuori dalla loro appartenenza politica (Ministero dell’Interno 2022a, 67 - 73; Morrone 2022a).

3. L’affluenza alle urne

Molteplici sono le ragioni della scarsa affluenza al referendum del 12 giugno, come nel caso dei precedenti. Da un lato vi è il generale disincanto dell’elettorato nei confronti della politica. La fiducia nella politica, nelle istituzioni e nei partiti politici è diminuita drasticamente negli ultimi anni. Secondo l’istituto di ricerca Demos & Pi, alla fine del 2022 la fiducia nello Stato era al 26 per cento, nel Parlamento al 23 e nei partiti al 14. Solo dieci anni fa, comunque, la fiducia nei partiti era solo al 6 per cento (cfr. Demos & Pi 2022).

L’affluenza ai referendum varia anche a seconda del “motore” dell’iniziativa referendaria, cioè se essa parte dai partiti politici o dalla società civile. Quando proviene dai partiti politici, la possibilità di raggiungere il quorum del 50 per cento è relativamente bassa: il diffuso sentimento antipartitico oscura anche i referendum apparentemente giustificati.

I sondaggi hanno previsto con molto anticipo che il 12 giugno non si sarebbe raggiunto il quorum. Nando Pagnoncelli dell’istituto Ipsos, per citare uno dei tanti addetti ai lavori, ha individuato le seguenti quattro ragioni che spingevano a una tendenza negativa.

1. La limitata copertura mediatica dei referendum. Per molto tempo non c’è stato quasi alcun dibattito pubblico sui cinque referendum (su questo punto ci sono state opinioni dissenzienti, cfr. Barberis 2022). Le questioni sottoposte al voto hanno mobilitato ben poco i partiti, con l’eccezione della Lega e dei Radicali quali promotori dei referendum. Ancor minore è stata la mobilitazione degli elettori. Nelle ultime due settimane prima del voto, l’82 per cento della popolazione era a conoscenza dei referendum, ma si dichiarava disinteressata.

2. La complessità delle domande. Per almeno tre delle cinque domande, la grande maggioranza della popolazione ha dichiarato di non essere in grado di valutare le conseguenze della propria decisione. La maggior parte non conosceva le funzioni del Consiglio Superiore della Magistratura o dei Consigli giudiziari.

3. L’uso sproporzionato dei referendum abrogativi. Nella Prima Repubblica, dal 1974 al 1993, ci sono stati 26 referendum in 19 anni, per otto tornate elettorali. Nella Seconda Repubblica, in 17 anni (dal 1995 al 2022), ci sono stati 46 referendum per nove tornate elettorali. Dei 72 referendum, 39 hanno raggiunto il quorum e 33 lo hanno mancato.

4. La disillusione degli elettori. L’allontanamento dalla partecipazione dipende anche dalla disillusione di molti elettori sull’efficacia dei referendum nel cambiare le cose. In passato è accaduto spesso che il mandato di referendum che avevano ottenuto la maggioranza sia stato disatteso o comunque fortemente annacquato dal legislatore (cfr. Pagnoncelli 2022). Va inoltre ricordato che un referendum non riforma, modifica o migliora una legge, bensì la abolisce in toto o in parte. È quindi necessario un nuovo passaggio legislativo, con esito incerto in termini di contenuti.

Il 12 giugno gli aventi diritto al voto in Italia erano 50.915.402, di cui 4.735.783 all’estero. In Provincia autonoma di Trento gli aventi diritto al voto erano 416.600, in Alto Adige un po’ meno, cioè 394.081. Sia in Trentino che in Alto Adige le donne erano in leggera maggioranza. Dei circa 800.000 aventi diritto nella regione, circa 100.000 hanno votato all’estero (Ministero dell’Interno 2022b, 5).

I diciottenni che hanno potuto votare per la prima volta a elezioni di livello nazionale sono stati in Trentino-Alto Adige/Südtirol circa 100.000 (compresi gli AIRE) (Ministero dell’Interno 2022b, 130).

