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Adriano Bisello / Ekaterina Domorenok / Antonio Lumicisi /
Emma Mitrotta / Daniele Vettorato

Le politiche energetiche e climatiche
dell’Alto Adige nello scenario europeo*

1. La strategia europea low-carbon e le politiche energetiche in Italia

1.1 Introduzione

Il fabbisogno energetico complessivo italiano è soddisfatto all’82 per cento da importazioni, contro una media europea del 55 per cento. L’energia prodotta all’interno dei confini nazionali deriva all’11 per cento circa da fonti rinnovabili, al 4,3 per cento da gas e al 3,5 per cento da greggio.1 L’elevata dipendenza dall’estero rende l’Italia soggetta a problemi di sicurezza degli approvvigionamenti e di fluttuazione dei prezzi: nel 2012 le importazioni di petrolio e gas sono costate 57,9 miliardi di euro, circa il 3,7 per cento del prodotto interno lordo (Pil) nazionale.

Tralasciando la cronaca più recente,2 si può cercare testimonianza storica degli impatti sulla società ed economia italiana delle crisi energetiche internazionali del 1973 e del 1979. A seguito di tali eventi iniziò nel 1975 l’elaborazione del Piano energetico nazionale (Pen), successivamente rivisitato; dopo l’incidente di Chernobyl e il referendum sull’abbandono del nucleare del 1987, la politica energetica italiana fu ridefinita dal Pen 1988 e dalle leggi n. 9 e n. 10 del 1991. Con la legge n. 10 del 1991 fu disegnato un sistema di pianificazione energetica di livello regionale (o provinciale per le provincie autonome di Trento e Bolzano) e locale, quest’ultimo tuttavia obbligatorio solo per i comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti.3 Nel prosieguo degli anni ’90 l’interesse per i temi ambientali si è rafforzato ulteriormente e il principio della sostenibilità ecologica, economica e sociale incorporato nei piani energetici, che accanto a target energetici hanno proposto obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti – principalmente anidride carbonica (CO2) – derivanti dalla combustione, in armonia con l’evoluzione del quadro internazionale e nazionale. Le questioni climatiche ed energetiche sono oggi di assoluta attualità e i policy makers sono chiamati ad ogni livello a definire ed attuare strategie intersettoriali, che considerino le specificità locali all’interno di obiettivi globali condivisi.

1.2 Le politiche europee e la loro attuazione in Italia

Le misure europee contro il cambiamento climatico sono destinate a trasformare radicalmente nel tempo il settore energetico degli stati membri, contribuendo al rispetto degli obblighi assunti nell’ambito del Protocollo di Kyoto e della politica energetica interna. Il pacchetto “Clima ed Energia” del 2009 concretizza tale impegno, fissando i “20–20–20 targets” e prescrive misure vincolanti per il loro raggiungimento. Gli obiettivi comunitari sono ripartiti tra i diversi stati membri e prevedono per l’Italia la riduzione delle emissioni di gas serra del 21 per cento rispetto al 2005 relativamente al settore dell’Emission Trading Scheme (Ets), la riduzione del 24 per cento dei consumi primari rispetto allo scenario di riferimento europeo, e il raggiungimento del 19-20 per cento di energia rinnovabile sui consumi finali lordi.

L’Italia ha varato specifici atti normativi per il recepimento delle direttive del pacchetto “Clima ed Energia”4, aggiuntivi rispetto alle politiche e misure specifiche approntate per attuazione del Protocollo di Kyoto. Il nostro paese è in linea con gli obiettivi della Strategia europea 2020, sebbene la mancanza di alcuni atti implementativi infici l’incisività delle misure adottate. Il quadro legislativo afferente ai cambiamenti climatici non solo è strutturalmente articolato e complesso, per la pluralità di settori e soggetti coinvolti, ma anche in continua evoluzione. Queste caratteristiche richiedono tempestività di adeguamento all’evoluzione legislativa, efficace coordinamento tra le diverse istituzioni interessate e coerenza del corpus normativo: sfide con cui il nostro paese è costantemente chiamato a misurarsi.

1.3 Iniziative volontarie e cooperazione territoriale: il Patto dei sindaci

Circa tre quarti della popolazione europea vive in aree urbanizzate e le città utilizzano circa l’80 per cento dell’energia consumata in Europa, generando elevati livelli di emissioni di CO2, soprattutto nei settori del residenziale, dei trasporti e del terziario. Questi presupposti hanno indotto la commissione europea e il parlamento europeo a promuovere nel 2008 il Patto dei sindaci, riconoscendo le città come “parte del problema” e come “parte della soluzione”. Il Patto dei sindaci rappresenta l’evoluzione di una serie di iniziative volontarie, in primis quella delle Agende 21 locali (A21l) originata dal summit di Rio de Janeiro del 1992,5 che ha contribuito alla promozione e diffusione di una “nuova” cultura dell’energia. L’adesione al Patto dei sindaci impegna a:

raggiungere e superare, entro il 2020, l’obiettivo di riduzione del 20 per cento delle emissioni di CO2;

adottare, entro un anno, un Piano di azione per l’energia sostenibile (Paes);

fornire un monitoraggio biennale del Paes e una revisione quadriennale dell’inventario delle emissioni di CO2;

organizzare eventi di sensibilizzazione e comunicazione su temi energetici.

L’aumento quotidiano del numero degli aderenti al Patto dei sindaci è indice della crescente consapevolezza da parte delle autorità locali del proprio ruolo di istituzioni più prossime al cittadino anche in settori tradizionalmente percepiti come “indipendenti” dalle strategie e azioni locali. Al 31 agosto 2014 risultano 5.964 i comuni europei aderenti al Patto – pari a 190 milioni di abitanti – il 65,6 per cento dei quali ha già approvato il Paes (per esempi di eccellenza cfr. Lumicisi 2013, 201).

1.4 Il post 2020: dal Framework 2030 alla Roadmap 2050

Gli obiettivi fissati per il 2020 non assicurano il raggiungimento di risultati definitivi che eliminino tout court gli effetti negativi dei cambiamenti climatici, per questo l’Unione europea ha deciso di identificare la Roadmap 2050,6 con l’obiettivo di realizzare “un sistema economico ed energetico più competitivo, sicuro e sostenibile” (la cosiddetta low carbon economy).7 Il Framework 2030 8 proposto dalla commissione europea costituisce elemento di raccordo intermedio, pone l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra dell’Unione europea del 40 per cento rispetto al 1990 – equamente condiviso tra settori Ets e non-Ets9 – e l’aumento del 27 per cento dell’energia da fonti rinnovabili. Per quanto riguarda l’efficienza, un approccio comunitario potrebbe consentire un risparmio energetico del 25 per cento. La decisione inerente al mantenere i tre obiettivi separati oppure identificarne uno sintetico (riduzione delle emissioni di CO2) fa parte delle considerazioni che gli stati membri sono chiamati ad esprimere entro fine anno. Per transitare verso la low carbon economy il Framework 2030 immagina una rimodulazione del sistema Ets, lo sviluppo di infrastrutture energetiche adeguate e un mercato dell’energia interno competitivo e integrato per un contenimento dei prezzi, affidando agli stati membri il compito di sviluppare piani nazionali di sviluppo energetico coerenti. La Road­map 2050 definisce invece l’impegno a lungo termine dell’Unione europea nel trasformare la propria economia, contribuendo all’obiettivo globale di contenere l’innalzamento delle temperature entro i 2 °C. Per questo le emissioni di gas serra dovranno essere ridotte dell’80-95 per cento (rispetto ai livelli del 1990) utilizzando tecnologie economicamente vantaggiose e sviluppando politiche settoriali specifiche.

In tale scenario l’elettricità potrà giocare un ruolo fondamentale, contribuendo alla decarbonizzazione dei trasporti e del settore del riscaldamento/raffreddamento, coadiuvata dall’introduzione di biocarburanti, innovazione tecnologica, efficienza energetica negli edifici, stoccaggio geologico di biossido di carbonio.

1.5 Il Piano nazionale di riduzione delle emissioni di gas serra

Il Piano nazionale di riduzione delle emissioni di gas serra è l’atto programmatico di riferimento entro il quale inquadrare i provvedimenti ad hoc necessari a perseguire gli obiettivi di settore assunti in sede europea e a recepire le conseguenti direttive. In particolare attuerà quanto richiesto dalla Decisione n. 406 del 2009 detta Effort Sharing sulle emissioni dei settori non-Ets, prioritari per soggetti quali le amministrazioni locali che in questi settori hanno una maggiore incisività e possibilità di esercitare diretta competenza. La proposta presentata nel maggio 2012 all’interno di una delibera del Comitato interministeriale per la Programmazione economica della presidenza del Consiglio dei ministri (Cipe) è stata successivamente approvata l’8 marzo 2013. Attualmente il piano risulta in revisione.

1.6 La Strategia energetica nazionale e il Piano di azione per l’efficienza energetica

La Strategia energetica nazionale (Sen) e il Piano di azione per l’efficienza energetica (Paee) costituiscono i principali strumenti programmatici del nostro paese per lo sviluppo energetico. La Sen è stata presentata nel 2012, dopo anni di totale mancanza di un credibile tentativo di pianificazione e programmazione energetica nazionale, con lo scopo di raggiungere e superare gli obiettivi per il 2020 e avviare un percorso di decarbonizzazione a lungo termine del comparto energetico.

A tale documento si è affiancata la proposta di Piano di azione nazionale per l’efficienza energetica 2014 (Paee 2014) predisposta da Enea che, dopo la consultazione pubblica e ricevute indicazioni da parte delle regioni, è stato trasmessa alla commissione europea. L’estrema importanza dell’efficienza energetica per il nostro Paese risiede in numerose ragioni, tra queste il fatto di essere lo strumento più economico per l’abbattimento delle emissioni di CO2, di stimolare la domanda in un mercato nel quale operano molte imprese locali, di contribuire alla sicurezza energetica e alla riduzione del deficit della bilancia commerciale.

