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Isabella Cherubini

Un gioco duro. Donne ed elezioni

Su 471 candidati che concorrevano alle elezioni provinciali di ottobre, 144 erano donne: circa il 30 per cento. Ne sono arrivate in Consiglio provinciale 9 (10 con Michaela Biancofiore del Popolo della libertà (Pdl) che ha subito optato per la Camera­ lasciando il posto a un uomo): circa il 25 per cento. Nella legislatura precedente erano 11: più del 30 per cento. La Giunta provinciale invece, sebbene passata da 11 a 9 membri, ha mantenuto due poltrone alle donne.

Verdi e Partito Democratico (Pd) avevano il maggior numero di donne in lista (16 su 34 candidati), seguiti nella graduatoria delle liste in rosa dalle due di sinistra rimaste fuori (Sinistra per l’Alto Adige e Comunisti Italiani). Nella Südtiroler Volkspartei (Svp) le donne erano 10 su 35 candidati e, con lo stesso rapporto numerico, sono state poi 5 su 18 fra gli eletti.

E ancora: c’erano 4 donne capolista e tre sono state elette: Michaela Biancofiore del Pdl, Eva Klotz di Süd-Tiroler Freiheit, Elena Artioli della Lega Nord. La quarta, Ulrica Goller dei Ladins Dolomites, non solo naufraga con la sua lista, ma viene superata dal vero leader Pepi Dejaco.

In conclusione, per quanto riguarda l’affermazione femminile possiamo dire che è successo di nuovo che emergesse da sola una nuova intraprendente protagonista (nel 2003 fu Michaela Biancofiore e oggi Elena Artioli), ma anche che invece le due donne che oggi mancano all’appello fanno la differenza. Non solo perché quando si tratta di quantità così esigue, basta poco a far variare i rapporti di forza, ma perché a ben guardare quella che è rimasta fuori è forse proprio l’ala più radicale della coscienza femminile in politica. Infatti per la prima volta dopo 20 anni non c’è una donna fra gli eletti Verdi (che sono stati solo donne per ben due volte). E soprattutto, non entra in consiglio la portabandiera della “rivolta rosa” della legislatura precedente, Julia Unterberger della Svp, vittima della disfatta degli Arbeitnehmer e di una feroce campagna di un gruppo di uomini, organizzati proprio in quanto maschi (i mariti che si sentono “vittime di donne che separandosi li lasciano sul lastrico), che subirà anche l’affronto di cartoline pensate proprio per celebrare la sua sconfitta. Assieme alla crescita della destra queste elezioni segnano dunque la fine di quella che forse è stata solo un’illusione: che le donne in quanto tali, insieme, potessero cambiare qualcosa nella politica o meglio nella Svp, ossatura del sistema politico-amministrativo dell’Alto Adige.

C’è una responsabilità soggettiva. Dopo la prima memorabile battaglia proprio all’inizio della scorsa legislatura (il braccio di ferro sull’elezione di una presidente del consiglio, con le donne Svp compatte e disobbedienti alle indicazioni del partito) tutte – e si parla soprattutto delle donne Svp, le uniche a essere veramente un gruppo – sono rientrate nei ranghi. Con noncuranza hanno bocciato la legge di Cristina Kury dei Verdi (una delle prime leggi presentate) per la parificazione di trattamento fra donne e uomini nell’impiego pubblico. Non è suonato alcun particolare campanello quando i Verdi hanno proposto una legge in difesa dei diversi orientamenti sessuali che non penalizzasse convivenze e affetti non tradizionali, né quando Michaela Biancofiore di Forza Italia ha chiesto l’istituzione di asili nido nei luoghi di lavoro. Un secondo disegno di legge di Kury sulla parificazione e la promozione delle donne nel lavoro è stata fatta decadere con l’argomentazione, consueta per il Consiglio provinciale altoatesino: c’è già una proposta Svp. C’era infatti la firma di Julia Unterberger (altrimenti perché si era fatta eleggere?) ma si è fatto in modo, nel suo partito, che la legislatura finisse prima di poterla discutere.

Rappresentanza femminile in Consiglio Provinciale 1948-2008

Certo il Consiglio ha votato interventi economici a favore della famiglia e dunque anche a protezione delle madri casalinghe, di questi tempi passaggio obbligato per la politica, ma in assenza di un punto vista femminile persino su questo.