L’affluenza al referendum a livello nazionale è scesa al 20,49 per cento. Essa è stata mediamente più alta – cioè del 21,9 per cento – nelle regioni del nord (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino-Alto Adige/Südtirol, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria), seguita da quella del centro Italia (Emilia Romagna, Toscana, ­Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo) con il 19,61 per cento. L’affluenza media più bassa – pari al 18,12 per cento – è stata quella delle regioni del sud con le due isole ­(Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia). La regione che ha registrato la partecipazione maggiore è stata la Liguria (28,10 per cento), seguita da Veneto (26,86 per cento) e Friuli Venezia Giulia (26,05 per cento).

La raccolta delle firme per il referendum è stata organizzata dai due partiti, Radicali e Lega, quest’ultima appartenente allo schieramento politico di centro-destra (cfr. Passarelli/Tuorto 2018). Alla fine i referendum sono stati presentati da nove regioni, tutte governate da coalizioni di centro-destra. Veniva quindi dato per scontato che nelle regioni con governi di centro-destra l’affluenza alle urne fosse più alta che in quelle rette dal centro-sinistra. Il risultato però si è rivelato inferiore al previsto. Nelle regioni di centro-destra l’affluenza media è stata del 20,71 per cento, soltanto dell’1,74 per cento superiore a quelle di centro-sinistra (18,97 per cento). Si tenga conto che la Valle d’Aosta non rientra nella suddivisione classica destra/sinistra, poiché è amministrata da un governo di partiti regionalisti e autonomisti.

Va segnalata anche la differenza tra le nove regioni proponenti e le altre. Nelle nove regioni si è recato alle urne il 22,7 per cento, il 3,5 per cento in più rispetto alla media delle altre (19,2 per cento) (cfr. Fruncillo 2022). Le prime sette regioni (su 20) con la più alta affluenza alle urne sono tutte con governi di centro-destra.

In tutte queste classifiche, tuttavia, risalta una chiara eccezione. Pur essendo gover­nata da un governo di centro-destra, la Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol si è classificata ultima tra tutte le regioni con un’affluenza del 13,04 per cento. Scomponendo i risultati regionali in base alle due Province autonome di Trento e Bolzano, si registra per il Trentino un’affluenza di poco inferiore al 15 per cento, mentre per l’Alto Adige all’11 per cento. La Provincia autonoma di Bolzano rappresenta quindi in assoluto il fanalino di coda a livello nazionale (cfr. hof. 2022).

Oltre alle ragioni elencate in precedenza, il forte calo dell’affluenza in Alto Adige può anche essere messo in relazione a un’ipotesi che, con le dovute cautele, spiegherebbe ulteriormente questa disaffezione referendaria. L’SVP, nel suo ruolo di partito di maggioranza e di governo, ha pronunciato un chiaro “no” per tutti e cinque i referendum (cfr. Südtiroler Volkspartei 2022). Sebbene il potere politico della Volks­partei sia notevolmente diminuito nel tempo, tale partito etnico rimane comunque una guida per molti elettori soprattutto di fronte a quesiti poco comprensibili e poco chiari. Il “no” della SVP, la complessità delle tematiche e dei quesiti hanno probabilmente suscitato in molti una sorta di “distanza nazionale”. Sotto quest’aspetto sembra che molti altoatesini non si siano identificati con lo Stato italiano e di conseguenza nemmeno con i referendum. In un certo senso, essi non hanno percepito le questioni referendarie come “affari propri”.

Si tratta di un’ipotesi non supportata a livello empirico, ma che può essere in qualche modo avanzata dalla conoscenza del clima politico in Alto Adige e dall’osservazione partecipe. In questo senso mettiamo a confronto alcuni comuni della regione. Trento ha registrato un’affluenza del 15,42 per cento, Bolzano del 17,04 per cento. Entrambi i capoluoghi di provincia sono governati da coalizioni di centro-­sinistra. La provincia dell’Alto Adige, con una popolazione per circa il 70 per cento di lingua tedesca, ha registrato un’affluenza dell’11,0 per cento; invece per il capoluogo della provincia altoatesina, abitato per circa il 70 per cento da italiani, essa è stata del 17,04 per cento. Tale dato segnala i differenti atteggiamenti elettorali tra la popolazione di lingua tedesca e italiana.