Gli obiettivi della Sen per il 2020, da attuarsi in sinergia con il Paee, sono principalmente:

allineare i prezzi energetici italiani a quelli europei (scontando di circa 9 miliardi di euro l’anno la bolletta nazionale del gas e dell’elettricità);

oltrepassare gli obiettivi del pacchetto “Clima ed Energia” attraverso una maggiore sicurezza di approvvigionamento (riduzione della fattura energetica estera di circa 14 miliardi di euro l’anno);

sostenere crescita e occupazione avviando investimenti, sia in settori tradizionali che in quelli della green economy, per 170/180 miliardi di euro entro il 2020.

Nell’ambito del risparmio energetico, le misure previste nella formulazione del Paee prevedono il superamento dell’obiettivo prefissato attraverso un impiego prioritario degli strumenti del conto termico, delle detrazioni fiscali e dei certificati bianchi. Questi tre diversi strumenti agiscono su altrettante linee della politica energetica attraverso misure incentivanti diversificate: il conto termico sulla produzione di energia termica da fonti rinnovabili, le detrazioni fiscali principalmente sul risparmio energetico nel settore edile e i certificati bianchi sull’efficienza energetica. Si tratta di strumenti articolati e complessi, soggetti nel tempo a progressive revisioni normative (cfr. Paee 2014).

Tuttavia, non sono stati considerati gli effetti derivanti dall’applicazione di alcune direttive comunitarie (ad esempio la Energy Performance of Buildings Directive, direttiva 2010/31/UE e Ecodesign Directive, direttiva 2009/125/CE) e dal recepimento della direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica. Inoltre, non è stato considerato il possibile contributo all’efficienza energetica delle misure di policy promosse a livello territoriale e finanziate anche attraverso i fondi strutturali. Ne deriva la seguente riflessione: gli obiettivi nazionali avrebbero potuto essere ancor più ambiziosi.

1.7 Gli obiettivi locali: il Burden Sharing in Alto Adige

Il decreto del Ministero dello Sviluppo del 15 marzo 2012 sul burden sharing assegna ad ogni regione e provincia autonoma un obiettivo minimo di incremento dell’energia prodotta da fonti rinnovabili – nei settori elettrico, termico e dei trasporti – necessario al raggiungimento dell’obiettivo nazionale di riduzione del consumo finale lordo, e ne disegna la traiettoria. Sebbene questo obiettivo sia complessivamente del 17 per cento solo il 14,3 per cento è ripartito, poiché “il consumo di biocarburanti per trasporti e le importazioni di energia rinnovabile da stati membri e da paesi terzi” sono considerate di competenza nazionale.

Tab. 1: Traiettoria dell’obiettivo annuo nazionale italiano

Anni

Anno iniziale di riferimento

2012

2014

2016

2018

2020

Fonti Energetiche Rinnovabili (%)

5,3

8,2

9,3

10,6

12,2

14,3

Fonte: rielaborazione propria suI dati del Decreto del Ministero dello Sviluppo del 15 marzo 2012.

L’azione delle regioni e province autonome segue molteplici linee di intervento, in particolare:

lo sviluppo di modelli di intervento per l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili su scala distrettuale e territoriale;

l’integrazione intersettoriale;

attività finalizzate all’accesso agli strumenti nazionali di sostegno e alla diffusione degli strumenti del finanziamento tramite terzi e dei servizi energetici.

Alle regioni e province autonome è chiesto inoltre di incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili, fornire programmi di formazione e promuovere la realizzazione di reti di teleriscaldamento. Per la Provincia autonoma di Bolzano il decreto prevede nel 2020 il valore obiettivo del 36,5 per cento di energia – sia termica che elettrica – prodotta da fonti rinnovabili e inoltre individua un valore, non vincolante, di riduzione del consumo finale lordo.

Tab. 2: Traiettoria dell’obiettivo annuo della Provincia Autonoma di Bolzano

Anni

Anno iniziale di riferimento

2012

2014

2016

2018

2020

Fonti Energetiche Rinnovabili (%)

32,4

33,8

33,9

34,3

35,0

36,5

Consumi finali lordi (ktep)

1.361

1.314

1.316

1.319

1.321

1.323

Fonte: rielaborazione propria sui dati del Decreto del Ministero dello Sviluppo del 15 marzo 2012.

Altre sezioni del decreto individuano lo sviluppo atteso delle fonti rinnovabili elettriche e termiche in provincia autonoma di Bolzano – sempre per il 2020 – rispetto all’anno iniziale di riferimento. La modalità di definizione dell’anno inziale di riferimento varia per le diverse componenti energetiche (cfr. decreto del Ministero dello Sviluppo del 15 marzo 2012).

Tab. 3: Sviluppo delle Fonti Energetiche Rinnovabili (FER) fino al 2020 nella Provincia Autonoma di Bolzano

Tipologia

Consumi FER all’anno iniziale di riferimento

Consumi FER
al 2020

Variazione

(ktep)

(ktep)

(ktep)

%

Elettriche

407

401

–6

–1 %

Termiche

34

81

47

138 %

Fonte: rielaborazione propria sui dati del Decreto del Ministero dello Sviluppo del 15 marzo 2012.

Riassumendo, il burden sharing, la Strategia energetica nazionale (Sen) e il Piano di Azione per l’efficienza energetica (Paee) rappresentano i principali documenti programmatici del nostro Paese in tema di sviluppo energetico, con i quali le regioni e le province autonome sono chiamate a confrontarsi nell’elaborazione o revisione dei propri piani e strategie.

2. Retrospettiva locale: il Piano energetico del 1997 della
Provincia autonoma di Bolzano

2.1 Struttura generale del Piano energetico e previsione per il 2005

Il Piano di sviluppo e coordinamento territoriale (Lerop) della Provincia autonoma di Bolzano del 1995, individua alcune materie, tra cui l’energia, per le quali è prescritta l’elaborazione di uno specifico piano di settore in grado di rendere concreti gli obiettivi, i principi ed i modelli in esso esposti. Il Piano energetico provinciale (Pep) è stato approvato dalla Giunta provinciale con la delibera n. 7080 del 1997, sebbene gli studi preparatori fossero stati avviati già alcuni anni prima (cfr. Pep 1997, 1-4).

Il Pep è un piano complessivamente snello, nel quale i paragrafi tematici sono costruiti da una parte ricognitiva/descrittiva e conclusi da “provvedimenti” che costituiscono lo spunto propositivo.10 Il quadro conoscitivo offre una panoramica aggiornata al 1993 della provincia autonoma di Bolzano in materia di consumi energetici, emissioni di CO2, estensione e consistenza delle reti energetiche, modalità di produzione locale dell’energia. Il settore dei trasporti non è preso in considerazione dal Pep, sebbene il piano ne riconosca il notevole impatto ambientale.

Formalmente il Pep è articolato in quattro capitoli, esclusa l’introduzione, che affrontano nell’ordine:

quadro politico energetico generale;

bilancio energetico e delle emissioni al 1993, previsioni e obiettivi per il 2005;

risultati di risparmio energetico conseguibili nei diversi settori;

fonti rinnovabili e riordino del settore dell’energia elettrica.

Il contesto politico e legislativo europeo è dato da alcune proposte di direttive11 e da direttive per l’impiego razionale dell’energia12, mentre a livello nazionale il riferimento è costituito dal Piano energetico nazionale – che prevede fino all’anno 2000 un risparmio di energia primaria dell’11 per cento circa rispetto al consumo dell’anno 1991 – e dalle leggi n. 9 e n. l0 del gennaio 1991.

È inoltre analizzato l’ammontare dei contributi a fondo perduto per l’isolamento termico di edifici esistenti, il recupero di calore e per l’ammodernamento dell’im­pian­to di riscaldamento, erogati dalla legge provinciale n. 4 del 1993 secondo il criterio del rapporto tra capitale investito ed energia primaria risparmiata ed in generale l’economicità del provvedimento” (Pep 1997, 4).

I tratti salienti della situazione di partenza al 1993 sono sintetizzabili in un consumo energetico di 6.840 milioni di kWh (senza traffico), così ripartito in percentuale: 26,3 per cento energia elettrica, 46,7 per cento prodotti petroliferi, 16,5 per cento metano, 9,5 per cento legna da ardere, 0,4 per cento carbone e 0,6 per cento altre fonti (tra cui energia solare).

Secondo le stime del Pep il 36 per cento circa di energia consumata in Alto Adige deriva da fonti pulite locali – principalmente idroelettrico e legna da ardere – con un conseguente valore di emissione, per la quota non rinnovabile, pari a 1.089.000 tonnellate di CO2 annue. Si noti che nella stima delle emissioni all’energia elettrica viene assegnato un fattore d’emissione di CO2 pari a zero, poiché il bilancio della produzione locale idroelettrica è sempre positivo rispetto al consumo. Ugualmente per la legna poiché si suppone che la quantità di CO2, liberata durante la combustione sia identica a quella assorbita dalla crescita delle piante (cfr. Pep 1997, 10-11).

La ripartizione dei consumi assegna il 48 per cento al settore domestico, il 28 per cento all’artigianato e terziario, il 22 per cento all’industria e 2 per cento all’agricoltura. Si noti che il valore percentuale dell’industria non compare nel Pep, ma è desumibile per differenza e convertendo il dato di 1.500 milioni di kWh (cfr. Pep 1997, 7-8, 23).

Tab. 4: Bilancio energetico per l’Alto Adige, 1993 (senza il traffico)

Totale

Energ. El.

Metano

Gas­olio

Olio pes.

Cherosene

GPL

Car­bone

Legna

Tele­riscald.

Rifiuti gas depur.

Altre

Mio kWh

Mio kWh

1000 cbm

t

t

t

t

t

fm

Mio kWh

Mio kWh

Mio kWh

Ricavo

6.293

5.498

272.000

120

22

Importazione/acquisto

4.388

118.157

251.040

4.400

330

12.100

3.410

Disponibilità

10.681

5.498

118.157

251.040

4.400

330

12.100

3.410

272.000

120

22

Esportazione/cessione

3.539

3.539

Consumo di energia primaria

7.142

1.959

118.157

251.040

4.400

330

12.100

3.410

272.000

120

22

Impiego trasformazione

5

2.468

40

120

Produzione da trasformazione

12

23

Perdite/consumo proprio

171

1.844

Consumo finale di energia in m3, t, ecc.