La nuova presenza e coscienza di sé delle donne dentro al Consiglio provinciale si è tradotta dunque nel primo grido “siamo qui e vogliamo il nostro posto”. Poi basta. E d’altronde al mondo maschile è bastato alzare muri e seminare al di là, divisione e diffidenza col solito sistema: elogio di una in paragone alle altre e poi contro di lei il colpo quando si sente diventata forte, nel discredito diffuso ormai su tutte. Tipica la vicenda di Veronika Stirner Brantsch, bandiera innalzata contro il gruppo delle donne ed eletta dai voti maschili alla presidenza (femminile, no?) del consiglio e poi rullata sotto lo schiacciasassi quando da presidente ha preteso rispetto delle regole sanzionando i consiglieri “lavativi”.

C’è però anche un processo oggettivo che si è compiuto durante la scorsa legislatura e che con queste ultime elezioni ha segnato un punto di non ritorno: è il cambiamento avvenuto nella politica, nel senso che oggi si attribuisce all’agire politico dei singoli o dei gruppi. È come se ci fosse la percezione diffusa che il panorama in cui si agisce politicamente è quello di un mondo tanto vasto da avere problemi più grossi di noi e più lunghi della nostra vita. Di conseguenza lo spazio per cambiare appare ristretto, limitato alla contingenza, orientato all’obiettivo immediato, circoscritto in ambiti dove sono necessari conoscenza, competenza, specialismo. Dove dunque il singolo può certo far sentire la sua voce, coinvolgere i vicini (di casa, di saperi, di identità, di sentimento, di fede religiosa) e poi arrivare fino alla porta del luogo speciale delle decisioni, Ma poi lì entra chi fa quel mestiere specialistico, dove a contare sono i singoli, perché portatori di specifiche istanze, esponenti di lobbies, referenti che si propongono sul mercato delle “referenze”. “Esperti” che hanno bisogno di promuoversi e farsi scegliere, che per questo studiano strategie e investono anche economicamente. In queste elezioni in ogni raggruppamento politico ma più che mai dentro la Svp è stato il momento dei singoli. L’accesso alle elezioni si è conquistato con campagne preventive interne e una concorrenza aperta. Il posto in lista è costato anche finanziariamente (il seggio in consiglio è anche una garanzia economica). Tutto questo è diventato palese e non è più oggetto di scandalo. E il valore da promuovere e premiare è: “sono uno di voi, ma il migliore di voi, perché sono l’esperto che non ha nessun vincolo quotidiano, sono il politico puro, pronto a occuparmi di quello che volete: conta la tecnica più che il progetto”.

Ci sono anche donne così. Ci sono rettrici di università (Rita Franceschini) o direttrici di musei (Corinne Diserens), o meglio ci sono state, perché, senza alcuna remora, si può far cadere completamente su di loro la colpa di qualche guaio (solo alle donne si dice: hai voluto la bicicletta, ora pedala). E ci sono politiche. Ma ciò che fa “politicamente donna” è la diversità manifesta. Per esempio il non dissimulare l’esistenza del privato (famiglia e maternità) e pretendere che soprattutto in politica si sia considerati tutti interi, come lo sono i cittadini. La vita a una sola dimensione è possibile se altri (altre) si occupano delle altre dimensioni della vita, cioè è possibile solo ai maschi.

Questo può essere detto e divenire pratica politica solo se le donne in politica non sono tante “single”, ma un gruppo solidale. Solo così si afferma un punto di vista differente e, alla fine, anche decisioni politiche che spostano i rapporti di forza anche nella società. Lo prova l’esperienza, anche quella in negativo della recente storia politica in Alto Adige.

Da tempo non c’era una campagna elettorale così vuota di voci femminili.

L’unica lista che ha esplicitamente dedicato spazio alle sue donne è stata quella dei Verdi. Si è investito in depliants e cortometraggi prodotti dalle donne, sulle donne, per le donne. Si sono fatte iniziative solo femminili. Ma i media non se ne sono accorti. Quando le donne hanno parlato di scuola bilingue e mistilingui, i media hanno parlato di scuola e non di un altro punto di vista, non per esempio dell’impossibilità per una famiglia e per un bambino di decidere a che gruppo linguistico appartiene se ha genitori di lingue diverse. Quando le donne Verdi hanno portato in piazza iniziative e suggerimenti per uno stile di vita rispettoso dell’ambiente e dei tempi della quotidianità, i media hanno parlato di riciclaggio dell’usato e risparmio energetico, ma non hanno colto che c’era una sapienza femminile a cui attingere per questo. E via dicendo.

