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Günther Pallaver / Marco Brunazzo

Democrazia diretta a livello comunale

Tirolo, Alto Adige e Trentino a confronto

Direct democracy at the municipal level

Comparing Tyrol, South Tyrol, and Trentino

Abstract In general, there are relatively few initiatives of direct democracy from ‘below’ (bottom up) directed at the municipal level in all three provinces, even though a greater number of such activities can be found in South Tyrol and Trentino.

These two provinces move at the same pace with regard to reforms, as the municipal law falls within the competences of the region. In Tyrol, on the other hand, reforms of direct democracy at the municipal level remain a topic seemingly absent from public debate. Trentino distinguishes itself from Tyrol and South Tyrol on yet another level. While for the latter two the referenda regard topics such as construction projects, tourism, energy, mobility, agriculture and the environment, most of the direct democratic initiatives in Trentino concern the fusion of municipalities, an issue currently absent from debates in Tyrol and South Tyrol. Hence, institutional initiatives (top down) are much more present in Trentino than in Tyrol or South Tyrol.

The reasons for the relatively low use of direct democracy in all three provinces are varied. Amongst others, consolidated parties hardly show any interest in an increase in civic-popular participation. Thus, when they do happen, these initiatives are initiated by civil society. The limits in this field derive from the insufficient and/or incomplete development of the instruments required for direct democracy. In fact, they are so weak and often deficient that it is almost impossible for citizens to use them effectively.

1. Introduzione

La democrazia diretta (DD) è di grande importanza per la qualità della democrazia in generale. Come necessario complemento rispetto alle forme della democrazia indiretta, essa offre un ricco ventaglio di aspetti qualificanti. Funge da motore per riforme e da freno verso politiche contrarie alla volontà dei cittadini; procura maggiori competenze per tutti; è orientata verso aspetti concreti; mira a una legittimazione delle scelte diretta e responsabile nonché a una maggiore pace sociale (Benedikter 2015, 18-20; Gross 2002). Le opportunità offerte dalla democrazia diretta sono quindi assai varie ed ampie.

Su un piano individuale si può ottenere un innalzamento del livello di motivazione, informazione, qualificazione, partecipazione e orientamento politico; su un piano sociale opportunità di apprendimento, informazione, condivisione dei poteri e delle iniziative nonché di integrazione sociale. Su un piano sistemico-strutturale si può ottenere maggiore trasparenza, un avvicinamento tra cittadini e politici, una maggiore legittimazione delle decisioni e una maggiore accessibilità alla politica (Karlhofer 2012, 148).

Per ciò che riguarda la dimensione locale, importanti impulsi verso la valorizzazione della partecipazione diretta sono giunti a partire dal 1993 da parte del Consiglio d’Europa (cfr. Gamper 2014). La risoluzione del Comitato dei ministri sui referendum locali, integrata da un catalogo per la democrazia locale e regionale elaborato nel 1996 dal Comitato di indirizzo, è stata seguita nel 2005 da una “Recommendation […] on public participation in local affairs and elections” approvata dal Congresso dei comuni e delle regioni del Consiglio d’Europa. Nel 2007 è arrivato infine il “Code of Good Practice on Referendums” stilato dalla Commissione di Venezia (cfr. Karlhofer 2012, 144-145).

Ciononostante in ambito comunale la democrazia diretta è stata introdotta in Italia e in Austria in ritardo e in forma restrittiva.1

2. Strumenti della partecipazione dei cittadini in Tirolo a livello comunale

Prescindendo da Innsbruck, che ha un proprio statuto, a livello comunale vi è un unico strumento di democrazia diretta: il referendum popolare. L’iniziativa può venire da organi politici (top down) oppure dai cittadini (bottom up). Il confronto in ambito comunale, spesso emozionalmente molto acceso, non deriva solo dallo scontro tra fautori e oppositori di un progetto, ma anche da controversie tra organi comunali, quando ad esempio il sindaco non può contare sulla maggioranza all’interno del Consiglio comunale (cfr. Karlhofer 2011, 102-103).

Tab. 1: Referendum a livello comunale (senza Innsbruck)

Anno

Comune

Tema

Par­teci­pazione

%

%

No

%

1987

Kals

Realizzazione centrale elettrica di ­Dorfertal

1998

Stanzach

Realizzazione laghetto-biotopo

75

55,9

44,1

1998

Heiterwang

Realizzazione circonvallazione

61,1

74,8

25,2

1999

Roppen

Realizzazione piccola centrale elettrica

87,4

38,4

61,6

2001

Heinfels

Realizzazione nuova chiesa

71,6

65,8

34,2

2002

Telfs

Realizzazione campo da golf

36,6

17,9

82,1

2002

Imst

Realizzazione campo da golf

47,5

36,1

63,9

2003

Fügen

Realizzazione centrale a biomasse

59,8

40,9

59,

2003

Neustift i. St.

Realizzazione campo da golf

57,6

40,6

59,4

2003

Schwendau

Fusione con Hipp

57,2

47,3

52,7

2004

Haiming

Vendita terreni per il Tschirgant­tunnel

30,0

16,0

84,0

2004

Kufstein

Mantenimento chiesa dell’ospedale

11,8

84,9

15,1

2005

Wildermieming

Riedificazione centro comunale

66,8

35,9

64,8

2005

Eben am Achensee

Realizzazione centro di cura e assistenza

54,0

65,0

35,0

2006

Wörgl

Limite a 40 invece che a 30 km/h

20,5

79,4

20,6

2006

Stumm

Realizzazione supermarket

28,9

68,7

31,3

2007

Westendorf

Realizzazione struttura alberghiera

59,8

58,5

41,5

2007

Zirl

Realizzazione grattacielo (Tower)

26,8

77,0

23,0

2008

Radfeld

Realizzazione di una cava

46,6

17,5

82,5

2009

Lienz

Realizzazione centro commerciale

50,7

47,3

52,7

2009

Niederndorf

Realizzazione di una cava

57,8

44,1

55,9

2009

Kematen

Realizzazione zona artigianale-­industriale

48,6

55,8

44,2

2011

Neustift i. St.

Derivazione acque per centrale elettrica

46,9

85,0

15,0

2011

Neustift i. St.

Nuovo centro scolastico

50,1

36,7

63,3

2012

Virgen

Realizzazione centrale idroelettrica

73,9

72,4

27,6

2012

St. Jakob in Haus

Realizzazione dello “Jakobskreuz”

63,2

67,9

32,1

2013

Wildschönau

Contro lo spostamento dell’ufficio comunale

70,9

69,4

30,6

2014

Mayrhofen

Realizzazione di ponti e strada di collegamento

40,5

43,9

56,1

Fonte: Karlhofer 2011, 110 e informazioni dell‘Amt der Tiroler Landesregierung, Abteilung Gemeinden (Hana Fific), 09.06.2015.