1.795

113.845

251.000

4.400

330

12.100

3.410

272.000

23

22

Agricoltura e foreste

109

1.566

500

100

0

Industria

695

34.279

25.000

4.400

2.250

1.110

34.000

Artigianato/terziario

591

29.500

68.300

5.250

200

59.000

2

Usi domestici

400

48.500

157.200

330

4.500

2.100

179.000

21

22

Consumo finale di energia in Mio kWh

Agricoltura e foreste

132

109

15,5

06,0

0,0

0,0

1,3

0,0

0,0

0,0

0,0

Industria

1.501

695

339,4

297,5

50,2

0,0

28,6

9,2

81,6

0,0

0,0

Artigianato/terziario

1.908

591

292,1

812,8

0,0

0,0

66,7

1,7

141,6

2,3

0,0

Usi domestici

3.298

400

480,2

1.870,7

0,0

3,9

57,2

13,7

429,6

21,1

21,6

Energia finale in Mio kWh/a

6.839

1.795

1.127,1

2.986,9

50,2

3,9

153,7

24,5

652,8

23,4

21,6

Fonte: PEP 1997, 9.

Per quanto riguarda le proiezioni future il Pep formula il seguente scenario:

Con le supposizioni fatte il consumo di combustibile aumenta nell’anno 2005 a 6.140 milioni di kWh e quello dell’energia elettrica a 2.180 milioni di kWh, il consumo globale raggiungerà quindi 8.320 milioni di kWh. Questo corrisponde ad un incremento del consumo pari al 21,4 per cento rispetto al 1993. Il valore delle emissioni di CO2 arriva a 1.585.800 t all’anno, il 45 per cento in più del 1993. L’aumento deriva dalla crescita della popolazione e dell’economia, dall’aumento delle abitazioni e di altri edifici. Anche la trasformazione delle abitazioni non o parzialmente riscaldate in abitazioni riscaldate completamente, contribuisce in questo senso. Si presume che entro il 2005, la superficie delle abitazioni parzialmente riscaldate scenderà dal 19 per cento al 7,5 per cento (Pep 1997, 13).

Date queste conclusioni, il Pep sottolinea come:

L’obiettivo per soddisfare in futuro il fabbisogno energetico dev’essere il raggiungimento di un equilibrato mix di fonti energetiche in modo da non dover dipendere da un’unica fonte (Pep 1997, 12).

A questo scenario tendenziale il Pep contrappone uno scenario di risparmio energetico nel 2005 che a fronte di una lieve diminuzione dei consumi (– 2 per cento) comporta un sensibile risparmio di emissioni climalteranti (– 15 per cento) e propone una serie di misure da attuare coerentemente con tale proposizione.

2.2 Misure e provvedimenti specifici

La funzione di indirizzo del piano si articola in tre macro aree di provvedimenti, per le quali si utilizza come criterio di valutazione la possibile riduzione di CO2 rispetto allo scenario tendenziale13:

riduzione dell’energia per riscaldamento negli edifici (– 26 per cento);

sostituzione dei combustibili (– 25 per cento);

riduzione del consumo esistente di energia elettrica e maggior produzione

(– 49 per cento).

Nell’area “riduzione dell’energia per riscaldamento” più della metà del risultato complessivo è attribuito alla possibilità di migliorare l’efficienza degli impianti termici, ed in subordine ad un miglior isolamento degli edifici nuovi e risanamento degli esistenti.

Per quanto riguarda la sostituzione dei vettori energetici, oltre ad un apporto energetico pulito tramite collettori solari (obiettivo 215.000 mq nel 2005), sono la metanizzazione del territorio (fino a coprire il 50 per cento del fabbisogno di combustibili locali nel 2005) e l’espansione delle reti del teleriscaldamento (preferibilmente a biomassa) ad essere considerate azioni prioritarie per l’abbandono del carbone. Tali interventi richiedono, per le loro caratteristiche di infrastruttura di rete e per i notevoli investimenti, una corretta programmazione, collocazione geografica e determinazione di target (cfr. Pep 1997, 43):

Uno sviluppo non coordinato, come è avvenuto qualche decennio addietro per le reti di distribuzione dell’energia elettrica, comporterebbe un ripetersi di problemi solo difficilmente riparabili. Serve una […] elaborazione di piani comunali per l’approvvigionamento energetico, nei quali viene esaminata la possibilità di costruire delle reti per il teleriscaldamento (con delle incentivazioni da parte della Giunta provinciale) (Pep 1997, 45).

La terza area, che comprende sia il risparmio di energia elettrica, sia la produzione di energia pulita, individua nello sviluppo del comparto idroelettrico l’elemento potenzialmente più rilevante per la riduzione delle emissioni:

Se entro il 2005 verranno realizzati i 3/4 dei progetti elencati nel cap. 5.2., la produzione annua di energia elettrica aumenterà di 600 milioni di kWh (l’11 per cento in più di oggi). L’effetto CO2 sarebbe di 363.000 t/a, corrispondente ad una riduzione maggiore di quella realizzabile attraverso tutti i provvedimenti per il risparmio, sul riscaldamento o attraverso la sostituzione delle forme energetiche da attuare in Alto Adige (Pep 1997, 16).

Il quarto capitolo del Pep analizza nel dettaglio i possibili provvedimenti da attuare per raggiungere gli obiettivi. Nell’ambito domestico grande attenzione è dedicata all’analisi del fabbisogno termico per il riscaldamento degli edifici esistenti ed alla definizione di un possibile target di prestazione energetica minima sia per le ristrutturazioni che per le nuove costruzioni. Un risanamento energetico degli edifici esistenti è indicato come economicamente vantaggioso sino a quelli realizzai entro il 1982, in ragione dell’ottenimento di un valore finale di circa 60 kWh/mq anno. Per le nuove costruzioni si ipotizza invece un intervallo tra 71 kWh/mq anno per le case familiari e 45 kWh/mq anno per i condomini. Sulla base di tali valori il Pep propone l’introduzione di standard minimi di riferimento nelle disposizioni edilizie.

Per sostenere l’attuazione di tali interventi, alla Giunta provinciale è chiesto di collaborare con gli istituti bancari per ottenere mutui a tasso agevolato. Per gli impianti termici e generatori di calore, a fronte di un sostanziale giudizio di vetustà generale nel panorama provinciale, l’indicazione è quella di proseguire con la campagna di sostituzione secondo la legge provinciale n. 4 del 1993, elevando i rendimenti minimi, e istituendo controlli sulle emissioni.

Per il settore delle piccole aziende, terziario e alberghiero non sono formulati provvedimenti aggiuntivi rispetto al settore domestico, evidenziando comunque come la spesa energetica elettrica e per il riscaldamento delle strutture alberghiere incida notevolmente sul fatturato e rappresenti un notevole risparmio potenziale. In agricoltura per ridurre la spesa energetica dei magazzini frigoriferi il Pep ipotizza la possibilità di realizzare strutture sotterrane come nei paesi scandinavi (cfr. Pep 1997, 23). Nel comparto industriale il Pep stima che nel 2005 il potenziale di risparmio per il riscaldamento sia del 12 per cento e per l’energia elettrica del 6 per cento sebbene sia necessario approfondire le condizioni generali dell’attuale produzione energetica e del rispettivo utilizzo nel settore, osservando acutamente come:

[…] a direttori ed a titolari d’azienda, non è necessario fornire delle nozioni tecniche specifiche in materia di energia; piuttosto è indispensabile fornire delle indicazioni economiche di massima sui potenziali di risparmio, sui provvedimenti organizzativi, sulle possibilità d’informazione e di finanziamento […] (Pep 1997, 24).

Per il raggiungimento dei target sono considerati cruciali l’acquisizione e la sistematizzazione dei dati sui consumi energetici degli impianti di riscaldamento, lo svolgimento di una funzione guida della pubblica amministrazione, attraverso un risanamento modello in edifici pubblici e scuole e l’addestramento del personale addetto all’esercizio e alla manutenzione degli impianti. Il sistema di informazione e consulenza è immaginato accessibile e capillare sul territorio:

[…] il servizio d’informazione e di consulenza già esistente in Alto Adige dovrà essere esteso. Per sfruttare in modo efficiente il potenziale del risparmio energetico, la popolazione dovrà poter contare su un servizio di consulenza specifico sia a livello comunale che a livello provinciale e dovrà essere costituita un’Agenzia per l’energia dell’Alto Adige (Pep 1997, 25).

2.3 Il ruolo delle energie rinnovabili e il riordino del settore dell’energia elettrica

Il quinto e conclusivo capitolo del Pep affronta le possibilità di un approvvigionamento energetico più ecologico analizzando le diverse fonti rinnovabili, le reti e le ipotesi di riordino del settore per l’energia elettrica. Il comparto fonti rinnovabili non idroelettriche è rappresentato prevalentemente da legna da ardere ed energia solare, oltre a fonti minori quali eolico, geotermico e biogas da reflui e rifiuti.

La legna da ardere costituisce la più importante fonte energetica pulita dopo la forza idraulica in Alto Adige e il Pep basa le proprie ipotesi sulla “possibilità di poter aumentare a breve scadenza l’offerta per legna da ardere portandola a 140.000 mst senza arrecare danni al bosco [e di utilizzare un] volume di scarto di prodotti dalle segherie di 250.000 mst.” (Pep 1997, 28), prevalentemente in centrali di teleriscaldamento. Pertanto il Pep considera corretta una loro incentivazione, oltre a quella di impianti di minori dimensioni, sia domestici che aziendali, a condizione che impieghino tecniche di combustione a basso contenuto di emissioni.

