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Marco Brunazzo

Il 2013 tra elezioni nazionali e provinciali in Trentino. Fine del bipolarismo?

1. Introduzione1

Il 2013 in Trentino è stato un anno particolarmente intenso dal punto di vista politico. Vi sono stati almeno tre importanti appuntamenti, alla fine dei quali è lecito sostenere che gli elementi di discontinuità abbiano prevalso su quelli di continuità. Il 24 e 25 febbraio gli elettori si sono recati alle urne per l’elezione del parlamento nazionale; il 13 luglio si sono tenute le primarie del centrosinistra autonomista per l’identificazione del candidato alla presidenza della Provincia; il 27 ottobre gli elettori trentini hanno votato per il nuovo Consiglio provinciale e per il Presidente della Provincia. Questi appuntamenti hanno evidenziato tre mutamenti: il buono stato di salute del centrosinistra autonomista, anche se all’interno dello stesso centrosinistra cambiano gli equilibri tra i partiti; la crisi profonda del centrodestra; le difficoltà che incontrano i nuovi partiti ad affermarsi in Trentino e i risultati contrastanti del Movimento 5 stelle (M5s).

Le pagine che seguono considereranno i tre eventi politici in ordine cronologico. Si comincerà illustrando l’esito delle elezioni politiche, per passare poi a quello delle primarie, per analizzare, infine, i risultati delle elezioni provinciali e la composizione della nuova giunta che governerà il Trentino per la prossima legislatura.

2. Le elezioni politiche

Come evidenziato da diverse ricerche (si veda, a titolo di esempio, Itanes 2013), le elezioni politiche italiane del 24 e 25 febbraio hanno avuto delle implicazioni importanti per la politica italiana. Prima di tutto, sul piano nazionale si registra l’affermazione del nuovo partito di Beppe Grillo, il M5s, che, alle prime elezioni in cui si presenta, diventa subito il primo partito in Italia raccogliendo i consensi di circa un quarto degli elettori partecipanti. In secondo luogo, la coalizione di centrosinistra guadagna comunque un’ampia maggioranza alla Camera dei deputati grazie al premio di maggioranza stabilito dalla legge elettorale, ma non al senato, a causa della stessa legge elettorale che, in presenza di un sistema di partito oramai tripolare, impedisce il formarsi di maggioranze in questo ramo del parlamento. L’essere arrivati “primi senza aver vinto”, per usare la famosa espressione di Pier Luigi Bersani coniata all’indomani delle elezioni, ha costretto il segretario del Partito democratico (Pd) a non portare a termine con successo l’incarico esplorativo attribuitogli dal Presidente della Repubblica per la formazione del governo. In terzo luogo, pur perdendo molti consensi (circa il 42 per cento rispetto alle elezioni politiche precedenti), il centrodestra di Silvio Berlusconi rimane un interlocutore essenziale per la formazione di qualsiasi governo (data la mancanza di disponibilità del M5s a sostenere qualsiasi esecutivo). Infine, il progetto chiamato Scelta civica (Sc) guidato dall’ex-premier Mario Monti raggiunge un risultato molto al di sotto delle aspettative. Sul piano nazionale, in altre parole, le elezioni politiche hanno portato alla nascita di un sistema di partito sostanzialmente tripolare, all’affermazione di un nuovo partito e alla nascita di un governo che, a causa della legge elettorale e della nuova configurazione della competizione elettorale, deve essere inevitabilmente di “larghe intese”.

In Trentino si sono registrati elementi di consonanza con queste dinamiche nazionali, ma anche di dissonanza (tab.1). Anche in Trentino, per esempio, il M5s ha conosciuto un notevole successo, conquistando circa 64.000 voti (circa 21 per cento dei voti validi). Tuttavia, questo successo è stato meno pronunciato che sul piano nazionale. Anche in Trentino il centrosinistra ottiene circa un terzo dei voti. Tuttavia, esso riesce a vincere più seggi che in passato grazie ad una alleanza (nei collegi uninominali del senato) con Sc, che schierava tra i suoi candidati alla Camera l’ex-Presidente della Provincia Lorenzo Dellai e che si poneva come alternativo al centrodestra. L’elemento di maggiore scostamento tra lo scenario nazionale e quello locale è nel risultato ottenuto dal centrodestra. In Trentino, si è registrata una vera e propria emorragia di voti (74.000 voti in meno rispetto alle elezioni nazionali del 2008, corrispondenti a circa il 12 per cento dei consensi), proporzionalmente molto più pronunciata di quella conosciuta a livello nazionale. Infine, un ulteriore elemento di peculiarità del Trentino è stato quello del buon risultato ottenuto dal partito di Monti, che consegue una percentuale di voto che è circa il doppio di quella ottenuta a livello nazionale.

Tab. 1. Percentuale dei voti ottenuti dai partiti per l’elezione della Camera dei deputati sul totale dei voti validi (2013)

Partito

Livello nazionale

Provincia di Trento

n.

%

n.

%

Pd

8.646.034

25,43

72.852

23,72

Svp

146.800

0,43

14.641

4,77

Sel

1.089.231

3,20

7.458

2,43

Centro democratico

167.328

0,49

-

-

Totale coalizione

10.049.393

29,55

94.951

30,91

Pdl

7.332.134

21,56

46.187

15,04

Ln

1.390.534

4,09

22.513

7,33

Fdi

666.765

1,96

-

-

La Destra

219.585

0,65

1.925

0,63

Mir

82.557

0,24

1.348

0,44

Grande Sud-Mpa

148.248

0,44

-

-

Partito pensionati

54.418

0,16

-

-

Intesa popolare

26.120

0,08

-

-

Liberi per un’Italia equa

3.239

0,01

-

-

Totale coalizione

9.923.600

29.18

71.973

23.43

M5s

8.691.406

25,56

63.768

20,76

Sc

2.823.842

8,30

60.140

19,58

Udc

608.321

1,79

-

-

Fl

159.378

0,47

-

-

Totale coalizione

3.591.541

10,56

60.140

19,58

Riv. civ.