Nella città di Laives, anch’essa a maggioranza italiana, ha votato il 16,25 per cento, mentre a Merano, dove i gruppi linguistici sono più o meno in equilibrio, il 14,04 per cento. Questa “frattura etnica” nel comportamento di voto si riflette chiaramente nella periferia, in gran maggioranza di lingua tedesca.

Tab. 3: Comuni con minore e maggiore affluenza alle urne. Provincia autonoma di Trento e di Bolzano a confronto (%)

Provincia autonoma di Trento

votanti

Provincia autonoma di Bolzano

votanti

percentuale
più bassa

percentuale
più alta

percentuale
più bassa

percentuale
più alta

Cis

6,8

Vignola Falesina

29,08

Luson

3,55

Ponte Gardena

22,14

Frassilongo

5,78

Cinte Tesino

27,53

Velturno

3,68

Proves

18,69

Rumo

9,55

Bondone

24,34

Rodengo

4,49

Bronzolo

18,46

Novaledo

9,85

Pieve Tesino

23,41

Malles

4,95

Anterivo

17,57

Valfloriana

10,25

Bieno

23,34

S. Martino i. P.

4,99

Fortezza

17,37

Fonte: Eligendo 2022; hof. 2022

In Trentino nessun comune ha avuto un’affluenza inferiore al cinque per cento. Tra i primi cinque comuni con l’affluenza più bassa, tre si collocavano intorno al dieci per  cento. I dati trentini sono in netto contrasto con quelli in Alto Adige. Qui i primi cinque comuni con l’affluenza più bassa si sono collocati tutti sotto il 5 per cento. Tra i comuni trentini con l’affluenza più alta, i primi cinque si collocano tra il 23 e il 29 per cento. In Alto Adige, invece, solo il piccolo comune di Ponte Gardena (Waidbruck) riesce a superare la soglia del 20 per cento. In Alto Adige solo nove comuni superano il 15 per cento di affluenza; in Trentino 14 comuni superano il 20 per cento.

4. I risultati

Tutti e cinque i referendum non hanno raggiunto il quorum e quindi non verranno riesaminati dal Parlamento. Se essi lo avessero raggiunto, avrebbero ottenuto tutti l’approvazione della maggioranza dei votanti. Nei primi due la vittoria dei “sì” è stata più limitata (circa il 55 per cento), mentre negli altri tre è stata più netta (un buon 70 per cento). Nelle nove regioni proponenti, il “sì” ha vinto con il 55,6 per cento, nelle altre regioni con il 52 per cento (cfr. Fruncillo 2022).

Tab. 4: Risultati referendum 12 giugno 2022 - Italia + estero (in %)

Quesiti referendari

Affluenza

No

n. 1.

20,49

53,08

46,92

n. 2.

20,48

55,37

44,63

n. 3.

20,48

73,26

26,74

n. 4.

20,47

71,28

28,72

n. 5.

20,47

71,63

28,37

Fonte: Eligendo 2022

Tab. 5: Risultati referendum 12 giugno 2022 – Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol (in %)

Quesiti referendari

Affluenza

No

n. 1.

13,04

47,74

52,26

n. 2.

13,04

49,70

50,30

n. 3.

13,04

68,11

31,89

n. 4.

13,04

67,35

32,65

n. 5.

13,04

67,65

32,35

Fonte: Eligendo 2022

Nella Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol non solo si è registrata la più bassa affluenza alle urne di tutta Italia, ma anche la prevalenza dei “no” ai primi due referendum, seppur di stretta misura. Insieme al Trentino/Alto Adige, solo la Liguria ha visto prevalere i “no” nei primi due referendum (la Puglia solo nel primo).

Confrontando separatamente le due Province autonome di Trento e di Bolzano, vediamo che la prima ha votato a maggioranza a favore di tutti i referendum. Anche in questo caso si rilevano differenze tra le due province, poiché in Alto Adige hanno prevalso i “no” nei primi due referendum (“legge Severino” e limitazione delle misure cautelari). Per gli altri tre quesiti, la percentuale dei “sì” in Trentino è superiore a quelli dell’Alto Adige di circa il 20 per cento.

Tab. 6: Risultati referendum 12 giugno 2022 - Province autonome di Trento e di Bolzano (in %)

Quesiti referen­dari

Trentino

Alto Adige

Affluenza

No

Affluenza

No

n. 1.

