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Marco Brunazzo

Le elezioni europee 2019 in Trentino

La campagna elettorale permanente e il successo delle Lega

European election 2019 in Trentino

The permanent electoral campaign and the Lega’s success

Abstract If 2018 can be considered the year of change for the Province of Trento, 2019 appears to be the year of confirmation. The national election of 4 March 2018 and the provincial election of the following 21 October were both great electoral successes, for the first time in Trentino, for Matteo Salvini’s Northern League. The European election of 26 May 2019 further confirmed the success of this party; a success was also achieved with the result of the by-elections for the Chamber of Deputies held on the same day. The permanent electoral campaign in Trentino that started in 2018, however, did not end on May 2019. In Spring 2020, the voters will be again invited to participate in elections held in many cities and villages. For this reason, the European election was considered a sort of a harbinger for electoral trends in the Province.

1. Introduzione

Se il 2018 può essere considerato l’anno del cambiamento per la Provincia di Trento, il 2019 appare come l’anno della conferma. Infatti, se le elezioni nazionali del 4 marzo 2018 e le elezioni provinciali del successivo 21 ottobre avevano visto una grande affermazione, per la prima volta in Trentino, della Lega di Matteo Salvini (Brunazzo/Santinello 2019a, 2019b), le elezioni europee del 26 maggio 2019 hanno confermato il sostegno degli elettori a questo partito. Un successo ribadito anche dal risultato delle elezioni suppletive per la Camera che si sono tenute lo stesso giorno.

Questo articolo analizza l’esito di queste elezioni mostrando come l’onda leghista che è montata in Italia abbia finito per arrivare anche in Trentino, un territorio che non è mai stato particolarmente facile per il partito “verde” (Brunazzo/Fabbrini 2005). L’articolo analizza questo risultato inserendo l’esito di queste elezioni nel più ampio contesto nazionale. In un secondo momento, prende in considerazione i risultati delle elezioni suppletive per la Camera dei deputati, che si sono tenute lo stesso giorno delle elezioni europee, per nominare i sostituti di due deputati leghisti diventati, nel frattempo, membri del Consiglio provinciale. L’articolo si conclude con alcune osservazioni sulle prospettive future dei partiti locali alla luce delle elezioni municipali che si terranno in molti comuni trentini nel corso del 2020.

2. Il Trentino leghista

Che l’Italia sia un paese che sta attraversando una fase di turbolenza politica ce lo ricordano molti politologi con i titoli dei loro libri. Nel 2013, il gruppo ITANES aveva chiamato il suo rapporto postelettorale “Voto amaro”, a indicare il disincanto che aveva accompagnato, quell’anno, le elezioni politiche nazionali (ITANES 2013). Nel 2018, ITANES ha titolato il libro omologo “Vox populi”: il disincanto non è diventato una silente protesta, ma un “voto ad alta voce”, che ha premiato principalmente i partiti populisti, quelli che hanno indicato (anche se genericamente) il cambiamento come esigenza per il paese (ITANES 2018). È così che, ricorda il Centro italiano di studi elettorali, hanno vinto gli “sfidanti” (CISE 2018) conducendo l’Italia in un “vicolo cieco” (Istituto Cattaneo 2018). Insomma, il voto del 2013, prima, e del 2018, dopo, hanno costituito delle scosse telluriche elettorali importanti (Chiaramonte/De Sio 2013, 2019), che hanno portato l’Italia in un “territorio inesplorato” (Ceccarini e Newell 2019).

In realtà, se guardiamo con attenzione alle elezioni politiche del 2018, in particolare, possiamo dire che sono state elezioni fondamentalmente paradossali: non ci sono stati nuovi partiti, come nel 2013 era stato il M5S. Vi è stata, piuttosto, una redistribuzione importante dei voti tra i partiti esistenti. Insomma, nel 2018 in Italia è cambiato tutto, ma anche niente. Purtuttavia, hanno vinto partiti outsider, populisti, sfidanti o sovranisti, che dir si voglia: in chiave europea, hanno vinto partiti nessuno dei quali appartiene alla famiglia popolare o socialista del Parlamento europeo.