I temi dei 28 referendum sinora tenuti riguardano soprattutto progetti edilizi ma coinvolgono anche altri diversi ambiti: turismo, energia, traffico, economia, istituzioni e ambiente. In genere si tratta di questioni locali, raramente regionali e tanto meno sovraregionali. La prima consultazione (non considerando Innsbruck) si è tenuta nel 1987. Negli anni ‘90 se ne sono svolte soltanto tre. Nel decennio successivo (2001 - 2010) il numero è salito a 18. Dal 2011 se ne sono svolte altre sei. La media annuale è stata dunque di due referendum all’anno. In sei determinati anni (1987, 1999, 2001, 2008, 2013, 2014) se n’è registrato soltanto uno; nel 2003 e nel 2009 ben tre. Soltanto in un comune (Neustift i. St.) si è raggiunto il numero di tre referendum svolti.

Non si registrano rilevanti differenze tra piccoli e grandi comuni. La partecipazione al voto ha raggiunto in media il 56,2 per cento, con una estrema oscillazione tra il 12 e l’87 per cento. In 17 casi essa si è situata oltre il 50 per cento; più precisamente, solo una volta oltre l’80 per cento, quattro volte sopra il 70 per cento e sopra il 60 per cento, otto volte sopra il 50 per cento. Metà dei referendum popolari hanno prodotto un risultato favorevole al quesito proposto.

Non sempre referendum avviati hanno poi avuto corso. Ecco alcuni esempi. Nel 2015 il Consiglio comunale di Wörgl ha annullato il referendum, precedentemente indetto, riguardo all’acquisto dell’“areale Badl”. Così è accaduto nel 2010 anche a Ried nell’Alta Valle dell’Inn riguardo al referendum contro la centrale elettrica consorziale dell’Inn.2

Un po’ diverso il caso di Gries am Brenner la cui “richiesta alla cittadinanza” sul centro di accoglienza per asilanti non rientrava nelle tipologie di referendum previste dagli articoli 61 e seguenti dell’ordinamento dei comuni tirolesi del 2001. Il sindaco aveva inviato agli aventi diritto di voto una scheda sulla quale si doveva indicare mediante una crocetta il numero di profughi che il comune avrebbe dovuto accogliere (cfr. Daum 2015).

Innsbruck

Il capoluogo del Bundesland Tirol è una delle 15 città austriache con statuto autonomo e si distingue pertanto dagli altri comuni tirolesi per il proprio ordinamento fissato con legge regionale. Lo statuto riconosce sia l’iniziativa popolare che il referendum.

Oggetto dell’iniziativa popolare possono essere questioni di competenza locale. L’iniziativa può essere avviata dai cittadini con un numero minimo di 2.000 sottoscrizioni da parte di aventi diritto al voto. Il periodo della loro raccolta è di quattro settimane. Raggiunte le 2.000 firme, è obbligatorio procedere al voto referendario. Se più del 50 per cento degli aventi diritto al voto esprime consenso alla richiesta avanzata dall’iniziativa, il risultato è vincolante per il Consiglio comunale.

Oggetto dei referendum popolari sono questioni di competenza locale e l’iniziativa deve essere assunta dal Consiglio comunale con una maggioranza dei due terzi. Se al referendum partecipa più del 50 per cento degli aventi diritto, il risultato è vincolante per il Consiglio comunale (cfr. Karlhofer 2011, 103).

Sinora ad Innsbruck si sono svolti quattro referendum popolari. Con quello sulla chiusura dell’aeroporto (1973) il comune intese reagire ad un’iniziativa di cittadini contro l’aeroporto. Netto fu il rifiuto espresso all’ipotesi di candidatura per i Giochi olimpici invernali del 2002 o 2006. Con una partecipazione del 45,2 per cento, la proposta fu respinta dal 73,5 per cento dei votanti. La massima partecipazione al voto (quasi il 70 %) si registrò nel 1999 con il referendum sull’introduzione dell’elezione diretta del sindaco; i sì furono il 73 per cento. La grande quota di partecipazione si spiega anche col fatto che il referendum era stato fatto coincidere con le elezioni regionali. Tuttavia trascorse molto tempo prima che la volontà popolare si traducesse in legge. L’elezione diretta del sindaco, infatti, fu introdotta solo nel 2011, in seguito a una completa riforma dell’ordinamento cittadino ad opera del consiglio regionale quale istanza a ciò competente. E così solo nel 2012 ad Innsbruck si votò per la prima volta direttamente il sindaco, nonostante tale procedura fosse stata introdotta dal Land Tirol già nel 1991 e lo stesso l’avesse messa in pratica nel 1992 (cfr. Karlhofer 2013, 149). Con la riforma dell’ordinamento cittadino si introdusse anche un’importante novità in merito alle iniziative popolari. Queste in precedenza avevano carattere vincolante per il Consiglio comunale solo se raggiungevano la maggioranza degli iscritti al voto. La regola fu cambiata nel senso che adesso era sufficiente ottenere la maggioranza dei votanti. In sostanza fu ridotta la soglia minima di partecipazione (Karlhofer 2011, 109).

Tab. 2: Iniziative popolari e referendum a Innsbruck

Anno

Iniziativa

Tema

Partecipazione

%

%

No

%

1973

Referendum popolare

Chiusura aeroporto Innsbruck

10,6

10,4

89,6

1980

Referendum popolare

Nuova piscina coperta invece che ristrutturazione

9,1

16,7

83,3

1982

Iniziativa popolare

Contro edificazione sui Peergründe

2,9

1993

Referendum popolare

Candidatura ai Giochi ­Olimpici

45,2

25,5

73,5

1999

Referendum popolare

Elezione diretta del sindaco

69,2

73,0

27,0

Fonte: Karlhofer 2011, 108.

Oltre ai quattro referendum, nel 1982 si giunse a un’iniziativa popolare contro l’edificazione sui Peergründe, la quale però si fermò alle 2.286 sottoscrizioni rispetto alle necessarie 5.000. Con la riforma dell’ordinamento cittadino del 2011 il numero di firme richiesto è stato ridotto a 2.000. Dal 1999 ad Innsbruck non si è svolto più alcun referendum. Tra il 2013 e il 2015 sono state avanzate tre iniziative popolari secondo l’ordinamento cittadino, che però sono state dichiarate non ammissibili oppure respinte.3

Nel 2013 si trattava di “Tariffe favorevoli agli studenti nella mobilità di Inns­bruck”. Il rigetto fu motivato dal fatto che l’iniziativa toccava il trasporto e le strutture pubbliche. Per quanto riguarda l’iniziativa del 2015 sul “Progetto per la realizzazione di un centro di quartiere nella Wiltener Platzl” il rigetto è stato motivato dal fatto che non venivano rispettate le condizioni previste dall’ordinamento cittadino. L’iniziativa, dello stesso anno, per “Innsbruck a misura di bicicletta” è stata invece respinta perché delle 251 sottoscrizioni presentate solo 160 sono state considerate valide.4

3. Strumenti della partecipazione dei cittadini a livello comunale in Alto Adige

A livello comunale sono previsti l’iniziativa popolare e il referendum (leggi regionali del 1993, 2005, riforma del 2014) come pure il referendum per l’istituzione di nuovi comuni, la modifica di confini e la denominazione di comuni o di località all’interno di comuni (regolamento legislativo dal 1950) (cfr. Benedikter 2015, 80-82).