Interessante è il paragrafo dedicato all’energia solare che lascia grande spazio alla componente termica dei collettori solari, mentre il fotovoltaico è stimato non avere un’importanza significativa nell’economia dell’energia fino al 2005.14 Riguardo al solare termico, il Pep riconosce una situazione di partenza molto favorevole, con una superficie di collettori installati al 1993 di 36.340 mq, che rappresenta un valore pro capite cinque volte superiore rispetto alla media Ue e propone di aumentate le incentivazioni.

Il Piano relega ad un ruolo del tutto marginale lo sviluppo delle altre fonti:

l’energia eolica per la conformazione specifica del territorio;

il biogas da reflui zootecnici poiché l’allevamento di bestiame non è tra le peculiarità territoriali;

lo sfruttamento dell’energia geotermica per la mancanza di dati su possibili risorse geotermiche locali.

Per la valorizzazione energetica dei rifiuti e delle acque reflue nelle infrastrutture esistenti o future (inceneritori, discariche, depuratori) il Pep raccomanda di integrare tale aspetto nelle progettazioni fin dalle fasi iniziali di elaborazione dei progetti.

Un’ampia sezione del Pep, date le caratteristiche orografiche del territorio e la data di redazione del documento, è dedicata alla situazione del settore idroelettrico, non solo per quanto attenga tecnicamente la generazione di energia, ma soprattutto per come questa venga distribuita, sia a livello di infrastruttura che di mercato e di attribuzione di concessioni:

[…] le centrali idroelettriche Enel si trovano in una situazione particolare. Per queste non esiste oggi una data di scadenza della concessione. È probabile che per il futuro l’Enel, come industria privata, non potrà più contare su questo diritto speciale (Pep 1997, 36).

Le 25 grandi centrali idroelettriche dell’Alto Adige (con una potenza nominale superiore a 3 MW) producevano nel 1993 circa il 93 per cento di tutta l’energia elettrica ricavata dalla forza idraulica, con una produzione mensile sempre maggiore dei consumi locali, ma il Pep rammenta come una corretta utilizzazione economica ed ecologica delle stesse sia possibile solo attraverso una conduzione in collegamento con le centrali termiche attraverso la rete nazionale ad alta tensione e ancor di più attraverso una rete europea. Il Pep identifica un potenziale aggiuntivo futuro di oltre 800 GWh, pur preventivandone uno inferiore effettivamente realizzabile per il 2005, in ragione degli iter autorizzativi e dell’effettiva fattibilità.

Interessanti riflessioni sono proposte dal Pep, sia su come “le condizioni generali a livello europeo e nazionale avranno una notevole influenza sull’economicità di nuovi impianti, per esempio la liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica”,15 sia sulla nuova normativa (legge provinciale n. 27 del 1992) che prevede la Valutazione di impatto ambientale (Via) introdotta dalla direttiva comunitaria 85/337/CEE per nuovi progetti di centrali idroelettriche con una potenza media superiore a 3 MW.

In conclusione il Pep ipotizza i seguenti provvedimenti per il settore:

elaborazione di piani quadro per l’utilizzazione dell’acqua nelle singoli valli, al fine di valutare i singoli progetti in una visione complessiva e successiva valutazione di impatto ambientale dei singoli progetti;

formulazione di raccomandazioni ai gestori degli impianti per aumentarne il rendimento, per una migliore tutela dell’ambiente e valutazione di possibile incremento nell’utilizzo delle acque in estate.

Il Pep conclude il capitolo affrontando due problematiche sostanziali del settore:

[…] per molte delle grandi centrali idroelettriche non è attualmente definita la durata di concessione o essa è stata prorogata provvisoriamente. Questa situazione non soddisfa né la Provincia né gli esercenti delle centrali idroelettriche. L’attuale struttura per la distribuzione dell’energia elettrica, con un gran numero di piccole zone servite, non è da ritenere altrettanto ottimale per la Provincia (Pep 1997, 47).

Sono quindi ipotizzate tre diverse opzioni risolutive:

costituzione di più consorzi comunali per l’approvvigionamento di energia elettrica;

concentrazione delle aziende comunali distributrici di energia elettrica in un’unica impresa provinciale;

costituzione di una società per azioni per la distribuzione provinciale dell’energia elettrica.

Valutati i possibili benefici, la considerazione finale esprime come attualmente, la forma organizzativa di una società per azioni appare come quella più adeguata per una società operante in tutta la provincia (opzione 3)” (Pep 1997, 48).

3. Governance oggi e nei prossimi anni: il Klimaplan 2050

3.1 Verso il ClimaLand

La “Strategia per il clima energia – Alto Adige – 2050”, conosciuta anche come “Klimaplan 2050”16, approvata dalla deliberazione della Giunta provinciale n. 940 del 2011, segna la nuova tappa delle politiche energetiche dell’Alto Adige.

Il corposo documento è suddiviso in due distinte sezioni. La prima (parte A) rappresenta la strategia provinciale in senso stretto, sintetizzabile in questi passaggi fondamentali:

L’Alto Adige intende assumersi la piena responsabilità della tutela del clima. […] In virtù della propria posizione favorevole, dell’autonomia di cui gode e delle specificità della sua economia, e alla luce degli sforzi già compiuti in questa direzione, […] Energia-Alto Adige-2050 indica la strada che l’Alto Adige intende seguire per diventare un ClimaLand riconosciuto a livello internazionale […] (Klimaplan 2011, 7).

La seconda (parte B) illustra il bilancio energetico e delle emissioni di CO2 dell’Alto Adige e fornisce informazioni generali di contesto. La visione generale per il 2050 prevede obiettivi intermedi per il 2020 e monitoraggi quinquennali per correggere, integrare ed ampliare le misure adottate (Klimaplan 2011, 19). Il Klimaplan considera particolarmente rilevanti:

le sinergie intersettoriali, per valorizzare punti di forza e pervenire conflitti di interesse;

la metabolizzazione del concetto di sostenibilità da parte della società locale;

l’identificazione del contesto locale come parte di un sistema globale con cui interagire.

3.2 Linee guida strategiche

Le linee guida strategiche del Klimaplan sono raggruppate in cinque diverse categorie e perseguono prioritariamente “un utilizzo intelligente dell’energia che consiste nell’evitare un consumo inutile [e in subordine la] sostituzione delle fonti energetiche fossili e l’aumento dell’energia rinnovabile” (Klimaplan 2011, 30). In attuazione di tale logica si pone la ricerca del “negawatt”, intesa come potenza elettrica che può essere diminuita attraverso il risparmio e l’efficienza energetica (cfr. Klimaplan 2011, 89).

In primis sono esplorate le possibili misure locali in grado di influenzare il prezzo, l’offerta e la domanda di energia, agendo sia attraverso meccanismi premiali diretti (quali incentivi e sgravi fiscali) che indiretti, quali tassazioni specifiche. Il Klimaplan suggerisce in particolare per il settore domestico (per le famiglie) di stimolare il cambiamento di mentalità, introducendo incentivi all’efficienza energetica in ambito edilizio e urbanistico, poiché tali utenti hanno “certa riluttanza ad affrontare un intervento di miglioramento dell’efficienza energetica dell’immobile” (Klimaplan 2011, 36).

Formazione, sensibilizzazione e strategie d’informazione sono trattate come elementi fondamentali da promuovere concretamente, soprattutto tramite la diffusione delle classificazioni energetiche, che, come dimostra l’esempio CasaClima, consentono di aumentare il livello di accettazione di successivi standard minimi obbligatori. La Provincia stessa dovrà premiare il requisito dell’efficienza energetica nelle gare d’appalto, non solo per essere d’esempio, ma per orientare il mercato locale, in forza del suo potere d’acquisto.

Per la riqualificazione energetica degli edifici e delle reti (ad esempio della pubblica illuminazione) è sollecitato il ricorso a fornitori di servizi energetici e a modelli di contracting innovativi, quali il finanziamento tramite terzi e le Energy Service Companies (Esco). Inoltre, per gli edifici, “è da valutare se la riqualificazione energetica […] può avvenire […] anche attraverso l’aumento della cubatura accessibile al libero mercato” (Klimaplan 2011, 43).

3.3 Assi di intervento

I sei assi strategici di intervento definiscono per i diversi settori gli obiettivi specifici (finali ed intermedi) e le scadenze temporali.

Il primo asse riguarda l’evoluzione delle reti energetiche verso il modello smart grid, nel quale si ipotizza di ottimizzare lo sfruttamento delle fonti rinnovabili attraverso una modulazione dei consumi e della produzione, un’efficiente distribuzione locale e transfrontaliera un’integrazione dei sistemi di accumulo. Il Green Corridor del Brennero è indicato come asse preferenziale. È previsto che siano avviati studi e progetti nel primo quinquennio del Klimaplan.

Gli interventi immaginati nel secondo asse per un utilizzo razionale e intelligente dell’energia riguardano soprattutto il tessuto edilizio, dall’edificio ai sistemi urbani. Per gli edifici il Klimaplan prevede una vasta gamma di target progressivamente più ambiziosi nel tempo, in termini di contributo delle fonti rinnovabili e aumento delle prestazioni energetiche complessive.

Alle imposizioni normative ed ai controlli, saranno affiancate misure di incentivazione, di sensibilizzazione ed informazione. A livello territoriale è previsto che le questioni energetiche siano trattate in sinergia con quelle climatiche, affidando ai centri principali (Bolzano, Merano, Bressanone e Brunico) il ruolo guida di Green City, prevedendo per il 2018 l’obbligatorietà di specifici piani di risparmio. Per il settore produttivo è richiamata la collaborazione con le associazioni degli imprenditori e la volontà di non insediare nuove attività che abbiano un indicatore “valore aggiunto/consumo di energia” non soddisfacente. La maggior parte delle misure ed obblighi pervisti in questo asse ricadono nel primo quinquennio del Klimaplan.