In Trentino, tutti questi avvenimenti sono stati in una qualche misura amplificati. Il Trentino ha vissuto nel 2018 e 2019 una sorta di “campagna elettorale permanente”: non solo perché i partiti hanno coltivato il loro consenso senza soluzione di continuità, senza distinzione tra il momento pre- e post-elettorale, come è ormai cattivo costume in Italia, ma anche perché i partiti hanno attraversato tre scadenze elettorali importanti nel corso di dodici mesi, con la prospettiva di una nuova elezione nella primavera 2020.

Anche per questa sovrapposizione di scadenze, i temi della campagna elettorale trentina sono stati spesso dettati da avvenimenti esterni alla Provincia o hanno finito per coincidere con quelli cavalcati dai leader nazionali. Nelle elezioni europee, per esempio, poco o punto si è parlato di Europa, o di Trentino in Europa. L’attenzione dei media e dei candidati non è cresciuta con l’avvicinarsi della scadenza elettorale, ma ha seguito una dinamica prevalentemente legata agli eventi. In effetti, nessuna forza politica ha impostato la propria campagna sulle questioni europee, preferendo affrontare temi dalla forte valenza nazionale, come l’immigrazione, il ritorno del fascismo e la tenuta del governo italiano.

Come conseguenza, già nelle elezioni politiche nazionali 2018, il Trentino non aveva fatto registrare risultati molto diversi da quelli nazionali, facendo quindi parlare di “nazionalizzazione” di una provincia che, in passato, aveva mostrato significativi gradi di autonomia anche dal punto di vista elettorale (Brunazzo/Santinello 2019b).

I risultati delle elezioni europee 2019 confermano questo andamento (tabella 1). La Lega ottiene, in Trentino come nel resto d’Italia un successo importante (“storico”, lo definisce Matteo Salvini – Damaggio 2019), ottenendo un 3,4 per cento in più della media nazionale e superando il 37 per cento dei consensi; il Partito democratico raggiunge il 25 per cento circa dei voti, con un +2,5 per cento rispetto alla media nazionale e il Movimento 5 Stelle conferma le sue difficoltà in Trentino ottenendo solamente l’8,7 per cento dei voti (–8,3 per cento rispetto alla media nazionale). Nel centrodestra, Forza Italia supera di poco il 5 per cento dei voti, con un risultato di circa 3,5 punti percentuali inferiore rispetto alla media nazionale.

Tab. 1: I risultati per le elezioni europee in Italia e nella Provincia di Trento

Risultati in Trentino

Risultati in Italia

Differenze % Trentino – % Italia

Risultati nella circoscrizione Nord-est

Liste

Voti

%

%

%

Lega

95.182

37,74

34,33

3,41

41,01

Partito democratico

63.580

25,21

22,69

2,52

23,79

Movimento 5 Stelle

21.987

8,72

17,07

–8,35

10,30

Südtiroler Volkspartei

16.436

6,52

0,53

5,99

2,44

Forza Italia

13.362

5,30

8,79

–3,49

5,83

Fratelli d’Italia

12.729

5,05

6,46

–1,41

5,74

Europa Verde

10.413

4,13

2,29

1,84

3,15

+Europa

7.812

3,10

3,09

0,01

3,45

La sinistra

4.019

1,59

1,74

–0,15

1,44

Partito animalista

1.412

0,56

0,60

–0,04

0,60

Partito comunista

1.1224

0,49

0,88

–0,39

0,78

Popolari per l’Italia

1.143

0,45

0,30

0,15

0,20

Casa Pound

915

0,36

0,33

0,03

0,31

Il popolo della famiglia

899

0,36

0,43

–0,07

0,46

Partito pirata

649

0,26

0,23

0,03

0,25

Popolo partite IVA

238

0,09

0,02

0,07

0,09

Forza nuova

220

0,09

0,07

0,02

0,17

Fonte: Ministero dell’Interno, Servizi elettorali.