765.189

2,25

5.976

1,95

Fare

380.044

1,12

5.021

1,63

Die Freiheitlichen

48.317

0,14

683

0,22

CasaPound

47.911

0.14

1.064

0,35

altri

508,354

1,49

-

-

Totale

34.005.755

100

307.149

100

Fonte: Ministero dell’Interno, Servizi elettorali

Un’analisi della distribuzione territoriale del voto permette di evidenziare in quali territori sia maturata la sconfitta del centrodestra. Come si può vedere dalla mappa 1, l’emorragia di consensi è distribuita in modo sostanzialmente uniforme su tutto il territorio provinciale, anche se risulta più pronunciata nelle valli di Fiemme e Fassa, oltre che in Val di Non, Val di Sole e Val Rendena. Una lettura delle ragioni di questa sconfitta è quella della deputata Michaela Biancofiore, coordinatrice regionale del Pdl: “Purtroppo in Trentino abbiamo pagato per l’atteggiamento della dirigenza locale che ha remato contro… Leonardi (il coordinatore per il Trentino, ndr) ha fatto campagna elettorale per sé, de Eccher (senatore uscente e co-coordinatore provinciale, ndr) ha lasciato il collegio della Valsugana alla Lega… Hanno sbagliato tutto, non si vince con i veti incrociati” (Damiani 2013). Queste dichiarazioni gettano una luce chiara sulle polemiche che caratterizzeranno la vita interna del centrodestra trentino (e del Popolo della libertà – Pdl – in particolare) e che caratterizzeranno, come si vedrà, anche le altre consultazioni.

Mappa 1. La distribuzione territoriale della perdita di voti della coalizione di centrodestra nelle elezioni 2013 rispetto a quelle del 2008

Fonte: Brunazzo/Vezzoni 2013

La geografia elettorale ci dice, inoltre, che i voti persi dal centrodestra non sono andati al M5s. La mappa 2 mostra chiaramente come il partito di Beppe Grillo, infatti, si affermi maggiormente proprio nelle zone in cui la coalizione Pdl-Ln perde di meno (il Trentino meridionale, oltre che la Valle dell’Adige). Chi, probabilmente, ha maggiormente beneficiato della sconfitta della coalizione berlusconiana è stata Sc, come mostra, tra le altre cose, la mappa 3.

Mappa 2. La distribuzione territoriale del voto al M5s nelle elezioni 2013

Fonte: Brunazzo/Vezzoni 2013

In effetti, la lista Monti/Dellai si è affermata con maggiore forza proprio nel Trentino settentrionale e, in particolare, orientale. Il buon risultato ottenuto da Giorgio Tonini nel collegio elettorale del senato di Pergine dimostrerebbe infatti il successo dell’alleanza tra Sc e il centrosinistra autonomista (tab. 2) (Patruno 2013). La stessa mappa conferma inoltre che il Pd è di gran lunga più radicato nei grandi centri urbani della Valle dell’Adige di quanto non lo sia nei territori periferici. Non si tratta di un fenomeno nuovo, ma già largamente evidenziato da precedenti analisi (Brunazzo 2006 e 2009).

Mappa 3. La distribuzione territoriale della differenza dei voti a Sc e Pd nelle elezioni 2013

Fonte: Brunazzo/Vezzoni 2013

Qualche giorno dopo le elezioni, Brunazzo e Vezzoni (2013) concludevano tra l’altro: “Rispetto al passato anche in Trentino si è manifestata una maggiore fluidità dell’elettorato. Siamo di fronte ad una fase di deallineamento delle scelte di voto (ovvero di aumento della volatilità elettorale) ma è ancora presto per dire se questi cambiamenti si consolideranno nel futuro (producendo ciò che si potrebbe indicare come un riallineamento). Al momento si può dire che il mercato elettorale sia aperto e che, soprattutto nell’area di centrodestra, vi siano molti elettori delusi che in questa tornata elettorale hanno deciso di non confermare il sostegno ai loro pre­cedenti referenti politici”. Di conseguenza, in vista delle elezioni provinciali di otto­bre, “il centrosinistra autonomista parte da una posizione di forza, ma la sua vittoria non può essere data per scontata. Molto dipenderà dalla strutturazione dell’offerta politica e dalla capacità di eventuali nuovi soggetti politici di aggregare quell’area di consenso che ad oggi sembra priva di referenti credibili”.

Tab. 2. I risultati per l’elezione del Senato della Repubblica nei collegi della Provincia di Trento (2013)

Collegio

Candidati

Coalizione a sostegno

n.

%

Trento

Franco Panizza

Svp, Patt, Pd, Upt

58.735

49,01

Giacomo Bezzi

Pdl, Ln

26.453

22,07

Cristiano Zanella

M5s

25.673

21,42

Ezio Casagranda

Riv. civ.

3.940

3,29

Lorenzo Cadrobbi

Fare

3.896

3,25

Alberto Sordo

Mir

1.142

0,95

Rovereto

Vittorio Fravezzi

Svp, Patt, Pd, Upt

42.065

45,06

Milena Bertagnin

M5s

22.234

23,82

Giorgio Leonardi

Pdl, Ln

22.121

23,70

Ruggero Pozzer

Riv. civ.