L’elevato onere del potenziale di risparmio energetico dovuto alla riqualificazione di edifici esistenti e alla realizzazione di nuovi edifici sostenibili è sottolineato dalla presenza di un ulteriore specifico asse di intervento. Le misure riguardano principalmente le possibilità di assorbire l’incremento dei costi aggiuntivi rendendo disponibile un bonus di cubatura da porre sul mercato, per riattivare il settore dell’edilizia e stimolare interventi sul patrimonio esistente. Incentivi o finanziamenti saranno subordinati a criteri specifici:

Gli incentivi continueranno ad essere concessi per eseguire lavori di isolamento termico su edifici in possesso di una concessione edilizia rilasciata prima del 12 gennaio 2005, purché sia rispettato lo standard CasaClima C. La produzione di calore da fonti energetiche rinnovabili sarà incentivata per quegli edifici in possesso di una concessione edilizia rilasciata prima del 14 dicembre 2009 e conformi allo standard CasaClima C. Le nuove costruzioni, ovvero gli edifici provvisti di concessione edilizia rilasciata dopo il 14 dicembre 2009, dovranno conformarsi allo standard CasaClima A. Dagli incentivi sono sempre esclusi gli impianti situati in zone servite da centrali di teleriscaldamento (Klimaplan 2011, 51).

Molte delle misure ipotizzate dal Klimaplan nel 2011 sono state ad oggi recepite nella legislazione urbanistica ed edilizia.

Nell’asse di intervento “utilizzo delle energie rinnovabili” sono trattate tali fonti e tecnologie, ad eccezione del solare termico, già trattato dal Klimaplan in relazione agli impianti di acqua calda sanitaria. Per l’idroelettrico le indicazioni prevalenti riguardano l’ottimizzazione della produzione, il rispetto del deflusso minimo vitale e la valutazione degli effetti ambientali, anche delle piccole centrali in una logica di sistema di bacino. Per il fotovoltaico sono definiti gli obiettivi di potenza installata (300 MW per il 2020 e 600 MW per il 2050) e di diffusione della tecnologia sulle coperture degli edifici. Sono inoltre esplicitate due misure urbanistico-edilizie: una restrittiva che vieta installazioni a terra in spazi aperti e una propositiva con l’obbligo di progettare gli edifici industriali per accogliere sulle coperture tali installazioni.

A sostenere gli investimenti nel fotovoltaico sono immaginate una “borsa del sole”, che individui i tetti disponibili allo sfruttamento, e la possibilità di concedere le coperture degli edifici pubblici ai privati interessati. Per la cogenerazione si prevede l’aumento degli impianti, privilegiando la componente termica, e valutando performances e impatti ambientali nell’impiego di biocarburanti. In ambito privato sono previsti incentivi per pompe di calore geotermiche e impianti a biomassa, e controlli sui possibili aspetti negativi: esalazioni di gas radon per le prime, emissione di NOx per i secondi. Per la geotermia profonda va verificato il potenziale geotermico territoriale e degli scarichi dei grandi tunnel.

Impianti a biogas che sfruttano reflui zootecnici, dovranno essere localizzati “in modo da ridurre al minimo le distanze per la fornitura delle sostanze biogene in modo che non superino i 20 km” (Klimaplan 2011, 53), riservando incentivi solo a quelli cogenerativi. Per i rifiuti non vengono formulate considerazioni propositive, è solo richiamato l’elevato potenziale dell’impianto di incenerimento di Bolzano, “utilizzato per l’approvvigionamento di calore ad alcuni quartieri della città e a grandi utenti durante i mesi invernali e per il raffrescamento durante i mesi estivi” (Klimaplan 2011, 53).

Infine, il Klimaplan richiede per l’eolico, similmente al fotovoltaico a terra, misure di tipo urbanistico, che subordinino l’autorizzazione degli impianti al rispetto di criteri localizzativi, economici ed ecologici.

L’asse strategico “misure generali di prevenzione nella tutela climatica” affronta trasporti e mobilità, pianificazione, ambiente e agricoltura. A quest’ultima saranno rivolti incentivi per l’acquisto di macchine agricole in forma collettiva, per un miglior ammortamento e manutenzione, e promozione del consumo di prodotti locali nella strutturazione dei bandi per appalti pubblici. Le misure previste nel settore dei trasporti dovranno affrontare molteplici punti, sia in termini strutturali (riduzione della domanda, sposamento trasporto passeggeri dal privato a pubblico, riordino della logistica delle merci nell’area di Bolzano), che infrastrutturali (ottimizzazione dell’esistente), che tecnologici (aumento dell’efficienza e sostituzione: “entro il 2025 nelle zone urbane saranno utilizzati unicamente veicoli del Tpl a zero emissioni […] procedendo poi alla sostituzione totale della flotta di veicoli entro il 2050” (Klimaplan 2011, 56).

Alla Provincia inoltre il compito di fornire le infrastrutture necessarie alla diffusione dei veicoli elettrici (stazioni di ricarica in punti strategici, anche attraverso l’impiego dell’idrogeno) e differenziare la tassazione in base all’efficienza energetica e alimentazione dei veicoli (elaborando una etichetta energetica facilmente comprensibile analoga a quella di CasaClima).

I provvedimenti relativi alla pianificazione del territorio e all’ambiente hanno lo scopo di introdurre già nella fase di organizzazione (o riorganizzazione nel caso dei progetti Green City) del territorio e degli insediamenti le precondizioni per la sostenibilità ambientale e la neutralità climatica. Si tratta di disposizioni da incorporare nei Piani urbanistici comunali (Puc), nei regolamenti edilizi e nei bandi di appalti pubblici, per favorire la progettazione bioclimatica (massimizzazione degli apporti energetici positivi naturali del sito, quali utilizzo di luce solare, ventilazione naturale, eccetera), la realizzazione di edifici compatti, con un rapporto favorevole tra superficie esterna e volume, che disperdano meno calore, e di edifici a zero emissioni. L’attenzione è posta sia alla fase progettuale e di realizzazione degli interventi, che alla gestione nel tempo, attraverso una rendicontazione e un bilancio di sostenibilità, comprensivo dei costi indiretti.

Il sesto ed ultimo asse strategico, denominato “innovazione e transfer del know how ” sottolinea l’importanza di un’azione trasversale, coordinata (istituzione di un’agenzia per l’energia) e collaborativa nell’attuazione delle misure tra i diversi ambiti di competenza, sia a livello locale (intersettorialità) che territoriale (transnazionalità). Uno stretto rapporto tra clima (cambiamenti climatici), ambiente (acque/precipitazioni) ed energia (emissioni) è sottolineato dalla volontà di elaborare studi specifici su tali argomenti in diversi settori. Istruzione, formazione (per cittadini e per tecnici), sensibilizzazione e ricerca applicata sono immaginate, ciascuna per specifico livello, ambito di competenza e target di riferimento come strumenti essenziali per la prosecuzione in un impiego consapevole dell’energia e di diffusione tecnologica nel presente e nel futuro.

3.4 Il bilancio energetico e delle emissioni in Alto Adige

La parte B del Klimaplan oltre alle sezioni dedicate al bilancio energetico e delle emissioni di CO2 in Alto Adige per il 2008 e al riepilogo delle misure già attuate e dei risultati conseguiti, offre una panoramica generale su fonti energetiche rinnovabili e non, stime sulla consistenza delle riserve e proiezioni sui costi di approvvigionamento. Fornisce inoltre un esteso resoconto su principi di politica energetica e quadro generale delle politiche climatiche, una panoramica degli accordi internazionali e di cooperazione transfrontaliera alpina.17

In particolare, i dati esposti nel bilancio riportano:

un consumo di 11.883 GWh (2011), ovvero 23.819 kWh pro capite all’anno di energia ed emissione di quasi 5 tonnellate di CO2, valori che escludendo i trasporti decrescono a 8.222 GWh (2008) pari a 16.482 kWh e 2,63 tonnellate pro capite all’anno18;

il 37,9 per cento dei consumi energetici coperti delle fonti rinnovabili, che escludendo i trasporti cresce al 53,5 per cento, con il continuo primato dell’idroelettrico rinnovabile, sebbene sia aumentato il consumo di biomasse legnose.

Tab. 5: Il bilancio energetico in Alto Adige – Panoramica in GWh

Fonti energetiche

Totale

Prodotti petroliferi

Energia rinnovabile

Combustibili liquidi (a)

Combustibili gassosi (b)

Energia idrica

Altre energie rinnovabili (c)

Energia prodotta

–5.504

1.673

7.177

Energia utilizzata totale

4.229

3.153

5.504

1.673

14.559

Consumo di energia

4.229

3.153

2.828

1.673

11.883

Energia esportata (d)

---

---

2.676

---

2.676

Il carbon fossile, la lignite, il coke e i prodotti carboniferi non energetici non sono utilizzati quasi per niente in Alto Adige. I dati non tengono conto della geotermia.

(a) I carburanti e i combustibili fossili comprendono gasolio, diesel e benzina.

(b) I combustibili gassosi comprendono gas naturale e GPL.

(c) Le altre fonti energetiche rinnovabili comprendono biomassa legnosa, energia eolica, solare termico, impianti fotovoltaici, rifiuti domestici, biogas e biocombustibili liquidi.

(d) Energia “esportata”: energia prodotta in Alto Adige ma consumata altrove.

Fonte: ASTAT 2011.

È inoltre segnalata la preoccupazione per il crescente fabbisogno di energia elettrica, che “in Alto Adige aumenta da anni del 3,5 per cento in media” (Klimaplan 2011, 88), anche se “la maggior parte dell’energia viene utilizzata in Alto Adige per fini termici, […] negli ultimi cinque anni (2004 - 2008), la crescita è stata pari a circa +9,1 per cento” (Klimaplan 2011, 97).

L’analisi del settore dei trasporti, sebbene condotta sulla base dei quantitativi di carburanti venduti in Alto Adige, ma non necessariamente consumati in loco,19 assegna al settore una delle maggiori responsabilità nelle emissioni di CO2 – 2,3 t pro capite all’anno – ipotizzando che i progressi nell’efficienza dei motori a scoppio saranno in parte neutralizzati da un incremento delle percorrenze (Klimaplan 2011, 83).