Rispetto alle elezioni nazionali del 2018 per la Camera dei deputati (che qui vengono comparate solo per dare il senso complessivo dell’orientamento degli elettori, più che per fini analitici, visto che ci si trova di fronte ad elezioni diverse), la Lega di Salvini è cresciuta di oltre il 10 per cento e il Partito democratico di quasi il 6 per cento, mentre il Movimento 5 Stelle ha perso il 14,6 per cento circa. Rispetto alle stesse elezioni, Forza Italia ha perso ancora un 3,5 per cento dei voti. Insomma, i risultati delle elezioni europee in Trentino seguono andamenti vicini a quelli nazionali. In sintesi: nella più ampia vittoria del centrodestra, si segnala il grande successo della Lega, che sembra trarre vantaggio della debolezza di Forza Italia e del suo leader Silvio Berlusconi. Rispetto alle elezioni europee 2014, la Lega più che quadruplica il suo consenso. Tra gli altri partiti, il Partito democratico perde circa 15 punti percentuali e il Movimento 5 Stelle dimezza i suoi voti, così come Forza Italia.

Le elezioni europee, detto diversamente, confermano anche in Trentino l’esistenza di un sistema di partito sostanzialmente tripolare (Brunazzo 2014), con una Lega molto forte nel centrodestra, un Partito democratico forte nel centrosinistra (benché in calo) e un Movimento 5 Stelle in crisi ma, pur sempre, terzo partito. Rispetto alle elezioni nazionali 2018, inoltre, la vittoria della Lega di Salvini non risulta una sorpresa, anche se continua a impressionare per le dimensioni, il Partito democratico ha fatto meglio dello scarso risultato delle Politiche 2018, il Movimento 5 Stelle conferma le sue difficoltà locali e nazionali.

Il confronto con le elezioni europee precedenti tenutesi nel 2014 mostra ancora chiaramente come l’alto grado di volatilità del voto degli italiani (e, presumibilmente, anche dei cittadini trentini) abbia aperto scenari del tutto nuovi nell’arco di soli cinque anni. È utile ricordare che, in Provincia di Trento, il Partito democratico aveva ottenuto il 42,35 per cento dei consensi, il Movimento 5 Stelle il 15,45 per cento, la Südtiroler Volkspartei il 12,02 per cento, Forza Italia il 10,14 per cento e la Lega Nord (all’epoca coalizzata con Die Freiheitlichen e Basta Euro) solamente l’8,98 per cento. Risultati anche in quel caso in linea con quelli nazionali. Come è stato giornalisticamente sottolineato da più fonti, le elezioni europee 2019 hanno comportato un passaggio di voti “da Matteo (Renzi) a Matteo (Salvini)”.

Tuttavia, per questioni legate alla dimensione del collegio di cui il Trentino è parte, nessuno dei candidati “locali” è riuscito ad essere eletto. Si legge così il consenso verso la Südtiroler Volkspartei, che supera il 6,5 per cento dei voti in Provincia di Trento e che riesce ad eleggere l’eurodeputato uscente Herbert Dorfmann, considerato un candidato “regionale”. In effetti, Dorfmann ottiene più di 100.000 preferenze nella Circoscrizione Nord-est, a dispetto di un calo di circa 10.000 preferenze rispetto al 2014 registrato in Trentino. Ciononostante, Dorfmann commenta così la sua rielezione: “Il voto in Trentino è stato positivo. Sapevamo che sarebbe stato diverso rispetto al 2014, allora c’era l’accordo col Partito democratico, ora c’è una Lega molto forte. In ogni caso, la mia presenza qui intende anche segnalare il fatto che come per i cinque anni passati, se richiesto, darò la mia disponibilità a impegnarmi per tutto il Trentino e il Sudtirolo rispetto ai temi della politica europea” (Conte 2019).