3.041

3,26

Alberto Azzolini

Fare

2.532

2,71

Renato Zucchelli

Mir

1.351

1,45

Pergine

Giorgio Tonini

Svp, Patt, Pd, Upt

26.855

43,52

Sergio Divina

Pdl, Ln

17.556

28,45

Andreas Perugini

M5s

13.202

21,39

Luigi Casanova

Riv. civ.

1.728

2,80

Stefano Valle

Fare

1.447

2,34

Bruno Donati

Mir

921

1,49

Nota: In corsivo il nome degli eletti. Sergio Divina eletto come miglior perdente.

Fonte: Ministero dell’Interno, Servizi elettorali

Come si vedrà in seguito, l’incapacità del centrodestra di formulare un’offerta politica alternativa e competitiva nei confronti di quella del centrosinistra permetterà a quest’ultimo di confermarsi alla guida della Provincia, pur all’interno di un contesto di rilevanti spostamenti di elettori sia all’interno delle coalizioni che verso l’astensionismo. Allo stesso tempo, considerato l’esito delle elezioni, numerosi osservatori hanno cominciato a immaginare le conseguenze dell’aumentata volatilità elettorale interrogandosi su una eventuale conferma del M5s in occasione delle elezioni provinciali e, soprattutto, sulla possibile affermazione di un partito che nascerà di lì a poco (esattamente il 10 marzo), Progetto Trentino (Gottardi 2013).

3. Le primarie del centrosinistra

In vista delle elezioni provinciali, il 13 luglio il centrosinistra trentino ha tenuto le primarie di coalizione per l’identificazione del candidato alla presidenza. L’uscente presidente Lorenzo Dellai non era più ricandidabile, avendo raggiunto il limite dei due mandati previsto dalla legge elettorale, e si era già dimesso il 29 dicembre 2012 in vista di una sua candidatura alle elezioni politiche. Sarà eletto alla Camera dei deputati con Sc, di cui diventerà capogruppo alla Camera dei deputati.

A ciò si deve aggiungere che il candidato considerato da tutti il “naturale” successore di Dellai, il presidente vicario della Provincia ed ex-sindaco di Trento Alberto Pacher, si era dichiarato indisponibile a una sua candidatura con una lettera aperta dell’ottobre 2012. In essa Pacher criticava duramente il suo partito, le cui divisioni e contraddizioni erano emerse in occasione delle primarie dell’autunno 2012 per il candidato del Pd alla presidenza del Consiglio2. Tra le altre cose, Pacher scriveva: “Come si fa, accidenti, a pensare che delle primarie nelle quali concorre anche il segretario del partito non si trasformino in una sorta di congresso? Come si fa a concentrarsi su delle primarie senza sapere quale sarà la coalizione di governo? Primarie di coalizione? Quale coalizione, semmai primarie di una sorta di sub-coalizione di area, le primarie della cosiddetta area dei progressisti, area nella quale sembrano convivere visioni molto diverse, in alcuni casi del tutto opposte. Non credo si sia mai vista, in altre primarie, una simile eterogeneità di posizioni. Come possono confrontarsi, in elezioni primarie di una stessa area, le posizioni di chi dice mai con Monti e con Casini con quelle di chi ha lavorato e lavora a sostegno del governo Monti e nella prospettiva di una alleanza con l’area moderata di centro? Come possono delle primarie non voler essere un congresso quando si misurano posizioni così diverse? E soprattutto, come farà il segretario Bersani, se doves­se essere sconfitto, a rappresentare quel partito e quegli elettori che gli hanno negato la fiducia?”. E ancora: “Quando è stato deciso, e da chi, che il nostro partito dovesse lasciare la propria vocazione maggioritaria, la propria vocazione inclusiva per dedicarsi all’area di sinistra? Chi ha deciso e quando è stato deciso che a noi sarebbe toccato il compito di cercare un accordo con Sel (Sinistra e libertà, ndr) ed altri, per così dire, minori mentre ad altri (Casini, Montezemolo, il centro degasperiano a cui sta lavorando Dellai?) sarebbe spettato il compito di rappresentare la parte moderata dell’elettorato?”.

A detta dell’autore stesso, la lettera di Pacher non è mai stata al centro di un dibattito all’interno del Pd. Per molto tempo, al contrario, il Pd ha comunque accarezzato l’idea di una candidatura di Pacher, intensificando le pressioni su di lui a mano a mano che emergevano le difficoltà interne al partito nel trovare un candidato altrettanto unitario. Quando, nella tarda primavera, l’ex-sindaco di Trento conferma la sua indisponibilità, il Pd si trova quindi nella condizione contraddittoria di essere il partito presumibilmente più grande della coalizione, di poter quindi aspirare alla presidenza (anche perché ad oggi nessun Presidente della Provincia è mai stato iscritto al Pd), ma di non avere un candidato unitario su cui puntare. Nascono quindi diverse autocandidature, tra cui quella di Luca Zeni e Donata Borgonovo Re. Seguono settimane di grandi tensioni, con un partito diviso non solo tra i sostenitori delle diverse candidature, ma anche sulle regole da adottare per la selezione del candidato del Pd. Da una parte vi erano coloro che credevano opportuno che il candidato emergesse attraverso delle primarie di partito, dall’altra chi sosteneva la necessità che fosse l’assemblea provinciale del Pd a identificare il candidato. Vincerà questa seconda posizione, dopo che numerose assemblee provinciali non erano riuscite ad esprimere una linea unitaria. Dopo il ritiro delle due autocandidature, il 3 giugno 2013 l’assemblea provinciale del partito decide di sostenere Alessandro Olivi, assessore provinciale all’industria e allo sviluppo economico.