Sintetica è la descrizione delle modalità d’uso dei combustibili fossili negli altri settori, privato e dell’economia: i consumi di gasolio ed olio combustibile sono calati in maniera netta, mentre il gas naturale è divenuto la fonte energetica principale per il riscaldamento degli edifici, ed è previsto che i nuovi requisisti energetici degli edifici continuino a mantenere il trend. L’estesa disamina delle fonti rinnovabili, mostra come l’energia continui a derivare principalmente dall’idroelettrico (30 grandi centrali di potenza >3 MW), quindi dalla biomassa e solo per l’1,9 per cento da altre fonti.

In particolare, il Klimaplan dichiara:20

5.504 GWh da idroelettrico, dei quali 2.828 GWh consumati localmente, e circa un quarto del fabbisogno di corrente prodotto da centinaia di piccole centrali (748 con potenza installata < 220 kW);

1.459,5 GWh da biomasse, principalmente termici;

0,1 per cento di contributo dell’eolico;

0,2 per cento (54,6 MW installati) di contributo del fotovoltaico, e in questo caso si ritiene che il territorio offra potenziali maggiori dal punto di vista orografico e climatico;

114 GWh annui di energia termica da collettori solari termici (circa 200.000 mq installati);

111,0 GWh da impianti di cogenerazione, incluso l’inceneritore di Bolzano;

18,5 GWh di energia termica ed elettrica da biogas, e si stima un potenziale almeno quadruplo a medio termine da uno sfruttamento dei reflui zootecnici;

10 GWh di energia termica ed elettrica prodotta nei digestori degli impianti di depurazione dei fanghi;

5,112 MW di potenza installata di sonde geotermiche incentivate dalla Provincia.

Il Klimaplan analizza quindi gli esiti di due distinte politiche provinciali, sottolineando l’esito positivo degli sforzi tesi al passaggio alle fonti rinnovabili – biomasse – nella produzione di energia termica (Klimaplan 2011, 98) e di sensibilizzazione della popolazione al risparmio energetico (Klimaplan 2011, 102), ed espone in dettaglio gli investimenti della Provincia tra il 1995 e il 2008.

Le voci più rilevanti risultano essere il teleriscaldamento (565 milioni di euro), gli impianti di riscaldamento a cippato e pellet, l’installazione di collettori solari e gli interventi di miglioramento della coibentazione termica (174 milioni di euro). Gli impianti fotovoltaici si collocano in ultima posizione21.

Ad una valutazione del rapporto tra costo dei contributi ed energia risparmiata o sostituita, il Klimaplan osserva come

[…] le misure di coibentazione termica sono leggermente più care degli impianti di riscaldamento a biomassa, [ma consentono soprattutto] lo sfruttamento di negawatt aggiuntivi (Klimaplan 2011, 110).

e ancora “la misura più vantaggiosa è di gran lunga l’isolazione termica. […] si rivela decisamente più efficace e conveniente per un utente privato della sostituzione di una fonte energetica” (Klimaplan 2011, 112).

4. Sintesi comparativa e prospettive future

4.1 Dal Pep al Klimaplan: obiettivi e risultati

Pep e Klimaplan, per la diversità tecnica con cui sono concepiti, sono solo parzialmente confrontabili. L’enfasi posta su alcuni temi e il diverso grado di approfondimento di possibili interventi riflettono la diversità dei momenti di elaborazione e offrono spunti di riflessione.

Il Pep è un piano di settore energetico, indirizzato verso l’efficienza, la sostituzione delle fonti fossili e con un focus particolare sul settore elettrico (ed idroelettrico). Lo scenario tendenziale nel 2005 è confrontato con quello di risparmio ottenibile introducendo provvedimenti in specifici settori. È costituito da provvedimenti di indirizzo, non contiene prescrizioni da assumere obbligatoriamente nella formulazione di successivi atti normativi e non contiene misure o vincoli direttamente operativi a seguito della sua emanazione.

Il Klimaplan è concepito come una strategia territoriale, verso una visione di lungo termine (ClimaLand), e disegna una traiettoria con obiettivi finali ed intermedi da monitorare. Coinvolge, a vario titolo, numerosi stakeholders, quali:

policy makers locali (la stessa Giunta provinciale, gli amministratori di livello comunale) e il loro braccio operativo costituito da tecnici e funzionari;

mondo economico, imprenditoriale e professionale;

istituti di ricerca, formazione e istruzione di ogni livello22;

mezzi di comunicazione e associazioni;

cittadinanza.

Inoltre, affronta i diversi temi proponendo interventi che possano agire sulle tre componenti fondamentali che indirizzano la società:

prezzi, al fine di ridurre o aumentare i benefici marginali del singolo;

norme, per costringere l’azione entro confini accettabili;

governance, per sensibilizzare verso comportamenti spontanei positivi.

La sinergia tra tutela del clima, come obiettivo generale, e politiche per un impiego efficiente e razionale dell’energia è esplicitamente richiamata più volte, sottolineando come partecipazione e comunicazione mirata siano “la chiave del successo” e ricordando come la sostenibilità debba diventare la unique selling proposition dell’Alto Adige (cfr. Klimaplan 1997, 61-63). Molte misure indicate sono operative – possono essere attuate da specifici progetti o atti amministrativi – altre sono indicazioni strategiche da sviluppare in seguito.

Entrambi i documenti, oltre ad esporre dati indispensabili per fotografare la situazione attuale e tendenziale analizzano le specificità potenziali locali; il Klimaplan tuttavia pone in maggior risalto le condizioni quadro di natura amministrativa e la possibilità di indirizzare il comportamento specifico dei consumatori (Klimaplan 2011, 79), senza elaborare uno scenario energetico complessivo e delle emissioni in assenza di misure. Nella seguente tabella si propone un’operazione di confronto sintetica, da considerarsi un mero contributo conoscitivo.23

Tab. 6: Comparativa PEP 1997 – KLIMAPLAN 2011

Informazioni di base

PEP

KLIMAPLAN

Tipologia di strumento

Piano energetico di settore

Strategia per il clima e l’energia

Anno approvazione

1997

2011

Anno base di riferimento

1993

2008

Abitanti della Provincia

442.456 (ISTAT) *

498.857

Famiglie della Provincia

146.928 (ISTAT) *

200.146

Settori considerati

Residenziale

Terziario-artigianale

Agricolo

Industriale

Residenziale

Terziario-artigianale

Agricolo

Industriale

Trasporti

Energia prodotta

6.196 GWh**

7.177 GWh

Energia esportata

3.539 GWh

2.676 GWh

Consumi

6.840 GWh (senza trasporti)

8.222 GWh (senza trasporti)

11.883 GWh (con trasporti)

Consumi procapite

15.457 kWh (senza trasporti) **

16.482 kWh (senza trasporti)

23.819 kWh (con trasporti)

Emissioni CO2

1.091.000 t (senza trasporti)

1.310.036,8 t (senza trasporti)

2.426.140,5 t (con trasporti) **

Emissioni CO2 procapite

2,47 t (senza trasporti) **

2,63 t (senza trasporti)

4,9 t (con trasporti)

Consumi coperti da fonti rinnovabili (trasporti esclusi)

36,2% totale**

26,25% da energia elettrica

9,55% da legna

0,32% da altre rinnovabili**

53,5% totale

34,4% da energia elettrica (prevalentemente da centrali idroelettriche)

16,7% da biomassa

2,4% da altre rinnovabili
(gas di discarica, fotovoltaico, biogas, eccetera)

Scenario

PEP

KLIMAPLAN

Intermedio

Finale

Intermedio

Finale

Orizzonte temporale

2005

2020

2050

Scenario energetico senza misure

+ 21,4 %
(8.302 milioni di kWh)

Scenario emissioni senza misure

+ 45 % (1.585.800 t per anno)

Certificazione energetica

degli edifici

CasaClima

A-Nature

Riqualificazione energetica annua del patrimonio edilizio esistente

2,5 % annuo

Emissioni CO2

– 15 % (1993)

2 ton ­procapite**

annue

< 4 ton

procapite annue

< 1,5 ton

procapite annue

Consumi energetici

– 2,4 %

Totale (1993)

– 20 % consumi famiglie (2008)

– 35 % consumi famiglie (2008)

6.673 milioni di kWh

Potenza continua annua procapite

1.690 Watt **

(trasporti esclusi)

< 2.500 Watt

< 2.200 Watt

Energie rinnovabili

(copertura fabbisogno)

75 %

90 %

Energie rinnovabili

(potenza installa fotovoltaico)

300 MW

600 MW

Energie rinnovabili (consumi acqua calda sanitaria edifici)

25 %

(30 % turistici)

70 %

(80 % turistici)

Trasporto pubblico locale

Veicoli a zero emissioni in area urbana (2025)

Veicoli a zero emissioni

Piani energetici locali

20 % dei Comuni (2015)

Obbligatori per tutti i Comuni (2018)

Monitoraggio

Ogni 5 anni

Note:

* Altra fonte

** Rielaborazione propria su dati PEP 1997/KLIMAPLAN 2011

Fonte: rielaborazione propria.

I risultati più evidenti del Pep e dei suoi studi preparatori possono essere sinteticamente riassunti in:

creazione della Sel, in risposta alla necessità di riordino del settore dell’energia elettrica24;

consolidamento nelle politiche locali del sostegno alle energie rinnovabili – in particolare del solare termico e degli impianti di riscaldamento/teleriscaldamento a biomassa – e dell’efficienza energetica in edilizia, tramite la concessione di un contributo sulle spese di investimento;

contribuzione alla diffusione del sistema di classificazione energetica degli edifici e alla nascita dell’Agenzia CasaClima25.

rafforzamento dell’attività di educazione, sensibilizzazione e formazione tecnica svolta dalla Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente (Appa26) e dall’agenzia CasaClima27.