Sempre in fatto di preferenze, va notato come i trentini abbiano espresso un forte favore verso Matteo Salvini, leader nazionale della Lega, ma anche, in subordine, a Roberto Battiston, professore dell’Università di Trento ed ex-presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, candidato con il Partito democratico (tabella 2). Anche in questo caso, il risultato del Movimento 5 Stelle rimane sotto le aspettative. Parte della responsabilità di questo risultato viene attribuita dagli esponenti locali di questo partito alla partecipazione alla coalizione di governo nazionale con la Lega: “Il contratto di governo per la parte dei 5 Stelle è stato respinto dagli elettori del Movimento”, ha dichiarato il consigliere provinciale Filippo Degasperi. Che ha aggiunto: “A mio parere, la causa del risultato è il governo giallo-verde e aver innestato la retro­marcia su tanti punti del contratto di governo … Se c’è una cosa da cambiare è la considerazione del Movimento per chi lavora direttamente sul fronte (il territorio, n.d.r.)” (L’Adige 2019).

Tab. 2: La distribuzione delle preferenze ai candidati in Trentino (primi quindici ­candidati)

Candidato

Lista

Numero preferenze

Salvini Matteo

Lega Salvini Premier

26.456

Battiston Roberto

Partito democratico

22.027

Calenda Carlo

Partito democratico

14.584

Dorfmann Herbert

SVP

8.262

Gazzini Matteo

Lega Salvini Premier

5.244

Kyenge Kashetu

Partito democratico

5.048

Bizzotto Mara

Lega Salvini Premier

3.852

Berlusconi Silvio

Forza Italia

3.647

Malossini Mario

Forza Italia

3.483

Gualmini Elisabetta

Partito democratico

3.399

Meloni Giorgia

Fratelli d’Italia

3.063

Moretti Alessandra

Partito democratico

2.945

Zanella Cristiano

Movimento 5 Stelle

2.715

Puppato Laura

Partito democratico

1.813

Segnana Claudia

SVP

1.613

Fonte: Ministero dell’Interno, Servizi elettorali.

La reazione della Lega per l’esito delle elezioni europee è stata di grande soddisfazione, ma anche polemica verso “i presunti intellettuali, i professoroni ed i giornalistoni” a cui il presidente della Provincia autonoma Maurizio Fugatti ha aggiunto anche i sindacati: “Abbiamo vinto anche questa volta nonostante quell’élite che ci critica e che solleva polemiche, il più delle volte pretestuose. Per fortuna che poi c’è il popolo, la gente, che va a votare” (il Trentino 2019a). Come si può vedere, in queste parole rieccheggia molta della retorica populista di Matteo Salvini, votata alla creazione di una polarizzazione finalizzata all’attivazione di un processo di mobilitazione degli elettori (Pregliasco 2019). Se polarizzazione esiste, infatti, non è tanto tra élite (culturale e intellettuale) e popolo, ma tra Trento e Provincia. Se, infatti, la Lega ottiene buoni risultati anche nei centri urbani più grandi del Trentino, nella città di Trento il Partito democratico si conferma primo partito con il 34,8 per cento dei consensi contro il 28,7 per cento della Lega (il Trentino 2019b). Tuttavia, anche per quanto riguarda Trento, uno sguardo più attento ai risultati mostra come vi siano differenze tra il centro cittadino e i quartieri periferici. Il PD ottiene buoni risultati nel primo, ma la Lega si dimostra forte nei secondi (Gottardi 2019a) (Tab.3). Anche in Trentino, insomma, il Partito democratico starebbe sempre più diventando il “partito delle ZTL” (Ferrara 2018).

Tab. 3: Il voto nelle circoscrizioni della città di Trento di Lega, Partito democratico e ­Movimento 5 Stelle. Elezioni europee 2019. Dati in percentuale.

