Roland Benedikter, Kris Krois, Andreas Trenker
Social design per l’Alto Adige
Con l’avvento e la sempre più rapida diffusione delle nuove tecnologie di comunicazione – telefonini intelligenti, webcams, iPads – e di social media come Facebook, Twitter, Youtube e Skype, il campo innovativo del “social design” sta emergendo anche in Alto Adige.
Social design è una forma “mista” tra design “classico” dedicato a questioni sociali e alla sensibilizzazione della popolazione verso temi progressisti – si pensi, per esempio, ai primi passi in questa direzione da parte della pubblicità Benetton negli anni Novanta – e tra analisi accademica ed azione sociale, che cerca di creare spazi alternativi alle politiche tradizionali attraverso l’uso delle nuove tecnologie. Come sostengono i maggiori teorici e politici degli Stati Uniti contemporanei, come, per esempio, Joseph S. Nye, Francis Fukuyama e Hillary Clinton, il vasto campo dei social media sta attualmente diventando un nuovo, terzo polo di potere politico che nei prossimi decenni sarà la “terza colonna” politica e sociale accanto allo stato nazionale e alle organizzazioni transnazionali come le ONG della società civile, di uguale spessore ed importanza. Di fatto, i social media e il social design sono già oggi un fattore di “potere soffice” (Soft Power) complementare al tradizionale “potere duro” (Hard Power). Sono un fattore che funziona mediante la forza di attrazione e di convinzione, nonché del valore implicito delle idee più che attraverso la forza della rappresentazione formale o del contesto socio-culturale, e che crea processi di dialogo e di consenso largamente indipendenti dai contesti politici tradizionali, dominati dalla logica dei partiti.
Come “terza colonna” dei processi democratici del XXI secolo, il social design è sempre più importante nel campo politico internazionale al punto che Joseph S. Nye e Manfred Steger sostengono addirittura che nel futuro non vincerà più chi avrà l’esercito migliore, ma chi avrà il racconto, la storia da raccontare migliore, ovvero quella più attraente. Dunque, saranno idee come democrazia, individualismo, libertà e dialogo a prevalere nel XXI secolo, e ad assicurare la leadership globale delle democrazie orientali, e non più soltanto fattori di diplomazia, economia o politiche “di parte” o “d’interesse”. Internet, in tutto questo, gioca un ruolo cruciale per il progresso sociale, vista la libertà di usarlo e dunque di comparare e confrontare idee velocemente – se non in tempo reale – e a livello internazionale e globale, inevitabilmente diventa una delle maggiori forze liberatrici e democratizzatrici del nostro tempo, che permette a chiunque di fare i propri ragionamenti comparativi e poi di scegliere i modelli migliori a cui aspirare.
In questo senso, internet di per sé sta diventando un fattore di design sociale: aiuta a sviluppare uno spirito necessariamente più liberale che conservatore, ed è in questo senso da intendere la massima famosa di Marshall McLuhan “the medium is the message”. Ed è per questo che università di spicco mondiale come la Stanford University iniziano a chiamare le nuove tecnologie di massa, potenziali “tecnologie di liberazione” (liberation technology), e gli dedicano scuole di design e d’arte, sempre in strettissima cooperazione con enti di ricerca d’innovazione tecnologica e di democratizzazione. Naturalmente questo presuppone una caratura accademica e civile molto più inter- e transdisciplinare di quella praticata finora in Italia, incluso l’Alto Adige dove siamo ancora molto indietro rispetto a questi sviluppi all’avanguardia.
La questione principale che si pone oggi nella nostra terra è la seguente: che cosa vorrà dire tutto questo per l’Alto Adige? Comparato con altre realtà globali, nonostante tutte le sue grandi ed indiscutibili conquiste e il ruolo di modello che riveste per molte società nel mondo, l’Alto Adige rimane una realtà che – non ultimo per ragioni storiche – è ancora fortemente dominata da concezioni di politica tradizionale, con un potere politico più o meno monolitico e pertanto, in molti casi, insufficientemente rivolto al dialogo, incline piuttosto alla “decisione dall’alto”, considerando i processi politici proposti dal basso come fattore scomodo e d’intralcio – come recentemente hanno dimostrato, per esempio, gli eventi attorno alla questione EURAC con le dimissioni del capo di ripartizione Armin Gatterer in “segno di protesta contro lo stile e i ragionamenti democraticamente non accettabili” da parte della Giunta locale.