L’obiettivo riguardo al solare termico previsto dal Pep al 2005 sappiamo oggi essere stato praticamente raggiunto “consentendo di coprire più del 2 per cento del fabbisogno provinciale di calore” (Reichhalter et al. 2010, 21). Per quanto riguarda l’eolico la Provincia autonoma di Bolzano ha sostenuto economicamente solo l’installazione di generatori non connessi con la rete elettrica e recentemente ha emanato criteri di localizzazione vincolanti per le centrali eoliche28. I traguardi locali del fotovoltaico sono stati recentemente analizzati (Moser et al. 2013, 39), evidenziando come la situazione attuale della potenza installata sia in linea con la traiettoria del Klimaland e gli obiettivi di lungo periodo ampiamente superabili. Tuttavia per il Klimaplan un primo bilancio complessivo degli effetti dovrà essere rendicontato trascorso il primo quinquennio, valutando gli effetti delle misure attuate. In particolare potrà essere interessante verificare l’impatto degli incentivi volumetrici per la riqualificazione degli edifici, connessi al raggiungimento di particolari prestazioni energetiche, in relazione al mercato locale e all’analisi delle performance complessive dei sistemi urbani, e l’evoluzione delle reti energetiche verso il modello smart grids in risposta alle profonde modifiche in atto sia nel modo di produrre che consumare energia.

4.2 La nuova programmazione provinciale dei Fondi strutturali 2014 - 2020

La programmazione europea 2014 - 2020 apre una serie di opportunità aggiuntive per le politiche energetiche della Provincia, soprattutto nella prospettiva degli obiettivi perseguiti nell’ambito degli strumenti citati prima. Come è noto, gli investimenti pubblici nei settori dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili sono tra le priorità della nuova programmazione dei Fondi strutturali (Fs) e, in particolare, del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e del Fondo europeo agricolo di sviluppo rurale (Feasr), in conformità con quanto stabilito dall’Obiettivo tematico 4 (Ot4) della Strategia europea 2020. Coerentemente con le indicazioni degli orientamenti strategici comunitari, anche la programmazione dei Fs in Italia, racchiusa nell’Accordo di partenariato29, destinerà al settore energetico una cospicua quota di risorse pubbliche, sia a livello nazionale che regionale, in ragione dei punti di forza e dei fabbisogni specifici territoriali, complementari agli investimenti previsti per l’attuazione della Strategia energetica nazionale.

Il totale del contributo (in termini di impegni) del Fesr da destinare all’Ot4, che sarà programmato e gestito a livello regionale attraverso i relativi programmi operativi (Por), ammonta a 4.111,5 milioni di euro (3.054,6 per il Fesr e 1.056,9 per il Feasr), con una quota di investimento particolarmente consistente nelle aree meno sviluppate (Calabria, Campania, Basilicata, Puglia, Sicilia), in linea con gli obiettivi strategici dei Fs stessi.

Tab. 7: Allocazione finanziaria indicativa per tipologia di Regione dei finanziamenti FESR

Obiettivi specifici

Tipologia di Regione

Regioni più sviluppate

Regioni meno sviluppate

Regioni in transizione

1. Ridurre i consumi energetici negli edifici e nelle strutture pubbliche o ad uso pubblico, residenziali e non residenziali

224

585

57

2. Riduzione dei consumi energetici e delle emissioni nelle imprese e integrazione di fonti rinnovabili

75

173

14

3. Incremento della quota di fabbisogno ener­getico coperto da generazione distribuita con sistemi di distribuzione intelligenti (smart grids)

150

541

21

4. Incremento della quota di fabbisogno ener­getico coperto da cogenerazione e trigenera­zione di energia

37

108

0

5. Aumento dello sfruttamento sostenibile delle bioenergie

37

108

7

6. Aumento della mobilità sostenibile nelle aree urbane

224

650

42

Totale

747

2.912

141

Fonte: rielaborazione propria su dati dell’Accordo di partenariato 2014-2020 Italia, DPS, 27 maggio 2014.

Nel contesto nazionale, la Provincia autonoma di Bolzano (PaB) si distingue per un alto grado di consolidamento delle politiche energetiche, fondate su Pep e Klimaplan, per l’elevata produzione locale di energia da fonti rinnovabili e per esperienze rilevanti in tema di efficienza energetica negli edifici (standard Casa­Clima) e nelle reti (teleriscaldamento). L’analisi di contesto proposta nel documento programmatico della Provincia autonoma di Bolzano per la programmazione del Fesr 2014 - 202030 (Provincia autonoma di Bolzano 2014, 6-7) rileva tuttavia alcune criticità nei seguenti ambiti: diminuzione dell’intensità energetica dell’economia; livello crescente di emissioni inquinanti, non solo a causa dei trasporti (locali e lungo l’autostrada del Brennero), ma anche derivanti dalla climatizzazione degli edifici non industriali; l’aumento dei consumi finali di energia, soprattutto quelli residenziali. Tenendo conto di questi elementi, sono state individuate due priorità di intervento, con una dotazione finanziaria pari al 30 per cento dell’importo totale del Po (136.621.198 euro):

sostenere l’efficienza energetica, la gestione intelligente dell’energia e l’uso dell’energia rinnovabile nelle infrastrutture pubbliche, compresi gli edifici pubblici, e nel settore dell’edilizia abitativa (Ot4.1.Po Fesr PaB);

promuovere strategie per basse emissioni di carbonio in tutti i tipi di territorio, in particolare per le zone urbane, inclusa la promozione della mobilità urbana (Ot4.2.Po Fesr PaB).

Le misure che saranno promosse nell’ambito di questi obiettivi sono volte principalmente ad intervenire laddove le politiche provinciali non intervengono compiutamente. Nello specifico, un concreto contributo alla riduzione dei consumi energetici degli edifici pubblici ed alla promozione di un sistema di trasporto sostenibile e integrato sarà articolato attraverso le seguenti azioni:

promuovere l’eco-efficienza e ridurre i consumi di energia negli edifici e nelle strutture pubbliche attraverso interventi di ristrutturazione di singoli edifici o interi quartieri (smart buildings) e utilizzo di mix tecnologici. Nel comparto residenziale sono previsti interventi riferiti solo all’edilizia sociale;

modernizzare la rete di illuminazione pubblica mediante sostituzione delle fonti luminose e installazione di sistemi automatici di regolazione;

realizzare infrastrutture, nodi di interscambio e sistemi di trasporto per l’incremento della mobilità collettiva;

ottimizzare la gestione del traffico, anche attraverso l’integrazione tariffaria;

sviluppare infrastrutture per mezzi a basso impatto ambientale anche attraverso charging-hub.

I comuni e gli enti della provincia saranno chiamati a svolgere un ruolo proattivo nella definizione e nell’attuazione degli interventi previsti per entrambi gli obiettivi. Questo sarà possibile soprattutto attraverso la predisposizione e l’attuazione di “progetti globali”, che considerino gli edifici e le reti da sottoporre a risanamento nella loro interezza, in modo da ottimizzare i costi dell’intervento e sfruttare tutte le possibili sinergie. Dal punto di vista strategico, di attuazione della visione ClimaLand, può essere importante per i comuni dell’Alto Adige inquadrare queste ed altre azioni nell’ambito del Patto dei sindaci, in modo da poter utilizzare lo scambio di esperienze e di buone pratiche internazionali, facilitato da questa rete, per promuovere l’innovazione e la sostenibilità a livello locale.

Fig. 1: Emissioni di gas serra in Unione Europa verso una riduzione interna dell’80%

Fonte: Roadmap 2050, 5.

Fig. 2: Superamento degli impegni europei ambientali al 2020 in Italia.

Fonte: SEN 2013, 35

1 Le iniziative prioritarie introdotte sono coerenti con quanto in corso di definizione nel Piano nazionale

per la riduzione della CO2, che prevede un livello di emissioni al 2020 pari a 455 Mtons/anno

Fig. 3: Percentuali delle singole fonti energetiche in Alto Adige, 1993

Fonte: PEP 1997, 7.

Fig. 4: Energia-Alto Adige-2050 si fonda su una visione generale, sui principi che ­animano quella visione e gli obiettivi intermedi e su pacchetti di misure da ­integrare e ampliare periodicamente.

Fig. 5: Utilizzo e consumo – la percentuale di fonti rinnovabili varia sensibilmente
(ASTAT 2011)

Fig. 6: La strategia sul clima deve diventare un marchio che indichi futuro, modernità, sostenibilità, cultura e qualità nella vita e che possa fungere da elemento ­distintivo per la Provincia anche in un contesto sovraregionale.

Fonte: Altmüller 2010, modificato.

Note

* Per quanto le riflessioni qui riportate costituiscano il frutto di valutazioni integralmente condivise, il capitolo uno è attribuibile ad Adriano Bisello, Antonio Lumicisi ed Emma Mitrotta, il capitolo due e tre ad Adriano Bisello e Daniele Vettorato, ed il capitolo quattro ad Adriano Bisello, Daniele Vettorato e Ekaterina Domorenok. Per i loro contributo e gli spunti di riflessione e discussione gli autori ringraziano i colleghi: Alyona Zubaryeva, Roberto Vaccaro e Wolfram Sparber. Parte dei contenuti del presente articolo deriva dalle attività svolte nell’ambito del progetto Locsee “Low Carbon South East Europe”, finanziato dal programma di cooperazione transnazionale South East Europe.

1 I dati esposti si riferiscono alle rilevazioni dell’Ufficio statistico dell’Unione europea (Eurostat) per l’anno 2012, reperibili sul sito internet: http://epp.eurostat.ec.europa.eu (31.01.2015).

2 Ad esempio le gravi crisi determinate da picchi di domanda invernale nel 2004-2005 e nel 2005-2006 o da temporanee indisponibilità di importazioni (crisi Ucraina-Russia del 2009) (cfr. Autorità per l’energia elettrica e il gas 2010, 21).

3 Un monitoraggio effettuato dall’Enea nel 2000 ha evidenziato che solamente 23 città, il 17 per cento di quelle interessate, avevano elaborato il Piano energetico comunale (Pec).

4 In particolare: decreto legislativo n. 28 del 2011, decreto legislativo n. 55 del 2011, decreto legislativo n. 162 del 2011, e decreto legislativo n. 30 del 2013. È attualmente in fase di approvazione il decreto di recepimento della direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica.