Circoscrizione

Partito democratico

Lega

Movimento 5 Stelle

(Numero aventi diritto)

Argentario

37,80

27,22

7,94

6.764

Bondone

31,43

35,11

10,23

2.717

Centro storico, Piedicastello

32,86

26,94

8,64

8.885

Gardolo

26,80

37,84

10,66

6.654

Mattarello

32,21

32,07

8,63

2.965

Meano

26,58

38,74

10,50

2.419

Oltrefersina

37,24

26,09

9,14

8.790

Povo

39,87

24,54

6,92

2.877

Ravina Romagnano

31,01

32,10

9,05

2.486

S. Giuseppe, S. Chiara

41,11

21,77

7,62

8.015

Sardagna

33,74

31,59

8,32

649

Villazzano

38,10

26,72

7,92

2.751

Fonte: Ministero dell’Interno, Servizi elettorali.

Questo risultato ha dato vita a un dibattito piuttosto acceso sulle differenze tra città e periferie. Secondo l’analisi condotta dal sociologo Cristiano Vezzoni, “In città la composizione dell’elettorato è un po’ diversa (rispetto alle periferie, n.d.r.) e ancora il Partito democratico resta a galla ma facendo le somme la differenza tra gli schieramenti non è poi così grande” (Gottardi 2019b). A questo fattore, lo storico Paolo Pombeni ne aggiunge altri due: “La città è più organizzata ad avere dei rapporti con la politica, d’altra parte ci si conosce di meno. Invece nei paesi si è al corrente su a chi vanno i favori della politica e su chi non li riceve (…)”. Non solo: “Nei piccoli centri c’è una maggiore attenzione alla questione identitaria mentre nelle città il tema ha perso un poco di spessore” (Tessari 2019). Anche l’ex-presidente del Consiglio provinciale Sandro Schmid, su posizioni di centrosinistra, è intervenuto sull’argomento, sottolineando come “la realtà storica e sociologica ci dice che nelle città lo spessore democratico e progressista è più solido” (Schmid 2019). Chiaramente, il dibattito è tanto più acceso quanto più il centrosinistra sente, per la prima volta, che l’esito delle elezioni comunali a Trento previste per la primavera 2020 è assai meno scontato che in passato (cfr. infra).

L’entusiasmo della Lega per l’esito delle elezioni europee si giustifica anche alla luce di un altro risultato: quello delle elezioni suppletive per la Camera dei deputati nei collegi di Trento e Pergine.

3. I risultati delle elezioni suppletive

Nella stessa data del voto per il Parlamento di Strasburgo, gli elettori dei collegi di Trento e Pergine hanno scelto anche due deputati per il Parlamento italiano. A seguito delle elezioni provinciali dell’ottobre 2018, infatti, si erano liberati i due posti di Maurizio Fugatti, eletto presidente della Provincia, e di Giulia Zanotelli, a cui è andato l’assessorato provinciale all’Agricoltura, foreste, caccia e pesca.

Sebbene siano andati a votare meno elettori di quelli recatisi alle urne in occasione delle elezioni politiche precedenti, il risultato per la Lega non è stato meno eclatante. Martina Loss, diventata da poco consigliere comunale di Trento nel corso del 2018 in sostituzione di Devid Moranduzzo, eletto in Consiglio provinciale, è stata eletta nel collegio di Trento con il 46 per cento dei voti circa (contro il 37 per cento ottenuto dalla coalizione di centrodestra nel 2018). Nel Collegio di Pergine, si è affermato Mauro Sutto, dal 2015 consigliere comunale a Ospedaletto, in Valsugana, con più del 50 per cento dei voti espressi.

Come nelle elezioni europee, anche nelle suppletive il Partito democratico e la sua coalizione segnano una leggera ripresa, mentre il Movimento 5 Stelle conferma la sua crisi.