Una diretta compartecipazione politica dei cittadini e delle cittadine nel proprio comune fu introdotta nella Regione autonoma del Trentino-Alto Adige/Südtirol per la prima volta con la legge regionale n. 1 del 4 gennaio 1993.5 Tale legge ha obbligato i comuni sulla base della loro autonomia, fissata nella Costituzione (art. 114) e definita con legge statale n. 142 dell’8 giugno 1990, a dotarsi di un proprio statuto al cui interno fosse prevista tra l’altro la compartecipazione politica, secondo il testo, il “referendum con carattere deliberativo” (“Volksbefragung mit beschließendem Charakter”, art. 50). Sulla base della formulazione in lingua tedesca del testo di legge6, 114 dei 116 comuni in Alto Adige hanno introdotto il referendum su iniziativa dei cittadini e delle cittadine. Ciò è avvenuto tuttavia attraverso regolamenti che in molti comuni rendono di fatto quasi impraticabile l’esercizio del voto. Il tentativo di due comuni trentini di introdurre esplicitamente il referendum deliberativo venne dichiarato inammissibile dalla sezione autonoma del Tribunale Amministrativo Regionale per la Provincia di Trento. E questo sulla base della dizione in lingua italiana (l’unica ad avere validità giuridica) della legge, dove si utilizza il non univoco termine di “referendum popolare propositivo”. L’inammissibilità si riferiva anche al dettato costituzionale che prevede come organo legislativo esclusivamente l’assemblea parlamentare. In tal modo i cittadini dell’Alto Adige devono il godimento di uno strumento di decisione politica diretta a una traduzione rimasta non chiara nella sua gamma di significati e ad una corrispondente definizione. Venne lasciato ai comuni anche il compito di fissare le regole attraverso le quali i cittadini potessero esercitare questo diritto di voto (cfr. Lausch/Pallaver 2011, 125-126.). Nella definizione di queste regole, si escludevano dalle possibili materie oggetto di referendum le questioni relative a gruppi linguistici, religione, elezioni, personale, finanze e imposte.

Con legge regionale n. 7 del 22 dicembre 2004 il Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige/Südtirol ha introdotto una “Riforma dell’ordinamento delle autonomie locali” che prevedeva un adeguamento degli ordinamenti comunali al nuovo quadro normativo nonché l’approntamento di relative procedure entro sei mesi.7 Con questa riforma si cercava di venire incontro alle difficoltà di applicazione dei diritti di codecisione. Ciò almeno per quanto riguardava le soglie di accesso: il numero di firme necessario per un referendum fu fissato, infatti, a un limite massimo del 10 per cento degli aventi diritto al voto. Un’ulteriore novità risiedeva nella possibilità concessa ai comuni di ammettere al voto anche i giovani sopra i 16 anni d’età. Per quanto riguardava la soglia del quorum di partecipazione, la legge regionale non dava alcuna indicazione di riferimento.

In occasione del riordino dell’ordinamento degli enti locali del dicembre 2014 (Disposizioni in materia di elezioni degli organi delle amministrazioni comunali; l.r. 9 dicembre 2014, n. 11) il Consiglio regionale ha apportato alcune essenziali novità in merito alla partecipazione politica dei cittadini. Tra queste:

1) Il diritto a un referendum confermativo a quorum zero per le modifiche agli statuti comunali. Il massimo numero di firme per richiedere un referendum è stato abbassato e differenziato secondo la grandezza del comune.8 I promotori hanno 90 giorni di tempo per la raccolta delle firme. Se una maggioranza (senza quorum) respinge la modifica dell’ordinamento, questa non entra in vigore.

2) La soglia massima di firme per i referendum è stata abbassata dal 10 per cento al 5 per cento per i comuni con più di 20.000 abitanti.

3) Il periodo di raccolta delle firme per un referendum è stato fissato in 180 giorni.

4) È stato introdotto un limite massimo per il quorum di partecipazione diversificato a seconda della grandezza dei comuni, che attualmente è del 50 per cento per la maggior parte. In futuro nei comuni fino a 5.000 abitanti sarà al massimo del 30 per cento, in quelli oltre i 5.000 al massimo del 25 per cento. Le iniziative popolari devono avere in futuro carattere giuridicamente vincolante.

5) I comuni hanno l’obbligo di fornire agli iscritti al voto referendario un opuscolo informativo sulla materia oggetto della consultazione, elaborato da una commissione neutrale (legge regionale 2014; Benedikter 2015, 82).

I comuni devono adeguare il loro statuto a queste riforme entro il 2015.

Tab. 3: Consultazioni e referendum popolari a livello comunale

Anno

Comuni

Tema

Partecipazione

%

%

No

%

1991

Comuni della Val Gardena

Ospitare i campionati ­mondiali di sci alpino

77,4

41,9

56,59

Santa Cristina

81,3

50,8

49,2

Ortisei

75,3

31,1

68,9

Selva

80,3

57,2

42,8

Frazioni ladine del comune di Castelrotto

72,9

46,2

53,8

1993

Bronzolo

Acquisire l’istituto per la terapia occupazionale

61

19

81

1995

San Candido

Realizzazione piscina coperta

50,6

64,9

33,4

1997

Frazione Maranza (Rio di Pusteria)

Realizzazione struttura sport invernali

82,5

52,1

47,9

1997

Sesto

Seggiovia Moos-Negerdorf

80,010

49,7

51,3

2000

Tesimo

Realizzazione “zoo alpino sudtirolese”

77,5

51,20

46,4

2002

Bolzano

Ridenominazione di “Piazza Vittoria” in “Piazza della Pace”