Il 18 giugno il Pd, l’Upt, il Patt, l’Italia dei valori, il Psi, i Verdi del Trentino, l’Associazione “La Stella” e l’Associazione Comunità firmano la Carta di Intenti della Coalizione di centrosinistra autonomista che si conclude con le seguenti considerazioni: “Un patto e un programma di governo non potrà che strutturarsi su queste grandi linee e chi si candida al governo non potrà, pur interpretandole, che rispettarle e risponderne dell’attuazione. Assicurando la valenza politica di un patto che guarda al futuro del Trentino, garantendo una vera squadra di governo e la piena condivisione con la maggioranza consiliare”3. Le primarie si tengono quindi il 13 luglio. Ad esse possono partecipare tutti gli elettori che prenderanno parte alle elezioni provinciali del 27 ottobre, esibendo un documento di identità e il certificato elettorale.

Il risultato delle primarie sorprende i partiti, soprattutto il Pd, e mette chiaramente in evidenza le conseguenze delle spaccature dei mesi passati all’interno di questo partito: Alessandro Olivi, il candidato del più grande partito del Trentino, perde le primarie per soli 139 punti contro Ugo Rossi, il candidato del Partito autonomista trentino tirolese (Patt) (tab. 3). Molti elettori del Pd trentino preferiscono non recarsi a votare: rispetto alle primarie del 2009 per l’elezione del segretario del partito, gli elettori che questa volta si recano a sostenere il candidato del Pd sono solamente un terzo.

Tab. 3. Risultati delle primarie del centrosinistra autonomista del 13 luglio 2013

Candidato

Partito

n.

%

Italo Gilmozzi

Upt

6.610

27,85

Ugo Rossi

Patt

8.119

34,20

Alexander Schuster

Socialisti

455

1,92

Alessandro Olivi

Pd

7.980

33,62

Lucia Coppola

Verdi

462

1,95

Schede bianche

47

0,20

Schede nulle

64

0,27

Totale

23.737

100

Fonte: www.verdideltrentino.net/2013_PRIMARIE%20CENTRO%20sinistra%20autonomista.html (19.01.2014)

Il risultato delle primarie è quindi stato in larga parte determinato dalle fratture che attraversano il Pd. Allo stesso tempo, esso mostra anche la compattezza e il radicamento territoriale del Patt. Con i suoi 8.119 voti, Ugo Rossi riesce a ribaltare gli equilibri dentro la coalizione di centrosinistra, mostrando quanto ben inserito sia il suo partito soprattutto nei territori periferici e gettando le basi per il successo del Patt alle elezioni provinciali di ottobre.

Il 15 luglio, Alessandro Olivi dichiara: “Non è stata una mia sconfitta. È stata la sconfitta di quella parte del Pd che pensa che si possano vincere le elezioni senza umiltà, senza faticare, senza impegno… Il Pd deve riflettere. Abbiamo perso in città. Nelle valli, salvo la Val di Sole che sapevamo roccaforte del Patt, abbiamo dimostrato di esserci, pur con due candidati che proprio in Val di Sole (Ugo Rossi) e Val di Fiemme (Mauro Gilmozzi) hanno fondato la loro biografia politica. La prova che il Pd è anche un partito territoriale. Dove siamo mancati è nelle città.” (Bert 2013). A caldo, il vincitore Rossi dichiara invece: “Ora il mio ruolo diventa molto diverso: sarò il garante di una unità che tiene conto delle diverse sensibilità” (Terreri 2013).

4. Le elezioni provinciali

Pima di analizzare l’offerta politica promossa in occasione delle elezioni provinciali del 27 ottobre occorre considerare la legge elettorale con cui si è votato, la legge provinciale del 5 marzo 2003, n. 2. Questa legge stabilisce l’elezione diretta del Presidente della Provincia, contestualmente a quella dei membri del consiglio provinciale. Il presidente della Provincia nomina al massimo otto assessori. Tra questi, al massimo tre possono essere scelti al di fuori del Consiglio. Il vicepresidente è necessariamente scelto, invece, tra i consiglieri. Il Consiglio provinciale è eletto per cinque anni ed è composto da 35 consiglieri. Alle liste che appoggiano il presidente eletto sono assegnati un minimo di 18 e un massimo di 24 seggi, compreso quello del presidente, che resta consigliere provinciale. I seggi diventano 21 se le liste collegate al presidente eletto hanno raggiunto il 40 per cento dei voti validi. I restanti seggi sono attribuiti alle forze politiche di opposizione, e un seggio è sempre riservato a un candidato espressione dei comuni ladini (Campitello di Fassa, Canazei, Mazzin, Moena, Pozza di Fassa, Soraga e Vigo di Fassa). I candidati presidente non eletti sono proclamati consiglieri se le liste che li appoggiano hanno ottenuto almeno un seggio.

Usata per la prima volta nelle elezioni del 2003, questa legge richiama le leggi maggioritarie introdotte a livello nazionale, regionale e locale. Come in questi ultimi casi, anche la riforma elettorale in Trentino si poneva l’obiettivo di semplificare il quadro politico favorendo, al contempo, la stabilità dei governi provinciali. In Trentino questi obiettivi sono stati raggiunti. Infatti, anche se il numero dei partiti che si presentano alle elezioni rimane alto (cosa dovuta sostanzialmente alla tradizionale frammentazione del sistema partitico locale), il numero dei partiti rappresentati nel Consiglio provinciale ha subito una razionalizzazione. Allo stesso tempo, le giunte provinciali sono oggi più stabili di quanto non fossero in passato, nonostante, come nella scorsa legislatura (2008-2013), non siano mancate le tensioni tra i partiti che compongono la maggioranza. Infine, la chiarezza del risultato elettorale ha permesso una sensibile riduzione dei tempi per la formazione dei governi provinciali dopo le elezioni.