Il dato più rilevante di queste elezioni suppletive non è stato solamente l’affermazione di due candidati della Lega e della vittoria della coalizione di centrodestra ma, soprattutto, il fatto che essa si sia ripetuta, a poca distanza di tempo, nello stesso collegio di Trento. Di più: la differenza dei voti tra le elezioni politiche 2018 e le suppletive dimostrano come non vi sia stata una rimobilitazione degli elettori del centrosinistra, segno che il collegio è stato dato sostanzialmente per perso dagli ­elettori stessi o, comunque, difficilmente contendibile alla Lega e al centrodestra. È pur vero che, anche in queste elezioni, il comune di Trento ha votato in favore della candidata di centrosinistra (47,64 per cento contro 39,01 per cento della candidata leghista); ma è anche vero che vi sono state 9.000 schede bianche circa nell’intero collegio, su una differenza tre le due principali candidate di 4.000 voti. Sicuramente, la rimobilitazione è mancata tra gli elettori nel Movimento 5 Stelle: rispetto alle ­elezioni 2018 mancano ben 17.000 voti nel collegio di Trento, e 10.000 in quello di Pergine.

Ciò detto, il risultato del centrosinistra a Trento è stato letto più come un segnale di inversione di tendenza che di crisi: “Quando si trova una modalità per stare assieme, quando si costruisce un’alleanza per stare insieme, i risultati possono arrivare”, dichiara il sindaco di Trento Alessandro Andreatta (Piccoli 2019).

4. Conclusioni

Le elezioni europee e le elezioni suppletive per la Camera dei deputati sono state interpretate come segnali dell’orientamento politico degli elettori ad un anno dalle elezioni in molti municipi del Trentino. Nella primavera 2020, infatti, gli elettori saranno nuovamente chiamati alle urne per la scelta di sindaci di 138 comuni, tra cui alcuni oltre i 15.000 abitanti come Trento, Rovereto, Pergine Valsugana e Riva del Garda. Dopo l’importante vittoria alle elezioni provinciali del 2018, il centrodestra intende le prossime comunali come la “spallata” definitiva al centrosinistra, mentre quest’ultimo le considera come un’occasione di resistenza e di rilancio. Per questo, come ha ben sottolineato Simone Casalini: “Le elezioni comunali della prossima primavera hanno un valore specifico non trascurabile dopo quello che è accaduto alle provinciali del 2018” (Casalini 2019). Tuttavia, la contesta non è solo tra i due schieramenti principali che si contenderanno i nuovi sindaci, ma l’assetto del nuovo sistema partitico dopo le storiche elezioni del 2018 e 2019.

Il centrosinistra, da una parte, avrà il problema non solo di “tenere” Trento ma, più in generale, di rifondare una coalizione larga, ricostruendo i rapporti con gli auto­nomisti del Partito autonomista trentino-tirolese ed eventualmente con i nuovi partiti, come #inmovimento, di ispirazione centrista, che puntano a fare l’ago della bilancia in caso di ballottaggi. La formula del centrosinistra autonomista (nata nei primi anni Duemila) pare ormai usurata dopo più di vent’anni di governo del capoluogo trentino.

Per il Partito democratico la sfida principale sarò quella di uscire dalle ZTL, già di per sé un’operazione non facile. Anche perché nelle elezioni provinciali 2019 parte del suo elettorato ha optato per una nuova lista, chiamata Futura, forte soprattutto a Trento. Il Partito autonomista trentino-tirolese, dopo il divorzio dal centrosinistra alle elezioni provinciali, è alla ricerca di sé stesso tra reminiscenze democristiane dei due forni e suggestioni di terzi poli. Una strategia che serve certamente in chiave negoziale con i potenziali alleati, ma che non ha consentito alle Stelle alpine di recuperare il centro della scena politica. Dell’area cattolico-democratica rappresentata dalla Margherita prima e dall’Unione per il Trentino poi si sono perse le tracce nel corso (almeno) dell’ultimo biennio: gli elettori di questo partito si sono ora spostati, con ogni probabilità, verso la Lega.