61,7

38,1

61,9

2003

Caldaro

Realizzazione lido e piscina coperta

65,4

44,1

54,7

2004

Ultimo

Cabinovia Schwemmalm

51,7

9,0

91,0

2004

Prato allo Stelvio

Realizzazione campo da golf

57,7

9,6

88,7

2010

Brunico

Impianto di risalita a Plan de Corones

33,7

9,6

90,4

2010

Lasa

Aumento della Giunta ­comunale

29,9

95,3

3,7

Referendum: abbassamento del quorum di partecipazione al 40 %

94,8

3,6

Modifica dello statuto ­comunale: convocazione del Consiglio comunale

92,9

5,2

2012

Racines

Acquisizione della rete ­elettrica

65,2

95,7

4,3

Realizzaz. centrale elettrica

92,6

7,4

2012

Falzes

Insediamento zoo alpino

23,3

51,1

48,9

Determinazione del relativo luogo

2012

Malles Venosta

Realizzazione piccola ­centrale elettrica

38,5

58,5

41,5

2012

Bronzolo

Determinazione luogo del centro sociale

57,7

30,6

69,4

2012

Dobbiaco

Soluzioni al traffico

67,9

variante

71,9

28,1

variante

21,1

78,9

variante

6,9

92,1

2013

Tubre

Realizzazione centrale ­elettrica

48,9

51,6

48,4

2014

Malles Venosta

Proibire sul territorio comu­nale i pesticidi nell’agricoltura

69,2

75,8

24,2

2014

Bressanone

Progetti per il collegamento diretto tra monte Plose e città

58,0

1. Collegare con funivia la stazione ferroviaria e la stazione a valle

25,0

2. Potenziare le corse dei bus verso la stazione a valle

29,4

3. Mantenere la situazione attuale

3,6

2014

Frazione Maranza (Rio di Pusteria)

Realizzazione funivia

73,6

51,0

48,6

2016

Bolzano

Centro commerciale in Via Alto

Fonte: Initiative für mehr Demokratie/Iniziativa per più democrazia (2014) e comunicazioni dei Comuni di Bronzolo, Bressanone, Brunico, San Candido, Caldaro, Rio Pusteria, Sesto, Santa Cristina, Ortisei, Selva, nonché la Plattform Pro Pustertal/Piattaforma pro Pusteria e la Umweltschutzgruppe Vinschgau/ Associazione tutela ambiente Val Venosta. I risultati ufficiali e quelli pubblicati sui media talora sono stati elaborati in modo differente. Quando i valori percentuali non raggiungono il 100 per cento non sono comprese le schede bianche e nulle.

In provincia di Bolzano la raccolta dei dati sulle votazioni di democrazia diretta a livello comunale è assai lacunosa. Non esiste un luogo ufficiale deputato alla raccolta sistematica di tali dati. La lista delle consultazioni e dei referendum popolari riportata nella tabella 3 si basa quindi su un lavoro di raccolta di Initiative für mehr Demokratie/Iniziativa per più democrazia11 integrata da ricerche su diversi media, richieste ai comuni e a varie associazioni di cittadini. Nonostante tutto l’impegno, non si possono escludere (minime) imprecisioni nelle percentuali riguardo alla partecipazione ecc.

Dal 1991 al 2014 si è dato corso complessivamente a 21 referendum e consultazioni popolari. Altre tre iniziative formalmente presentate non hanno avuto esito per motivi giuridici oppure organizzativi. Accanto ai referendum svoltisi regolarmente sotto il profilo formale, in Alto Adige si sono registrate altre sei consultazioni popolari autogestite, delle quali due di maggior rilievo, precisamente quella sulle Terme di Merano (2001) e quella sulla politica del traffico in undici comuni dell’Alta Val Pusteria (2005).

Due referendum a livello comunale hanno riscosso attenzione persino sul piano internazionale. Nel 2002 nel capoluogo Bolzano quasi il 62 per cento dei votanti si è espresso contro la ridenominazione di “Piazza della Vittoria” in “Piazza della Pace”. La ridenominazione di “Piazza della Vittoria”, il cui nome è in stretta relazione all’omonimo monumento fascista, avrebbe dovuto essere un segnale di riconciliazione tra i gruppi linguistici (cfr. Lausch/Pallaver 2011, 130-131). Il referendum deliberativo svoltosi nel 2014 a Malles Venosta (Promotorenkomitee 2015) − che ha registrato una partecipazione intorno al 70 per cento e nel quale quasi il 76 per cento dei votanti si è espresso per il divieto sul territorio comunale dei pesticidi in agricoltura – è stato seguito con grande interesse in ambito nazionale ed estero. Nel loro complesso i temi dei referendum popolari riguardano soprattutto progetti edilizi, turismo, energia, mobilità, ambiente e questioni istituzionali.

Nella politica comunale in provincia di Bolzano i referendum rappresentano un evento raro. In oltre il 90 per cento dei comuni non se n’è sinora registrato alcuno. Dal 1990 ad oggi la loro media annuale in tutta la provincia è di 0,8. Nel 2010 se ne sono svolti due, nel 2012 cinque, nel 2014 tre, nel 2015 nessuno.12 Nello stesso periodo tre comuni (Bronzolo, frazione di Maranza/Rio Pusteria, Malles Venosta) ne hanno svolti due ciascuno. La partecipazione al voto è mediamente del 59,5 per cento e oscilla tra un minimo di 23,3 per cento e un massimo di 82,5 per cento. Solo in cinque referendum la partecipazione è scesa sotto il 50 per cento.

Nel febbraio 2016 il commissario straordinario di Bolzano ha indetto un referendum sul centro commerciale in via Alto Adige a Bolzano (“progetto Benko”) che si è svolto dal 29 marzo al 4 aprile. Hanno avuto diritto a votare tutti i residenti che abbiano compiuto i 16 anni e tutti coloro (sempre sopra i 16 anni), che frequentano stabilmente il territorio comunale per motivi di studio/ formazione o lavoro. I pendolari hanno dovuto registrarsi e autocertificare la propria frequenza del capoluogo. Lo scrutinio si è svolto il 5 aprile (Alto Adige 2016).13

Non si è trattato di un referendum confermativo, non previsto dallo Statuto comunale di Bolzano, ma di una consultazione popolare (art. 49 e 60, Statuto comunale 2015).