Alle elezioni provinciali del 27 ottobre si sono quindi presentati undici candidati presidente (tab. 4). L’elevato numero di candidati deve essere associato soprattutto alla frammentazione del centrodestra. Infatti, mentre il centrosinistra autonomista sostiene in modo unitario la candidatura di Ugo Rossi, Forza Trentino (la versione locale di Forza Italia) sostiene quella di Giacomo Bezzi, la Lega nord propone Maurizio Fugatti e parte del centrodestra (uscito prima delle elezioni soprattutto dal Pdl) sostiene l’imprenditore Diego Mosna attraverso la creazione di liste civiche.

Tab. 4. Voti e percentuali di voto dei candidati presidente

Candidato presidente

Liste a sostegno

n. voti

%

Ugo Rossi

Ual, Riformisti per l’Aut., Upt, Idv, Pd, Verdi, Patt

144.616

58,11

Diego Mosna

Insieme per l’A., Civica T., il Trentino, Autonomia 2020, Fare, Pt

47.970

19,28

Maurizio Fugatti

Ln, Ceu

16.401

6,59

Filippo Degasperi

M5s

14.241

5,72

Giacomo Bezzi

Ft

10.631

4,27

Emilio Arisi

Sel

4.425

1,78

Cristano De Eccher

Fdi

3.839

1,54

Ezio Casagranda

Rif. com.

2.848

1,14

Alessandra Cloch

Fassa

1.992

0.80

Giuseppe Filippin

Mir

1.061

0,43

Agostino Carollo

Ago Carollo

829

0,33

Fonte: Provincia autonoma di Trento, Servizio Segreteria della Giunta ed Elettorale

La candidatura di Diego Mosna è stata sicuramente quella meno scontata, e, infatti, è giunta dopo un lungo periodo di riflessione da parte dell’interessato e dei partiti che avrebbero potuto sostenerlo. Si è trattato di una candidatura che, nelle intenzioni di Diego Mosna, avrebbe dovuto sfuggire alla logica del bipolarismo, contrapponendosi da una parte al centrosinistra autonomista e dall’altra al centrodestra nazionale, rappresentato in Trentino principalmente da Ft e Ln. Spiega lo stesso Mosna alla fine di una riunione con i suoi alleati: “L’aggregazione di civiche per il Trentino nasce dalla volontà di valorizzare forze politiche e movimenti territoriali contraddistinti da una spiccata discontinuità con i partiti nazionali in termini di contenuti, stile e legami. Coerenza e trasparenze nei confronti degli elettori che sposeranno la scelta della nostra coalizione hanno indotto a ritenere inaccettabile l’estensione dell’alleanza… Per noi è basilare rimanere fedeli alla territorialità senza dipendere da partiti nazionali.” (Battistel 2013). La candidatura di Mosna viene infatti appoggiata principalmente da liste civiche e da un nuovo partito, Progetto Trentino, fondato dall’ex-assessore alle opere pubbliche della giunta Dellai (fino al 2007) e poi presidente dell’Autobrennero, Silvano Grisenti.

Progetto Trentino è stata la seconda novità dell’offerta politica in queste elezioni. Si tratta di un partito nato per valorizzare e promuovere la cultura politica popolare di ispirazione cristiana presente in Trentino. Il risultato, come si vedrà, è rimasto al di sotto delle attese, pur avendo contribuito, con ogni probabilità, a drenare alcuni consensi sia sul versante del centrodestra che su quello del centrosinistra. Per molte settimane si era comunque discusso circa la capacità attrattiva del network relazionale di un politico molto conosciuto, per molto tempo considerato tra i politici più “potenti” della scena trentina, ma la cui immagine si era offuscata a seguito di alcune inchieste giudiziarie.

Incapace di trovare una candidatura unitaria, il centrodestra si è presentato diviso. Ft, un marchio inaugurato poche settimane prima del voto, sosteneva la candidatura di Giacomo Bezzi, un ex-presidente del Consiglio provinciale (2003-2006) e primo deputato eletto in parlamento del Patt (2006-2008), uscito poi dal Patt in opposizione con la scelta di questo partito di entrare nel centrosinistra autonomista. Come già detto, nei mesi precedenti le elezioni molti degli esponenti di punta di Ft (allora ancora Fi) lasciano il partito per entrare in diverse liste civiche. La nomina come coordinatore regionale, da parte di Silvio Berlusconi, della parlamentare bolzanina Michaela Biancofiore aveva generato una forte tensione con i due coordinatori provinciali del Pdl, Cristano De Eccher e Giorgio Leonardi, il primo dei quali si sarebbe poi candidato alla presidenza della Provincia sotto le insegne di Fratelli d’Italia (Fdi). La Ln, infine, decide di candidare Maurizio Fugatti, segretario del partito trentino ed ex-deputato per due legislature (2006-2008 e 2008-2013).

Anche i risultati delle elezioni provinciali riservano alcune sorprese. La prima riguarda l’elevatissimo tasso di astensione (Fin 2013). Rispetto alle elezioni provinciali 2008, gli elettori che si recano alle urne sono 261.787, solamente il 62,81 per cento degli aventi diritto (contro il 73,13 per cento dei partecipanti alle elezioni provinciali 2008 e l’80,04 delle elezioni politiche del febbraio 2013) (tab. 5). Si tratta di un’astensione che probabilmente colpisce tutti i partiti (ad eccezione del Patt), ma concentrata soprattutto tra gli elettori dei partiti di centrodestra.