Noi pensiamo che l’ascesa prepotente del social design come forza di comunicazione innovativa negli anni a venire avrà un impatto notevole sulla nostra terra. Prima di tutto, non saranno più esclusivamente la logica e il potere di partiti politici a garantire la coesione sociale e a forgiare i processi politici e sociali. Gli stili e i procedimenti del potere non verranno forse modificati del tutto, ma moltiplicati di sicuro. Questa attualmente al potere è probabilmente l’ultima generazione politica a coltivare uno stile ancora da pre-internet; le prossime generazioni saranno necessariamente diverse, e anche in Alto Adige orientate a un modello di potere tripolare e più “fluido” (vedi le idee connesse alla cosiddetta liquid democracy).
Altra questione importante per la nostra regione: il social design come terza colonna del processo politico e sociale in Alto Adige potrà essere un contributo di pacificazione etnica, visto che sarà, in accordo con il carattere dei nuovi media, centrato sull’“empowerment” dell’individuo, e molto meno su quello dei gruppi, anche se questi resteranno importanti e probabilmente irrinunciabili per le identità collettive anche nel futuro.
Terza questione: il social design potrà diventare, attraverso il potere della comunicazione, soprattutto dell’immagine in atto autocritica, della “Verfremdung” e la sua particolare forza ideale, di convinzione e di attrazione, una forza di cambiamento di cui l’Alto Adige ha forse più bisogno di altre realtà limitrofe. Proprio attraverso la forza dell’intervento artistico-sociale – della “Gestaltung” – questa terza colonna creerà nella nostra provincia un nuovo modo di concepire la “cultura”; questa volta non in senso di identità particolari in contrasto le une con le altre, ma come fattore di integrazione individuale e personale, e non solo come ultima novità tecnologica. Pertanto, il social design sicuramente farà diminuire l’importanza dei partiti politici tradizionali anche in Alto Adige, e di tutta quella cultura di interazione sociale connessa con essi. Saranno invece sempre più importanti i processi di dialogo e di attrazione connessi a visualizzazioni e ad idee che partono dal basso. La grande sfida sarà di non lasciare questo sviluppo solo ai populisti, ma di renderlo auto-critico e di metterlo a disposizione di una eterogeneità più ampia e di un pluralismo vissuto su livelli diversi, ma tutti complementari tra di loro.
Ci sono naturalmente vari presupposti da soddisfare affinché il social design possa assumere un ruolo progressista nella nostra provincia. La maggioranza di questi presupposti fino adesso in Alto Adige non è stata ancora né discussa, né affrontata adeguatamente.
Il primo presupposto: i nuovi social media, il social design e tutti i relativi aspetti teorici e d’azione dovrebbero essere inclusi nel nuovo polo tecnologico pianificato dalla Provincia, nonché nelle già esistenti strutture di ricerca e di scienza in Alto Adige, visto che sono considerati in tutto il mondo come fattore di importanza cruciale per l’innovazione tecnologica. Questo non significherà solo dare un contributo di modernizzazione, ma potrà essere anche un modo per dare importanza in regione ai settori della “economia dell’attenzione” internazionale (Attention Economy) che sta diventando uno dei campi di maggior impatto, produttività e rendimento del mondo economico del XXI secolo, e che pertanto non potrà più essere trascurato in quanto significativo fattore produttivo ed economico anche in Alto Adige. Bisognerebbe creare una “public-private” agenzia di “comunicazione sociale e sostenibile” non limitata solo ai classici temi del social design come campagne pubblicitarie “pro bono” di interesse pubblico e della società civile, ma volta ad usare il design per migliorare l’interazione sociale in generale, incluso lo scambio di opinioni e il networking “ad hoc” per quesiti politici e sociali d’interesse anche temporaneo.