4. Strumenti di partecipazione diretta nei comuni del Trentino

Non ci sono molte ricerche sistematiche sulla partecipazione civica in Trentino. L’unico lavoro approfondito su questo tema rimane il rapporto sulla qualità della democrazia in Trentino uscito nel 2008 (Provincia autonoma di Trento 2008) e gli atti del convegno in cui il rapporto è stato presentato (Provincia autonoma di Trento 2009). Ciononostante, il dibattito pubblico sulla partecipazione civica è presente in Trentino e, in alcuni frangenti, assume anche toni accesi, che si traducono in un rapporto se non conflittuale almeno di aperta sfiducia da parte dei promotori di iniziative volte a rafforzare le iniziative di partecipazione civica nei confronti delle istituzioni pubbliche (siano esse la Provincia autonoma o i comuni). Come avviene ormai in altri territori in Italia (e non solo), si stanno affermando anche in Trentino diversi movimenti di cittadini il cui obiettivo è sostanzialmente quello di diffondere sempre più pratiche di democrazia partecipativa. Due esempi vale la pena citare: il comitato “Più democrazia in Trentino”, nato nel 2012 allo scopo di migliorare gli strumenti della democrazia diretta attuali, di togliere il quorum e di introdurre il referendum confermativo a livello provinciale, oltre che di introdurre ulteriori ed innovativi strumenti nella legislazione di riferimento; e “www.cittadinirovereto.it”, che nel 2009 ha dato vita al primo town meeting mai organizzato in Trentino. Ovviamente, accanto a queste esperienze, ve ne sono anche altre, che hanno trovato forme più “tradizionali” di espressione, come il Movimento 5 Stelle che, anche in Trentino, esprime un forte sostegno alle iniziative di democrazia diretta attraverso i suoi rappresentanti nei luoghi della rappresentanza.

Ciononostante, poco pare essere cambiato a livello istituzionale. Questo rende probabilmente ancora valide le conclusioni a cui erano pervenuti Luigi Bobbio e Gianfranco Pomatto in occasione della stesura del rapporto sulla qualità della democrazia. E cioè che in fatto di partecipazione in Trentino c’è molta esperienza e scarsa innovazione; che manca, tra gli amministratori locali, una cultura della partecipazione; che la partecipazione, laddove viene promossa, fatica ad andare oltre al mondo della società civile organizzata; che laddove si verificano dei conflitti, questi “vengono gestiti con un profilo eccessivamente istituzionale. In altre parole, ai gruppi di cittadini che protestano, che possono essere comitati, associazioni ambientaliste, cioè diverse tipologie, in genere non viene concessa la possibilità di interloquire direttamente con l’amministrazione. Le amministrazioni interloquiscono tra di loro e gli argomenti, che spesso sono anche argomenti seri e fondati, non trovano un luogo per una vera e propria discussione ed uno sviluppo”. (Bobbio 2009, 22)

Detto diversamente, in Trentino il quadro di insieme delle esperienze partecipative è variegato, tutto sommato ricco, ma, in linea con quanto avviene in molte parti dell’Italia, è costellato di iniziative abbastanza casuali, abbastanza disperse e non molto coerenti. Gli amministratori locali non sono di per sé contrari all’introduzione di forme di partecipazione supplementari a quelle espresse dalla democrazia rappresentativa, ma non sono pienamente consapevoli delle numerose esperienze di partecipazione e delle loro potenzialità, e quindi, guardano spesso alla partecipazione con un certo “sospetto”. Anche i cittadini in quanto tali difficilmente si sentono coinvolti nelle possibilità di partecipazione. Per questo, i processi inclusivi si rivolgono soprattutto ad associazioni o a categorie di cittadini. Insomma, in Trentino i cittadini vengono coinvolti soprattutto nella stesura di “piani” (piani sociali, piani strategici, piani giovani, agenda 21 ecc.), che richiedono competenze e conoscenze generali soprattutto perché l’amministrazione li deve coinvolgere. Ma la risposta rimane spesso limitata e fonte anche di qualche frustrazione per i partecipanti. Dal punto di vista istituzionale, il tema della partecipazione è affrontato da numerosi uffici e dipartimenti regionali e provinciali. Ciò comporta una mancanza di sistematicità nell’approccio utilizzato nella promozione del tema della partecipazione, e comporta una dispersione anche nella raccolta dei dati da parte delle istituzioni pubbliche.

Ciò è visibile anche nell’utilizzo che viene fatto, in Trentino, degli strumenti della democrazia diretta. Questo ha reso la raccolta dei dati relativi ai referendum comunali probabilmente lacunosa, anche se sono stati sicuramente considerati tutti i principali casi di consultazioni referendarie comunali che si sono tenute negli ultimi 15 anni.

Negli ultimi quindici anni si sono svolti numerosi referendum. Se ne sono svolti due a carattere provinciale e ben 105 a carattere comunale. Sono numeri piuttosto impressionanti e apparentemente contraddittori con quanto fin qui sostenuto. Uno sguardo più attento, però, restituisce una fotografia più in linea con quanto affermato da Bobbio e Pomatto.

A ben vedere, i referendum a livello comunale hanno sostanzialmente riguardato una sola cosa: l’unione dei comuni. Solo 19, infatti, hanno avuto scopi diversi. Di questi 19, solo sei hanno riguardato questioni non istituzionali. In altre parole, ci sono stati solo sei referendum (e solo due a Trento e quattro a Rovereto) che hanno riguardato temi che non si rifacessero al ridisegno dell’assetto istituzionale del Trentino (tab. 4).

Tab. 4: Referendum nei comuni di Trento e Rovereto dal 2000 ad oggi

Data

Comune

Oggetto

Tipo­logia

% Parteci­pazione

Favorevoli

Contrari

09.04.2000

Trento

Ampliamento dell’aeroporto G. Caproni

Consultivo

39,08

20,04

79,96

01.12.2003

Trento

Realizzazione dell’Inceneritore a Ischia Podetti

Consultivo

26,73

18,63

81,37

11.10.2009

Rovereto

1. determinazione del quorum di validità dei referendum comunali

Propositivo

15,01

82,85

17,15

2. realizzare il piano regolatore generale con la partecipazione dei cittadini

Propositivo

15,05

93,87

6,13

3. riqualificazione del piazzale ex-stazione corriere

Propositivo

15,06

93,37

6,63

4. non consentire l‘apertura del nuovo inceneritore della Sandoz

Propositivo

15,05

85,86

14,14

Fonte: Pallaver/Brunazzo 2015, 111

Nel caso del Comune di Trento, i referendum (svoltisi nel 2000 e nel 2003) hanno avuto natura consultiva. Ai cittadini sono stati sottoposti quesiti relativi all’ampliamento dell’aeroporto Caproni di Mattarello e alla realizzazione dell’inceneritore di Ischia Podetti. In nessuno dei due casi la partecipazione si è approssimata alla maggioranza assoluta degli aventi diritto, e l’ampia percentuale di voti contrari alle due opere mostra come si siano mobilitati principalmente i cittadini più sensibili al tema dell’ecologia che aveva caratterizzato le due campagne informative. Ciononostante, a Trento non si è fatto né l’ampliamento dell’aeroporto Caproni né l’inceneritore di Ischia Podetti, ma per questioni che avevano poco a che fare con l’esito del referendum.