Tab. 5. Percentuale dei votanti alle elezioni provinciali sul totale degli elettori

1973

1978

1983

1988

1993

1998

2003

2008

2013

% votanti

91,9

91,8

89,3

88,9

87,0

79,2

74,21

73,13

62,81

Fonte: Provincia autonoma di Trento, Servizio Segreteria della Giunta ed Elettorale

In effetti, considerando i dati relativi ai voti conseguiti dalle singole forze politiche (tab. 6), si può notare come Ft abbia conosciuto un vero e proprio tracollo (perdendo più di 23.000 voti rispetto alle provinciali 2008, quando si era presentata come Pdl). Circa 23.000 sono anche gli elettori persi dalla Ln tra le due tornate elettorali provinciali, anche se, probabilmente, il dato del 2008 era sovrastimato dato che la Ln esprimeva il candidato unitario del centrodestra alla presidenza della Provincia Sergio Divina.

Tab. 6. Percentuale dei voti ottenuti dai partiti sul totale dei voti validi (2013)

Partito

Elezioni provinciali 2013

Elezioni provinciali 2008

n.

%

n.

%

Pd

52.412

22,06

59.219

21,62

Patt

41.689

17,55

23.336

8,52

Upt

31.653

13,33

49.035

17,90

Pt

21.450

9,03

Ln

14.768

6,22

38.536

14,07

M5s

13.889

5,85

Ft*

10.495

4,42

33.597

12,27

Civica trentina

8.806

3,71

Amministrare il Trentino

5.060

2,13

4.429

1,62

Verdi

4.548

1,91

7.579

2,77

Sel

4.286

1,80

Idv**

3.927

1,65

7.474

2,73

Fdi

3.699

1,56

Insieme per l’Autonomia

3.371

1,42

Autonomia 2020 – Ntnt

3.160

1,33

Rif. com.

2.747

1,15

Ual

2.721

1,15

3.205

1,17

Riformisti per l’autonomia

2.579

1,09

Associazione Fassa

1.963

0,83

1.669

0,61

Fare Trentino

1.946

0,82

Mir

1.035

0,44

Ago Carollo

793

0,33

Cattolici europei uniti

547

0,23

Civica Divina

11.832

4,32

Leali

6.449

2,35

Autonomia – Valli unite

5.846

2,31

Democratici per il Trentino

5.363

1,96

Altri

16.350

5,78

Note: (*) Pdl nel 2008; (**) Di Pietro nel 2008.

Fonte: Provincia autonoma di Trento, Servizio Segreteria della Giunta ed Elettorale

Ciò detto, i dati assoluti dei voti ottenuti dai singoli partiti evidenziano anche come il Pd e l’Upt abbiano conosciuto un calo di consensi. Nonostante la sua percentuale di voto aumenti leggermente rispetto alle elezioni del 2008 permettendogli di confermarsi primo partito della Provincia, il Pd perde circa 7.000 voti assoluti. Privo del suo esponente politico più rappresentativo, Lorenzo Dellai (anche se il suo nome ritorna sul simbolo del partito), l’Upt perde 4,5 punti percentuali rispetto al 2008, ma circa 17.000 voti assoluti.

Gli elettori persi dai partiti sono andati solamente in parte a sostegno dei nuovi soggetti che componevano l’offerta politica. Progetto Trentino, per esempio, diventa sì il quarto partito provinciale con 21.450 preferenze alle prime elezioni a cui partecipa, ma non raggiunge il risultato a cui ambiva, come dimostrano le dichiarazioni sconsolate dei suoi candidati nei giorni seguenti le elezioni (Micheletto 2013, Conte 2013). Lo stesso dicasi per il M5s: il 20 per cento dei voti ottenuti nelle precedenti elezioni politiche si riduce ad un limitato 5 per cento in occasione delle elezioni provinciali, ponendo qualche interrogativo sia sulla durabilità del partito sul piano nazionale che sulla sua credibilità sul piano locale, mancando il partito di una struttura organizzativa solida.

Il partito risultato indiscutibilmente vincitore di queste elezioni è stato certamente il Patt. I suoi voti sono grosso modo raddoppiati, permettendogli di diventare il secondo partito della Provincia (Pasqualini 2013). Probabilmente il fatto che il candidato alla presidenza, poi risultato vincitore, fosse del Patt ha avuto un qualche effetto sul risultato conseguito dal Patt. Certamente, considerato il buon successo ottenuto anche in occasione delle elezioni politiche del 2013 questo risultato si inserisce in un trend di medio periodo, le cui radici vanno probabilmente cercate anche nel buon grado di radicamento ottenuto dal partito negli ultimi anni.

Avendo superato la soglia del 40 per cento dei consensi, il centrosinistra autonomista ottiene ventitré consiglieri, di cui nove Pd, otto Patt, cinque Upt e uno Ual. Rispetto alla legislatura precedente, il Pd guadagna un consigliere, il Patt cinque e l’Upt ne perde due (tab. 7).

Questi risultati saranno chiaramente considerati soprattutto in occasione del dibattito sulla composizione della Giunta provinciale (tab. 8). Oltre al Presidente, il Patt esprime un assessore del partito e un tecnico di area, l’Upt due assessori e il Pd tre assessori (tra cui il vicepresidente della Giunta). Quanto alle competenze, il Patt ne assume di molto importanti. Il Presidente della Provincia conserva per sé quelle sull’istruzione e l’assessore del Patt Michele Dallapiccola è incaricato di gestire l’agricoltura, le foreste, il turismo, la caccia e la pesca. Il Patt ha quindi rinunciato ad una presenza numericamente più significativa in Giunta, in cambio di competenze politicamente più significative ed elettoralmente più redditizie.