14,94

57,36

42,64

11,04

33,95

66,05

n. 2.

14,94

59,76

40,24

11,04

35,33

64,67

n. 3.

14,94

78,23

21,77

11,04

53,60

46,40

n. 4.

14,93

77,28

22,72

11,03

53,13

6,87

n. 5.

14,94

77,62

22,30

11,0

53,32

46,68

Fonte: Eligendo 2022

Per un ulteriore confronto tra le Province autonome di Trento e di Bolzano vengono presi in considerazione i comuni che all’inizio del 2022 avevano una popolazione superiore a 10.000 abitanti. Per il Trentino si tratta di sei comuni: il capoluogo Trento (con oltre 100.000 abitanti), seguito da Rovereto, Pergine Valsugana, Arco, Riva e Mori. In Alto Adige si tratta del capoluogo Bolzano (anch’esso con oltre 100.000 abitanti), seguito da Merano, Bressanone, Laives, Brunico, Appiano e Lana.

I due capoluoghi di provincia, Trento e Bolzano, si differenziano sia per l’affluenza che per i risultati elettorali. L’affluenza alle urne di Bolzano, pari al 17,04 per cento, è superiore di circa l’1,5 per cento rispetto al 15,42 per cento di Trento. Tuttavia, il fattore etnico gioca un ruolo importante. Trento ha dato una maggioranza di “sì” a tutti e cinque i referendum, nei primi due con una percentuale inferiore rispetto agli altri. A Bolzano, invece, nei primi due referendum hanno prevalso i “no” mentre negli altri tre i “sì”, pur prevalendo, hanno ottenuto circa dieci punti percentuali in meno rispetto a Trento.

Tab. 7: Comuni nella Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol con più di 10.000 abitanti

Provincia autonoma di Trento

Provincia autonoma di Bolzano

Trento

117.847

Bolzano

106.601

Rovereto

39.766

Merano

40.759

Pergine Valsugana

21.483

Bressanone

22.728

Arco

17.691

Laives

18.183

Riva del Garda

17.742

Brunico

16.995

Mori

10.048

Appiano

14.747

Lana

12.415

Fonte: ISTAT 2022

Tab. 8: Risultati referendum 12 giugno 2022 – Città capoluogo Trento e Bolzano (in %)

Quesiti referendari

Trento

Bolzano

Affluenza

No

Affluenza

No

n. 1.

15,42

50,99

49,01

17,04

41,55

58,45

n. 2.

15,41

54,46

45,54

17,03

42,26

57,74

n. 3.

15,41

74,50

25,50

17,03

65,29

34,71

n. 4.

15,41

74,71

25,29

17,02

64,47

35,53

n. 5.

15,42

75,94

24,06

17,02

65,10

34,90

Fonte: Eligendo 2022

Lo stesso schema si riscontra nei comuni del Trentino e dell’Alto Adige che hanno più o meno le stesse dimensioni in termini di popolazione.

Le due città di Rovereto e Merano seguono la tendenza dei capoluoghi di provincia. Rovereto esprime consenso a tutti i referendum, Merano lo nega ai primi due. Lo stesso risultato si riflette nel confronto tra i due comuni di Pergine Valsugana e di Bressanone. Anche in questo caso, Bressanone respinge i primi due referendum. Lo stesso, infine, si ricava dal confronto tra i comuni di Arco e Laives. Quest’ultimo, come i comuni altoatesini già citati, nega la maggioranza dei “sì” ai primi due referendum, ma è circa di un punto percentuale avanti ad Arco in termini di affluenza.

Una differenza un po’ più marcata si riscontra nel confronto tra i comuni di Riva del Garda e Brunico, nonché tra Mori, Appiano e Lana. La maggioranza dei comuni del Trentino approva i referendum, mentre i tre comuni dell’Alto Adige li respingono tutti.

Tab. 9: Risultati referendum 12 giugno 2022 – Rovereto e Merano (in %)

Quesiti referendari

Rovereto

Merano

Affluenza

No

Affluenza

No

n. 1.

16,19

52,71

47,29

14,04

39,81

60,19

n. 2.

16,18

55,97

44,03

14,04

41,0

59,0

n. 3.