Nel caso del Comune di Rovereto, i referendum sono stati propositivi e sono stati avanzati da un comitato di cittadini. Si sono tenuti tutti il giorno 11 ottobre 2009. I temi riguardavano la determinazione del quorum di validità dei referendum comunali, la realizzazione del piano regolatore generale con la partecipazione dei cittadini, la riqualificazione del piazzale ex-stazione corriere, la non realizzazione del nuovo inceneritore della fabbrica Sandoz. In nessuno dei quattro casi è stato raggiunto il quorum. Di più, la bassa partecipazione mostra come abbiano partecipato principalmente persone vicine allo stesso comitato promotore.

Molto più numerosi sono stati, in Trentino, i referendum che si sono tenuti a livello comunale su questioni istituzionali. Il primo, che si è tenuto nel maggio 2007, riguardava la definizione del territorio delle Giudicarie. In sostanza, si chiedeva ai cittadini dei comuni della Val Rendena se accettassero o meno di entrare in un’unica Comunità di valle assieme ai comuni delle Valli Giudicarie, così come proposto dalla riforma istituzionale del 2006 (tab. 5).

Ebbene, la partecipazione è stata più ampia dei referendum comunali di Trento e Rovereto, e la maggioranza dei comuni si è espressa ampiamente contro la proposta della Provincia di un’unica Comunità di valle. Ciononostante, in soli tre comuni è stato raggiuto il quorum necessario (anche in questo caso, la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto). Di conseguenza, la Comunità di valle, oggi, raggruppa sia i comuni delle Valli Giudicarie che della Val Rendena.

Tab. 5: Referendum consultivo del 15.05.2007 relativo alla definizione del territorio delle Giudicarie

Comune

% Partecipazione

Favorevoli

Contrari

Bocenago

58,31

30,85

69,15

Caderzone

33,01

29,24

70,76

Carisolo

28,25

33,91

66,09

Darè

40,33

38,89

61,11

Giustino

39,81

36,29

63,71

Massimeno

54,87

16,13

83,87

Pelugo

40,8

35,59

64,41

Pinzolo

52,09

21,25

78,75

Spiazzo

34,91

35,53

64,47

Strembo

43,58

37,08

62,92

Vigo Rendena

48,97

52,36

47,64

Villa Rendena

29,97

49,77

50,23

Ragoli

17,2

42,34

57,66

Fonte: Pallaver/Brunazzo 2015, 113

Altri 86 referendum hanno riguardato l’unione dei comuni (tab. 6). Essi si sono tenuti a partire dal novembre del 2008, ma con una frequenza sempre crescente. Nel solo mese di giugno 2015 se ne sono tenuti 55. Sono stati tutti referendum consultivi, che, secondo la legge regionale n. 16/1950 e ss.mm., riguardano la costituzione di nuovi comuni o il mutamento delle circoscrizioni territoriali comunali, della denominazione ufficiale o del capoluogo del comune. La procedura di indizione di questi referendum è la seguente:

1. l’iniziativa è assunta dal Consiglio o dai Consigli dei comuni interessati;

2. il sindaco, istruita la pratica, sottopone la domanda alla discussione e alla votazione del Consiglio e la inoltra, quindi, con tutti gli atti istruttori, alla competente Giunta provinciale;

3. la Giunta provinciale esprime il proprio motivato parere sul provvedimento richiesto ed inoltra la pratica alla Giunta regionale;

4. la Giunta regionale esamina e completa l’istruttoria della pratica, allo scopo di accertare a priori se esistano i requisiti essenziali previsti dalla legge per l’accoglimento della domanda: - in caso negativo propone al Consiglio regionale di respingere la domanda senza ricorrere alla votazione per referendum; – in caso positivo predispone la votazione per referendum;

5. la Giunta regionale, quando indice la votazione per referendum, fissa la data, l’orario, la formula o le formule poste in votazione ed eventualmente le sedi delle singole sezioni, dandone tempestiva partecipazione al comune od ai comuni interessati ai fini della pubblicazione, almeno 30 giorni prima della votazione, del manifesto di indizione e della compilazione e pubblicazione degli elenchi;

6. sulla base delle risultanze della votazione per referendum, la Giunta regionale provvederà a trasmettere al Consiglio regionale:

– nel caso in cui l’esito della votazione sia stato complessivamente favorevole alla domanda sottoposta a referendum, il relativo disegno di legge;

– nel caso in cui l’esito della votazione non sia stato complessivamente favorevole alla domanda, una proposta di deliberazione contenente la reiezione della domanda.

La decisione finale è rimessa sempre al Consiglio regionale sia nel caso di approvazione di una legge regionale che disponga nel senso richiesto dai proponenti, che nel caso di reiezione della domanda presentata dai cittadini o dai Consigli comunali.

In tutti i referendum relativi all’unione dei comuni, la partecipazione è stata molto consistente, andando dal 45 per cento al 90 per cento. In 67 casi il referendum è stato approvato e si è proceduto, quindi, alla fusione dei comuni; in 13 casi, non si è realizzata la fusione dei comuni perché, pur essendo stati raggiunto il quorum complessivo, uno o più comuni la popolazione si è espressa in senso contrario alla fusione; solamente in sei casi i cittadini si sono espressi in senso contrario alla fusione.

Alla fine di questi referendum, e tenuto conto dei loro risultati, i comuni trentini sono destinati a diventare 178, contro i 223 che erano nel 2007.