Il secondo presupposto: ovviare ad un grande compito irrisolto in Alto Adige, quello di rendere più “attraenti” le questioni politiche e sociali per i giovani, e dunque di usare il design e le arti per riuscire a coinvolgere più persone possibili in processi di dialogo e di decisioni collettive importanti per la nostra realtà. Il problema è scoprire un antidoto contro la tendenza antipolitica e privatistica soprattutto nei giovani in Alto Adige, che per coincidenza sono quelli che usano maggiormente i nuovi social media. Ogni risposta che si allinei alla direzione del “social design” presuppone che il design e le arti escano fuori dalla loro torre d’avorio e comincino ad entrare con forza nel vasto campo contemporaneo della “attrazione delle idee” nel mondo politico e sociale. Ci auguriamo che questo succeda, anche se con un certo ritardo, anche in Alto Adige – per contribuire a creare una società più dialettica, multidimensionale, individualistica, più sostenibile e stabile, perché meno esclusivamente dipendente da una delle tre colonne della “politica” del futuro. Speriamo che anche in Alto Adige ci siano non una, ma tre di queste colonne politiche volte a una proficua collaborazione negli anni a venire.
Abstracts
Social Design für Südtirol
Dieser Beitrag diskutiert den voraussichtlichen Einfluss neuer Medien wie Facebook, Twitter, „intelligente“ Mobiltelephone, Webcams oder I-Pads auf die Politik in Südtirol. Die heute meistdiskutierten Theorien über die „Zukunft der Macht“ gehen davon aus, dass es unter dem Einfluss der neuen Massenkommunikationsmittel nicht mehr nur einen oder zwei, sondern drei Pfeiler der Machtausübung geben wird: nationale Regierungen, internationale Nichtregierungsorganisationen und globale Kommunikationsnetzwerke. Während die ersten beiden von Hierarchien abhängig sind, sind letztere freie, offene und wechselnde Zusammenschlüsse. Und während die ersten beiden kollektiv strukturiert sind, sind letztere individuell zentriert, da sie den Einzelnen unabhängig von den Kontexten und Regimen, in und unter denen er oder sie lebt, zum Vergleich von Ideen und zur Meinungsäußerung befähigen. Deshalb wird diese dritte Säule der Macht für den Ausdruck und die Organisation politischen Willens immer wichtiger. Unter dem Einfluss der neuen Medien werden Parteien auch hierzulande an Einfluss verlieren. „Soziales Design“ für Südtirol hieße, die neuen Medien bewusst für eine Pluralisierung und für neue Stile der Machtausübung zu nutzen.
Social Design por Südtirol
Chësc articul baia dl influs prevedibl che i media nüs sciöche Facebook, Twitter, Smartphones, Webcams o I-Pads arà sön la politica de Südtirol. Les teories plü importantes d’al dedaincö sön le „dagnì dl podëi“ pëia ia dala suposiziun che, por l’influënza di mesi de comunicaziun nüs, ne saràl nia plü dui, mo trëi pilastri dl podëi: governs nazionai, organisaziuns internazionales nia governatives y rëis de comunicaziun globala (global social networks). Deperpo che i pröms dui depënn da ierarchies, é chëstes ultimes na sort de assoziaziuns plü lëdies, davertes y che se müda tresfora. Y deperpo che la strotöra di governs nazionai y dles organisaziuns internazionales nia governatives se basëia söla coletivité, é les rëis de comunicaziun cotan plü individuales. Ares ti dà la poscibilité a vignun y a vignöna de confrontè sües idees y de dì süa minunga, zënza messëi tignì cunt di contesć y di sistems politics, te chi y sot chi che ël o ëra vir. Porchël sarà chësc terzo pilaster dl podëi tres plü important por l’espresciun y l’organisaziun dla orentè politica. Sot l’influs di media nüs pordarà i partis inće chilò da nos importanza. „Design sozial“ por Südtirol oress dì sfruté cun intenziun chisc media nüs, tignin cunt dla pluralisaziun y dles manires nöies da eserzité le podëi.
Social Design for South Tyrol
This article discusses the foreseeable influence of new media like Facebook, Twitter, smartphones, webcams and iPads on how politics is conceived and exerted in the Autonomous Province of South Tyrol, a trilingual model region in Central Europe that has established a political microcosm with its own laws and habits, due to its history of ethnic conflict. The most important international theories about the future of power currently being set forth start from the assumption that there will be three pillars of power in the 21st century: national governments, international NGO’s, and global social networks. How and to what extent the last-mentioned will change the social design of politics in South Tyrol, the province government of which traditionally holds an almost monolithic position of power, is the topic of this article.