5 A seguito del processo A21L sono sorte in Europa anche diverse reti di città (Climate Alliance, Energy Cities, Eurocities ecc.) che oltre a promuovere la sostenibilità in termini generali hanno iniziato a lavorare in maniera sempre più definita sulla realtà urbana.

6 La denominazione ufficiale del documento è “Communication from the Commission to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions, A Roadmap for moving to a competitive low carbon economy in 2050”.

7 Si veda: http://ec.europa.eu/clima/policies/2030/index_en.htm (31.1.2015).

8 La denominazione ufficiale del documento è “Communication from the Commission to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions A policy framework for climate and energy in the period from 2020 to 2030”. Il Framework 2030 è stato preceduto da un Libro Verde adottato dalla commissione nel marzo 2013 al fine di aprire una consultazione pubblica sul contenuto di tale documento.

9 Si tratta dei settori esclusi dal sistema di scambio delle quote di emissione (Emissions Trading Scheme), quali residenziale, terziario, agricoltura, rifiuti, piccola e media impresa che impattano notevolmente su scala locale.

10 Il documento è ufficialmente redatto dal Dipartimento alla Tutela della natura e dell’ambiente, acque pubbliche ed energia della Provincia autonoma di Bolzano.

11 Proposta di direttiva COM (92) 226 per l’introduzione di un’imposta combinata CO2/contenuto energetico e proposta di direttiva COM (91) 548 per il mercato interno del gas naturale e dell’energia elettrica.

12 Direttiva 92/42/CEE sul rendimento di generatori di calore per l’acqua calda, direttiva 92/75/CEE sul caratteristiche di consumo da indicare sugli elettrodomestici e la direttiva quadro 93/75/CEE.

13 Anche se non è sempre agevole nel percorso di “decodifica” del piano trovare l’esatta corrispondenza tra valori espressi nel testo e le somme derivanti da grafici e tabelle. Le percentuali in seguito riportate sono state ricavate dall’autore rielaborando i dati esposti in grafico (cfr. Pep 1997, 17).

14 Di fatto in Italia sarà esattamente così, fino a quando proprio da quell’anno il settore inizierà uno sviluppo straordinario sostenuto dalle tariffe incentivanti del primo Conto energia.

15 Il processo di liberalizzazione del mercato elettrico è stato avviato in Italia con l’emanazione del decreto legislativo n. 79 del 1999, che recepiva la direttiva comunitaria 96/92/CEE, la cui entrata in vigore ha rivoluzionato l’assetto di un settore che dagli anni ’60 risultava caratterizzato dal monopolio di Enel e dalla presenza di alcune aziende di dimensione locale.

16 Il documento è stato curato dal Dipartimento all’urbanistica, ambiente ed energia della Provincia autonoma di Bolzano. All’elaborazione degli studi preliminari ed alla redazione della strategia hanno collaborato l’agenzia CasaClima e l’Universität für Bodenkultur di Vienna.

17 Di queste due sezioni non si intende fornire ulteriori dettagli, per la natura stessa dei loro contenuti: generali nel caso della prima, e similari a quanto già esposto nella sezione “La strategia europea low carbon e le strategie energetiche in Italia” per la seconda, per un approfondimento dei quali si rimanda direttamente al Klimaplan 2011.

18 Il calcolo delle emissioni di CO2 è effettuato sulla base dei fattori di emissione delle singole fonti e specifici consumi esposti nel paragrafo 2.5. del Klimaplan ed escludendo le emissioni prodotte dall’energia grigia contenuta in merci e servizi importati.

19 Viceversa sussiste il cosiddetto “turismo del pieno” degli altoatesini oltre confine, dovuto ai prezzi più convenienti, ulteriori dinamiche di comportamento dei turisti ospiti (cfr. Klimaplan 2011, 82).

20 La maggior parte dei dati è riferita a misurazioni all’anno 2008, altre sono stime di produzione (cfr. Klimaplan 2011, 89-93).

21 Alla diffusione di tale tecnologia in Italia ha contribuito in maniera predominante dal 2005 l’incentivo statale del Conto energia, nelle sue successive edizioni.

22 Così come già si nominano gli individui nati negli ultimi anni “nativi digitali”, si dovrebbe cercare di educare le nuove generazioni ad essere dei “nativi rinnovabili”, abituati a concepire l’energia pulita come uno standard e le fonti fossili come un’eccezione.

23 Poiché i dati possono essere stati generati con metodologie di calcolo e contabilizzazione differenti – non sempre chiaramente rintracciabili nella lettura dei documenti – la comparazione non può ritenersi scientificamente attendibile. Per completezza di informazione sono stati inseriti alcuni valori non direttamente presenti nei documenti, ma estrapolati da altre fonti (*) o estrapolati tramite conversioni di dati presenti nei documenti – ad esempio da valori assoluti a percentuale, o operazioni algebriche.

24 La legge provinciale n. 141 de 1997 autorizza la Provincia autonoma di Bolzano a promuovere la costituzione ed a partecipare al capitale di una società per azioni, denominata “Sel S.p.A.” (Società elettrica altoatesina S.p.A.).

25 Con deliberazione del Presidente della Giunta provinciale n. 34 del 2004 è introdotto per nuove costruzioni realizzate da gennaio 2005 l’obbligo di rispettare la “classe energetica C” che corrisponde ad un fabbisogno inferiore a 71 kWh/mq anno.

26 Istituita con legge provinciale n. 26 del 1995.

27 Recentemente è stata riproposta l’ipotesi di effettiva costituzione dell’agenzia unica a livello provinciale, come previsto dal Pep.

28 Si veda decreto del Presidente della provincia n. 25 del 2011.

29 Accordo di partenariato (versione inviata alla Commissione europea il 22 aprile 2014), consultabile sul sito http://www.dps.gov.it/it/AccordoPartenariato/ (31.01.2015).

30 La versione del documento a cui ci si riferisce è la “6.2” del 28.07.2014, consultabile sul sito http://www.provincia.bz.it/europa/it/finanziamenti-ue/programmzeitraum-2014-2020.asp (31.01.2015).

Riferimenti bibliografici

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Commissione Europea (2011). Communication to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions, A Roadmap for moving to a competitive low carbon economy in 2050, Bruxelles

Commissione Europea (2014). Communication from the Commission to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions A policy framework for climate and energy in the period from 2020 to 2030, Bruxelles

Dipartimento all’urbanistica, ambiente ed energia della Provincia Autonoma di Bolzano (2011). Strategia per il Clima Energia – Alto Adige – 2050

Dipartimento alla Tutela della Natura e dell’Ambiente, Acque pubbliche e Energia della Provincia Autonoma di Bolzano (1997). Piano Energetico Provinciale

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ENEA (2014). Piano di Azione per l’Efficienza Energetica

Lumicisi, Antonio (2013). Il Patto dei Sindaci – le città come protagoniste della green economy, Milano: Edizioni Ambiente

Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio (2013). Piano nazionale di riduzione dei gas serra

Ministero dello Sviluppo Economico/Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio (2013). Strategia Energetica Nazionale

Moser, David/Del Buono, Matteo/Sparber, Wolfram/Vaccaro, Roberto/Vettorato, Daniele (2013). Il potenziale fotovoltaico dell’Alto Adige, Bolzano: EURAC

Provincia Autonoma di Bolzano (2014). Programma Operativo “Investimenti per la crescita e l’occupazione – ICO” (FESR) 2014-2020, Versione 6.2 del 28/07/2014

Reichhalter, Hannes/Bozzo, Alvise/Dal Savio, Stefano/Walder, Sepp/Sparer, Monica (2010). Energie Rinnovabili in Alto Adige, Bolzano: Printeam

Abstracts

Die Energie- und Klimapolitik Südtirols im Rahmen der europäischen Vorgaben

Fragen im Bereich des Klimawandels und der Energie sind sehr aktuell und eng miteinander verknüpft. Sowohl auf lokaler als auch auf internationaler Ebene sind politische Entscheidungsträger aufgefordert, intersektorale Strategien zu entwickeln, welche die lokalen sozioökonomischen Besonderheiten in Bezug auf globale Ziele berücksichtigen. Italien ist ein stark energieabhängiges Land, das jedoch großes Potenzial sowohl im Bereich der Energieeffizienz als auch im Bereich der erneuerbaren Energie birgt. Das Land stellt sich den Herausforderungen, die die europäische Gesetzeslage sowie die interinstitutionellen Kooperationen in diesen Bereichen mit sich bringen. Südtirol weist eine lange Tradition im Energiebereich auf und hat das Ziel, ein international anerkanntes Klimaland zu werden. Die Möglichkeiten der Zusammenarbeit zwischen der öffentlichen Hand und dem Privatsektor im Einklang mit den europäischen Vorgaben – dem Operationellen Programm EFRE 2014–2020 für Wachstum und Beschäftigung – stellen neue Herausforderungen und Möglichkeiten für die Energiepolitik Südtirols dar. Dabei werden auch die territorialen Stärken und Bedürfnisse ebenso berücksichtigt wie die vorgesehenen Investitionen für die Umsetzung einer nationalen Strategie im Energiebereich.

South Tyrolean politics in climate change and in the energy sector at a European level

Issues in the area of climate change and in the energy sector are closely related and of great relevance. Policymakers, be they at a local or at an international level, are invited to develop intersectoral strategies that take into account territorial socio-economic characteristics within the framework of global goals. Italy is a highly energy-dependent country, but with a great potential in the field of energy efficiency and renewable energy and can meet the challenges raised by the European legislation with inter-institutional collaborations in these areas. South Tyrol has a long tradition in the energy field and aims at becoming an internationally recognized “Klimaland”. The possibility of a cooperation between the public and the private sector in accordance with the European guidelines, like the 2014–2020 ERDF Investment for Growth and Jobs programme, sets new challenges and opportunities for South Tyrolean energy policy. It will have to take into account territorial strengths and needs, and comply with the planned investments for the implementation of a national Strategy in the energy sector.