Tab. 6: Referendum consultivi relativi all’unione dei comuni

Data

Comune

Nuovo nome

% Parteci­pazione

% Favorevoli

% Contrari

Esito

30.11.2008

Bezzecca

Ledro

75,90

74,47

25,53

Approvato

30.11.2008

Concei

Ledro

75,88

58,16

41,84

Approvato

30.11.2008

Molina di Ledro

Ledro

68,10

85,98

14,02

Approvato

30.11.2008

Pieve di Ledro

Ledro

75,29

83,85

16,15

Approvato

30.11.2008

Tiarno di Sopra

Ledro

69,42

66,08

33,92

Approvato

30.11.2008

Tiarno di Sotto

Ledro

82,89

71,73

28,27

Approvato

27.09.2009

Bleggio Inferiore

Comano Terme

71,17

76,49

23,51

Approvato

27.09.2009

Lomaso

Comano Terme

69,90

81,13

18,87

Approvato

13.04.2014

Coredo

Predaia

65,69

84,53

15,47

Approvato

13.04.2014

Smarano

Predaia

77,43

89,85

10,15

Approvato

13.04.2014

Taio

Predaia

62,45

95,69

4,31

Approvato

13.04.2014

Tres

Predaia

70,06

91,47

8,53

Approvato

13.04.2014

Vervò

Predaia

72,53

91,35

8,65

Approvato

13.04.2014

Dorsino

San Lorenzo Dorsino

73,45

62,26

37,74

Approvato

13.04.2014

Sal Lorenzo in Banale

San Lorenzo Dorsino

61,84

84,56

15,44

Approvato

13.04.2014

Bersone

Valdaone

70,66

84,34

15,66

Approvato

13.04.2014

Daone

Valdaone

78,85

87,60

12,40

Approvato

13.04.2014

Praso

Valdaone

61,19

76,44

23,56

Approvato

14.12.2014

Cavareno

Altanaunia

65,93

90,93

9,07

Non approvato

14.12.2014

Malosco

Altanaunia

74,44

49,35

50,65

Non approvato

14.12.2014

Romeno

Altanaunia

73,48

57,48

42,52

Non approvato

14.12.2014

Ronzone

Altanaunia

71,92

83,26

16,74

Non approvato

14.12.2014

Sarnonico

Altanaunia

78,11

52,79

47,21

Non approvato

14.12.2014

Brione

Borgo Chiese

72,57

87,80

12,20

Non approvato

14.12.2014

Castel Condino

Borgo Chiese

90,61

45,00

55,00

Non approvato

14.12.2014

Cimego

Borgo Chiese

74,85

65,50

34,50

Non approvato

14.12.2014

Condino

Borgo Chiese

63,60

79,07

20,93

Non approvato

14.12.2014

Dimaro

Dimaro Folgarida

56,88

87,73

12,27

Approvato

14.12.2014

Monclassico

Dimaro Folgarida

62,15

56,81

43,19

Approvato

14.12.2014

Pieve di Bono

Pieve di Bono-­Prezzo

48,62

96,84

3,16

Approvato

14.12.2014

Prezzo

Pieve di Bono-­Prezzo

75,32

89,57

10,43

Approvato

07.06.2015

Lona Lases

Albiano Lona Lases

85,36

34,66

65,34

Non approvato

07.06.2015

Albiano

Albiano Lona Lases

55,70

71,19

28,81

Non approvato

07.06.2015

Faver

Altavalle

62,56

77,93

22,07

Approvato

07.06.2015

Grauno

Altavalle

68,38

73,75

26,25

Approvato

07.06.2015

Grumes

Altavalle

67,43

83,26

16,74

Approvato

07.06.2015

Valda

Altavalle

70,37

64,29

35,71

Approvato

07.06.2015

Bosentino

Altopiano della Vigolana

57,49

86,93

13,07

Approvato

07.06.2015

Centa San Nicolò

Altopiano della Vigolana

62,83

75,81

24,19

Approvato

07.06.2015

Vattaro

Altopiano della Vigolana

64,99

82,93

17,07

Approvato

07.06.2015

Vigolo Vattaro

Altopiano della Vigolana

60,56

92,06

7,94

Approvato

07.06.2015

Amblar

Amblar-Don

67,33

89,63

10,37

Approvato

07.06.2015

Don

Amblar-Don

72,22

82,27

17,73

Approvato

07.06.2015

Brione

Borgo Chiese

76,15

79,27

20,73

Approvato

07.06.2015

Cimego

Borgo Chiese

63,95

64,85

35,15

Approvato

07.06.2015

Condino

Borgo Chiese

51,34

91,82

8,18

Approvato

07.06.2015

Bolbeno

Borgo Lares

68,13

83,61

16,39

Approvato

07.06.2015

Zuclo

Borgo Lares

77,32

74,67

25,33

Approvato

07.06.2015

Spera

Castel Ivano

76,61

67,35

32,65

Approvato

07.06.2015

Strigno

Castel Ivano

53,15

86,39

13,61

Approvato

07.06.2015

Villa Agnedo

Castel Ivano

69,08

81,78

18,22

Approvato

07.06.2015

Cembra

Cembra Lisignago

61,81

67,46

32,54

Approvato

07.06.2015

Lisignago

Cembra Lisignago

67,91

50,87

49,13

Approvato

07.06.2015

Civezzano

Civezzano ­Fornace

45,51

92,71

7,29

Non approvato

07.06.2015

Fornace

Civezzano ­Fornace

77,02

38,99

61,01

Non approvato

07.06.2015

Cunevo

Contà

70,84

86,73

13,27

Approvato

07.06.2015

Flavon

Contà

71,10

68,48

31,52

Approvato

07.06.2015

Terres

Contà

74,32

88,89

11,11

Approvato

07.06.2015

Calavino

Madruzzo

57,36

81,83

18,17

Approvato

07.06.2015

Lasino

Madruzzo

58,60

91,40

8,60

Approvato

07.06.2015

Darè

Porte di Rendena

63,04

61,21

38,79

Approvato

07.06.2015

Vigo Rendena

Porte di Rendena

64,09

72,25

27,75

Approvato

07.06.2015

Villa Rendena

Porte di Rendena

60,21

73,46

26,54

Approvato

07.06.2015

Fiera di Primiero

Primiero San Martino di Castrozza

68,56

62,60

37,40

Approvato

07.06.2015

Siror

Primiero San Martino di Castrozza

54,05

85,66

14,34

Approvato

07.06.2015

Tonadico

Primiero San Martino di Castrozza

61,20

85,55

14,45

Approvato

07.06.2015

Transacqua

Primiero San Martino di Castrozza

56,14

70,28

29,72

Approvato

07.06.2015

Bocenago

Rendena Terme

58,23

49,45

50,55

Non approvato

07.06.2015

Caderzone Terme

Rendena Terme

65,78

69,18

30,82

Non approvato

07.06.2015

Strembo

Rendena Terme

51,85

78,46

21,54

Non approvato

07.06.2015

Bondo

Sella Giudicarie

67,98

89,07

10,93

Approvato

07.06.2015

Breguzzo

Sella Giudicarie

73,20

57,19

42,81

Approvato

07.06.2015

Lardaro

Sella Giudicarie

63,33

75,89

24,11

Approvato

07.06.2015

Roncone

Sella Giudicarie

47,19

88,38

11,62

Approvato

07.06.2015

Castello Tesino

Tesino

73,17

89,69

10,31

Non approvato

07.06.2015

Cinte Tesino

Tesino

75,93

57,85

42,15

Non approvato

07.06.2015

Pieve Tesino

Tesino

78,03

36,51

63,49

Non approvato

07.06.2015

Montagne

Tre Ville

79,38

86,93

13,07

Approvato

07.06.2015

Preore

Tre Ville

72,49

86,42

13,58

Approvato

07.06.2015

Ragoli

Tre Ville

63,42

85,64

14,36

Approvato

07.06.2015

Padergnone

Vallelaghi

59,57

87,20

12,80

Approvato

07.06.2015

Terlago

Vallelaghi

52,76

85,19

14,81

Approvato

07.06.2015

Vezzano

Vallelaghi

54,58

90,48

9,52

Approvato

07.06.2015

Nanno

Ville d’Anaunia

76,21

80,28

19,72

Approvato

07.06.2015

Tassullo

Ville d’Anaunia

57,39

86,99

13,01

Approvato

07.06.2015

Tuenno

Ville d’Anaunia

54,59

82,62

17,38

Approvato

Fonte: Pallaver/Brunazzo 2015, 115-120

Altri referendum si terranno nel corso del 2016 e 2017. Nel gennaio 2016 alcuni Consigli comunali o assemblee hanno approvato i progetti di fusione per la creazione di nuovi comuni. Si tratta, per esempio, dal caso di Dro e Drena, della fusione dei Comuni di Cloz, Brez, Romallo, Revò e Cagnò (che dovrebbero dare vita al Comune di Novella) e dell’entrata del Comune di Sfruz nel Comune di Predaia (frutto, a sua volta di una fusione nel recente passato).