16,17

75,38

24,62

14,03

57,26

42,74

n. 4.

16,15

74,04

25,36

14,03

57,64

42,36

n. 5.

16,15

74,89

25,11

14,02

58,85

41,15

Fonte: Eligendo 2022

Tab. 10: Risultati referendum 12 giugno 2022 – Pergine Valsugana e Bressanone (in %)

Quesiti referendari

Pergine Valsugana

Bressanone

Affluenza

No

Affluenza

No

n. 1.

16,28

54,78

45,22

11,33

30,96

69,04

n. 2.

16,28

56,58

43,42

11,33

34,28

65,72

n. 3.

16,30

78,49

21,51

11,35

51,88

48,12

n. 4.

16,30

76,76

23,24

11,36

51,35

48,65

n. 5.

16,30

77,42

22,58

11,36

51,93

48,07

Fonte: Eligendo 2022

Tab. 11: Risultati referendum 12 giugno 2022 – Arco e Laives (in %)

Quesiti referendari

Arco

Laives

Affluenza

No

Affluenza

No

n. 1.

15,06

56,20

43,80

16,25

45,82

54,18

n. 2.

15,07

58,92

41,08

16,25

48,03

51,97

n. 3

15,06

76,87

23,13

16,25

68,76

31,24

n. 4.

15,07

75,90

24,10

16,25

67,45

32,55

n. 5.

15,06

76,32

23,68

16,24

68,28

31,72

Fonte: Eligendo 2022

Tab. 12: Risultati referendum 12 giugno 2022 – Riva del Garda e Brunico (in %)

Quesiti referendari

Riva del Garda

Brunico

Affluenza

No

Affluenza

No

n. 1.

14,44

59,01

40,99

9,96

32,76

67,24

n. 2.

14,44

59,59

40,41

9,96

32,01

67,99

n. 3.

14,43

78,84

21,16

9,96

47,93

52,07

n. 4.

14,43

75,75

24,25

9,97

46,47

53,53

n. 5.

14,46

77,15

22,85

9,98

47,43

52,57

Fonte: Eligendo 2022

Tab. 13: Risultati referendum 12 giugno 2022 – Mori (TN), Appiano, Lana (BZ) (in %)

Quesiti referendari

Mori

Appiano

Lana

No

No

No

n. 1.

55,51

44,49

25,83

74,17

24,97

75,03

n. 2.

56,51

43,49

29,13

70,87

26,86

73,14

n. 3.

75,96

24,04

41,13

58,87

41,71

58,29

n. 4.

75,85

24,15

41,78

58,22

42,43

57,57

n. 5.

75,68

24,32

43,33

56,67

43,66

56,34

Affluenza: Mori: 16,32 %; Appiano: 9,51 %; Lana: 8,37 %. Fonte: Eligendo 2022

5. Conclusioni

I cinque referendum abrogativi del 12 giugno 2022 sono un esempio da manuale di come un importante strumento di democrazia diretta, strumentalizzato dai partiti per i propri scopi, venga rifiutato dalla società civile. In questo senso, i referendum si sono rivelati un flop per i loro promotori. Al di là del ricorso ad argomenti retorici come la rigenerazione della giustizia, essi deviavano dalla loro funzione di rappresentare “esigenze o domande politiche presenti nel corpo sociale” (Gallo 2022). Sotto questa prospettiva, il “non voto” può essere interpretato come un pronunciamento contro il modo con cui è stato utilizzato questo strumento di democrazia diretta.

Questa tornata ha registrato l’affluenza più bassa (20 per cento) nella storia dei referendum abrogativi in Italia (cfr. Morrone 2022b; Chimenti 1999). E in tale contesto la Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, con il suo 13 per cento, è risultata il fanalino di coda. Scorporando il dato regionale, l’affluenza nella Provincia autonoma di Bolzano è risultata ancor più bassa: l’11 per cento. Oltre alle varie ragioni generali di questa affluenza estremamente bassa, in Alto Adige va segnalato anche il comportamento del voto etnico. L’atteggiamento della popolazione di lingua tedesca sembra orientato a un netto distacco da temi riguardanti lo Stato, soprattutto quando le questioni sono estremamente complesse e incomprensibili da parte di molti.