Tab. 7. Consiglio provinciale e numero di seggi attribuiti ai partiti rappresentati
(2008 e 2013)

Partito

2008

2013

Patt

3

8

Lega nord

6

2

Ual

1

1

Verdi

1

Fi

1

Pdl

5

Civica Divina

2

Di Pietro

1

Pd

8

9

Upt

7

5

Pt

4

M5s

2

Civica trentina

2

Amministrare il Trentino

1

1

Totale partiti rappresentati

11

10

Totale seggi

35

35

Fonte: Provincia autonoma di Trento, Servizio Segreteria della Giunta ed Elettorale

Tab. 8. La composizione della nuova Giunta della Provincia autonoma di Trento

Nome

Competenze

Partito di appartenenza

Ugo Rossi

Presidente. Si riserva le competenze in materia di personale, affari finanziari e istituzionali, istruzione

Patt

Alessandro Olivi

Vice presidente e assessore allo sviluppo economico e lavoro

Pd

Donata Borgonovo Re

Assessore alla salute e solidarietà sociale

Pd

Michele Dallapiccola

Assessore all’agricoltura, foreste, turismo e promozione, caccia e pesca

Patt

Sara Ferrari

Assessore all’università e ricerca, politiche giovanili, pari ­opportunità, cooperazione allo sviluppo

Pd

Mauro Gilmozzi

Assessore ai lavori pubblici, ambiente, trasporti ed energia

Upt

Tiziano Mellarini

Assessore alla cultura, cooperazione, sport e protezione civile

Upt

Carlo Daldoss

Assessore alla coesione territoriale, urbanistica, enti locali ed edilizia abitativa

Tecnico

Fonte: Provincia autonoma di Trento, sito internet della giunta provinciale, www.giunta.provincia.tn.it (19.01.2014)

Conclusioni

Dopo due appuntamenti elettorali e un’importante elezione primaria nel centrosinistra, gli equilibri politici in Trentino sono leggermente cambiati. Per il centrosinistra il Trentino risulta essere ancora oggi una sorta di “isola felice” nel Nord-Est italiano. La vittoria alle elezioni politiche prima e alle elezioni provinciali poi conferma come in Trentino prevalga una sensibilità politica diversa rispetto a molte delle regioni limitrofe. Tuttavia, all’interno del centrosinistra autonomista sono cambiati gli equilibri. L’Upt ha perso il suo esponente di maggior spicco, Lorenzo Dellai, ora impegnato presso il parlamento italiano. Il Pd, pur confermandosi primo partito, perde diversi consensi. In più, esso è attraversato da forti tensioni interne. Solo dopo la nomina del nuovo segretario del partito, prevista per la primavera 2014, si potrà capire se il Pd riuscirà a superare queste tensioni e a frenare il lento processo di erosione del suo consenso. Il Patt, al contrario, si afferma come un punto di riferimento più importante per la politica trentina di quanto non fosse stato­ in passato. Ovviamente, la sovraesposizione mediatica che comporta l’esercizio della funzione presidenziale e la personalizzazione della politica porranno anche nuove sfide al Patt, che dovrà ora dimostrare di saper gestire competenze e ruoli più importanti di quelli ricoperti in passato. Questo richiederà, per esempio, la crea­zione di una classe politica partitica che sappia sostenere l’azione di assessori e consiglieri.

Il 2013 può inoltre essere ricordato come l’anno della crisi del centrodestra. Il consenso a Pdl e Ln non aveva mai raggiunto, in Trentino, il livello delle province limitrofe. Tuttavia, il centrodestra poteva a buon diritto essere considerato come l’elemento cardine delle forze di opposizione. Alla fine di questo anno elettorale, possiamo dire che così non è più. Nel 2014 il centrodestra dovrà trovare nuovi motivi di coesione e, almeno per quanto riguarda Fi, questo partito dovrà essere sostanzialmente rifondato.

Quest’anno ha però mostrato anche come i nuovi partiti (siano essi liste civiche o movimenti con riferimenti nazionali) fatichino a intercettare la domanda di nuova offerta politica di cui è sintomo l’elevata percentuale di astensione registrata in occasione delle elezioni provinciali. Tanto è vero che, se sul piano nazionale, il bipolarismo è finito a causa dell’affermazione del M5s, in Trentino esso si è estinto per le difficoltà delle opposizioni al centrosinistra autonomista di investire in modo coordinato e congiunto su un progetto unico alternativo.

Sul contesto locale hanno certamente influito anche le vicende nazionali. La crisi del centrodestra (e del Pdl-Fi-Ft) in particolare non va solamente imputata alle tensioni che pure hanno caratterizzato la vita del partito nell’ultimo anno e mezzo. Essa va imputata probabilmente anche a dinamiche politiche nazionali, come, per esempio, l’incertezza che, per tanto tempo, ha caratterizzato le sorti del Pdl e il destino giudiziario del suo leader, Silvio Berlusconi. La rifondazione del centrodestra trentino non potrà prescindere dal superamento delle difficoltà che Fi conosce sul piano nazionale. Per la sua peculiare e storica dipendenza da una leadership personale, Fi in Trentino dovrà o affrontare una rottura con il partito di riferimento nazionale o attendere la ricomposizione delle divisioni che caratterizzano il partito di Silvio Berlusconi.

Ugualmente, le incertezze che hanno caratterizzato il posizionamento sul piano nazionale dell’Upt (vicino a Sc, che, però, può essere considerata ormai sciolta) potrebbero appannare l’immagine di Lorenzo Dellai e confondere i suoi elettori. Tuttavia, l’Upt è un partito che non nasce come disarticolazione territoriale di un partito nazionale, ma come partito territoriale: il suo destino, in altre parole, sarà deciso più a Trento che a Roma.