Spessore della proposta, valori da affermare, progetti e non liste della spesa: non sono più questi gli argomenti della politica. Certo, i valori ci sono, ma quanto più astratti e indiscussi possibile (religione cristiana, istituzione famiglia, patria in pericolo).

La politica è sempre più una professione e il suo terreno è sempre più come il mercato del lavoro. Molte donne ce la fanno, molte altre ce la potranno fare. Ormai sul terreno maschile hanno imparato a muoversi e hanno la grinta del neofita. Sempre più spesso riescono a vincere contro maschi che si sopravvalutano. Ma non sarà il punto di vista della differenza sessuale a vincere. E d’altra parte gli uomini sono diventati diffidenti e accorti e tengono ancora salde tutte le leve del potere nelle loro mani.

La politica è un gioco sempre più duro. Come dice John Belushi nel film Animal House, “quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”. E purtroppo “duro” è un aggettivo maschile per eccellenza.

Riferimenti bibliografici:

Cherubini, Isabella (2004): La rivolta rosa/Der rosarote Aufstand, in: Filzmaier, Peter/Plaikner, Peter/Cheru­bini, Isabella/Pallaver, Günther (a cura di): Jahrbuch für Politik. Tirol und Südtirol 2003/La politica in Tirolo e in Sudtirolo 2003, Bozen, Athesia: 324 – 331

Abstracts

Ein hartes Spiel. Frauen und Wahlen

Die vergangenen Landtagswahlen verzeichnen einen Rückschritt in der Anwesenheit von Frauen in der Politik. Bereits in der letzten Legislaturperiode hatte sich die Sichtbarkeit der weiblichen Landtagsabgeordneten, im Landtag wie auch außerhalb davon, nach einem scheinbar positiven Start schnell verflüchtigt. Der Grund dafür ist in der Veränderung der Politik selbst zu suchen. Politik ist immer mehr eine besondere Fähigkeit der Einzelnen. Diese Individuen – und nicht mehr politische Projekte – stehen auf dem freien Stimmenmarkt in Konkurrenz zueinander und bieten sich den verschiedenen Interessengruppen als ExpertInnen an, an die die „Technik“ der Vertretung und der Mediation delegiert werden soll. Diese Einstellungen und Verhaltensweisen liegen den Frauen sehr fern: Frauen leben konkret und können daher den privaten und persönlichen Bereich nie vergessen und nie eindimensional leben, wie Männer es oft tun. Wenn der Preis der persönliche Erfolg ist, können sie es auch schaffen, aber generell haben sie noch zu wenig Erfahrung, um auf einem von Männern bestimmten Feld zu spielen.

N jüch dür. Ëres y lîtes

Les lîtes provinziales passades registrëia n vare indô por c´i che reverda la presënza de ëres tla politica. Bele tl’ultima legislatöra ê gnüda la visibilité dles aconsiadësses tl consëi provinzial sciöche inc´e defora, do n start positif aparënt, defata turgra. La gauja de chësc fenomenn é da chirì tla mudaziun dla politica instëssa. La politica é tres deplü n’abilité particolara de porsones singules. Chisc individuums – y nia plü proiec´ politics – é en concorënza danter ëi söl marc´é lëde dles usc y se pîta ai grups d’interès desvalis sciöche esperc´/espertes, a chi/chëres che al ti dess gnì deleghè la „tecnica“ dla rapresentanza y dla mediaziun. Chëstes posiziuns y manires de comportamënt é por les ëres plütosc dalunc: les ëres fej na vita plü concreta y ne po porchël mai se desmentié de so ambiënt privat y personal y ares ne po mai vire te na dimenjiun sóra, c´i che i ëi fej sovënz. Sce le prisc é le suzès personal, ti éres inc´e, mo generalmënter àres c´iamò massa püc´ia esperiënza por podëi s´oghé sön n c´iamp destiné ai ëi.

A tough game. Women and elections

The past elections for the provincial parliament indicate a backward step with regard to the presence of women in politics. Already in the last legislative period female representatives of the provincial parliament had soon – after an apparently positive start – become invisible, inside as well as outside of the parliament. One reason for this can be found in the changes of politics itself. Politics has become more and more an achievement of individuals. These individuals – and no longer political powers – compete on the free vote-market and offer their expertise in representation and mediation to the various interest groups. These attitudes and behaviors do not suit women: women can never forget their private and personal sphere in their concrete life. They cannot live only one-sidedly like men often do. If personal success is the aim, then they can reach it, too. But in most cases they still have too little experience to play in a field dominated by men.