Questo ci porta alla considerazione finale. Il referendum abrogativo, così come per anni è stato utilizzato (e strumentalizzato), dovrebbe essere sottoposto a una riforma radicale. Se ne parla infruttuosamente già da un trentennio. Si è discusso, ad esempio, di aumentare il numero di firme necessarie o di limitare il numero di referendum e di altro ancora (Ambrosini 1993, 111 - 120).

Fondamentalmente, tuttavia, ci si chiede se nella crisi dei referendum non si rifletta più in generale la crisi della politica. L’istituto referendario, in quanto strumento di democrazia diretta, era ed è inteso come un correttivo alla democrazia rappresentativa. In questo senso, i referendum sono sempre un’espressione della politica. E la funzione della democrazia parlamentare come democrazia negoziale per bilanciare i diversi interessi sembra essere entrata in crisi. L’ascesa dei partiti populisti e anti-sistema è un’espressione di ciò. Se il ruolo e la funzione dei referendum sono cambiati, ciò è avvenuto perché è cambiata la democrazia in Italia (cfr. Morrone 2022b).

Riferimenti bibliografici

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(14.02.2023)

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Fruncillo, Domenico (2022), Il crollo dell’affluenza alle urne al referendum sulla giustizia e le “abitudini” di partecipazione, in: Webinar post-elettorale – 12 luglio 2022. Referendum ed elezioni amministrative 2022: guardando alle politiche, 12.07.2022, Società italiana di studi elettorali, www.studielettorali.it/programma/ (15.02.2023)

Gallo, Domenico (2022), Referendum giustizia, un flop memorabile per Lega e Radicali, in: MicroMega, 13.06.2022, www.micromega.net/referendum-giustizia-risultati-analisi/ (05.01.2023)

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il Fatto Quotidiano (2021), Luca Palamara, le Sezioni unite della Cassazione confermano la radiazione dalla magistratura, in: il Fatto Quotidiano, 04.08.2021, www.ilfattoquotidiano.it/2021/08/04/luca-­palamara-le-sezioni-unite-della-cassazione-confermano-la-radiazione-dalla-magistratura/6283461/ (07.01.2023)

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(03.01.2023)

Morrone, Andrea (2022b), La Repubblica dei referendum. Una storia costituzionale e politica (1946 - 2022), Bologna: il Mulino

Pagnoncelli, Nando (2022), Referendum, perché è stato un fallimento: quesiti poco comprensibili, “usura” dello strumento e scarsa mobilitazione, in: Corriere della Sera, 13.06.2022, www.corriere.it/politica/
22_giugno_13/referendum-perche-fallimento-pagnoncelli-0ea3d3b6-eaa4 - 11ec-afb1-eda73379fb39.shtml
(20.01.2023)

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Redazione di MicroMega (2022), Referendum giustizia: tutto quello che c’è da sapere, in: MicroMega, 11.05.2022, www.micromega.net/referendum-giustizia-12-giugno/ (05.01.2023)

Rosa, Francesca (2022), La palude referendaria, in: il Mulino, 20.06.2022, www.rivistailmulino.it/a/la-
palude-referendaria
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Südtiroler Volkspartei (2022), Abschaffende Volksabstimmung am 12. Juni: SVP für 5-mal Nein!, www.svp.eu/de/abschaffende-volksabstimmung-am-12-juni-svp-fuer-5-mal-nein--1 - 3849.html (03.01.2023)

Tab. 1: Elettori della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol

Regione Trentino-
Alto Adige

Totale sezioni elettorali

Elettori/Elettrici

Uomini

Donne

Totale

Provincia autonoma di Trento

528

203.948

212.652

416.600

Provincia autonoma di Bolzano

490

194.295

199.786

394.081

Totale

1.018

398.243

412.438

810.681

Fonte: Ministero dell’Interno 2022b, 116

Tab. 2: Elettori residenti all’estero iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE)

Regione Trentino-
Alto Adige

Elettori residenti all’estero iscritti all’AIRE

Elettori temporaneamente

all’estero che votano per

corrispondenza

Totale elettori

Uomini

Donne

Totale

Uomini

Donne

Totale

52.375

49.002

101.377

31

12

43

101.420

Fonte: Ministero dell’Interno 2022b, 120