Il Movimento 5 Stelle attraversa la fase di trasformazione da soggetto indeterminato e multiforme a partito a livello nazionale. Il cambio di alleanza nel governo italiano del settembre 2019 ha mostrato ancora una volta quanto sia eterogenea la composizione della sua classe dirigente e del suo elettorato. Detto diversamente, il Movimento 5 Stelle deve affrontare la sfida dell’istituzionalizzazione in una doppia accezione: da una parte deve organizzare processi decisionali interni dotandosi di una leadership politica (e quindi negando, di fatto, che “uno vale uno”); dall’altra deve confrontarsi con la formulazione di politiche e, quindi, con le scelte che inevitabilmente queste richiedono. In Trentino si profila quindi uno scontro tra i lealisti al governo (il gruppo che fa riferimento al sottosegretario Riccardo Fraccaro e al consigliere provinciale Alex Marini) e i fautori di un ritorno al movimento delle origini, alla stagione dei meetup, alla coerenza normativa (guidati dal consigliere provinciale Filippo Degasperi e diversi consiglieri comunali). Se il Movimento 5 Stelle saprà dare vita a una forma di “civismo pentastellato” lo si saprà solo nella primavera 2020. Altrimenti, è plausibile immaginare una sua ulteriore marginalizzazione e, quindi, ininfluenza.

Nel campo del centrodestra, nonostante il consenso registrato dalla Lega si segnala una certa frammentazione: i partiti come Agire, Progetto trentino, La Civica, Fratelli d’Italia, Forza Italia sono solamente alcune delle sigle che fanno riferimento a quest’area. In Trentino, i conflitti tra il partito di Berlusconi e quello di Salvini per la leadership del centrodestra sono stati risolti a favore di quest’ultimo. Tuttavia, in Trentino, come a livello nazionale, il rischio di assimilazione di Forza Italia da parte della Lega potrebbe portare alla creazione di ulteriori nuovi soggetti politici. Più in generale, le elezioni comunali non offriranno un responso circa il gradimento dei trentini per l’amministrazione di Piazza Dante, ma misureranno comunque la credibilità che la giunta Fugatti è riuscita o meno a costruirsi. Forse più nelle valli che nei poli urbani viste le differenze evidenziate da Pombeni e sopra ricordate. E se alle provinciali e alle europee la propulsione di Matteo Salvini era stata determinante, ora il quadro è cambiato dopo la crisi di governo dell’agosto 2019.

Riferimenti bibliografici

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Pregliasco, Lorenzo (2019), Framing e strategia comunicativa di Matteo Salvini, in: Diamanti, Giovanni/ Presciasco, Lorenzo (a cura di), Fenomeno Salvini. Chi è, come comunica, perché lo votano, Roma: Castelvecchi, 25-43

Schmid, Sandro (2019), Dopo il voto il PD non ha niente da esultare, in: Il Trentino, 30 maggio

Tessari, Gianpaolo (2019), “La Lega in città? Vi spiego come può fare a vincere”, in: Il Trentino, 29 maggio

Lista degli acronimi.

Sigla

Nome esteso

FdI

Fratelli d’Italia

FI

Forza Italia

Leu

Liberi e uguali

M5S

Movimento 5 Stelle

Patt

Partito autonomista trentino-tirolese

Pd

Partito democratico

Svp

Südtiroler Volkspartei

UpT

Unione per il Trentino

ZTL

Zona a Traffico Limitato

Tab. 4: I risultati per l’elezione della Camera dei deputati nei collegi della Provincia di ­Trento (2018)

Collegio

Elezioni suppletive 2019

Elezioni politiche 2018

Candidati

Coalizione a sostegno

Numero

%

Numero

%

Trento

Martina Loss

Lega, FI, FdI

46.224

46,06

50.559

37,38

Giulia Merlo

Pd, Futura, Leu, UpT, Verdi, Socialisti

41.290

41.14

45.907

33,94

Lorenzo Leoni

M5S

12.846

12,80

29.991

22,17

Pergine

Mauro Sutto

Lega, FI, FdI

27.513

51,08

32.333

44,56

Cristina Donei

Pd, Futura, Leu, UpT, Verdi, Socialisti

19.386

35,99

19.385

26,72

Rosa Michela Rizzi

M5S

6.959

12,92

16.674

22,98

Nota: In corsivo il nome degli eletti.

Fonte: Ministero dell’Interno, Servizi elettorali.