Il caso trentino mostra sostanzialmente come il principale strumento di democrazia diretta, il referendum comunale (ma anche provinciale), sia poco utilizzato da parte di comitati di cittadini come strumento di influenza e come venga piuttosto utilizzato come uno strumento di consultazione fortemente caratterizzato da una presenza pubblica e su temi di interesse istituzionale.

5. Conclusioni

Attualmente il maggior dibattito pubblico sulla democrazia diretta si registra in Alto Adige, dove da anni è attiva l’Initiative für mehr Demokratie/Iniziativa per più democrazia. Tale associazione si batte per l’organizzazione e l’ampliamento degli strumenti della democrazia diretta. Anche in Tirolo sono comunque attive iniziative simili, ad esempio Mehr Demokratie – die parteiunabhängige Initiative für eine Stärkung direkter Demokratie (“Più democrazia – l’iniziativa indipendente dai partiti per un rafforzamento della democrazia diretta”)14. La stessa cosa vale per il Trentino, ad esempio con l’iniziativa a Rovereto.15

In generale le iniziative di democrazia diretta a livello comunale nate “dal basso” (bottom up) sono relativamente poche in tutte e tre le realtà, anche se in Alto Adige e in Trentino si registra una maggiore attività in questo senso. Queste due province camminano di pari passo nell’ambito delle riforme in quanto l’ordinamento comunale è una competenza della Regione. Nel Tirolo, invece, il tema delle riforme della democrazia diretta a livello comunale sembra assente nel dibattito pubblico. Su un altro piano il Trentino si distingue dal Tirolo e dall’Alto Adige. Mentre in quest’ultime i temi classici dei referendum riguardano progetti edilizi, turismo, energia, mobilità, agricoltura o ambiente, la maggior parte delle iniziative di democrazia diretta in Trentino concernono la fusione di comuni, questione attualmente assente in Tirolo e in Alto Adige. Per questo in Trentino l’iniziativa da parte delle istituzioni (top down) è molto più presente rispetto alle altre due realtà.

Sono molte e diverse le cause di questo utilizzo relativamente basso degli strumenti di democrazia diretta in tutte le tre province. Tra le altre, vi è lo scarso interesse che i partiti consolidati sembrano avere verso un incremento della partecipazione civico-popolare. Per questo, quando ciò accade, le iniziative in questa direzione provengono dalla società civile. I limiti in questo campo derivano anche dall’insufficienza e/o incompletezza dell’elaborazione degli strumenti di democrazia diretta. Essi sono così deboli e spesso regolamentati in modo così carente da rendere quasi impossibile un loro effettivo utilizzo da parte dei cittadini (Benedikter 2015a)16.

Note

1 Per una versione più estesa di questo contributo, che affronta anche il tema della demorazia diretta in Alto Adige e in Trentino, vedi Pallaver/Brunazzo 2015.

2 Comunicazione scritta dell’Amt der Tiroler Landesregierung, Abteilung Gemeinden (Hana Fific), 09.06.2015.

3 Informazioni fornite dalla Landeshauptstadt Innsbruck, Allgemeine Bezirks- und Gemeindeverwaltung (Edith Margreiter), 17.06.2015.

4 Su gentile comunicazione della Landeshauptstadt Innsbruck, Allgemeine Bezirks- und Gemeindeverwaltung (Edith Margreiter), 13.08.2015.

5 La competenza sulle regole di amministrazione democratica in vigore nei Comuni spetta alla Regione Trentino-Alto Adige. Con la riforma del 2001, precisamente con il nuovo art. 118, vengono fissate la parificazione e l’autonomia dei diversi livelli istituzionali. Da allora sarebbe da verificare fino a che punto i comuni, indipendentemente da tali prescrizioni, possano darsi da sé le proprie regole democratiche.

6 Il comma 1 dell’articolo 50 stabilisce, nella versione tedesca, che l’ordinamento comunale può prevedere lo svolgimento della “Volksbefragung und der Volksbefragung mit beschließendem Charakter”. Il testo italiano parla soltanto di “referendum consultivo e propositivo”.

7 B.U. 25 gennaio 2005, n. 4 – Supplemento n. 2, p. 12, art. 16.

8 Nei comuni fino a 10.000 abitanti è fissato a un massimo del 10 %, in quelli con 10.000-30.000 abitanti al 7 % e nei comuni con più di 30.000 abitanti al 5 %.

9 Questo è il risultato ufficialmente comunicato. Si tiene conto anche delle schede bianche e nulle; per questo ci sono leggere differenze rispetto ai risultati dei singoli comuni, dove esse invece non sono considerate.

10 Arrotondato; l‘esatta percentuale secondo il Comune di Sesto non è più ricavabile.

11 Si ringraziano Stephan Lausch, per aver messo a disposizione tale lista e per altre forme di aiuto, nonché le associazioni Plattform Pro Pustertal/Piattaforma pro Pusteria e Umweltschutzgruppe Vinschgau/Associazione tutela ambiente Val Venosta.

12 Situazione al settembre 2015.

13 Alla chiusura del presente contributo il risultato della consultazione non era ancora disponibile.

14 Cfr. www.mehr-demokratie.at/

15 www.cittadinirovereto.it

16 Già la prescrizione − presente in Italia ad ogni livello istituzionale – di poter raccogliere le firme a sostegno soltanto in presenza e con l’autenticazione di un funzionario competente − e solo in seguito a una precedente autorizzazione ufficiale del relativo banchetto o tavolo − rappresenta l’esatto contrario di una procedura favorevole all’iniziativa dei cittadini. Spesso tali iniziative falliscono per il mancato raggiungimento del quorum grazie al boicottaggio degli avversari. Nei referendum in Italia risulta quasi grottesca l’applicazione dell’obbligo di informazione da parte delle autorità presso i cittadini. Esso non è infatti regolato a livello giuridico, se si eccettua l’affissione pubblica di manifesti (spesso incomprensibili).

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