Lista degli acronimi

Sigla Nome esteso

Psi Partito socialista italiano

Ceu Cattolici europei uniti

Fdi Fratelli d’Italia

Fi Forza Italia

Ft Forza Trentino

Ln Lega nord

M5s Movimento 5 stelle

Mir Moderati in rivoluzione

Patt Partito autonomista trentino-tirolese

Pdl Popolo della libertà

Pd Partito democratico

Pt Progetto Trentino

Rif. com Rifondazione comunista

Riv. civ. Rivoluzione civile

Sc Scelta civica

Sel Sinistra e libertà

Ual Union autonomista ladina

Udc Unione di centro

Upt Unione per il Trentino

Note

1 Vorrei ringraziare Cristiano Vezzoni, Moreno Mancosu e Riccardo Ladini per l’elaborazione delle mappe relative alla distribuzione territoriale del voto.

2 La lettera aperta di Alberto Pacher è disponibile sul sito www.ladige.it/file/lettera-aperta-alberto-pacher (19.01.2014).

3 La Carta di intenti del centrosinistra è disponibile sul sito www.partitodemocraticotrentino/articolo3145.html (19.01.2014).

Riferimenti bibliografici

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Bert, Chiara (2013). Primarie, le accuse di Olivi, in: il Trentino, 16 luglio, 11

Brunazzo, Marco (2006). Elezioni: Trento assediata dalle valli, in: Questo Trentino, 8, 22 aprile

Brunazzo, Marco (2009). Elezioni amministrative in Trentino: Plus ça change…?, in: Pallaver, Günther/Kager, Thomas (2009) (Hg.): Politika 09. Jahrbuch für Politik/Annuario di politica/Anuer de pulitica (Südtiroler Gesellschaft für Politikwissenschaft/Società di Scienza Politica dell’Alto Adige/Südtiroler Sozietà per Scienza pulitica), Bozen: Edition Raetia, 391-411

Brunazzo, Marco/Vezzoni, Cristiano (2013). I voti persi da Pdl e Lega sono finiti a Monti-Dellai, in: Corriere del Trentino, 3 marzo, 1-2

Conte, Angelo (2013). Hanno vinto i poteri forti, in: L’Adige, 29 ottobre, 6

Damiani, Sergio (2013). Biancofiore: e ora la Grosse Koalition, in: L’Adige, 26 febbraio, 14

Fin, Giuseppe (2013). Ai seggi tanta delusione per la politica, in: L’Adige, 28 ottobre, 13

Gottardi, Franco (2013). Ma Progetto Trentino è pronto in agguato, in: L’Adige, 27 febbraio, 11

Itanes (2013). Voto amaro. Disincanto e crisi economica nelle elezioni del 2013, Bologna: il Mulino

Micheletto, Paolo (2013). L’Armata Rossi in Provincia, in: L’Adige, 29 ottobre, 3

Pasqualini, Guido (2013). Ecco come raddoppiano i voti in 5 anni, in: L’Adige, 29 ottobre, 14

Patruno, Luisa Maria (2013). Al centrosinistra unito 6 senatori su 7, in: L’Adige, 26 febbraio, 9

Terreri, Francesco (2013). Centrosinistra alla Renzi per vincere a ottobre, in: L’Adige, 15 luglio, 9

Abstracts

Das Jahr 2013: nationale und ­regionale Wahlen im Trentino.
Das Ende des Bipolarismus?

Das Jahr 2013 war ein Wahljahr im Trentino. Am 24. und 25. Februar wurde das italienische Parlament neu gewählt, während am 27. Oktober die Wahl des Landtags stattfand. Dazwischen gab es noch die Vorwahlen für die Bestimmung des Spitzenkandidaten der Mitte-links-Koalition. Das Jahr 2013 brachte viele Änderungen mit sich, wie zum Beispiel das Verschwinden der Vertreter der Mitte-rechts-Parteien auf lokaler Ebene und das Ende des Bipolarismus im Trentino. Der Artikel behandelt in chronologischer Reihenfolge das Ergeb­nis der Parlamentswahlen, der Vorwahlen von Mitte-links und der Landtagswahlen. In den Schlussbemerkungen wird die politische Situation im Trentino analysiert: wie sie sich Ende 2013 darstellte und welche damit zusammenhängenden Herausforderungen es für die Parteien gab.

L 2013 danter veles nazioneles y provinzieles tl Trentin. Fin dl bipolarism?

L 2013 ie stat n ann de veles tl Trentin. I litadëures à messù jì a lité per l Parlamënt talian ai 24 y 25 de fauré y per l Cunsëi provinziel nuef y la jonta nueva ai 27 de utober. Danter­ite iel stat la veles danora dla coalizion de zënter-man ciancia per abiné ora l candidat ala Presidënza. L 2013 ie stat n ann che à purtà de gran mudamënc, danter chisc da auzé ora particularmënter, l unì mancia dla persona de referimënt sun l post dl zënter-man drëta nazionel y la fin de na dinamica bipolera dl sistem di partic tl Trentin. Sce jon inant per n orden cronologich prejënta l articul i resultac dla veles politiches, dla veles danora dl zënter-man ciancia y dla veles provinzieles. Tla cuntlujions vëniel analisà la piteda politica dl Trentin nsci coche la cëla ora ala fin dl 2013 y la sfides che la cumporta per i partic.

The year 2013 between national
and ­provincial elections in Trentino:
The end of bipolarism?

In Trento, 2013 was an electoral year. Voters were involved in the election of the Italian Parliament (24–25 February) and chose the new members of the consiglio provinciale (27 October). In July, the center-left voters also participated in primaries for the selection of their candidate for president of the province. All of these appointments have emphasized several changes: the main one is the collapse of the center-right coalition and the end of the bipolar party system in Trentino. The article presents the results of the national election, of the center-left primaries, and of the provincial election in chronological order. It concludes by analyzing the political offer as it appears at the end of 2013 and the challenges faced by the main parties.